~ Ten. ~
2021
Toge Inumaki x Reader ( F )
[T/N] = Tuo Nome.
[T/C] = Tuo Cognome.
[C/C] = Colore Capelli.
Colore occhi: Nero.
Sesso: Femminile.
Anime: Jujustu Kaisen.
Personaggio: Toge Inumaki.
Parole: 4907.
*
*
*
La notte arrivò prima del previsto, in quella zona di Tokyo che di andare a dormire non ne voleva proprio sapere.
Pennellate scure, lentamente tingevano il cielo ambrato del tramonto, facendo risaltare quei punti luminosi che ne impreziosivano la vista.
Tirava un venticello tiepido, in quella notte d'estate afosa, che rendeva piacevole il girovagare per le strade.
Il frinire delle cicale riempiva le stanze, andando a confondersi con il meccanico vibrare dei condizionatori d'aria.
La notte arrivò che la luna piena si specchiava tremolante, sull'acqua scura della fontana al centro del Giardino.
Un sospiro, lasciato disperdersi nella brezza e nel trambusto di quella notte, lasciò le labbra di Toge Inumaki, mentre mandava indietro la testa per appoggiarsi alla corteccia di un albero.
Era esausto, la gola gli ardeva e la sua stessa saliva aveva un sapore talmente amaro, che faticava a mandarla giù.
Aveva fatto l'abitudine al sapore amarognolo e spiacevole delle Parole Maledette, ma quella sera avevano un retrogusto così particolare che gli causava conati di vomito.
Chiuse per un attimo gli occhi, lasciando che il sudore della fatica misto a quello della calura, gli scivolasse lungo l'incavo della sua giugulare, che formava una "V" vicino alle ossa delle clavicole.
Portava la maglietta sbottonata, aperta fino allo sterno per cercare di respirare al meglio che potesse.
Ogni volta che tornava da una missione, era solito andare a rilassarsi nel Giardino, consumando un pasto silenzioso a prescindere da quanti gradi ci fossero all'esterno.
Quella notte Inumaki si sentiva particolarmente stanco: la spalla destra gli faceva un male cane, l'incendio nella sua gola non sembrava volersi placare e quel senso di stretto, che sentiva attorcigliarsi alla bocca dello stomaco, non accennava a volerlo lasciare.
Si era trascinato con forza, mostrandosi meno a pezzi di quel che si sentisse davanti ai suoi compagni, nella speranza che almeno loro potessero dargli una buona notizia.
Era uscito con un peso sul cuore e la consapevolezza di essere perfettamente inutile per [T/N], ed era rientrato trattenendo il fiato.
Il volto d'Itadori era contratto in una smorfia indecifrabile, così teso come poche volte l'aveva visto comportarsi.
Gli occhi di Nobara tradivano una crisi di pianto, che la ragazza tentava di dissimulare con un gesto vago della mano per aria.
Fushiguro era rimasto in silenzio tutto il tempo.
Nessuno pareva volesse dirgli niente, mentre tutti mordicchiavano nervosamente le pellicine dei loro pollici.
Toge Inumaki non era bravo con le amicizie, non era bravo nei rapporti con gli altri, proprio perché ci si impiegava molto tempo a capire cosa volesse dire dietro tutti quegli ingredienti, che sembravano buttati lì a casaccio.
Un po' per questo motivo, ma un po' anche perché non amava fare conversazioni molto lunghe, alla fine erano tutti conoscenti e mai nessuno che si fosse spinto oltre quella soglia.
Ad eccezion fatta per Yuta Okkutsu.
Ma Inumaki non aveva alcuna voglia di pensare a lui, in quel momento.
E sebbene Inumaki stesso avesse imposto questo limite, di non affezionarsi e di non stringere troppo i rapporti con gli altri, alla fine era bravo a leggere i volti delle persone.
Proprio colui che non poteva parlare liberamente, era sempre stato quello con più cose da dire.
Che lo capiva subito, solo da come s'incrinavano i lineamenti del volto di Nobara, quando la ragazza avesse qualcosa che non andava.
Lo capiva dal modo in cui le sopracciglia di Itadori s'incurvavano, che serbava un peso dentro di sé.
