~Five.~

2021

Toge Inumaki x Reader ( F )

[T/N] = Tuo Nome.
[T/C] = Tuo Cognome.
[C/C] = Colore Capelli.
Colore occhi: Nero.
Sesso: Femminile.

Anime: Jujustu Kaisen.
Personaggio: Toge Inumaki.
Parole: 3677.


*
*
*



"Stupido."

Era ciò che si ripeteva Toge Inumaki nella sua testa, mentre a passi decisi e rapidi, si dirigeva verso la sua stanza con i pugni ancora serrati.
Come aveva potuto utilizzare la sua tecnica così a cuor leggero?
Come aveva potuto, davanti a quegli abissali occhi neri, cedere fino a tal punto?

Che cosa gli era passato per la testa? O meglio, perché avesse deciso di scollegare il cervello in quel preciso istante?

"Stupido.
Stupido.
Stupido."

Lui, che era sempre stato così attento nel dosare le sue parole.
Lui che aveva sempre preferito il silenzio a qualsiasi altra emozione, che si era sempre sentito al sicuro nel suo modo d'essere.
Proprio lui, che mai aveva sentito il bisogno di comunicare diversamente da come fosse abituato, adesso aveva ceduto.
Per un nonnulla poi, un qualcosa di assolutamente banale ed irrilevante, come una ragazza in lacrime davanti ai suoi occhi.

Quanta gente aveva visto, così disperata?
Quante persone non aveva potuto aiutare?
Quante volte si era trovato difronte all'ardua scelta tra ciò che fosse giusto e ciò che fosse facile?

Innumerevoli volte, sin da quando era solo un bambino.

Quanto poteva essere stato irresponsabile ora, ad aver usato la sua Tecnica Maledetta, su una ragazza che neanche era uno sciamano?

"Stupido.
Cosa speravi di ottenere?
Cosa speravi succedesse?!"

La verità era: qualcosa.

Qualsiasi cosa, gli sarebbe andata bene.
Qualcosa alla quale avesse potuto appigliarsi per non sentirsi così deluso ed arrabbiato da se stesso.

Ed invece aveva finito per complicare le cose, lasciando [T/N] confusa.

Lo sapeva, Toge Inumaki, che [T/N] nutriva un odio per gli sciamani e per tutte quelle cose per lei inspiegabili.
Lo sapeva bene, eppure aveva finito per far ciò che non avrebbe voluto, nonché dovuto.

Mai usare la propria Tecnica su un essere umano indifeso, un semplice civile; mai sciogliere il vincolo del silenzio, per attingere alla propria energia malefica senza un motivo valido.

Era stato addestrato, era stato cresciuto con queste convinzioni e le rispettava.

"Stupido...
Sei solo uno stupido."

L'animo di Toge Inumaki era in tumulto, tanto quanto la sua testa.
Si sentiva tremendamente confuso, agitato, che tutto il suo corpo sembrava avere smesso di obbedirgli.

Le emozioni, che tutti quanti gli altri attorno a lui provavano e manifestavano, non lo avevano mai turbato.
Al contrario, ne era sempre stato incuriosito questo è certo, ma aveva imparato prestissimo a starne alla larga.

Gli piaceva catalogarle, quelle sfumature, per conservarle dentro la sua memoria, così da pensare ogni tanto:

"Ah, allora è così, che si fa."

Ma mai, aveva avvertito l'imbellente stimolo, di sciogliere il suo silenzio.

Un altro dei vantaggi dell'essere Inumaki Toge, era riuscire a tenere a bada gli istinti.

Il vantaggio di essere silenziosi, era che niente dentro di lui lo avrebbe scosso a tal punto,da rompere il suo sigillo.
La sua bocca restava serrata, lo aveva imparato.

Non si scomponeva davanti ad una madre in lacrime, per aver perso il proprio figlio; oppure ancora, davanti ai salti di gioia di qualcuno a lui caro.
Non aveva reazioni esagerate in nessuna situazione.

Non sentiva il bisogno di urlare dalla rabbia, dalla gioia, dal terrore.
Non sentiva neanche l'importanza di chiedere, domandare, conoscere.

