Going away
Tutti avevano iniziato ad allontanarsi, lasciando Louis e Sophie a parlare da soli sulla sabbia. Era forse mezzanotte ormai ed era calata un forte umidità.
« Che dici, rientriamo anche noi? »
« Non voglio più stare in mezzo a tutti gli altri, non dopo la sfuriata di questa sera. »
« Sophie, dobbiamo continuare a parlare. »
La ragazza si rialzò, stringendosi nelle spalle perchè l'aria fredda del mare si stava facendo sentire. Chissà come aveva fatto Harry ad uscire dall'acqua e ad andarsene senza prima asciugarsi...chiuse forte gli occhi e scosse la testa. Perchè ci stava pensando? Non era un problema suo. Ora doveva solo stare alla larga da tutto e tutti, così avrebbero potuto cavarsela meglio da soli.
« Non è necessario. »
« Dobbiamo sapere cosa vuole da te! »
Sophie si incamminò, la pelle d'oca sulle braccia e sulla gambe, mentre le scarpe affandavano sulla sabbia umida e appiccicosa. « Non sapremo mai niente se non viene a prendermi. »
Louis si alzò e si mise a correre per raggiungerla, i capelli scompigliati che gli ricadevano sulla fronte lucida. « Lui non potrà prenderti. »
« Louis, ma perchè continui a stare con me? Non ti da fastidio il mio carattere, il mio modo di agire, di parlare, gli atteggiamenti....come puoi cercare ancora di aiutarmi quando un aiuto non si può dare? » aveva lo sguardo puntato sulle conchiglie che le capitavano sotto i piedi. « L'attesa è l'unico modo per scoprire qualcosa. »
« Ma stai bene? Come puoi pensare che io ti lasci quando quel tizio vuole qualcosa da te? »
Sophie non gli rispose e alzò lo sguardo, puntandolo sopra la ruota panoramica che si elevava alta sopra il resto del Luna Park. Erano ormai entrati in quel casino e le voci dei ragazzi riempirono le loro orecchie, la musica a palla che non permetteva che la gente si parlasse senza urlare. E a sapere che giusto qualche metro più in là c'era il silenzio opprimente della spiaggia la sera...
Louis non riusciva a tenere il passo di Sophie che camminava senza aspettarlo e aveva paura di perderla in tutto quel trambusto. I pensieri della gente gli attanagliavano la mente e cercava di depositarli tutti in un angolo, ma era troppo difficile e non aveva imparato bene come fare. Le voci lo uccidevano, la testa gli martellava forte e quando chiudeva gli occhi le voci sembravano scoppiargli nelle orecchie. Si premette le due mani ai lati della testa, lo sguardo fisso su quella testa bruna che a spintoni si faceva largo, allontanandosi. Sophie non si girò per niente, non perchè non voleva che Louis la seguisse, ma perchè non voleva che accanto a lei potesse accadergli qualcosa. Così lei camminava avanti, mentre i ragazzi le cadevano sopra ormai ubriachi, ragazze che pomiciavano in ogni angolo della strada e vestitini sempre più corti che le filavano nella sua visuale, ma lei continuava ad avere lo sguardo puntato per terra, con il brutto presentimento che le pesava grave sopre la nuca e che a tratti la faceva preoccupare talmente tanto che si sentiva il petto opprimere sotto un peso troppo grande da sopportare. Sciolse le braccia perchè nella calca l'umidità si sentiva poco e niente e si portò una mano al collo, mentre si stringeva la perla e i cerchi concentrici oro e argento che la contenevano. Stringerla la faceva sentire bene, al sicuro, come se fosse un'ancora che la aiutava a mantenere i piedi per terra. Era così concentrata a pensare dove potesse andare, che non si accorse di Louis che, poco lontano e distaccato dalla folla, veniva avvolto da un rampicante che lo stringeva sempre più forte, sollevandolo da terra e attorcigliandosi alla gola, e che lo spostava di lato, portandolo in un posto buio lungo la spiaggia.
« Harry..»
