Changes


Harry parcheggió la macchina appena dietro la casa di Liam, scese in fretta e si mise a correre, seguito piú lentamente da Louis e Sophie. La casa era totalmente sottosopra, divani e sedie spostati dal vento, Beatrice che passava la scopa per tutto il salotto per togliere tutti i vetri, mentre Clary era seduta sul divano, accanto ad Anastasia. La riccia non si era ancora svegliata, le labbra rosee socchiuse e le palpebre che tremolavano. « Si sta per svegliare. » Jasmine era in piedi di fronte al divano, il braccio fasciato che sosteneva con l'altra mano. Harry andò vicino al muro e vi si appoggiò con la schiena, le braccia conserte e il volto corrucciato. Sophie e Louis si andarono a sedere sulla scala a chiocciola, giusto a qualche gradino da terra. « Cosa hai sentito? » gli richiese la ragazza, mentre si accarezzava il braccio.
« Una morsa alla gola, come se mi stessero strangolando. Mi mancava l'aria. » si girò a guardarla, gli occhi azzurri socchiusi e in cerca di informazioni. D'altra parte, Sophie stava cercando di non pensare a nulla, nè tantomeno a ciò che l'uomo nero aveva detto. « Anastasia aveva gridato tanto prima di svenire, come se le stesse togliendo anche energia vitale. » la ragazza gesticolò con le mani. « Non so spiegarlo bene. »
« E cosa ha detto lui? » Sophie deglutì a vuoto e abbassò lo sguardo.
« Sophie? » la incalzó Louis. « C'è qualcosa che devi dirmi? »
Lei scosse rapida la testa. Louis le sorrise ironico. « Sai che posso scoprirlo da solo, vero? »
« Ha detto che gli manca il pezzo grosso. »
« E basta? »
La ragazza si costrinse ad annuire. Non avrebbe detto che l'uomo l'aveva chiamata 'diamante grezzo.' Non sapeva per niente come avrebbe potuto esserlo, se lo avesse detto agli altri, quell'espressione sarebbe rimasta un mistero. E in quel momento, avevano fin troppi problemi di cui occuparsi.
« Va bene. » disse lui rassegnato, mentre osservava Beatrice raccogliere in un angolo i pezzi di vetro e appoggiare la scopa sul muretto del camino. La ragazza si avvicinò ad Harry che si era fatto scivolare lungo il muro, fino a sedersi per terra. Beatrice lo imitò.
« Il famoso Harry Styles rintanato in un angolo? Non l'avrei mai detto. »
La ragazza fin da quando aveva frequentato le stesse classi con Harry, aveva sempre avuto timore di lui, paura di essere giudicata male o ignorata. Odiava essere invisibile in un gruppo, e finalmente si stava dando da fare per poterne diventare una parte attiva. Harry sollevò la testa e le sorrise con un angolo della bocca. « E la timida Beatrice che mi rivolge la parola dopo...quanto, 5 anni? »
Lei scosse le spalle. « Ho deciso di cambiare. Penso sia arrivato il momento. »
Lui annuì, mentre si guardava le mani chiuse intorno alle ginocchia. « Già. »
« Anche tu non sei quello di prima. »
Harry prese a girarsi l'anello argentato che aveva al dito medio, « Penso sia arrivato il momento, no? » gli fece il verso. Si scosse i capelli e lanciò un rapido sguardo ad Anastasia. « Non mi piace più questa situazione. »
« Sophie dice che.. »
Harry sbuffò, « Sophie qua, Sophie là, che importa? Non potrá aiutare mai. »
« Sì, » ammise Beatrice lanciando un rapido sguardo all'amica che stava parlando con Louis. « Ma è stata l'unica ad aver fiutato il pericolo. E lei non ha alcun dono. »
« Su questo hai ragione. » poi Harry stese le gambe. « Ma rimarrà comunque inutile. »
« Lo sai che sembri un incoerente? »
Beatrice lo guardò dritto negli occhi, vedendo per la prima volta sincera sorpresa. « Io? Incoerente? »
« Sì. » annuì convinta. « Perchè a volte fai di tutto per averla vicino, e altre volte la respingi, odiandola. »
« Ma io non la odio. »
« Non sembra proprio. »
Harry le pose il suo sguardo addosso. « E che dovrei fare? »
« Esserle amico? » disse lei sarcasticamente. « Sai, aiuterebbe. Non è male come ragazza, anzi. »
Il ragazzo guardò Sophie fin quando lei si girò, e distolse la vista. « Questo lo so. »
« E allora? Comportati normalmente con lei. »
Harry la guardò e le sorrise sincero. « Hai ragione. Sto facendo lo stupido. É una situazione tanto complicata per noi, quanto per lei, se non peggio. » si mise in piedi e Beatrice fece lo stesso. « Mi sarebbe piaciuto molto che questa Beatrice fosse uscita prima. »
« Ora è qui. E mi sarebbe tanto piaciuto che anche questo nuovo Harry fosse uscito qualche anno fa. » La ragazza si bloccò quando lui la strinse in un abbraccio.