A lui bastava uno sguardo per comprendere, quello che le parole avrebbero potuto, come molto spesso accade, mentire.

Ma allora perché, in questi pochi giorni, tutto quello che aveva sempre creduto e praticato, era decisamente andato a finire nel cesso?

Perché si era ritrovato ad essere schiavo, del suo silenzio, e non più l'assoluto padrone?

Perché tutto quello che un tempo aveva ritenuto essere, un vantaggio, ora si tramutava nella zavorra più pesante da trascinarsi dietro?

Non lo aveva sempre amato, il suo essere calmo e quieto?
Non gli era sempre e solo bastato un solo sguardo?
Che cosa era cambiato, così all'improvviso, da mettergli così tanta agitazione?
Che cosa era scattato nella sua testa, da farlo sentire così inquieto, da fargli ricredere che i suoi 17 anni passati a convincersi che il suo modo di essere, fosse l'unico possibile, fossero in realtà stati sprecati?

Dentro di se, Toge Inumaki, cercava di reprimere la risposta che stava venendogli a galla, cercava con tutto se stesso di non cedere a pensieri di quel tipo, poiché lui non era fatto per le emozioni rumorose.

Le conosceva quelle vibrazioni, perché le aveva osservate molte volte, però in quel momento, nella testa di Toge Inumaki, si formulò un pensiero nuovo ed estraneo:

"Non è così che si fa. Vederlo non è viverlo."

E si contorceva qualcosa, dentro il suo stomaco, quando, dopo essersi buttato a peso morto sul letto, nascondendo la testa sotto al cuscino, cercava di pensare a tutt'altro.

"Finirai per combinare un guaio.
Finirai per pentirtene.
Finirai per far del male a qualcuno."

Toge Inumaki, ancora arrabbiato con se stesso, per essersi spinto così in là con una ragazza che a malapena conosceva, strinse gli occhi non lasciando filtrare neanche una singola particella di luce.

Così era sempre stato.

Silenzio.

Buio.

Ma adesso, più serrava le palpebre e più desiderava aprirle.
Più cercava di rintanarsi nella sua bolla, più non vedeva l'ora di scoppiarla.

La luce, nonostante stesse dispersamente cercando di tenerla fuori, continuava a filtrare attraverso le sue palpebre, facendogli ricordare il guizzo di tristezza che gli aveva scombussolato dentro, che aveva scorto negli occhi di [T/N].

Scosse la testa, calciando i piedi contro l'aria.

Non doveva più pensarci, non doveva neanche più averci a che fare con quella ragazza, poiché presto o tardi temeva che le sue paure e timori, si sarebbero realizzati davanti ai suoi occhi.

Era già successo in passato, di ferire qualcuno, e quella ferita ancora non si era del tutto rimarginata dentro l'animo di Toge Inumaki.

Seppur il sentimento che lo spinse a rompere il suo silenzio, quella volta di un anno fa, fosse del tutto diverso da quello che aveva dentro oggi, la delusione negli occhi di Yuta Okkotsu era ancora un ricordo del tutto ardente.

Toge Inumaki non avrebbe mai potuto dimenticare, l'unica persona per cui sentì la necessità di voler stringere amicizia, così come non avrebbe mai potuto dimenticare il giorno in cui lo costrinse ad allontanarsi.

Ma Yuta Okkotsu, seppur ferito, deluso e tradito, da Toge Inumaki, era una persona del tutto diversa da [T/N], ed anche il solo accomunarli sarebbe stato strano.

<<Ohi... non vieni?>>

La voce di Panda, da dentro la sua stanza, lo riportò alla realtà.
Quando era entrato?
E sopratutto, dove aveva intenzione di andare?

Toge Inumaki sollevò il capo, osservandolo interrogativo, senza dire una parola.

<<Hai dimenticato di nuovo?>> ridacchiò il Panda, avvicinandosi al letto.

<<Tonno?>> chiese il ragazzo, mettendosi a sedere.

<< Le ragazze volevano allenarsi all'aperto. Lo hanno detto stamattina a colazione, non ricordi?>>

Il Panda si sedette sul letto, sbadigliando distrattamente, effettivamente neanche lui aveva tantissima voglia di continuare quella discussione.