Ed ancora, lo capiva da come vibravano le ciglia lunghe e scure di Fushiguro, quand'era preoccupato.
Lui le vedeva, come se fossero fatte di plasma brillante, l'emozioni e tutti quei dettagli che scorrevano sui volti della gente; avrebbe potuto allungare una mano e toccarli, se solo avesse voluto, avrebbe potuto leggerli anche senza l'uso delle parole, se solo avesse voluto.
Per questo s'innervosì quasi istantaneamente quando, tutti e tre in piedi nella stanza da letto di Itadori, continuavano a tergiversare la sua domanda.
"Cos'è successo?"
Chiese, senza neanche prendersi la briga di lavarsi il sangue dalla faccia.
I suoi occhi violacei indagarono su i visi di tutti i presenti, ed il suo cuore ebbe un tuffo fin dentro le sue scarpe: gli stavano tenendo un segreto.
E a nulla valse il fatto che Itadori, dopo qualche momento d'indecisione, si fece coraggio e gli disse che avevano fatto come aveva suggerito chiamando Nanami Kento.
A nulla valse il racconto della loro lunga attesa, così come gli risuonarono vuote anche le minacce -se così si potevano definire- di Ryomen Sukuna.
Quelle parole gli sembrarono del tutto vuote: gli stavano dicendo che c'era qualcosa, ma non si soffermavano su che cosa fosse, quel qualcosa.
E non seppe dire Inumaki, se all'effettivo quei ragazzi conoscessero tutta la verità o se solo un'esigua parte.
<< Nanami ha detto che è una faccenda delicata, e che dovremmo aspettare il rientro di Gojō...>> disse Nobara, sospirando.
Inumaki aveva repentinamente fissato lo sguardo su di lei, cosa che l'aveva probabilmente fatta sentire estremamente vulnerabile, motivo per cui la ragazza finse di giocherellare con qualcosa sulla scrivania di Itadori.
Ma Inumaki sapeva che le donne erano più brave degli uomini nel nascondere le proprie emozioni, per tanto sapeva che se fosse riuscito a leggere qualcosa in più negli occhi castani di Nobara, la verità sarebbe venuta a galla.
E se lo sapeva Inumaki, sicuramente anche lei era al corrente di quanto aguzzi fossero gli occhi violacei del ragazzo.
<< Dice che non c'è niente da preoccuparsi, che alla fine [T/N] sta bene.>> disse Itadori, come tentativo di richiamare l'attenzione di Inumaki.
Itadori non sapeva fingere.
Itadori non riusciva a mascherare la preoccupazione, per tanto non si preoccupava di lasciarla assorbire dallo sguardo di Inumaki.
Ma lui, avido ed in tumulto com'era, era ben deciso a scavare ancora più a fondo.
Lui voleva conoscere la verità che stava tacendo Nobara piuttosto che lasciarsi divorare dalla preoccupazione di Itadori.
Fu un bel tentativo e questo anche Inumaki lo riconobbe.
Ci avevano provato a tenerlo al di fuori della faccenda, lasciando che a parlare fosse il ragazzo più emotivo di tutti e che Inumaki avrebbe impiegato meno di qualche manciata di secondi a decifrare, piuttosto che l'introversa, incrollabile e intaccabile Nobara Kugisaki.
Davvero un bel tentativo.
Bello ed inutile.
Inumaki si passò una mano sul viso, ancora imperlato di sudore, stropicciandosi la faccia.
Doveva per prima cosa recuperare le forze, dopodiché doveva pensare.
Doveva pensare a come rintracciare Gojō, il quale. sapientemente stava ignorando tutte le chiamate da parte dei suoi studenti.
Doveva pensare a come fare per scoprire cosa gli stessero nascondendo i ragazzi del primo anno.
Ed in più, doveva pensare a come rendersi lui utile, in tutta quella faccenda.
Alla fine, sapeva poco più di quello che era successo nella mattinata.
Non era colpa dei ragazzi, Inumaki pensava che Nanami avesse omesso volutamente parti del suo racconto.
Così, disteso sotto un albero qualsiasi del Giardino, ripassava mentalmente quelle poche informazioni in suo possesso, nella speranza di riuscir a vedere tra le righe.