« Grazie per la chiaccherata. » le disse quando si staccò.
« Quando vuoi. » gli rispose Beatrice visibilmente sorpresa. Poi Harry si allontanò, avvicinandosi a Sophie che si era appena allontanata da Louis. La raggiunse prima che potesse avvicinarsi al divano, bloccandola per il braccio. « Che vuoi? » disse lei acidamente.
« Voglio solo parlare. »
« Solo quando lo decidi tu? Ora non mi va. »
Harry chiuse gli occhi ed inspirò a fondo, reprimendo i suoi istinti rabbiosi. Poi lasció la presa sul braccio, facendo prima scorrere le dita sulla pelle liscia di Sophie. « Per favore. » due parole, ma dovette mettere da parte tutto l'orgoglio di cui disponeva per poterle pronunciare normalmente. La ragazza si girò stupita e lo guardò con tanto di occhi. Poi annuì piano. « Okay. » disse solamente, prima di dirigersi verso la porta di ingresso rimasta stranamente integra in tutto quel caos. Uscirono silenziosi dalla casa, ma sotto lo sguardo accusatore di Clary che intanto passava un tovagliolo bagnato sulla fronte sudata di Anastasia.
Si richiusero la porta alle spalle, e si sedettero entrambi sulle prime due sedie che avevano trovato. « Bene. » disse Sophie strofinandosi le mani umidicce sulle cosce. « Che devi dirmi? »
« Vorrei solo avere una conversazione decente. »
Sophie sollevò entrambe le sopracciglia e le mani. « Allora dimmi qualcosa. »
« Qualcosa. »
Lei chiuse gli occhi, esasperata. « Molto simpatico. »
« Vedi? Anche quando cerco di fare una battuta mi rispondi male. » Harry si sistemó meglio sulla sedia e appoggió le mani sui braccioli. Dopo che il ciclone era finito, faceva davvero molto caldo.
« Dobbiamo davvero parlare di chi risponde peggio? O dovrei forse ricordarti di come mi hai trattata male la sera in cui sono arrivata? »
« A proposito di quello..» Harry appoggiò i gomiti sulle ginocchia, con le mani unite di fronte alla bocca e gli occhi fissi verso il mare.
« Già. » Sophie incominciò a dondolarsi sul dondolo. « Parla ora. »
« Vorrei chiederti scusa. »
La ragazza aprì di scatto gli occhi che prima aveva chiusi abbandonandosi al piacere di essere cullata, e lo guardò dritto in viso, nonostante lui stesse ancora con lo sguardo perso in mare. « Oh. » riuscì a dirgli, guardandosi le mani intrecciate. « Va bene. Accetto le tue scuse. »
Harry giró la testa verso di lei. « Senza una spiegazione? »
Lei scosse le spalle, « A volte non serve. »
« Ma...» Harry abbassó lo sguardo sulle scarpe, per poi girarsi e afferrare una mano della ragazza che impietrì improvvisamente. « Sophie. » ingoió a vuoto, visibilmente a disagio. « Scusa ma non sono molto abituato a fare questo tipo di discorsi. »
« Harry, va bene. Ho capito. Ora sarebbe meglio se entrassimo...»