Il ragazzo aveva raggiunto la casa di Liam per primo, mentre tutti gli altri erano sparsi sulla spiaggia a parlare o erano tornati nelle proprie case perchè si sentivano al sicuro. Beatrice era l'unica ad aver seguito Harry ma era troppo lontana per poterlo fermare. Così più lentamente di lui arrivò all'abitazione, quando la porta di ingresso socchiusa sbatteva per le correnti di vento che si erano alzate e le luci tutte accese. Quando entrò se la richiuse alle spalle, senza far rumore. La casa era avvolta nel silenzio, si sentiva giusto qualche finestra sbattere da qualche parte. Il salotto era ancora tutto incasinato con i divani stropicciati e i pezzi di vetro raccolti nell'angolo della stanza. Si guardò piano intorno, poi provò a salire al piano di sopra. Al termine della scala a chiocciola, si stagliava davanti un corridoio abbastanza lungo, ai cui lati c'erano le porte delle rispettive stanze. Alla fine c'era una porta chiusa che portava in soffitta. Beatrice scosse la testa perchè non pensava che Harry sarebbe stato così prevedibile, per cui provò a vedere piano per tutte le stanze, passando prima per quelle delle sorelle di Liam, e infine in quella del ragazzo.
Harry era appoggiato alla finestra, il pavimento intorno a lui tutto bagnato perchè non si era nemmeno asciugato e una sigaretta che gli pendeva tra le labbra. Fece una boccata di fumo e incominciò a tossire.
« Ehi, ma che fai! » Beatrice corse vicino a lui, e gli strappò la sigaretta dalle mani, buttandogliela fuori dalla finestra. « Non hai mai fumato, ti vuoi uccidere affogandoti nel fumo? »
Harry si passò una mano tra i capelli bagnati e li spostò di lato, creando una piccola pioggia di goccioline quando li scuoteva. Avevo lo sguardo sul mare nero, ma i suoi occhi lampeggiavano ancora. « Vattene. »
« No. Prima devi sbollirti.. »
« Sto calmissimo. » disse lui, gli occhi socchiusi e lucidi. Erano inquietanti quegli occhi luminosi di fiamma, l'arancione che divorava quel verde che faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi. « Vai dagli altri, non c'è bisogno che tu stia qui. »
« Ti do fastidio? » Beatrice gli si accostò alla finestra e guardò in giù. Tutti stavano parlando, chi ridendo, Liam e Isabelle che si baciavano sospesi sulla riva.
« No. »
« Bene, allora. Perchè non me ne vado. »
Harry si girò verso di lei. « Non c'è bisogno che resti. »
« Ma voglio. » disse Beatrice, mentre si guardava le mani. « Harry, perchè hai sfuriato così? »
Lui chiuse gli occhi e inspirò a fondo, facendo un piccolo colpetto di tosse. « Perchè odio queste situazioni. Se piaccio a qualcuno, prima voglio che me lo dica, e poi non vorrei diventasse oggetto di lite perchè è una vera e propria cazzata. »
« E che mi dici di Sophie? » disse lei, mentre lo vedeva giocare con l'anello d'argento al dito medio.
« Lei sta sempre in mezzo. Chissà perchè a volte è sempre lei la causa di tutto. Non volevo che finesse in questo modo, ha fatto tutto lei. »
« Ma anche tu l'hai trattata male. »
« Io stavo solo cercando di aiutare! » si girò sbottando verso di Beatrice che si impaurì nel vedere quegli occhi divorati dalla fiamma. « Ma lei esagera come sempre. » Si passò un'altra mano tra i capelli facendoli gocciolare, bagnando anche la maglietta più di quanto già non fosse. « Vuole aiutare, ma combina sempre casini. »
« Lei davvero vuole aiutarci, Harry. »
Lui scosse la mano, liquidando il discorso. « Ora basta, non voglio parlare di lei. Tanto non le parlerò più. Ore devo trovare un modo per spegnere questi occhi...»
« Forse dovresti semplicementi pensare a qualcosa che li possa calmare.. »
« In questo momento? Non ho alcun pensiero di pace nella mia mente. Se Louis fosse qui lo saprebbe benissimo. »
« Allora qualcuno? »
« E come potrebbe qualcuno calmarmi? » Harry si girò verso Beatrice sorridendole sarcastico. « Qualcuno che sia il mio calmante personale.. »
Socchiuse gli occhi, vedendola imbarazzarsi ogni secondo di più. Le fiammelle avevano divorato tutto il verde delle sue iridi, sembrando due fari di una macchina che fanno luce in una strada buia. Beatrice agì d'istinto. Inspirò a fondo e si alzò in punta di piedi, baciandolo. Harry strabuzzò gli occhi quando lei aveva premuto le labbra sulle sue, poi si rilassò e prolungò il bacio, cingendole la vita con un braccio. Se la avvicinò e la assaporò ancora di più, petto contro petto. Avevano entrambi gli occhi chiusi mentre si godevano quel breve momento, poi quando si staccarono avevano entrambi il fiatone. Beatrice aprì piano gli occhi e vide quelli di Harry di quel verde accecante che ti inquieta. Gli sorrise e si sciolse dalla sua presa, incominciando ad indietreggiare. « Ah, e comunque mi piaci. » poi gli diede le spalle e uscì dalla stanza, mentre Harry sentiva ancora il suo profumo sulle sue labbra e sorrise nel vedere il suo riflesso sul vetro della finestra, i suoi occhi tornati come sempre.
