Hospital

« Che hai? » Niall era seduto sul sedile dell'autobus accanto a quello di Sophie, mentre quest'ultima teneva lo sguardo puntato fuori dal finestrino, a guardare le macchine che sfrecciavano accanto lungo i viali alberati intorno ai quali aveva girato volando con Isabelle. Ripensava costantemente agli sprazzi di battaglia cui aveva assistito, struggendosi per la vergogna di non aver potuto fare nulla che li avrebbe potuti aiutare. Niall le pose una mano su una spalla per richiamare la sua attenzione. « Perchè sei così silenziosa? Stamattina mi sembrava parlassi tanto..»
Era ancora tutto sporco di viola, i capelli appiccicati alla fronte. Sophie si chiedeva come fosse possibile che la gente non si rendesse conto di quanto fossero luridi quei ragazzi. Spostò lo sguardo puntandolo in quegli occhi azzurri che le stavano cercando di trasmettere sicurezza, ma allora lei pensava solo a quegli stessi occhi sottoposti ad uno sforzo immane per creare quell'onda gigantesca.
Gli fece un rapido sorriso, mentre con lo sguardo si ritrovò a cercare la figura di Harry. Lo trovó seduto accanto a Liam sul sedile che sporgeva sullo stretto corridoio, qualche fila più avanti. Aveva la mano sinistra premuta sul taglio sul petto, l'altra la lasciava penzolare lungo il sedile, stanca.
« Niall, mi sono sentita inutile. Anzi, lo sono stata. » sospiró rumorosamente, portandosi una mano al collo. Inizió a rigirarsi la perla della collana tra le dita, « Non so quando ritorneró alla mia vita, ma nel frattempo che sono qui, voglio essere utile a qualcosa. »
« Ma dai! Fossero queste le cose importanti..»
Sophie girò la testa di scatto, fissandolo allibita. « É stata la vostra prima battaglia, e non ho idea se ne dobbiate combattere delle altre. Malauguratamente dovesse essere così, potreste... »
« Cosa? Farci male? »
« Stavo per dire morire. »
« Mamma mia, che melodrammatica. » Niall le tolse la mano dalla spalla e alzò il braccio, piegandolo. Innalzó le sopracciglia per due volte e poi si baciò il bicipite contratto. « Con questi muscoli, pensi davvero possa succedermi qualcosa? »
L'autobus frenó ringhiando sull'asfalto, fino a fermarsi alla fermata davanti l'ingresso dell'ospedale. Erano quasi gli unici ad essere sul mezzo, a parte qualche persona che era lì sicuramente per far visita a qualcuno. Sophie e Niall furono gli ultimi ad abbandonare l'autobus, e mentre percorrevano il corridoio, lanció una rapida occhiata attraverso i finestrini che stavano superando via via che si avvicinavano alla porta scorrevole. Vide Liam tenersi stretto sopra il collo il braccio di Harry, Clary che aveva una mano appoggiata a quello ferito di Zayn che se lo teneva ancora premuto contro lo stomaco e Beatrice che si affrettava a raggiungere Isabelle che, volando, era in capo alla fila.
La mutaforma lanció un rapido sguardo all'autobus, intravedendo Niall e Sophie che scendevano l'ultimo gradino e si univano al gruppo che avanzava verso l'ingresso del pronto soccorso. Anche lei si sentiva inutile, ma d'altronde non avrebbe potuto fare altrimenti. Il suo potere non serviva a niente, non poteva aiutare nessuno, quindi tantovaleva non immettersi in qualsiasi battaglia. Non che fosse codarda, mettiamolo in chiaro, ma poteva essere di intralcio al resto del gruppo. Se fosse mai servito, si sarebbe buttata per prima sul campo di battaglia, ma fin ad allora non era mai successo. Nessuno aveva mai avuto bisogno di lei, e lei non voleva in alcun modo dar fastidio agli altri. Scosse la testa e riprese il passo degli altri, avviandosi dietro Anastasia che si guardava intorno. Erano sporchissimi, e persino le sue forti raffiche di vento non avrebbero potuto spazzare via i residui del mostro deposti su di loro. Era una visione abbastanza raccapricciante, ma quando varcarono l'ingresso nessuno sembró notarlo.