« No, devi sapere perchè. Io non accetto per niente il fatto di poter non esistere, di essere solo una figura immaginata e descritta su un misero foglio di carta. Non accetto di essere in un libro quando questa vita mi piace veramente. Non riesco per niente ad accettarlo. »
« Lo so. »
« No, non lo sai. » le lasciò la mano e si alzó in piedi, incominciando a camminarle davanti e indietro. « Basta, la faccio breve. Sto cambiando pensiero. E no, non sui miei princìpi perchè io so di essere vivo, nonostante tutte le storie che hai cercato di raccontarci. Ma su di te. »
Sophie si alzò in piedi. « Forse preferirei che litigassimo a questo punto. »
« Non capire male. Ti sto solo dicendo che non ti sto dando più la colpa di tutto, in quanto pensavo che prima ogni cosa accadesse per causa tua. Voglio solo dirti che ho capito che tu stai cercando veramente di aiutarci, ma al contempo vuoi tornare a casa tua, come è giusto che sia. Ecco perchè ti sto chiedendo scusa. Perchè spero tu possa renderti conto di quanto mi stia dispiacendo averti trattato male per qualcosa che non è dipeso da te. Scusami, davvero. Per tutto. »
La ragazza gli sorrise sincera e gli prese entrambe le mani. « Ho capito. E no, non c'era bisogno di questo monologo. Col tempo, l'avrei capito comunque. Grazie a te, piuttosto, per esserti scongelato fino a questo punto. »
Harry le sorrise a trentadue denti e l'abbracciò forte, superandola di molto in altezza. Sophie aveva la testa appoggiata al suo petto e sentiva il suo cuore battere velocemente. Quando si staccarono lui le pose quello sguardo verde vivo addosso. « Forse è troppo ora da chiedere, ma...potremmo provare ad essere amici? »
Sophie rise e gli diede uni schiaffo amichevole sul braccio. « Ovvio. »
« Ehm, scusate. Non vorremmo interrompervi...»
Niall e Zayn stavano salendo le scale sommerse dalla sabbia e rimasero alquanti basiti di fronte a quella scena.
Il moro si tolse la sigaretta dalla labbra, trattenendola tra il pollice e l'indice. « Che cazzo è successo? »
Sophie rise, « Forse è la volta buona in cui riusciamo ad essere amici. »
Niall si fece rapido il segno della croce e sibilò qualcosa al cielo, poi venne spinto da Zayn che lo superò con un unico passo. « Amico, » disse Niall massaggiandosi la spalla colpita. « Se a quest'ora avessi avuto ancora il mio potere, giuro che ti avrei fatto fare una brutta fine. »
« Oddio, Anastasia! » Sophie si ricordò della ragazza e si staccò dal gruppo di ragazzi e si fiondó sulla porta di ingresso, aprendola con così tanta ferocia da cadere quasi per terra. Dentro tutti erano intorno alla ragazza che sembrava stesse bene, ancora seduta sul divano, e che parlava animatamente con Jasmine.
« ...l'aria mi mancava. Poi ho sentito chiaramente le forze mancarmi e il buio avvolgermi. »
« Sei stata incosciente per circa mezz'ora. Sicura di stare bene? »
« Certamente. Solo che mi sento molto debole. Ora comprendo quei due che sono appena entrati. » tutti si girarono a vedere Niall e Zayn. « Ciao. » dissero in simbiosi.
« Ricapitoliamo. » Jasmine prese a contare sulle dita della mano libera dalla fasciatura. « L'uomo nero ha il potere dell'acqua, dell'aria e del fulmine. Sapete chi possa essere il prossimo? »
Louis in piedi dietro al divano lanció un rapido sguardo a Sophie che si sentì tirare in ballo. « Io ero presente. »
« Lo sappiamo e non ci interessa. » Clary le dava le spalle, e continuava a giocherellare con il bordo della maglietta sgualcita.
« Ed ero presente quando l'uomo nero ha parlato dopo che Anastasia aveva perso i sensi. »
Tutti si girarono verso di lei, tranne Clary, e Louis le sorrise impercettibilmente.
« Ha detto che gli manca il pezzo grosso. »
Harry alle sue spalle scoppiò a ridere e incominciò ad avviarsi verso il centro del salotto, dove tutti avrebbero potuto vederlo bene in viso. Si appoggiò entrambe le mani all'altezza dei pettorali e incominciò a batterle piano. « Statevene tutti tranquilli. Sono io il prossimo. »
« Che egocentrico. » Isabelle stava svolazzando vicino al soffitto e quando parló, tutti dovettero alzare la testa.