<< [T/N] è stata portata qui da Gojō, come lei stessa sosteneva. Il Preside ha dovuto stabilire con lei dettagli della sua permanenza: non può lasciare la Scuola e non può andarsene in giro come le pare. Tra gli studenti il grado più alto, sei tu Inumaki-Senpai, ma al momento della decisione il Preside ha sottolineato la tua incapacità di comunicare con lei... per tanto toccherà a Fushiguro, il compito di "sorvegliarla" durante il giorno e a Maki-Senpai di notte.>>
Questo era tutto ciò che Itadori era riuscito a mettere in croce, tra una pausa infinita ed un'altra.
"Ha senso."
Aveva pensato Inumaki: Maki Zen'In era forse la ragazza più adatta, con la quale [T/N] si fosse ritrovata a dividere la stanza.
Nobara Kugisaki è troppo impulsiva e poco riflessiva, oltre che fino a questa mattina nutriva una gelosia inspiegabile per [T/N], per via delle attenzioni di Fushiguro.
E poi "Non ha senso." aveva pensato Inumaki, sentendo una morsa intorno al suo cuore: Fushiguro.
Perché proprio lui?
La risposta fu ovvia, talmente tanto che la sua domanda suonò banale e ridicola anche dentro la sua testa.
Inumaki non poteva parlare, come avrebbe fatto a far sentire [T/N] al sicuro?
Che poi perché [T/N] necessitasse di un sorvegliante, ancora non era chiaro e, sebbene il ragazzo fosse molto motivato a scoprirlo, non poteva non concordare con il fatto che Fushiguro Megumi era la persona adatta.
Megumi era intelligente, scaltro, estremamente razionale e pragmatico.
Megumi era un leader nato, che però non calzava al ruolo per sua scelta.
Lui l'avrebbe fatta sentire al sicuro, da qualsiasi fosse la minaccia, anche con la sua sola presenza.
Inumaki, spazientito, prese a strappare fili d'erba con violenza, riversandoci dentro tutta la sua frustrazione e preoccupazione.
Era ovvio che ancora una volta lui se ne sarebbe stato chiuso nelle stanze del silenzio, ed era altrettanto ovvio che qualcun altro avrebbe dovuto occuparsi della faccenda; lo sapeva bene, ma proprio perché lo sapeva non riusciva a contenersi.
Era giusto ed ingiusto al contempo.
Era la scelta migliore e quella che, per suo capriccio personale, non avrebbe mai intrapreso.
[T/N], quella ragazzina esile, dai tratti gentili e dagli occhi scuri che trasudavano l'incertezza che solo la sofferenza ti costruisce dentro, non sarebbe mai stata al sicuro con qualcuno come lui.
Inumaki pensò, ulteriormente, che se fosse stato un Fushiguro o uno Zen'In, sarebbe stato all'altezza del compito.
Ed invece faceva parte del Clan degli Inumaki, talmente forte e così irrimediabilmente inutile, che gli veniva quasi da piangere.
<< Che ti ha fatto quella povera erba?>>
Una voce gentile, quasi sussurrata, lo fece trasalire.
Si voltò immediatamente verso la sua sinistra ed il cuore gli parve uscire fuori dalla sua bocca.
Già l'immaginava legata, con i lividi sui polsi sottili.
La vedeva drogata, imbavagliata, segregata o qualsiasi cosa di simile.
Ed invece [T/N] stava in piedi davanti a lui, con indosso una salopette di jeans tirata giù da una spalla, ed una t-shirt verdina che riconobbe essere di Maki.
La ragazza si sistemò una ciocca dei suoi capelli [C/C] dietro l'orecchio, con disinvoltura, prima di sistemarsi a gambe incrociate vicino a lui.
Inumaki l'osservò a lungo, sentendo la pelle scoperta del suo collo accapponarsi per l'imbarazzo.
Non aveva segni sui polsi, sulle caviglie o in alcun posto del corpo.
Non sembrava scossa da tremori, non sembrava nascondergli nessuna sofferenza diversa da quelle che già aveva scorto sul suo viso.
Sembrava, stranamente, tranquilla.
La ragazza si toccò i piedi scalzi, bianco latte, sentendosi presumibilmente in imbarazzo davanti allo sguardo fisso d'Inumaki su di lei.