Sophie li superó tutti di colpo, sotto gli sguardi attenti del resto del gruppo. Si fermó di fronte al bancone del dottore, facendo un cenno agli altri di fermarsi. Poi con un rapido movimento del capo, fece avvicinare Jasmine a sè e le bisbiglió qualcosa nell'orecchio. La rossa, nonostante non fosse molto in confidenza con Sophie, annuì e ritornó nel gruppo, guardando i presenti nella stanza uno alla volta. Louis era di fianco a lei, affiancato a sua volta da Clary e Zayn che si sussurravano a vicenda. Jasmine aveva gli occhi socchiusi e le labbra strette in una smorfia concentrata e, conoscendola, gli sembró stesse mandando delle onde telepatiche su tutti quanti. Niall raggiunse Sophie al bancone, mentre la ragazza spiegava al medico la situazione. « Il ragazzo riccio ha un taglio profondo all'altezza dello sterno e sta perdendo tanto sangue. » fece una pausa e si voltó ad indicarlo. Harry aveva la testa bassa ma Sophie riuscì comunque a vedere la sua espressione sofferente. Poi spostó l'indice su Zayn. « Invece penso che lui abbia una frattura scomposta. Non riesce a muovere neanche un dito. » fece una pausa. « Gli altri hanno delle leggere ammaccature, credo. »
Il medico scrisse velocemente qualcosa al computer e stampò dieci fogli, piccoli e quadrati. Tutti con un bollino colorato stampato addosso. « Ai due ragazzi codice rosso e portateli al secondo piano. » il medico li diede in mano a Niall che prese a distribuirli. « Agli altri bollino giallo. Andate negli ambulatori in fondo al corridoio. »
Liam e Harry, insieme a Clary e a Zayn, si avviarono verso gli ascensori, separandosi dagli altri che incominciarono ad avviarsi lungo il corridoio. Sophie ringrazió il medico e tiró Niall verso di sè, « Andiamo. »
« Ma come hai fatto? Cioè, i prontosoccorsi sono sempre strapieni di gente e bisogna fare lunghe file di attesa per poter essere accettati da un medico. Siamo qui da cinque minuti e ci stiamo già disfando. » si guardó velocemente attorno, notando che nessuno li stava prestando la ben che minima attenzione. « E poi non si sono nemmeno accorti di quanto fossimi sporchi! »
Sophie scosse le spalle, si passò una mano tra i capelli portando il ciuffo lungo indietro. « Jasmine mi è stata d'aiuto. »
Niall le sorrise, « Ma ora come si procede? Gli interventi non si programmano in cinque minuti! »
« Chi ha detto che Jasmine abbia smesso di esserci d'aiuto? »
Niall sfoció in una risata che rieccheggió per tutto il corridoio, per poi mettersi una mano sulla bocca. « Ops. »
Sophie sorrise e aumentó il passo per raggiungere gli altri.
Liam e Harry stavano entrando nel primo ascensore arrivato e che stava aprendo le porte, Clary e Zayn aspettavano l'altro che stava scendendo ancora dall'ottavo piano. Liam aiutó Harry ad entrare nel vano allungato, per poi schiacciare il bottone indicante il numero 2, e mentre le porte si richiudevano tra di loro, il riccio e Sophie si guardarono a lungo, prima che lei imboccasse un corridoio che si diramava sulla destra. Si sentii il tintinnio dell'arrivo del secondo ascensore, poi la porta si richiuse dietro di lei.
Louis si avvicinò a Sophie, mettendosi al suo passo. « Ora dovremmo pulirci, però. I dottori non possono vederci in questo stato. Le nostre sono solo visite di controllo. »
Jasmine a pochi passi da loro si volse e si fermò al centro del corridoio. « Il biondo non può fare niente? »
Niall spostó lo sguardo su tutti gli altri che lo fissavano con sguardo eloquente, poi la rossa scosse la testa, portandosi un dito alla tempia.
« Posso usare il mio potere solo in presenza di un'altra sorgente d'acqua. »
Jasmine sbuffó rumorosamente e si spostó sulla destra, avvicinandosi al muro. C'era una porta chiusa e due omini bianchi- maschio e femmina - rappresentati sul legno. La rossa si fermò lì davanti e li indicó con sguardo saccente e contemporaneamente esasperato. « Dici che un cazzo di bagno vada bene? »

Uno alla volta, erano entrati tutti nel bagno insieme a Niall che sfruttava l'acqua del lavandino per creare un getto abbastanza forte da staccare dalla pelle qualsiasi sporcizia. Appena finiva, entrava Anastasia che con una raffica di vento li asciugava, fecendo evaporare anche tutta l'acqua caduta sul pavimento. Dopo che furono tutti completamente puliti ed ebbero fatto come se da lì non fosse passato nessuno, ripresero a camminare fin quando un cartello con la scritta 'ambulatori' li fece girare sulla sinistra.