Sophie sentì il brutto presentimento farsi più forte, più palpabile. Quella sera la luna era piena e se avessi camminato al buio, ci avresti visto benissimo. Si toccò la perla un'altra volta e si girò, proprio mentre un ragazzo le cadeva addosso.
« Sta' attento! » gli intimò mentre si scansava. Quel ragazzo era bianco un lenzuolo, le occhiaie scure sotto gli occhi e un ghigno in viso. Aveva i denti tutti storti e ingialliti, i capelli appiccicati contro le tempie. « Ciao bambola. Hai paura? » si rialzò piano, mentre tutti intorno facevano versi di disappunto e, Sophie ci giurò, anche di ribrezzo.
« Togliti. » gli girò intorno, ma lui la bloccò per il braccio.
« Che c'è? » le disse, avvicinandosi alla ragazza. Le leccò rapido la guancia, « Hai paura? »
Sophie lasciò andare la perla e gli sparò un pugno in faccia tanto forte che il ragazzo girò la testa di lato giusto il tempo in cui lei gli riuscì a scappare. Sophie correva spaventata tra la gente, mentre con il bordo della maglietta si ripuliva la guancia umida. Quelle erano le persone per cui evitava di uscire sempre, pensò mentre si guardava intorno. Poi si bloccò di colpo, abbastanza lontana dal ragazzo perché potesse vederla. Mentre cercava di pulirsi la guancia, le venivano conati di vomito per lo schifo che stava provando, poi le balenò un pensiero in mente. Si guardò prima a destra, poi a sinistra. Di Louis non c'era traccia. Ma non la stava seguendo?
Si allontanò ulteriormente e sentì una forza invisibile spingerla a proseguire in quella determinata direzione, come quel giorno in cui era finita intrappolata in quella stanza grande, prima che lo specchio la risucchiasse. Proseguì alla cieca guidata dall'istinto poi una fitta acuta alla tempia la fece accovacciare per terra, costringendola a stringersi le mani intorno alla testa. Un martellare continuo le fece aprire piano gli occhi e si ritrovò a guardare a pochi passi da lei.
Louis era sospeso da terra, sotto un imponente scoglio e avvolto fino al collo da un rampicante spinoso. Aveva la faccia un cencio e gli occhi chiusi, i capelli che gli ricadevano bagnati sulla fronte. Il ramo si era attorcigliato intorno al suo corpo e non riusciva ad intravedere nient'altro che foglie. Il dolore alla tempia era sparito all'istante, dal momento in cui lei aveva visto Louis, e si rialzò velocemente, correndo verso di lui.
Quando gli fu vicino, notò che era parecchio in alto, le sue braccie distese non riuscivano nemmeno a sfiorargli i piedi. « Louis! »
Il ragazzo aveva la testa ripiegata sul davanti come se fosse senza vita, e non dava cenni. Allora Sophie incominciò a raccogliere delle pietre che aveva nei dintorni e a lanciarle sul rampicante. Era stata sicuramente opera di quell'uomo, di quella maschera che non la stava lasciando stare mai in pace. Trovò poco più in là un pezzo di tronco e lo prese, facendolo rotolare sulla sabbia fin sotto a Louis. Cercò di salirci sopra, trovando a stento l'equilibrio, ma riuscendo almeno a smuovergli i piedi incastrati. Continuava a smuoverlo, a gridare, ma Louis non reagiva in alcun modo. Sophie se ne stava andando nel panico ed era terrorizzata. Perché non si era tenuta affianco a Louis? A quest'ora starebbe bene!, pensò, poi perse l'equilibrio e il tronco rotolò, facendola capitombolare per terra. « Louis, reagisci! » ma in risposta sembrò che il rampicante si stesse stringendo di più. A quel punto Sophie sentì un urlo provenire da dietro di lei, di una ragazza. Si girò spaventata e sudata e vide Jasmine correre verso di lei.