Toge Inumaki rimase in silenzio, osservando il pelo folto della pelliccia di Panda, mentre questo si stiracchiava sul letto.

<<Salmone.>> disse infine, senza nessuna voglia.

Fece per alzarsi, alla fine tenersi impegnando mentalmente così come fisicamente, non avrebbe che potuto aiutarlo a smaltire la tensione che sentiva accumularsi sullo stomaco.

<< Sei un po' strano oggi, che ti prende? Non ti senti bene?>>

Toge Inumaki si bloccò sul posto.

Panda era davvero l'unico in grado di leggerlo come un libro aperto, ed anche questa volta non c'era stato bisogno di dir nulla, per far si che avvenisse.

Per tutta risposta, il ragazzo scosse la testa.
Voleva parlarne con Panda ma al contempo si sentiva tremendamente stupido.

<< Oh beh, è difficile capire, se non parli.>> lo incoraggiò Panda, distendendo i muscoli del muso in quello che avrebbe dovuto essere un mezzo sorriso.

Toge Inumaki lo guardò con un espressione piatta: del resto lui non parlava mai, che cosa c'era di diverso ora?

<<Takana.>> sospirò infine.

Panda rizzò le orecchie, mettendosi a sedere più compostamente.

<<Cosa ti preoccupa?>>

Toge Inumaki roteò gli occhi al cielo. La risposta era davvero molto semplice ed era certo che Panda già avesse afferrato il suo pensiero, ma che volesse semplicemente fargli trovare un modo per dirlo.

Così Toge Inumaki mimò un gesto che stava a significare "capelli lunghi" mentre diceva:

<<Salmone.>>

<<Oh [T/N]. Che creatura particolare, non trovi?>> chiese Panda, alzandosi.

Toge Inumaki annuì, anche se avrebbe voluto davvero far immergere Panda sotto la cascata di pensieri che gli scorreva in testa, riguardanti [T/N], per fargli capire un po' della confusione che provava.

<<Deliziosa, ed anche molto timida. Credo che Kugisaki ce l'abbia con lei, non so se hai notato gli sguardi di Fushiguro di questa mattina. Dal morir dal ridere.>>
Rispose Panda, perdendosi poi in una sincera risata.

Ma per Toge Inumaki, quella vicenda che normalmente avrebbe trovato divertente anche lui, non riusciva davvero a risuonare diversamente al preoccupante.

Se Megumi Fuahiguro aveva messo gli occhi su [T/N], in modo così evidente da suscitare le gelosie di Nobara Kugusaki, allora uno come lui, avrebbe fatto meglio a continuare a guardare in disparte.

Sospirò, senza rispondere oltre, trascinandosi di peso verso la porta della sua stanza.

<<Non mi dire che...>> provò a dire Panda, ma venne subito fulminato dallo sguardo truce di Toge Inumaki, che aveva incrociato le braccia al petto, e mentre scuoteva il capo con forza, aveva urlato:

<<OKAKA.>>

"No, assolutamente NO.
Non dire una sola parola Panda, non voglio neanche sentirlo."

Panda rise nuovamente, e dopo aver spinto fuori dalla sua camera il ragazzo, afferrandolo per il colletto, tornò a parlargli:

<<Credo che saranno delle settimane molto movimentate.>>

*

[T/N] si era appisolata, sul solito futon, sotto il porticato, e si era risvegliata da poco.

Si sentiva abbastanza intontita ed a giudicare dal fatto che tutto fosse illuminato solo dal chiaro di luna, nonché dal rumore grottesco che faceva il suo stomaco, doveva essere già l'ora di cena.

Sbadigliò, mentre si rialzava per stiracchiarsi e sistemarsi i capelli [C/C] arruffati.
Nonostante gli avvenimenti di quella giornata, si sentiva stranamente tranquilla e calma, come se avesse assunto un qualche tipo di droga per tenerla buona.

Non che le dispiacesse, quella sensazione di pace interiore, però dentro di lei sapeva non le appartenesse più di tanto.
Non era proprio da lei, scrollarsi le sensazioni spiacevoli così rapidamente di dosso, nonostante ormai nella sua vita, ci avesse fatto il callo.