« Bene » Beatrice era rimasta zitta per tutto il tempo, con il capo chino, limitandosi a seguire gli altri. « Niall, Isabelle penso che voi dobbiate andare per primi. Anzi, penso dobbiate andare solo voi due. » riabbassó la testa e si mise accanto a Sophie. « Io, lei, Anastasia, Jasmine e Louis non abbiamo fatto niente, per cui potremmo anche non entrare. »
Isabelle e Niall annuirono e si diressero verso due porte aperte comunicanti, con due dottoresse sedute al di là delle scrivanie. Entrarono nelle stanze e si chiusero la porta alle spalle.
I rimanenti si andarono a sedere sulla sedie di plastica blu che erano addossate alle pareti opposte, gli uni accanto agli altri. Sophie era seduta tra Beatrice e Louis, mentre quest'ultimo faceva tremare le gambe.
C'erano altre persone sparse per la sala, alcune sedute che perdevano tempo a giocare sui propri cellulari, altre che consumavano il pavimento per le loro lunghe camminate per tutta la lunghezza della sala d'attesa.
Louis aveva gli occhi chiusi, le gambe che si muovevano veloci e le mani strette tra di loro, in mezzo alle gambe. Era piegato in avanti e teneva la testa bassa, di tanto in tanto la scuoteva. Si muoveva così tanto che stava facendo muovere persino le sedie che gli erano accanto, tanto che Sophie osò appoggiarli una mano sulla coscia.
Lui si fermó di botto e alzò lo sguardo, la fronte imperlata di gocce di sudore. « Va tutto bene? »
Lui scosse rapidamente la testa e chiuse forte gli occhi. « Louis? »
Appoggió la testa al muro e si passò veloce il braccio sulla fronte. « No, non sto bene. »
Aveva il colorito pallido e gli occhi azzurri risaltavano ulteriormente su quel bianco cadaverico. « Vuoi uscire fuori? » annuì con veemenza e si alzó di scatto, avviandosi lungo il corridoio. Sophie si alzò a sua volta e lo seguì, fin quando non passarono per una porta che dava su un giardino all'aperto. La richiuse immediatamente e Louis si lasció cadere per terra, sull'erba appena tagliata e umida per l'irrigazione mattutina. Incominció a gridare e a rotolarsi tra i piccoli fili d'erba, con le mani premute contro le tempie. Se possibile, Sophie pensó fosse ancora piú pallido di prima e si sedette accanto a lui, fermandolo con le braccia premute sulle spalle. « Lou, basta. » lo tenne inchiodato per terra fin quando lui non rilassò la fronte e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. « Va tutto bene ora. » Prese a fare respiri profondi, poi spostó le braccia di Sophie e si mise seduto. « Sì, ora va meglio. - si mise a gambe incrociate e lei lo imitò.
« Cosa è successo? »
« Tutte quelle voci...»
Poi Sophie si ricordò delle voci nella testa del ragazzo, di tutte le menti che riusciva ad ascoltare e che lo tormentavano facendogli venire mal di testa.