« Non è questione di egocentrismo. Qual é il potere piú potente, insieme all'acqua, all'aria e all'energia che un fulmine potrebbe scaturire? » disse Beatrice seduta accanto ad Anastasia.
« Il fuoco, ovvio. »
« O la terra. » disse Sophie.
Clary si giró verso di lei. « Facevi prima a startene zitta. E' impossibile. »
« No. » Jasmine affiancó Harry. « Non lo è. Sono entrambi potenti, per cui dovete starvene entrambi buoni buoni. »
« Un attimo solo. » Liam stava volando accanto ad Isabelle. « Ci dimentichiamo sempre di un potere altrettanto importante. »
Anastasia sollevò la testa. « E sarebbe? »
Liam si giró verso Beatrice. « Il tuo. »
« Il mio? No, assolutamente no. E' imparagonabile a quello di Harry o di Clary. »
« Infatti. » disse la ragazza.
« No. » affermó invece Harry. « E' molto utile e importante. Dovresti stare attenta anche tu, Tris. »
Beatrice si sentì congelare. Non solo perchè Harry l'aveva chiamata come avevano sempre fatto solo le sue migliori amiche a scuola, ma perchè per la prima volta la stava facendo sentire parte del gruppo. « Mettiamoci nei panni del nemico. Sarebbe comodissimo cambiare forma a proprio piacimento, soprattutto per ingannare le vittime. Sei importantissima, Beatrice. » nonostante l'argomento non fosse dei migliori, le sorrise radioso, e la ragazza si sentì una morsa allo stomaco. Forse Clary non era l'unica a cui piacesse Harry, e se n'era appena resa conto. Forse era una storia che durava persino dalla scuola, ma ora, con Harry che le sorrideva sincero, con Harry che le parlava come se fossero amici da molto tempo - e in effetti era proprio così - se n'era finalmente resa conto. Ecco perchè aveva paura di essere giudicata e aveva paura di lui. La vera paura che aveva era quella di essere messa da parte sul piano sentimentale. Non che ora lei piacesse ad Harry, ma imparandosi a conoscere, forse non avrebbe perso tutte le opportunità. « Va bene. » disse infine, seriamente contenta e per la prima volta serena, anche se in una situazione come quella c'era ben poco di cui essere felici e contenti, considerando il fatto che un uomo malvagio avrebbe potuto prendere il suo potere.
« Okay, allora dobbiamo tenere sotto stretta sorveglianza Harry, Clary e Beatrice. E questa volta per davvero. » Niall si giró a guardare tutti. « Non facciamoci ingannare da tempeste e cose varie. Qualsiasi cosa succeda, dobbiamo stare tutti e undici insieme. »
Tutti incominciarono ad annuire convinti, mentre dall'altra parte del divano Louis aveva occhi solo per Sophie. C'era qualcosa che non andava, e lo aveva sospettato dal primo momento in cui erano tornati a casa, mentre stavano parlando sulla scala a chiocciola. Clary si alzò e prese Jasmine per il braccio. « Vieni. Andiamo di sopra che devo controllarti il braccio. » se la tirò dietro e sparirono sopra la scala.
Sophie invece guardava Louis a sua volta, lo sguardo fisso e che non riusciva a distogliere. Quegli occhi la stavano scrutando, e Sophie stava cercando in tutti i modi di non far vedere niente. Poi però rilassò la fronte corrucciata, e si calmò. Louis non avrebbe potuto leggerle nelle mente e se n'era appena ricordata. Il ragazzo parve capirlo e giró intorno al divano raggiungendola.
« Sì, so che non posso leggerti nella mente. Ma io so, so che c'è qualcosa che non mi hai detto e che è fondamentale in questa storia. » le sussurrò.
« Veramente no. »
« Sophie. » Louis era alto quanto lei, gli occhi azzurri puntati nei suoi. « Parlami. »
Lei scosse la testa. « Adesso no. »
« E allora quando? Forse potrebbe ritornarci utile. »
« No, non c'è bisogno che voi tutti lo sappiate. Ci sono troppi problemi.. »
« Riguarda te, vero? »
Sophie si bloccò e si sentì il sangue pulsare nelle orecchie.
