Message in the mind
Sophie camminò per tutta la notte, un po' per la spiaggia, un po' per la strada, a seconda di dove fosse possibile. Più o meno intorno alle due del mattino aveva iniziato a piovere e lei dovette ripararsi in un capannone per gli atrezzi in prossimità di una casa abbandonata nel prato che costeggiava l'ingresso del centro città. Poi decise di non dover più perdere tempo e lasciò il suo piccolo rifugio abbandonato, incamminandosi sotto una pioggia leggera che sembrava nebulizzata. I capelli si bagnarono pochi minuti dopo, mentre lei continuava a percorrere il viale alberato che aveva sorvolato insieme ad Isabelle il primo giorno in cui era finita lì in mezzo. Che poi, perchè proprio lei? Cosa aveva di speciale? Da quando era lì, aveva solo fatto danni a discapito di tutti gli altri. Se quell'uomo aveva deciso di torturarli per i loro poteri, era senz'altro colpa sua. Aveva quasi finito di passare da sotto l'ultima palma quando si strinse la perla in mano. Non sapeva perchè fosse arrivata proprio con quell'unico oggetto, perdendo cellulare e vestiti, ma forse sarebbe stato importante. Sì, pensò Sophie, ma quando sarà davvero importante?
Si inoltrò in una delle tante vie che si intrecciavano nel centro, percorrendone la traiettoria, non avendo la benchè minima idea di dove sarebbe finita.
Alla fine della strada però si ritrovò in un vicolo cieco e fece per fare dietro front quando alla sua destra si illuminò l'insegna di un motel e la porta di quest'ultimo si aprì automaticamente. Okay, si disse Sophie, questo genere di cose non comportano nulla di buono, ma devo restare ancora per strada da sola e sotto la pioggia?
Sapeva che il suo buon senso le intimava di andarsene, ma poi che avrebbe fatto? Lasciò andare la perla e, testa alta, entrò nel piccolo motel.
Venne avvolta improvvisamente da un caldo assurdo e si sentì i vestiti asciugarsi in fretta, l'atrio era davvero confortevole e c'era un uomo alla reception che la guardava con gli occhiali premuti sul naso. Aveva un accenno di calvizia, il vestito nero e l'altra mano premuta contro il campanello.
« Cosa ci fa lei in giro a quest'ora della notte? »
Sophie deglutì improvvisamente a disagio. « Non sono di qui e mi sono persa. » alla sua sinistra c'era una rampa di scale che portava al piano di sopra. « C'è un piccolo alloggio per me? »
« Hai da pagare? »
Sophie scosse la testa così lievemente che le sembrò che l'uomo non avesse capito, poi il tizio della reception le diede le spalle e staccò un mazzo di chiavi dal muro. « Terzo piano, prima porta a destra. »
Sophie prese le chiavi con la mano che le tremava, sussurrò dei ringraziamenti e si avviò per le scale. Il terzo era il piano più buio dove un'unica luce non bastava a illuminare tutto quanto. Meno male che la sua porta era all'inizio, altrimenti non si sarebbe mai inoltrata in quell'oscurità alle quattro del mattino. E se qualcuno fosse uscito improvvisamente dalla porta di una stanza con un'accetta in mano pronto ad ucciderla?
Sapeva non potesse essere vero, però si affrettò comunque ad inserire la chiave nella serratura e a rifugiarsi in quella piccola stanza.
Nel mezzo c'era solo un letto con le coperte rimboccate e una decina di cuscini sparsi sopra il materasso. Affianco al letto c'era un'unica porticina che Sophie scoprì essere quella del bagno e una finestrella dall'altro lato. Non c'erano asciugami, per cui rifiutò l'idea di farsi una doccia e, tutta vestita, si buttò sopra il letto cercando di prendere sonno per quelle poche ore della notte che erano rimaste.
Liam e Isabelle avevano sollevato Louis e Jasmine per le ascelle ed erano subito tornati a casa di Liam, dove il resto del gruppo li aspettava seduti sul divano. Quando Liam e Louis varcarono la soglia Harry si alzò subito dal divano e li si avvicinò. « Chi è stato? » sputò tutto in una volta, non dando a Liam nemmeno il tempo di atterrare.