« Oddio, mi dispiace. Non abbiamo pensato al fatto che tu potessi sentirti male. »
« No, va bene. Non potevate esserne certi. Peró d'ora in poi sarebbe meglio evitare gli ospedali. Le menti delle persone sono sopraffatte dalla preoccupazione e dal dolore. » chiuse gli occhi e inspiró piano. « Non sai cosa ho sentito...tutte quelle persone disperate. La rabbia, la tristezza..mi stava scoppiando la testa. »Sophie gli appoggiò una mano sul braccio. « Deve essere orribile. »
« Forse anche di piú. »
« Giusto, che domanda stupida. »
« No no, va bene. » si girò a guardarla, e cercò di sorriderle ma quello che gli uscì fu piuttosto una smorfia sofferta. « Continuo a pensare che il mio non sia un dono, ma una maledizione. »
« Non puoi dire questo. »
« Sì invece. » strappò un filo d'erba e se lo portò sotto il naso, annusandolo. « Da quando ho scoperto di leggere le menti, non c'è stato un giorno in cui io sia stato bene per davvero. »
Sophie incroció le gambe, rimanendogli accanto con lo sguardo puntato su quel viso che stava riacquistando colore. Era pronta ad ascoltarlo, ma poi Louis scosse la testa. « Non serve che tu sappia queste cose. »
« Invece sì. Potrebbe servire a te. »
Lo incalzò con gli occhi, cercando di comunicargli che con lei avrebbe potuto parlare, sarebbe stata sempre in silenzio con gli altri. Sarebbe potuta essere una volvola di sfogo per chiunque. Avrebbe voluto essere utile, per cui perchè non incominciare con l'ascoltare i loro problemi e aiutarli a sfogare? Louis capì le sue intenzioni, o almeno le percepì telepaticamente, per cui riprese a parlare dopo avere buttato e preso un altro ciuffetto d'erba che fece piegare tra le dita. « Sento tutti i sentimenti delle persone, alcuni persino inbarazzanti, ma il dolore e la tristezza sono quelli che trapassano il mio muro cerebrale più velocemente. Non riesco a tenerli lontani per niente. Prorompono in me e non ho idea di come controllarli. »
« Forse se impari a farlo, potrebbe diventare un'ottima arma. »
« Sì, quando e sempre se imparerò. » lanció i residui di erba per terra e si strofinó le mani. « Ho sentito tutta la disperazione di mia madre quando papà l'ha abbandonata. É successo qualche settimana fa, ma ora non riesco a guardare mia madre senza sapere quello che ha passato per non dimostrarci niente, per non far soffrire me e le mie sorelle. Non voglio piú provare una cosa del genere. »
« Louis, mi dispiace..»
« Non dirlo, per favore. Non voglio compassione. »
Sophie scosse la testa, « Una volta nella mia scuola mi hanno detto che la compassione è per i deboli. Se tu sei qui, sei tutt'altro che quel genere di persona. » gli prese una mano e gliela strinse forte. « Tu sei forte, Louis. E lo dico io che sono appena arrivata, ma queste tue sofferenze...poche persone lo sopporterebbero a lungo, mentre guarda te. Sei qui, e affianchi un gruppo di ragazzi che dimostrano di tenere gli uni agli altri, pronti a soccorrervi a vicenda. » prese una pausa, spostando lo sguardo verso la porta chiusa da cui erano passati. « Che dici, sei abbastanza forte da ritornare? »
Lui le sorrise e le strinse ancora più la mano. « Sai, se fossi di questo mondo potremmo diventare grandi amici, noi due. »
Lei scosse le spalle, nonostante dentro si fosse sentita come se un nodo si fosse stretto attorno al suo cuore. « Potremmo esserlo anche così. » si alzarono insieme e lasciarono le mani, avviandosi verso la porta arancione che portava alla sala d'attesa. « Sei pronto? »
« Ora ce la faccio, sono pronto. » gli sorrise e aprì la porta.

Quando tornarono nella sala d'attesa, Isabelle e Niall stavano parlando con Beatrice e Anastasia e quando li vedero arrivare, fecero una faccia piú rilassata. « Si può sapere che fine avete fatto? »
«Avevamo caldo e siamo usciti a prendere una boccata d'aria. »
« Per quasi un'ora? mmh. » Niall ammiccó con gli occhi, facendo sgranare quelli di Louis e Sophie che si guardarono allibiti. Era passato tutto quel tempo?