Lui se n'accorse dopo un lasso di tempo discutibile, così si schiarì la gola, mandando giù un nodo di nervosismo e fiele.
[T/N] accennò ad un sorrisetto.
<< Ho incontrato Panda... il panda Panda...>> disse [T/N], rompendo quel silenzio.
Inumaki continuò ad osservarla senza fiatare, per quel che fosse possibile, avrebbe voluto trattenere anche il suo stesso fiato, pur di lasciare i suoi timpani inondarsi dal suono della voce di [T/N].
Gli sembrava semplicemente assurdo che, dopo averla vista sparire nello studio del Preside, lei fosse nel Giardino accanto a lui come se niente fosse.
<< Mi ha detto che sei stato fuori in missione... e mi ha detto che quando fai... quel che fai...>> disse la ragazza, facendo un gesto vago con la mano.
<< Poi vieni sempre qui e che spesso ti fa male la gola... perché devi ingoiare qualcosa dal sapore cattivo...> continuò lei, iniziando a frugare nella tasca sul davanti della sua salopette.
"Si, è vero."
Avrebbe voluto rispondere Inumaki.
"Quando uso la mia Tecnica Maledetta, il retrogusto disgustoso ed amaro delle Parole Maledette mi corrode la gola, mi fa prudere la lingua e mi inibisce il senso del gusto. Non sento alcun sapore se non quello della Maledizione che ho impresso in ciò che ho pronunciato. E a volte è così insopportabile che mi viene da vomitare più e più volte."
Avrebbe voluto spiegarle.
Ed invece si limitò a scrollare le spalle, puntando lo sguardo all'oscurità davanti a sé.
Il loro posto sotto l'albero era rischiarato solo dalla luce della Luna e della lanterna che si trovava nel porticato, poco distate da loro due.
<< C'ho capito poco.>> confessò [T/N], scrollando le spalle.
<< Però... tieni.>>
Inumaki si voltò verso di lei che le tendeva un lecca-lecca alla fragola, con tutto l'imbarazzo del mondo.
Ne teneva in mano anche uno per sé stessa, che a giudicare dall'involucro azzurrino, Inumaki ipotizzò essere al gusto Coca-Cola.
Quel semplice gesto gli sciolse il cuore.
Non che lui stesso non avesse mai provato a mangiare qualcosa di dolce, per levarsi l'amaro delle Maledizioni da dentro la bocca, ma il fatto che glielo stava porgendo [T/N], gli parve come un miracolo al quale nessuno aveva mai pensato.
Lo prese esitante dalle sue mani e lo tenne fermo davanti a sé.
Il fruscio della ragazza che scartava il suo lecca-lecca, lo fece sobbalzare ancora una volta.
Avrebbe dovuto mangiarlo, così come normale che sia, ma lui non ne voleva sapere di lasciar andare quel piccolo regalo da parte di [T/N].
Si fece coraggio e la imitò, portandoselo poi in bocca sotto lo sguardo divertito di [T/N], che con molta probabilità stava ridendo della sua impacciataggine.
Ad Inumaki neanche piacevano i lecca-lecca alla fragola, ma quello per qualche strana ragione aveva un gusto così dolce e zuccherino che gli fece venire le lacrime agli occhi.
Sentì il veleno che dimorava sulla sua lingua e lungo la sua gola, venir divorato da quella caramella alla frutta.
Lentamente si scioglieva qualcosa dentro Inumaki, e poteva essere il senso di rabbia e frustrazione, poteva essere la stanchezza ed il dolore lancinante che sentiva alla spalla, poteva essere il gusto vomitevole delle Maledizioni o poteva semplicemente essere, la cera che racchiudeva il suo cuore.
*
[T/N] faceva roteare il lecca-lecca tra la lingua e i denti, lasciando che il gusto un po' artificiale di coca-cola le esplodesse in bocca.
Anche il ragazzo di fianco a lei era abbastanza impegnato nel godersi quel dolciume, mentre congiungeva le mani sulle sue ginocchia, distese sul prato sotto di loro.
Era la terza volta che [T/N] vedeva i segni sul suo volto e, sebbene avesse voluto toccarli nuovamente, questa volta si trattenne per non mettere il ragazzo nuovamente in una posizione scomoda.