« Che cazzo è successo? » urlò tra le lacrime. Era un po' più alta di Sophie per cui riuscì a toccare Louis rimanendo con i piedi per terra.
« Louis, ascoltami. » incominciò, una mano appoggiata alla scarpa del ragazzo che sembrava morto. Sophie era seduta per terra, con gli occhi lucidi mentre sentiva l'altra ragazza raccogliere tutta la forza di cui disponeva per non crollare. « Devi aprire gli occhi, intesi? Respira e liberati, è solo una cazzo di pianta. Louis, svegliati e reagisci. »
Rimasero entrambe in attesa, in silenzio, ma non accadde nulla. « Louis, ascoltami. Ti ho sentito, ho sentito il tuo bisogno di aiuto e ora sono qui. » gli tirò il piede verso il basso, mentre aveva il volto rigato di lacrime. « Lou, ti prego. »
Incomiciò a tirargli il piede sempre più forte, poi tra lacrime e grida lo pregò ancora e ancora, sempre più forte, finchè Louis rialzò la testa boccheggiando, facendo spaventare entrambe le ragazze. Il suo volto riacquistò colore e, dato un rapido sguardo alla sua situazione, smosse le gambe e le braccia, tanto che il rampicante incomiciò ad indebolirsi fino a farlo cadere, cedendolo del tutto. Jasmine era sotto di lui e si scostò in tempo prima che il ragazzo le cadesse sopra. Louis cadde con forza sulla sabbia e gli scappò un gemito dolorante. La ragazza gli si avvicinò e lo strinse tra le braccia, scoppiando in singhiozzi. In lontananza, in cielo, due figure si avvicinavo ad una velocità supersonica, finchè Liam e Isabelle atterrarono proprio vicino ai tre ragazzi. Sophie si lasciò stendere per terra, chiudendo gli occhi e respirando sollevata, Isabelle e Liam si avvicinarono a Louis che intanto accarezzava la schiena di Jasmine aggrappata al suo petto.
« Jas, » la rincuorò, « Sto bene. »
« Avevo paura che fossi morto! » gli urlò lei contro la canotta nera, una mano appoggiata sul braccio tatuato. « Avevo paura di averti perso! »
« Piuttosto grazie per avermi sostenuto telepaticamente. »
Liam si scostò di scatto, « In che senso? »
Louis sorrise, mentre accarezzava i capelli lunghi della rossa che si erano increspati per l'umidità. « Le avevo detto di essere in pericolo, nella mente. Lei è stata bravissima a capire e a raggiungermi. » poi sollevò la testa della ragazza, il loro sguardi incrociati. Erano vicinissimi e Sophie si ricordò di quello che Jasmine le aveva rivelato. « Ho visto tutto, Jas, tutto. »
Lei deglutì a vuoto, cercando di sostenere quello sguardo blu che le procurava la pelle d'oca. Le sue guance umide erano accarezzate dalla mano di Louis che dagli occhi scendeva, riscaldondola. « Ho visto tutto quanto. » disse lui ancora una volta, prima di mettere due dita sotto il mento di Jasmine e avvicinarla alle sue labbra che la stavano aspettando.
Liam si allontanò a disagio, avvicinandosi a Isabelle che aveva stretto entrambe le mani sotto il mento, davvero entusiasta per i suoi amici.
Jasmine aveva una mano ancora appoggiata al suo petto, l'altra piegata dietro al collo di Louis che le stringeva la vita con entrambe le mani. Quando si staccarono, le loro fronti rimasero unite, i nasi che si sfioravano e i loro respiri che si fondevano. « Grazie. »
Sophie allora si alzò in piedi e lanciò un rapido sguardo a Louis che aveva un attimo spostato lo sguardo su di lei. Sperò che avesse inteso il messaggio, ovvero che non avrebbe mai più dovuto stare vicino a lei. Nessuno avrebbe dovuto, e l'unico modo per farlo era andarsene. Era felice che molte coppie si stessero formando, ma lei non poteva più restare a vedere lo svilupparsi dei loro rapporti. Così abbassò la testa e si girò, allontanandosi da tutti loro.
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