Louis fece un cenno della mano come per far disperdere la conversazione. « Parliamo di cose serie...Niall smettila. Riesco a sentire le porcate che stai pensando! »
Il biondo avvampò sotto lo sguardo dei compagni che scoppiarono a ridere. Sophie picchiettò un dito sulla spalla di Louis e gli mostró il pollice, mentre l'altro sorrideva letteralmente con gli occhi, socchiudendoli talmente tanto che ai lati gli si fecero delle rughe di espressione. « Comunque...» Niall prese a sventolarsi una mano davanti, per rifrescarsi in quel momento di imbarazzo. « Stiamo entrambi bene, niente graffi, niente ammaccature di qualsiasi tipo. Tutto nella norma. »
« Meglio così, allora. »
« Ragazzi, » Beatrice aveva lo sguardo puntato sul suo cellulare, aperto sulla schermata dei messaggi. « Liam mi ha detto che i medici hanno finito sia con Harry, sia con Zayn. Possiamo raggiungerli. »

Il tragitto verso il secondo piano fu caratterizzato da un certo silenzio imbarazzante, in quanto nessuno sapeva che dire. Gli ascensori erano stracolmi e i ragazzi dovettero usare le scale, arrivando al secondo piano con il fiatone. Quando imboccarono il corridoio si trovarono un Liam appoggiato sul cornicione delle grande vetrata che si stagliava di fronte tutte le porte del corridoio. I muri erano dipinti di bianco e il pavimento era grigio, come se persino i colori di quel posto volessero trasmettere insicurezza e tristezza. Il gruppo prima era passato davanti al corridoio dei bambini, tutto colorato affinchè potessero provare gioia anche in momenti difficili. Liam aveva in mano il cellulare e quando avvistó gli altri lo mise via, appoggiandosi al cornicione solo con il braccio. « Eccovi qua. »
« Come sta Harry? » chiese Jasmine che non aveva aperto bocca da quando tutti si erano puliti nel bagno al primo piano.
« Bene. L'intervento é durato circa mezz'ora. Gli hanno ricucito il petto, possiamo dire. Mentre a Zayn in quell'altra stanza » indicó l'ultima porta del corridoio « hanno aggiustato l'osso del braccio, ma oltre all'intervento, deve portare il gesso per un mese. »
« Ora sono svegli? »
« Harry no, Zayn sì e Clary gli sta facendo compagnia. »
« Possiamo andare da lui? »
Liam scosse le spalle, riprendendo il cellulare. « Fate come volete. »
Jasmine andò verso la porta di Harry e la aprì, intrufolandosi dentro con passo felpato.
Isabelle si andò ad appoggiare al cornicione accanto a Liam e Louis si andò a sedere sulla prima sedia libera che trovò, portandosi due dita alle tempie e muovendole piano in senso circolare.
Sophie era accanto a Beatrice con la quale si scambiava sorrisi tranquilli, prima che sentisse un brontolìo. Si girò alla sua destra e vide Anastasia contratta in avanti, due mani premute contro lo stomaco. « Ehi? »
La ragazza alzò una mano verso di lei, e si rimise in piedi, l'altra mano premuta contro la pancia. « Ehi. »
« Che succede? »
« Non mangio niente da ieri sera e il mio stomaco ne sta risentendo proprio adesso. »
« Andiamo al bar, allora. »
« No, no. Posso aspettare l'ora di pranzo. »
« No, rischi che lo stomaco ti si chiuda. Andiamo dai. »
Sophie la prese per un braccio e andarono verso l'ascensore che si era appena liberato.
Il bar era al primo piano, sulla destra poco più in là dagli ambulatori. C'erano un sacco di persone, alcune sedute in piccoli tavolini, altre che prendevano caffè da asporto. Sophie e Anastasia si andarono ad appoggiare al bancone e ordinarono due cappuccini che non tardarono ad arrivare.
Sophie prese a soffiarci sopra, mentre Anastasia ci aggiungeva due bustine di zucchero e lo beveva bollente, poi ordinò anche un cornetto.
« Va meglio? » Sophie stava ancora finendo di sorseggiare il suo cappuccino, mentre la ragazza aveva quasi terminato il cornetto. Annuì con la bocca tutta sporca di zucchero a velo, « Sì, grazie. »
« Di nulla. » terminò con un sorso e gettò la tazza di cartone nel cestino. « Ci andiamo a sedere su quel tavolino appena liberato? »
La riccia andò subito a sedersi, prendendo in mano il suo cellulare e aspettando che anche Sophie la raggiungesse.