I suoi occhi indugiarono sulla sua figura.
Inumaki poteva sembrare piccolo, innocente e perfino tenero, quando stava con quel colletto tirato fino alla punta del naso o anche per il modo che aveva di portare i capelli, ma adesso [T/N] si rendeva conto che era tutto fuorché piccolo.
Aveva le spalle larghe, i muscoli delle braccia erano tesi per la fatica della giornata, la t-shirt era sbottonata fino allo sterno e lasciava intravedere le curve di tutto il resto del suo torso.
Le gambe erano proporzionate e lunghe, ed anch'esse abbastanza muscolose e solo adesso che il suo corpo rilasciava la fatica della giornata, [T/N] se n'accorgeva.
Non era molto alto, non se paragonato agli altri ragazzi della Scuola, ma tutto di lui era estremamente armonioso ed in equilibrio.
[T/N] arrossì lievemente e distolse lo sguardo.
C'era della contraddizione in Toge Inumaki: aveva lo sguardo di un cucciolo bastonato e poi il corpo di un predatore letale.
Restava sempre in silenzio, perché vincolato da qualcosa che [T/N] non riusciva ad afferrare, e poi quando parlava la sua voce non rispecchiava il suo aspetto.
Quando Inumaki parlava di tonno, salmone ed altri ingredienti aveva un tono di voce abbastanza squillante, come se si sforzasse per parlare a quelle frequenze.
Quando invece si ritrovava a parlare normalmente, la sua voce era un'avvolgente carezza; era un po' roca, bassa e terribilmente maschile.
Era come se Inumaki costruisse un'immagine di sé che alla fine non rispecchiava il suo vero Io.
Ed alla fine, anche [T/N], si sentiva rinchiusa in un'immagine mediocre di sé stessa che si era costruita da sola, per non sprofondare nella tristezza di quel ch'era stata la sua vita fino a quei giorni.
Si sentiva di capirlo un po', quel ragazzo che parlava con gli occhi ma taceva con le parole.
Per questo gli aveva portato un lecca-lecca, per questo aveva sentito il bisogno di vederlo non appena si fu svegliata dentro una stanza che non era la sua.
La ragazza con i capelli verdi, che le sembrava chiamarsi Maki Zen'In, le aveva detto che da quella sera in poi sarebbero state compagne di stanza.
<< Puoi leggere, ascoltare musica nelle cuffiette o quel che vuoi, basta che non accendi la luce e mi svegli nel cuore della notte. Cerca di parlare piano e se vai in bagno, non fare troppo rumore.>> le aveva detto, tagliando corto e lasciandola con un milione di domande.
[T/N] s'era svegliata di soprassalto, imperlata di sudore con una soffocante sensazione dentro il suo cuore.
Avrebbe voluto ricordare più dettagli del suo sogno, che l'aveva costretta a svegliarsi, ma il ritrovarsi in una stanza diversa dalla sua, gliene aveva fatti dimenticare un paio.
Così, subito dopo che Maki si fosse infilata nel bagno per farsi una doccia, lei era lentamente sgattaiolata in cucina, aveva consumato una cena rapida assieme a Panda che poi le aveva dato l'idea di potare quei dolciumi ad Inumaki.
In verità [T/N] sentiva il bisogno di parlare con qualcuno, perché avvertiva qualche tassello dentro di lei non propriamente al suo posto e, sebbene non si fidasse di nessuno dentro la Scuola, sentiva che c'era qualcuno che avrebbe quanto meno potuto ascoltarla.
A lei non interessavano i consigli degli altri, non interessavano le opinioni di chi si sentiva superiore a lei.
[T/N] era cresciuta da sola, senza mai poter far affidamento su nessuno fuorché se stessa e così aveva imparato a confidarsi con il suo fratellino di due anni più piccolo di lei.
Benché fosse solo un bambino, che la guardava con gli occhi della curiosità e dell'innocenza, [T/N] sapeva che non avrebbe potuto mai dirle cosa fare.
Non avrebbe potuto articolare nessuna frase, non avrebbe potuto giudicarla così come confortarla.