Un pensiero le prese forma nella mente, facendola perdere con lo sguardo in un punto indefinito.

Il ricordo della parte inferiore del viso di Toge Inumaki, dei suoi tatuaggi, del suono piacevole e rassicurante della sua voce, le fecero avvampare il viso.
Sbarrò gli occhi, colpendosi con entrambe le mani sulle guance:
Ma che cosa andava a pensare?
Aveva un buco nello stomaco, aveva a tutti gli effetti dormito all'aperto, aveva il mal di testa, e tutto ciò che le veniva in mente era Toge Inumaki?

C'era qualcosa di sbagliato nella sua logica, così come c'era qualcosa di profondamente sbagliato nell'ombra che le si stava avvicinando, nell'oscurità.
Sentì un rumore, ad un certo punto, come un frusciare d'erba che le fece correre un brivido lungo la schiena.

[T/N] strabuzzò gli occhi, cercando di mettere a fuoco quel movimento che le sembrasse di aver scorto, in un punto imprecisato del giardino interno.

Che fosse stata solo la sua immaginazione?

In un luogo del genere, come l'Accademia delle Arti Occulte di Tokyo, non avrebbe dovuto sorprendersi di ombre nell'oscurità, alla fine già il nome della scuola era una garanzia.

Si schiarì la voce nella speranza che chiunque si stesse avvicinando, avvertisse la sua presenza, decidendo di lasciarla in pace.

Non aveva mai incontrato nessuno in quel luogo, nessuno tranne un certo possessore di occhi violacei, ed ora come ora non aveva davvero nessuna voglia di vederlo.

Uno scintillio rossastro catturò la sua attenzione: era come il riflesso di un rubino, che luccicava sotto i tenui raggi della luna.

<<Buonasera.>>

Dall'ombra comparve improvvisamente la silouhette di Panda, l'unico panda in grado di parlare che [T/N] avesse mai visto in vita sua.

In una situazione normale sarebbe scappata a gambe levate, invece si sorprese nel non reagire negativamente, anzi finì anche per rivolgere un sorriso a quell'enorme animale, che non aveva neanche sentito avvicinarsi.

<<B-Buonasera.>> disse [T/N].

Le sue narici captarono immediatamente il profumo di un panino con la cotoletta.
L'inconfondibile odore di fritto, le fece risvegliare la fame ancora di più, lasciando che l'acquolina le venisse in bocca.
Il panda, portava un cestino con se, che probabilmente sarebbe stata la sua cena, anche se [T/N] sperava con tutta se stessa, ci fosse qualcosa da mangiare anche per lei.

Il rumore del suo stomaco in preda ai languori, squarciò quel breve silenzio, facendo ridacchiare l'animale.

<<Sei affamata?>> le chiese, sedendosi sul bordo del porticato.

<<No... io...>> ma non fece in tempo a finire, che un altro gorgogliare rumoroso ebbe la meglio.

[T/N] si portò le mani sullo stomaco, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo.

<<Tranquilla, mi è stato detto che ti avrei trovata qui, e mi è stato anche consegnato un pasto per te.>> risposte tranquillo il panda, aprendo quel suo cestino.

L'odore del fritto a quel punto era ancora più forte, che [T/N] dovette violentarsi mentalmente per non fiondarsi a divorare anche il cestino stesso.

<<Grazie... ma non c'era bisogno... io....>>

Il panda sollevò una zampa, spingendo verso di lei il cestino, invitandola nel contempo a sedersi di fianco a lui.

<<Mangia pure.>>

[T/N] senza più fare complimenti, e senza neanche più di tanto timore di quell'immenso animale parlante, prese posto lì di fianco, fiondandosi subito su quel panino con cotoletta ed uovo che aveva odorato.

<<È buonissimo.>> disse, tra un boccone e l'altro.

Il panda non rispose, bensì sospirò, sollevando un po' la testa.

Tra di loro ci fu una pausa, mentre [T/N] cercava di mangiare senza fare versi equivoci di ingozzamento.

Chiunque avesse preparato quel panino, doveva avere talento poiché aveva un sapore davvero delizioso.