« Lo sapevo. »
« Louis, giuro che te ne parleró il prima possibile, ma non ora.»
« Va bene. » Il ragazzo annuì e si allontanò, andando vicino Liam e Isabelle.
Harry era accanto ad Anastasia e stavano parlando serenamente, mentre Beatrice camminava tutta euforica verso Sophie che intanto si era avvicinata alla porta d'ingresso.
« Ehi, che hai? » le sorrise le mora, vedendo l'amica emozionata.
« Sai che ti voglio tanto bene? »
Sophie aggrottó le sopraciglia, « Grazie? »
« Hai permesso che io e Harry incominciassimo a parlare! »
« Tris...devi dirmi qualcosa? »
La ragazza annuì molte volte, con il sorriso stampato in faccia. « Che ne dici di uscire? »

Erano uscite sull'atrio, entrambe sedute sulle due sedie affiancate, e Beatrice le aveva raccontato tutto.
« Sono davvero felice per te. »
« Anche io. »
« Se me l'avessi detto prima, ti avrei aiutato dal primo momento. »
« Ma il fatto è che me ne sono appena resa conto. E poi non avresti potuto, con tutti i tuoi problemi con lui. »
Sophie scosse le spalle, « Ci avrei provato. » poi abbracció Beatrice in un gesto istintivo.
« E questo per cos'è? »
« Perchè sei una persona fantastica, Tris. Perchè sei stata l'unica ad avermi appoggiata sin dal primo momento. »
« C'erano troppe persone che non ti sopportavano. »
« E tu sei stata l'unica ad aver capito che io avessi bisogno di sostegno. Grazie. Sei fantastica. »
Beatrice si staccò dall'abbraccio e si strofinò la mano su un occhio, ricacciando indietro una piccola lacrima.
« Eh no, lacrime no. »
« No, il fatto è nessuno mi ha mai fatto un complimento. Penso davvero di dovermi segnare questa data per tanti motivi. »
« Ma oggi che giorno è? » chiese allora Sophie. Stando lì, aveva perso la concezione del tempo, e non aveva idea di quanti giorni fossero passati.
« 28 giugno. Perchè? »
« Beatrice, da quanto sono qui? »
« Non so, quasi un mesetto, credo. »
Sophie si sentì cadere la mascella per terra. Un mese? No, era impossibile. Sembrava che il tempo non fosse passato per niente, era convinta che stesse li da piu' o meno una settimana. « Impossibile. »
« No, fidati. »
« Sono lontana da casa da parecchio tempo. » si toccò d'impulso la collana che aveva al collo, rigirandosela tra le dita. « E se io stessi qui, ma avessi una scandenza, come succede nei film? »
« In che senso? »
« E se io fossi caduta nel libro, e entro un mese avrei dovuto scoprire qualcosa? »
Il suo ragionamento venne interrotto da un Harry che era appena uscito sull'atrio, con un elastico in testa a mo' di cerchietto. I ricci gli ricadevano ai lati della testa e avevano un urgente bisogno di essere tagliati.
« Che fate qui? »
« Sophie pensa che il suo tempo qui stia per scadere. »
Harry le si avvicinò e si inginocchiò tra le due ragazze. « Cioè? »
« Sono qui da circa un mese. E se avessi dovuto scoprire qualcosa di importante? »
« Beh, hai scoperto la magia grazie a noi. »
« No, è come se stessi dimenticando qualcosa di fondamentale. »
Beatrice aveva lo sguardo perso sul mare leggermente increspato dal vento che si stava levando pian piano, « Come si chiama il nostro libro? »
« The power of magic. »
« Ma se la magia é possibile solo tramite un potere, allora cosa significa? »
« É questo il punto. » Sophie stava rielaborando un sacco di informazioni, mentre i due amici la guardavano attenti. « E se dovessi scoprire un altro tipo di magia? »
Il sole stava tramontando lentamente lungo l'orizzonte, e Sophie stava giusto pensando ad un altro giorno passato senza aver fatto niente di fondamentale. L'arancione dominava sulla spiaggia e illuminava di profilo la casa di Liam. Fra circa due giorni avrebbero dovuto lasciarla perchè sarebbero arrivati i suoi genitori, e loro non avevano idea di dove andare.