E alla ragazza, quel silenzioso ascoltare di quel bambino, era tutto ciò di cui lei necessitasse per sentirsi in qualche modo meglio, per sentire il vuoto dentro di lei riempirsi, seppur per poco.
Da quando suo fratello era morto, lei aveva continuato a parlargli fingendo che lui fosse ancora lì, per ascoltarla e guardarla con quei suoi occhioni blu.
Fingeva di sentirlo ridacchiare o sospirare ancora, nonostante sapeva bene che quel bambino era morto parecchi anni addietro.
Così, quando lo sognò dopo tantissimo tempo per due volte di seguito, [T/N] sentì l'esigenza di parlarne.
Ma questa volta, la persona che le venne in mente non era qualcuno che non riusciva ad articolare bene le parole perché troppo piccolo, al contrario era qualcuno che buttava ingredienti degli Onigiri alla rinfusa.
Era qualcuno che le aveva ricordato suo fratello, in quel suo modo di ascoltare e di parlare con il solo sguardo.
Era qualcuno che adesso teneva la testa indietro contro la corteccia di quell'albero, che aveva i capelli chiari e sottili, leggermente sudati sulla fronte, che strappava come fosse un bambino i fili d'erba.
Era qualcuno al quale si sentiva connessa, nonostante lei odiasse gli sciamani.
<< Inumaki-Senpai...>> disse [T/N] timidamente, dopo un po' di meditato silenzio.
[T/N] poté indovinare che il ragazzo si fosse imbarazzato, solo dal colorito acceso delle punte delle sue orecchie, ma decise comunque di ignorare.
<< Posso raccontarti un segreto?>>
Il ragazzo deglutì visibilmente e fissò i suoi occhi viola su [T/N], la quale stava raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo, per parlargli dei suoi sogni e, di conseguenza, farlo parte di quel pezzo di lei che ancora le faceva male in petto.
Si chiese come avrebbe fatto a parlare di suo fratello Eiji, senza scoppiare a piangere.
Prese un respiro, prima di iniziare a parlare.
<< Ho fatto un sogno...>>
*
<<[T/N]...>>
La ragazza si sentì chiamare, mentre stava distrattamente a sonnecchiare nel Giardino, con i piedi a mollo nella vasca.
Dapprima non ci fece caso, lasciando che i raggi caldi del sole le accarezzassero il viso, mettendo anche in risalto quel leggero velo di lentiggini sulla sua carnagione lattescente.
Teneva gli occhi socchiusi, permettendo alla luce di filtrare attraverso le sue palpebre chiuse, che le facevano vedere tutto di un vermiglio e scintillante rosso.
I piedi in acqua si muovevano da soli, producendo cerchi concentrici sulla superficie cristallina, che risultava stranamente rinfrescante nonostante facesse abbastanza caldo.
Ma [T/N] aveva trovato un piacevole equilibrio, in quella posizione, che anche solo aprire gli occhi adesso le richiedeva uno sforzo immane.
<<[T/N]...>>
Sentì nuovamente il suo nome perdersi nel cicaleccio del giardino, che risplendeva e si contraeva come un polmone, sotto la carezza delicata di quella giornata estiva.
Mugugnò qualcosa, nella speranza che chiunque la stesse infastidendo in quel momento di puro relax, decidesse di lasciarla in pace.
Ma la voce non ne voleva sapere di tacere, per tanto si trovò costretta ad aprire un occhio con difficoltà, e successivamente anche l'altro.
Si stiracchiò sul posto, facendo scrocchiare le ossa del collo e della schiena, sbadigliò un paio di volte e finalmente si poté dire del tutto sveglia; non che stesse realmente dormendo, ma quello stato di trance che oscillava nel dormiveglia era così piacevole, che le parve un peccato scioglierlo.
"Spero che sia qualcosa d'importante per lo meno, per disturbarmi con tutta quest'insistenza."
Pensò, iniziando a guardarsi intorno.
Sentiva qualcuno chiamarla, di una voce sussurrata ma che le risultava abbastanza vicina alle orecchie, solo che non ne riusciva a scorgerne la fonte.
Si volse così, in ogni direzione, alla ricerca della persona che la stesse chiamando, alzandosi ad un certo punto, per rincorrere quella che secondo le fosse la direzione della voce.