« E cosa ne posso sapere io? »
Poi Harry si girò a vedere Louis che si massaggiava piano il collo. « Ma tu e Sophie non stavate parlando? »
Il moro annuì piano, puntando i suoi occhi su quelli chiari di Harry. « E' successo quando lei si era allontanata talmente tanto da non potermi vedere. »
Harry aggrottò le sopracciglia, serrando la mascella. Poi si girò verso il resto del gruppo, « Vedete? C'è sempre lei. »
« Harry, non poteva saperlo. » Beatrice era stata seduta accanto a lui e lo aspettava ancora sul divano. « Non incolparla. »
« Tu non puoi difenderla sempre. Se non se ne fosse scappata, si sarebbe accorta di Louis. »
« E se fosse stato un altro avvertimento? » Isabelle era stretta tra le braccia di Liam, la sua guancia premuta contro la maglietta.
Zayn era stato avvisato quando Jasmine era andata da Louis e si era subito fiondato a casa di Liam insieme ad un Niall che arrivò con la maglietta del pigiama dei power rangers. « Il rampicante non è fatto di terra? » chiese il biondo che era appoggiato al muro. « Insomma, potrebbe essere un segno. »
Harry scosse la testa, « No, perchè Clary è qui... » incominciò a vedersi intorno, « Aspettate, Clary non c'è! »
Tutti incominciarono a guardarsi intorno, ma della ragazza non c'era traccia. Alcuni salirono al piano di sopra, altri addiruttura andarono a vedere in soffitta, ma Clary non c'era veramente. Harry diede un calcio alla porta e si strinse in due pugni due ciocche di capelli, « Merda! » urlò frustrato.
Beatrice si alzò e gli pose una mano sul braccio. « Non agitarti. Ora la troviamo. »
Lui si lasciò i capelli e inspirò a fondo, « Sì. »
« Chi l'ha vista per l'ultima volta? » chiese Zayn con la sigaretta che gli pendeva dalle labbra. « Insomma, non può essersi volatilizzata. »
« Io e Sophie, presumo. » disse Louis. « Quando mi ero avvicinato per parlarle, Clary le aveva lanciata un'occhiata furiosa e si era allontanata verso il Luna Park. »
« E se Sophie sapesse qualcosa? » chiese Liam con la sua ragazza ancora stretta tra le braccia.
Harry si scostò da Beatrice e andò a sedersi sul divano, con entrambe le braccia appoggiate allo schienale. « Io non ne voglio sapere. Contattatela voi. »
« Harry.. »
« No. » Il ragazzo chiuse gli occhi e appoggiò la testa all'indietro. « Occupatevene voi del suo rintracciamento. »
Jasmine si voltò verso Louis che era ancora in piedi vicino alla porta. « Tu ci riesci? »
Il ragazzo strinse le labbra. « Non saprei. »
Beatrice lo guardò implorante. « Per favore, provaci. »
Louis iniziò a martoriarsi il labbro superiore tra i denti. « Okay. »
Si andò a sedere nell'unico posto libero della stanza, ovvero il tappeto alla base del divano. Incrociò le gambe e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, mentre si premeva entrambi gli indici e i medi di ogni mano contro le due tempie. La stanza crollò nel silenzio, tutti troppo impegnati a guardare Louis, persino Harry con un occhio socchiuso teneva la situazione sotto controllo, nonostante avesse detto di non importarsene nulla. Louis chiuse gli occhi e incominciò a concentrarsi, spostando tutti gli altri pensieri che gli occupavano la mente per focalizzarsi solo su un'unica testa che non poteva leggere.
Sophie si rotolava tra le lenzuola, incapace di prendere sonno e non trovandosi bene in nessuna posizione. La collana spesso si attorcigliava intorno al collo e impiegava abbastanza tempo a sbrogliarla, il cielo alla finestra stava incominciando a rischiararsi dei colori dell'alba e lei non chiudeva occhio da più di un giorno. Si liberò delle lenzuola e rimase sul letto con le braccia e la gambe aperte, come se si stesse preparando a fare un angelo sulla neve.