« Vabbè, non deprimiamoci ora. Un altro giorno sta finendo e, ora che ci penso, non ci siamo mai divertiti in maniera decente. » A Harry sembrava stranissimo parlare con quelle due ragazze come fanno amici normali, però era seriamente allegro. Da un po' di tempo aveva cercato di avvicinarsi a Sophie senza riuscirci, perché alla fine quei due finivano sempre per litigare, però in quel momento stava pensando alla possibilità che tutto si fosse aggiustato. Sì, erano appena entrati in confidenza, ma per essere amici doveva passare del tempo, tempo che lui non avrebbe più perso.
Beatrice e Sophie guardarono Harry negli occhi che da quell'angolazione sembravano trasparenti. « Cioè? »
Il ragazzo prese entrambe le ragazze per mano e rientrarono in casa, mentre il resto del gruppo si affaccendeva a sistemare il casino che l'uomo nero aveva scatenato.
« Ragazzi. » proruppe Harry come se si stesse preparando ad un discorso che sarebbe stato mandato in eurovisione. Dopo che tutti si furono girati dalla sua parte, proseguì. « Stavo parlando con queste due ragazze e mi è venuta un'idea. Perchè non ci andiamo a divertire un po'? Insomma, da quando Sophie è arrivata non abbiamo fatto altro che litigare e combattere. Il tempo sta volando e non sappiamo quando tutto questo finirá. Che ne dite se le mostriamo un pò di divertimento americano? »

La concezione di divertimento in America secondo quei ragazzi? Tutta la notte passata al Luna Park lungo la spiaggia. Fin tanto che si erano preparati, il sole era calato e aveva lasciato spazio ad un cielo che incominciava a mostrare le prime stelle della sera. Chi volando, chi in macchina, seppur stretti, erano arrivati al Luna Park e proseguivano uno accanto all'altro in quel mondo di giovani che si accalcavano per salire sulle giostre o per assistere a spettacoli.
« Io voglio andare sulle macchine da scontro. » Niall girò sulla destra e Anastasia lo seguì a ruota. « Io vengo con te! »
« No. » lui la bloccò per le spalle, inchiodandola. « Tu sei debole. »
« Ti ricordo che anche tu hai perso il tuo potere stamattina, per cui siamo deboli entrambi. »
La ragazza gli sorrise e si scosse i capelli ricci dietro le spalle. Niall socchiuse gli occhi e alzò un angolo delle labbra. « D'accordo, come vuoi. »
E si distaccarono dal gruppo. Clary e Jasmine camminavano rispettivamente accanto a Zayn e a Louis. « Che vi va di fare? »
« Oddio! » Jasmine indicó con il braccio guarito un camion in cui si doveva sparare e si poteva vincere un peluche gigante. « Perchè da bravi ragazzi non ne vincete uno per noi? »
Zayn si scambió una lunga occhiata con Louis ed entrambi sorrisero, socchiudendo gli occhi. Zayn indossava una maglietta bianca aderente e un paio di jeans, Louis una canotta nera che lasciava vedere tutti i tatuaggi che aveva sparsi sul braccio. « L'importante é che tu non usi trucchetti telepatici. » sancirono il patto stringendosi le mani. « Affare fatto. » e andarono verso il camion, seguiti a ruota da Clary e Jasmine che avevano messo da parte il loro carattere arrogante per una sera, facendo finta di essere ragazze normali e romantiche, anche se Clary prima di lasciarsi tutte alla spalle, aveva lanciato una rapida occhiata a Sophie, a Beatrice e a Harry che camminavano tranquilli poco piu' avanti.
« Beatrice, ricordi quando a scuola facemmo una gita al Luna Park di Miami? » Poiché avrebbero passato molto tempo insieme, Harry pensava fosse giusto conoscersi un po' meglio, capire come fosse quella ragazza un tempo tanto timida quanto dolce.
« Come dimenticarlo. Quel giorno mi ruppi il braccio e dovetti tornare a casa per andare subito all'ospedale. »
Sia Sophie, sia Harry scoppiarono a ridere e il ragazzo le scompigliò i capelli con una mano. « Povera ragazza. »
« Che c'è? Sono incidenti che capitano! » rise anche lei perchè alla fine, a distanza di anni, la situazione fu abbastanza comica.