L'erba riscaldata dal sole, si appiattiva al passaggio dei suoi piedi umidi, man mano che avanzava timidamente all'interno del Giardino.
<< [T/N]...>>
La voce chiamava, da un punto imprecisato intorno a lei, che sembrava sempre vicinissimo e troppo lontano al contempo.
<< Chi è?>> chiese timidamente [T/N], continuando a camminare.
Nel Giardino regnava il silenzio degli uomini, lasciando spazio solamente agli insetti ed a tutti quegli altri animali che facevano sentire la loro voce all'interno di quel luogo magico.
Il frusciare ovattato dei piedi scalzi di [T/N], risuonava tutt'intorno e s'andava a fondere perfettamente con tutto il resto dei rumori naturali.
Ma se non c'era traccia di anima viva, chi è che la stava chiamando con tutta quest'insistenza?
<< Chi c'è?!>> si ritrovò a chiamare ancora una volta, iniziando ad agitarsi.
Un fruscio da dietro di lei, la fece voltare con il cuore in gola e i sensi in allerta, pronta a farla fuggire al minimo accenno di pericolo.
Si ritrovò nuovamente al punto di partenza, nei pressi della Fontana, quando qualcosa riprese a muoversi alle sue spalle.
La vegetazione continuò a muoversi, finché non ne emerse il viso paffutello e curioso di Eiji.
La parte destra era piena di cicatrici, carbonizzata proprio come nel sogno procedente, ma nello scintillio dei suoi occhi blu [T/N], riprese a piangere.
Non seppe dire però, se fosse per lo spavento di vedere nuovamente suo fratello o se per il sollievo.
<< Eiji...>> sussurrò [T/N].
Il bambino si fece largo fino alla Fontana, e vi si poggiò con i gomiti sul bordo, osservando il riflesso del proprio volto sfigurato, dipingersi nell'acqua tremolante.
[T/N] provò ad allungare una mano per accarezzare i suoi capelli [C/C], esattamente del suo stesso colore, ma qualcosa dentro di lei la fece fermare a metà.
<< [T/N], ti stavo chiamando.>> disse il bambino, con un accenno di broncio.
[T/N] trasalì, la sua voce suonava esattamente come quella dei suoi ricordi.
Eiji parlava marcando alcune consonanti, mangiandosene altre e con quel tono sempre a metà tra il divertito e l'impaurito.
Ma l'Eiji che [T/N] ricordava, non poteva parlare così bene come invece faceva quello davanti a lei, del resto era morto quando aveva solo cinque anni.
Era troppo piccolo per saper parlare così bene.
Era troppo piccolo.
[T/N] non rispose, non subito per lo meno.
Continuò a restare con la mano scossa da tremori a mezz'aria, il cuore in gola e le guance umide di un pianto disperato.
<< [T/N], ti faccio paura?>> chiese Eiji.
<< Piccolo... non potresti mai...>> rispose, a fatica tra i singhiozzi, la ragazza.
Lui accennò ad un sorrisino.
<< [T/N]... non saresti dovuta venire qui...>>
<< Io non... non avevo scelta...>> disse la ragazza, osservando il riflesso di suo fratello attraverso lo specchio d'acqua.
<< Non saresti dovuta venire. Non ne uscirai mai più.>> disse il bambino, facendo un'espressione dispiaciuta.
[T/N] si pietrificò, sentendo il suo respiro morirle in gola.
Che cosa voleva dire?
Che sarebbe morta dentro quella Scuola?
Che gli sciamani l'avrebbero uccisa?
Aveva un milione di domande, pungerle la punta della lingua, ma la paura era così stringente in lei, che alla fine non riuscì a porne neanche una ad Eiji.
<< Qui dentro sono nascosti diversi mostri...>> sussurrò il bambino.
<< Io...>> ancora una volta la voce di [T/N] le morì in gola.
<< Non saresti dovuta venire... ma forse non è troppo tardi.>> concluse, allontanandosi poi.
<< Eiji... EIJI ASPETTA... CHE VUOL DIRE? TI PREGO NON LASCIARMI!>> aveva urlato [T/N] con quanto fiato avesse in corpo, ma alla fine tutto quello che ottenne fu di svegliarsi con la fronte imperlata di sudore, dentro la stanza di Maki Zen'In.