<<Non sapevo dell'esistenza di questo posto, eppure sono qui da molto prima di tutti gli altri.>> disse ad un certo punto l'animale.

[T/N] lo guardò, senza interromperlo, sicura che sarebbe venuto dell'altro.
Ed in infatti il panda riprese a parlare:

<<Chi sei tu, signorina?>>

[T/N] si pulì la bocca con il dorso della mano, smettendo di masticare.

<< Io ve l'ho detto oggi... sono [T/N] [T/C].>> rispose quasi in un sussurro.

Il panda rise.

<<No, dicevo, chi sei veramente...>>

[T/N] inclinò la testa di lato, non capendo la domanda dell'animale.
Lei era solo quello: una ragazza mediocre con una vita mediocre, che era stata prelevata da un uomo che non conosceva, da un luogo che faticava a chiamare casa.
Era una persona infelice per nascita, senza alcun particolare talento e che non spiccava tra la folla.

[T/N] era solo [T/N].

Nulla di più, nulla di meno.

<<Io sono solo [T/N].>> rispose infine, dopo averci riflettuto un momento.

Il panda annuì.

<<Bene, solo [T/N] sia allora. Non so per quanto tempo ti fermerai qui, a dire il vero non so neanche come tu ci sia arrivata. Però qualora ti servisse qualcosa, al contrario di tutte le apparenze, puoi venire anche da me. Ma io, ti raccomanderei ad un'altra persona.>> disse dopo un po', alzandosi ed incamminandosi verso l'uscita.

<< Io... io non capisco... che vuol dire?>> chiese la
ragazza, alzandosi.

Così com'era arrivato, il panda andò via, senza fare più rumore del necessario e senza aggiungere una parola in più.

<<Grazie per la cena...>> disse tra se e se, ben consapevole del fatto che il panda non potesse più sentirla.
Alla fine, il loro scambio era stato molto breve, e lei, presa com'era dalla fame, non lo aveva neanche ringraziato.

Nel mentre che estraeva un onigiri confezionato a regola d'arte dal cestino, i suoi occhi si soffermarono sulla fontana, che regnava al centro di quel giardino.

L'aveva vista un paio di volte, ma quella notte, sembrava risplendere.

Il manto stellato di quella notte, si rifletteva sullo specchio d'acqua ed i raggi della luna, delicatamente illuminavano le acque scure della fontana, lasciandole risplendere come tanti piccoli diamanti.

Come incantata da quel prezioso manufatto, [T/N] s'incamminò verso il centro del giardino, per ammirare più da vicino i fregi e gli intarsi di quella fontana.

Arrivata al bordo della vasca più grande, si rese conto di quanto fosse bella la statua che dominava la struttura: quella donna dai lunghissimi fluenti capelli, che accarezzava con dolcezza il viso sofferente e sfigurato di un uomo.

Senza neanche essersene resa conto, [T/N] a piedi scalzi come era solita stare, si immerse, sedendosi sul bordo della vasca con attenzione.

L'acqua fresca la fece rabbrividire per un momento, ma dopodiché sembrò accarezzarla con la stessa dolcezza con cui la donna, illuminata dalla Luna, rassicurava il suo amante, completamente avvolto nell'ombra.

<< Deve essere così... l'amore...>>sussurrò la ragazza, sentendo un gruppo di nostalgia improvvisa, stringerle il cuore.

Un fruscio di vento tiepido le fece scompigliare di capelli.

[T/N] lentamente si portò una mano all'orecchio, per sistemarsi, quando si accorse di non essere sola.
Qualcun altro era seduto a bordo della vasca, nel lato in ombra, dietro la figura dell'uomo.

I suoi piedi erano immersi nell'acqua, il suo viso era triste e combattuto proprio come quello della statua maschile, i suoi occhi che di solito scintillavano, sembravano più spenti e scuri.

Come aveva fatto a non notarlo?

[T/N] si sentì nuovamente avvampare il viso, nonché un nodo alla gola stringersi alla velocità della luce, mentre realizzava che la persona seduta nella penombra non era altri che Toge Inumaki.