« Certo. Incidenti che possono capitare solo alla ragazza piú debole. »
« Harry...»
Il ragazzo si voltò verso Sophie che gli lanciò un'occhiataccia. « Si? »
« Tranquilla, Sophie. Ha ragione. Ma ora non sono più debole, me lo sto promettendo e non lo sarò più. »
Camminarono davanti un camion in cui si vendevano vari tipi di dolci e, nonostante l'odore accattivamente, proseguirono spediti. Quell'uscita la stavano considerando un pò come una passeggiata, mentre il resto del gruppo se la spassava sulle giostre. Sophie sollevò la testa verso il cielo stellato e scorse una rapida stella cadente. « Ma come si può provare a desiderare qualcosa, se vanno così veloci? »
Harry scosse le spalle. « Io cerco di tenere bene in mente il desiderio che desidero si realizzi, così nel caso dovessi vedere una stella cadente, so che potrei averlo già espresso. »
Beatrice lo guardò, mentre si tirava la gonna che quella sera aveva deciso di indossare per farla diventare piú lunga. « E si è avverato? »
Harry la guardò a sua volta e gonfiò le guance. « Ancora no. » le sorrise e si indirizzò verso il camioncino dello zucchero filato. Intorno a loro infuriava il caos, urla continue di ragazzi che si divertivano e la musica che rimbombava in ogni angolo della strada.
« Chi ne vuole uno? »
Beatrice alzò la mano e si fece avanti. Harry la bloccò con un rapido gesto della mano. « Offro io. »
« No, non farlo. » Beatrice tiró fuori il portafoglio dalla pochette, « Sarà per un'altra volta. » Gli diede i dollari in mano e lasciò Harry a fare la fila, mentre prendeva Sophie per un braccio e la allontanava. La ragazza annuì sorpresa. Sta davvero cambiando! Non sembra nemmeno più lui, pensò, Quando si dice una svolta radicale... poi Beatrice la portò con i piedi per terra. « Ma Liam e Isabelle? »
Sophie scosse la testa, « Non ne ho la minima idea. »
Mentre loro si chiedevano dove fossero, due ragazzi intanto volavano sopra il Luna Park, mano nella mano, sorvolando tutte quelle giostre e lasciandosi le urla alle spalle, volando al di sopra della spiaggia deserta. Atterrarono a circa un chilometro del park, da soli, circondati solo dal buio e dal mare che strisciava sul bagnoasciuga.
« Liam, non penso sia una buona idea. »
« Ma possiamo provarci. » Isabelle abbassò lo sguardo sulle sue scarpe chiuse che la facevano sembrare molto più slanciata, imbarazzata. « Andiamo. Entrambi proviamo attrazione fisica l'uno per l'altra, perchè non potremmo avere una possibilità? »
« Con tutti i casini che ci sono, » incominciò lei, rialzando la testa e guardandolo negli occhi. « Una relazione è la cosa minore di cui occuparsi. »
All'oscuro da tutti, in quei giorni avevano passato un bel po' di tempo insieme, parlando del più e del meno. Sempre in quei giorni, avevano capito di avere molte cose in comune e di provare qualcosa nei confronti dell'altro. Erano stati troppo occupati nelle lotte e nei problemi del gruppo per poter pensare al loro rapporto, anche se il loro avvicinamento poteva essere palpabile. Quella sera era la prima volta che ne stavano parlando direttamente. « Nessuno si aspetterebbe una cosa del genere da parte nostra. »
« E a te importa qualcosa? » Liam le stava di fronte, con le mani di Isabelle strette nelle proprie.
« No, però.. » la ragazza venne interrotta bruscamente da Liam che premette le labbra sulle sue, paralizzando del tutto Isabelle. Lei, che aveva sempre cercato di aizzare i fuochi e di autodifendersi, era appena crollata.
Si staccarono, con le mani ancora unite tra loro. Isabelle lo guardò in faccia e sbottò. « Al diavolo quello che pensano gli altri. » e si abbandonò ad un altro bacio, allungando le braccia intorno al collo di Liam che sorrideva sulle sue labbra, entrambi finalmente sereni.

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