« Cosa vedi? »
« Il tempo meteorologico. »
« Come mai? »
« Ho sempre paura che si scateni un forte vento, e non vorrei esserne io la causa. Si sa che il vento forte gioca brutti scherzi. »
Sophie si appoggiò con entrambe le braccia sul tavolo, mantenendosi la testa con una mano. « Ma non penso tu lo faccia. »
« No, però è come se il vento mi chiamasse e dovessi aiutarlo ad alimentarsi...è un po' complicato da spiegare. »
« Poni resistenza. Pensa al tuo potere che può essere molto utile. Lo sai controllare e lo so, perché ti ho vista prima all'ingresso del parco. »
« Ho solo creato una barriera. »
« Una barriera che ha permesso che nessun altro si facesse del male. Non devi per forza pensare in negativo. » Sophie le sorrise incoraggiante. Era strano che riuscisse a dare certi consigli, considerato il fatto che non aveva maii avuto niente a che fare con magia e correlati, ma le venivano spontanei. Forse era questo il suo compito nel libro. Forse doveva infondere coraggio nei componenti del gruppo.
« Rimane comunque il fatto che sono pericolosa. »
Sophie le appoggiò una mano sulla sua, « Saprai come sfruttarlo al meglio. »
Con la mano libera, Anastasia si prese un boccolo e se lo attorcigliò intorno all'indice, con sguardo assente. « Ci proverò. » poi spostò lo sguardo su Sophie e le sorrise. « Ora sto bene, che ne dici se torniamo dagli altri? »
Si alzarono insieme dal tavolo e andarono su per le scale a raggiungere gli altri. « Ah, una cosa. » Anastasia stava salendo piano i gradini, mantenendosi al corrimano di metallo freddo. « Se vuoi, chiamami anche Ania. »
« Okay. » e insieme arrivarono al secondo piano, ricongiungendosi agli altri. Jasmine era uscita dalla stanza di Harry e stava parlando con Liam.
« Ha detto che sta bene. »
« Nient'altro? » Jasmine scosse la testa. « Poi ha chiuso gli occhi e si è riaddormentato. Diciamo che è come se avessi fatto visita al suo letto, perché non abbiamo parlato proprio. »
« Forse c'è ancora dell'anestetico nel suo corpo. » Beatrice era seduta accanto a Louis e spostava lo sguardo da Liam a Jasmine. « Dobbiamo solo aspettare un po'. »
Intanto la porta sul fondo si aprì e ne uscirono Clary che aiutava Zayn ad appoggiarsi ad un'asta che gli manteneva fermo il braccio. Isabello volò - letteralmente - da lui e lo bloccò per le spalle. « I dottori hanno detto che puoi muoverti? »
« Non per le prime ore dopo l'intervento. » Isabelle lanciò gli occhi al cielo e prese il posto di Clary, la quale si andò a mettere vicino ad Anastasia. « Tutto bene tu? »
« Sì, sì. Sto bene. » poi la riccia guardò le occhiaie sotto gli occhi scuri dell'amica, i corti capelli neri tutti spettinati e ricoperti di nodi. « Tu no. »
Clary si strofinò un occhio, « Sono solo stranca. »
Sophie si intromise nella discussione, « Dovresti andarti a riposare. »
« No, no. Devo stare qui, non posso più allontanarmi. Devo di volta in volta medicare con erbe la ferita di Zayn, dove hanno aperto il braccio per aggiustare le ossa, cosicchè possa portare il gesso di meno. Devo accelerare la guarigione. »
« Ma se sei stanca, non lo farai bene. »
« E chi sei tu per dirmi che non ne sono in grado? » Clary le lanciò un'occhiata dispreggiativa. « Non sei nessuno. »
La mora si sentì un nodo alla gola e cercò di reprimerlo ingoiando quanta più saliva possibile. Le lacrime le premevano contro gli occhi, smaniose di uscire, ma lei non poteva permetterlo. Sapeva di non essere nessuno, anzi non sarebbe dovuta nemmeno essere lì. Quella situazione era troppo complicata da sopportare per una diciassettenne come lei, ma non avrebbe saputo come fare altrimenti. Prima o poi sarebbe tutto finito, e lei allora voleva che passasse tutto in fretta.
« Ehi, che sta succedendo qui? » Liam si mise dietro la schiena di Sophie e le lanciò una breve occhiata di sottecchi. « Qualcosa non va? »
« Tutto apposto. Stavamo giusto dicendo che Zayn si rimetterà presto con le mie cure naturali. »
« Beh, questo è sicuro. Sophie, tu tutto bene? »
La ragazza si affrettò ad annuire e strizzando gli occhi per portare giù le lacrime che le pungevano. Poi lanciò uno sguardo alla porta di Harry, « Posso entrare? »
Liam fece un gesto galante con le mani, « E' tutto tuo. Sappi però che vogliamo riaverti integra.»