Aveva lo sguardo puntato sul soffitto ammuffito, la testa tormentata in vari pensieri. Pensava a sua madre, a Mark, a Simon che la aspettavano, a Sabrina e Fancy con cui avrebbe dovuto festeggiare il suo compleanno, ai ragazzi, agli altri amici che aveva lasciato, pensò persino a suo padre, cosa strana tra l'altro che non faceva mai proprio perchè non le importava nulla. Ma si sa che è così; quando sei da solo, totalmente, ti vengono in mente i pensieri più strani che ti aiutano a combattere la solitudine anche se forse non ne senti la necessità.
Stava pensando a tutte queste cose, quando una voce pian piano si fece largo tra tutte le altre. Ci mise un po' a capire chi fosse, e si mise seduta sul materasso iniziando a guardarsi intorno.
Sophie, spero tu mi riesca a sentire. Era Louis senza ombra di dubbio. Si alzò e si affacciò alla finestra, sperando magari di vedere la figura del ragazzo che la aspettava poco più in basso. Io sto continuando a parlare e non so nemmeno se queste mie parole stiano arrivando a te, ma almeno ci provo comunque.
Allora Sophie capì e si andò a sedere sul bordo del letto, con le mani premute contro le orecchie per focalizzarsi su quella voce amica, anche se intorno a lei c'era solo il silenzio più assoluto.
E' difficile parlare in una mente con cui non puoi neanche condividere i pensieri. Se mi stai ascoltando, va molto bene, solo che non puoi rispondermi. Siamo tutti qui a casa di Liam e abbiamo bisogno di te. Questo è l'unico modo che abbiamo per contattarti.
Avevano bisogno di lei? Sophie si ritrovò a scuotere la testa, però poi tornò a focalizzarsi solo su Louis per non perdersi una virgola. Adesso sono solo io che ti sto parlando, ma puoi star certa che tutti qui mi stanno guardando in attesa di risposte, perchè ci tengono, Sophie. Guarda, persino Harry mi sta guardando con la coda dell'occhio perchè importa anche a lui.
Sophie aggrottò le sopraciglia e si stese sul letto, togliendo le mani dalla testa e iniziando a giocare con la perla. Forse queste sono parole spese ad occhio perchè magari non ti stanno nemmeno sfiorando, ma noi vogliamo che tu sia qui. Perchè, Louis? Perchè? Sophie lo sentì persino sospirare contro la sua testa. Magari non ti importa, ma Clary è scomparsa. Sophie spalancò gli occhi. Sì, Clary era la persona più arrogante che avesse mai conosciuto, ma se era scomparsa, era una questione seria.
Tutti pensano che il rampicante che mi stava quasi uccidendo - ah, e per la cronaca, non è colpa tua; qui tutti pensano che a causa tua io stavo per perdere la vita, ma stai serena, perchè io non ti incolperò mai di niente; se una cosa ci accade, non è per colpa tua, ma perchè è scritto così, letteralmente - sia stato un avvertimento, e Clary ne sia stata la conseguenza.
Sophie si sentì un nodo allo stomaco, perchè quella voce era così vicina che sembrava fosse proprio lì, accanto a lei. Teneva molto a Louis, perchè era un ragazzo a cui importava degli altri e cercava di tenerli su di morale, sempre. Mamma mia, mi sento un cretino a fare certi monologhi non avendo nemmeno la certezza che tu mi stia ascoltando.
No, Lou, pensò Sophie, parla perchè io ti sto ascoltando. Continua a parlarmi ti prego. Appunto per questo, giungo alla conclusione. Ti stiamo aspettando a casa di Liam e ci rimaniamo fino alle dieci. Ovunque tu sia, ti prego, raggiungici. Ah, e stai attenta. Se l'uomo nero - ma per quanto lo chiameremo così? - vuole anche te, stai sempre all'erta.
Sì, Louis, lo farò. Ciao, e a dopo spero.