*
<< Se ti stai chiedendo chi sia Eiji... lui era... lui...>> [T/N], si strinse il tessuto della salopette di jeans tra le mani.
Era la prima volta che parlava di Eiji a qualcuno.
Era la prima volta che parlava di Eiji e non con Eiji.
Le emozioni sembrarono sopraffarla e lei non voleva davvero iniziare a piangere davanti ad Inumaki.
Si sentiva esposta, mentre lo faceva entrare in quella parte segreta e dolorosa della sua vita, e nonostante sapeva che lui non avrebbe fatto alcun rumore, [T/N] si sentiva vulnerabile al caos più totale.
Mentalmente si diceva che potesse farcela, che avrebbe potuto parlare ad Inumaki di Eiji e che, in qualche modo, il silenzio del ragazzo l'avrebbe confortata.
Lui le posò una mano sulla sua, che stava torturando il tessuto spesso dei pantaloncini di jeans.
Fu un movimento delicato, uno sfiorarsi appena, che fece viaggiare una scarica elettrica dentro [T/N] per tutto il suo corpo.
Inumaki era reale.
Questa era la convinzione che stava viaggiando nelle terminazioni nervose di [T/N].
Lui era reale, era lì, la stava ascoltando e seppur il suo respiro si sentisse appena, in quella notte dove le cicale cantavano più forte di tutte le altre sere, lui era fatto di carne e rimpianti esattamente come lei.
Lui non la stava giudicando, non la stava guardando con gli occhi di un uomo che vuole avere il controllo della sua vita.
Lui la stava ascoltando, con gli occhi e con il cuore, proprio perché non poteva riempirsi la bocca di inutili parole.
Lui era lì, come se fosse un bambino troppo piccolo per capire le preoccupazioni di [T/N].
Era lì e nonostante avesse gli occhi dall'intenso colore viola, a [T/N] sembrarono gli stessi occhi amorevoli di suo fratello.
E non erano dentro la sua testa questa volta, ma proprio di fianco a lei.
Per questo, invece che ritrarsi a quel gesto improvviso, lei strinse la sua mano.
L'accolse, facendone combaciare i palmi ed intrecciando le loro dita assieme.
La mano di Inumaki era più grande della sua, aveva i calli pressoché dovunque ed aveva delle dita lunghe ed affusolate.
[T/N] non aveva mai stretto la mano di nessuno, o meglio, nessuno gli aveva offerto una mano da stringere quando si sentiva sopraffare da qualcosa di più grande di lei.
Sollevò lo sguardo sul ragazzo seduto di fianco a lei, senza provare vergogna per le lacrime che le rigavano le guance.
<< Eiji era il mio fratellino.>> sussurrò.
Inumaki sorrise, come se volesse dirle ch'era stata brava e coraggiosa, nel riuscire a dirlo.
[T/N] sorrise di conseguenza, continuando a stringere la mano del ragazzo.
Quella notte, dove le cicale stridevano più forte di tutte le altre volte, qualcosa dentro il cuore di [T/N] e Toge Inumaki, fece molto più rumore.
Angolo Autore:
STELLINE ✨
Non ci credeva nessuno ed invece eccomi!
Eccomi in nuovo capitolo, che s'è fatto attendere molto... TROPPO forse.
T____T
Chiedo umilmente scusa a chi stava aspettando questa nuova parte!
Ho deciso di dare precedenza alla fine di BONDS, la mia KuroKen.
E quindi adesso che è terminata, ho quel pelino di tempo in più per dedicarmi a questa storia!
Vorrei ringraziarvi tutt* per le 6k di letture, nonostante non aggiornassi da Settembre ❤️
Grazie davvero... io non vi merito T___T
Siamo al capitolo 10 ed io avevo detto che con il 10 si sarebbe conclusa... ed invece la mia logorroicità ha avuto il sopravvento... per tanto non so quanti capitoli in totale saranno.
Ma di certo siamo ancora all'inizio!
Spero questa nuova parte vi sia piaciuta e spero che l'attesa sia valsa la pena!
Da adesso in poi ci sarà molta più regolarità!
PROMESSO ❤️
Vi mando un bacino.
❤️
Lavienne
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