Sophie gli mostrò un breve sorriso e si affrettò ad andare verso la porta, chiudendosela alle spalle. Harry era steso sul letto, con il braccio legato ad una flebo e una cannula nel naso. Aveva un lenzuolo bianco appoggiato delicatamente sul petto che si alzava e abbassava a ritmi regolari. Aveva il viso pulito, molto pallido, e i capelli allargati sul cuscino. L'altro braccio lo teneva appoggiato sul basso ventre ed era talmente alto che i piedi toccavano il ferro posto alla base del letto.
Sophie si abbassò contro la porta, stringendosi le gambe al petto, la testa seppellita tra le ginocchia. Pianse sommessamente per tutta la situazione. Voleva tornare a casa, voleva uscire da quel libro, stare lontana dai guai, dalle persone che la disprezzavano. Sapeva non fosse quello il suo posto, e giurò che avrebbe voluto lasciarlo quanto prima. Quei ragazzi desideravano solo che lei li aiutasse, magari conoscendo gli eventi, ma Sophie il libro non lo aveva letto e rimpiangeva tutto quanto. Se quel dannato temporale non le avesse fatto venire mal di testa, a quest'ora starebbe festeggiando il suo compleanno guardando 'Il lato positivo.'
Che poi, ripensandoci, il lato positivo in quella storia era troppo difficile da trovare.
La stanza era immersa nel silenzio, a parte per il picchiettio dei battiti cardiaci trasmessi sullo schermo verde. Rialzò la testa e andò verso la finestra sul fondo della stanza, e abbassò la serranda. Il sole era alto nel cielo e sarebbero dovute essere le dodici, per cui abbassò di poco la serranda per non fare entrare troppa luce. Non c'erano nuvole in quella distesa azzurra, e poco più in basso Sophie si soffermò ad osservare il mare, con le poche onde che si creavano quando l'acqua diventava troppo bassa. Sulla spiaggia riusciva ad intravedere persone che arrivavano o se ne andavano, gente che schizzava in acqua, mentre si godevano qualsiasi stagione fosse. Da lei era autunno, ma lì le sembrava di essere addirittura in un'altra dimensione. Aprì un po' la finestra per far cambiare l'aria e una folata salmastra le smosse i capelli e le rinfrescò la faccia accaldata.
« Che ci fai qui? » la sua voce era roca a causa dei tubi che che aveva in gola, gli occhi verdi socchiusi e puntati nella sua direzione.
« Sono venuta a vedere come stessi. »
« Sdraiato in un letto d'ospedale con uno squarcio sul petto. Come potrei stare secondo te? » iniziò a tossire, poi fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi. « Anestesia di merda. Mi gira la testa. »
« Vuoi che chiami qualcuno? »
« No. »
« I dottori saprebbero darti qualc-»
« Ho detto di no! » in quel momento aveva gli occhi ben aperti, quelle iridi verdi che illuminavano il volto pallido, sul quale erano rimaste ancora tracce delle macchie dei pezzi di gelatina. « Non serve che tu stia qui. »
« Ero solo venuta a vederti. »
« Non sono un bello spettacolo. »
« Ma ti da fastidio qualsiasi cosa io dica? »
« Ci sei arrivata finalmente. »
Sophie di spalle alla finestra si sentì il vento soffiarle sulla nuca e i raggi di sole che filtravano per i buchi della persiana grigia. Aprì la bocca incredula. « Ma non ho fatto niente. »
« Appunto. » Harry chiuse gli occhi e aprì la bocca per fare un sospiro profondo. « Sei inutile. »
« Non c'è bisogno che tu me lo dica. » Sophie abbassò lo sguardo e lo puntò sulle sue converse sporche di terra. « Lo so già. »
« Giusto, per cui è anche inutile che te lo dica uno che non esisterebbe, secondo la tua teoria. » Harry socchiuse gli occhi e serrò la mascella, squadrandola.
Sophie rialzò lo sguardo e lo guardò inferocita. « Sai che ti dico? Vaffanculo. Ero venuta solo a tenerti compagnia. » e si avviò verso la porta, abbandonando la stanza e chiudendosi forte la porta alle spalle, mentre Harry chiudeva gli occhi e aggiustava meglio la testa sul cuscino.

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