Sophie sentì chiaramente l'interruzione del contatto telepatico e si alzò dal letto. Nell'esatto momento in cui mise i piedi per terra, un forte gelo le piombò addosso. Infilò rapida le converse e aprì la porta, scese le scale e si fiondò in strada, mentre il tizio della reception chiamava la polizia per mancanza di pagamento.
« Beh? » Harry si era messo seduto, e tutti vedevano Louis aprire gli occhi e sgranchirsi le gambe. « Ti ha sentito? »
« Non ne ho la certezza. » disse l'altro mettendosi in piedi, « Io ci spero, comunque. »
Harry sbuffò e si alzò, andando al piano di sopra. Beatrice rimase seduta a guardarlo, mentre scompariva lungo le scale.
Jasmine si avvicinò a Louis e lo strinse in un abbraccio. « Grazie. »
« A che servono i poteri se non si usano? » disse lui ricambiando a sua volta l'abbraccio e lasciandole un bacio tra i capelli.
« Speriamo Clary stia bene. » disse Anastasia cupa in volto. Isabelle si staccò dal suo ragazzo, « Ehi, stiamo parlando di Clary. Avrà rotto le palle persino a quel tizio piuttosto che concedergli il potere. »
La riccia abbassò lo sguardo sulle sue mani, « Ci spero. »
Niall si avvicinò ad Anastasia e gli appoggiò un braccio sulle spalle. « Tu stai tranquilla. Se vuoi sfogarti, » si allontanò di poco per indicare la sua spalla, « ne hai una su cui piangere. »
Anastasia gli sorrise e guardò fuori dalla finestra, nella speranza di poter vedere qualcosa, anche se senza poteri non avrebbe fatto un granchè. Dovevano solo aspettare.
Erano forse le sei del mattino ormai e le strade già imperversavano di macchine che andavano dritte a lavoro, e Sophie correva all'impazzata cercando di raggiungere la casa quanto prima. Capitò che stesse quasi per essere investita, ma fin ad allora era riuscita a scamparla, per cui continuò imperterrita. Se davvero era in un libro, allora la sua vita non aveva grande importanza. Insomma, si sarebbe svegliata nel suo mondo, no? e poi mancavano tre giorni allo scadere del mese, per cui non c'era nessun tempo da perdere. Attraversò rapida Griffith Park incrociando persone che facevano passeggiare i loro cani, mentre i raggi del sole incominciavano a fare capolino lungo l'orizzonte.
Poi però una forte raffica di vento la fece rallentare, fino a farla fermare del tutto. Si guardò intorno e notò che quel vento colpiva solo lei, ed era come se fosse invisibile a tutti gli altri. Si sentì la collana diventare più pesante al collo, e cercò di camminare contro vento, quando però una voce la fece impalare sul posto. « Ehi, tu. » Sollevò piano lo sguardo e vide l'oggetto dei suoi incubi svolazzare proprio sopra di lei, con una bolla di sapone al seguito. Nella bolla era racchiusa Clary che svolazzava priva di peso all'interno di quelle mura rotonde, non dando cenni di vita. Sophie spalancò gli occhi, e si portò una mano alla bocca. L'uomo nero si portò un indice di fronte al ghigno. « E' inutile urlare, tanto nessuno mi vede. Ti prenderebbero per pazza. »
« Perchè sono il tuo diamente grezzo? » chiese Sophie, e non se ne fregò nulla di quello che la gente avrebbe potuto pensare di lei.
« Oh, sei ancora turbata per quello? » l'uomo scoppiò in una fragorosa risata, poi con un lento gesto della mano si avvicinò la bolla con Clary ancora dentro, i capelli che le svolazzavano intorno al viso. L'uomo nero fece per accarezzare i bordi della bolla, rimanendo comunque abbastanza lontano dallo sfiorarla. La sua voce graffiante che fischiava contro le orecchie di Sophie. « Non preoccuparti, non manca molto. » aprì la mano in prossimità della bolla e si diede una forte spinta con le gambe, scomparendo in cielo, seguito a ruota dalla bolla. Il vento si placò, così come i battiti rapidi del cuore di Sophie che riprese a correre più velocemente di prima, intenta più che mai ad informare il resto del gruppo con cui, nonostante non avesse voglia più di parlare, continuava a farlo.
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