*

Eccola qui.
[T/N] si era appena accorta della sua presenza, nonostante avesse cercato di essere il più cauto possibile.
L'aveva vista parlare con Panda.
Ancora prima, l'aveva vista svegliarsi nel suo Futon, e l'aveva vista stiracchiarsi e sistemarsi i capelli.
Aveva visto come si era colpita il viso all'improvviso, ed aveva visto come sembrasse spaventata quando Panda l'avesse raggiunta.
L'aveva vista mangiare ed aveva ascoltato la sua breve conversazione con lui.

Lei era solo [T/N], le aveva sentito dire e Toge Inumaki, non avrebbe potuto pensare a qualcosa di diverso.

Lei era lei, nessun altro.

Si era fatto coraggio, ed aveva notato che Megumi Fushiguro in cucina, le avesse conservato nuovamente la cena. Così aveva chiesto a Panda di portargliela, poiché lui sarebbe stato sicuro di trovarla in quel posto.
Ci volle ben poco per convincere Panda, anche se l'idea che lei mangiasse nuovamente qualcosa preparato da Megumi Fushiguro, un po' lo infastidiva.

Ma che poteva farci?

Fushiguro era al primo posto della classifica delle ragazze dell'Accademia, e quindi forse spettava proprio a lui prepararle la cena.

Ciò non toglieva però, che Toge Inumaki avrebbe potuto portargliela, nascondendosi dietro Panda.

Sospirò a lungo, Toge Inumaki, nel mentre che la vedeva parlare.

Le cose dentro la sua testa erano più complicate del previsto, e non riusciva proprio a trattenersi.
Si era detto, durante tutto l'allenamento, che non l'avrebbe più incontrata e che non avrebbe più messo piede nel giardino.

Qualche ora dopo invece, quella che gli era sembrata una volontà di ferro, si tramutò nell'avere i piedi immersi nell'acqua della fontana a spiare da lontano la ragazza, mentre Panda le portava la cena come lui gli aveva supplicato di fare.

Scosse la testa più volte, cercando di concentrarsi su altro, ma neanche le botte incassate oggi, durante i loro allenamenti pomeridiani, riuscivano a distogliere la sua attenzione.

Poi l'aveva vista alzarsi, e sinuosa e delicata come [T/N] era, l'aveva vista avvicinarsi a lui.
Trattenne il fiato Toge Inumaki, convinto che lei lo avesse visto e che volesse rimproverarlo per oggi pomeriggio; ma poi si rese conto che era stata rapita dalla bellezza eterea della fontana, in quel chiaro luna.

Aveva sorriso, Toge Inumaki, neanche lui però sapeva bene per quale motivo.

Quando la vide trattenere il fiato, per qualche secondo, e guardare nella sua direzione, anche il ragazzo si sentì nervoso per un momento, consapevole che questa volta lei si era accorta della sua presenza.

<<Ehi...>> la voce timida di lei, dall'altro lato della vasca l'aveva salutato.

Toge Inumaki ringraziò mentalmente di essere nell'ombra e di essere abbottonato come suo solito, altrimenti lei lo avrebbe visto prendere fuoco.

Il suo imbarazzo svanì subito, non appena dentro di se prese largo la consapevolezza che non avrebbe potuto risponderle.

<<Inumaki... Toge, giusto? Io... scusami se ti ho chiamato Salmone tutto il tempo.>>

Ecco un altro di quei momenti in cui avrebbe voluto urlare con tutta la voce che avesse in corpo.
Ecco un altro di quei momenti in cui la sua condizione sembrava davvero una prigionia.

Cosa c'era di vantaggioso nell'essere Toge Inumaki, se non poteva neanche gioire ad alta voce, nel sentire il suo nome pronunciato da [T/N]?

Qual era il vantaggio del suo silenzio, in quella situazione?

<<Salmone.>> rispose, mordendosi il labbro, non potendo dire altro.

Lei fece una pausa.

Doveva trovarlo davvero noioso, doveva davvero trovarlo un caso limite da sopportare.

Ma anche lui, come lei, non era altro che questo.

<<Oggi pomeriggio, io non so... neanche me lo ricordo bene... ma credo proprio di averti sentito parlare...>> disse lei, con calma.

La calma nella voce di [T/N] non era che agitazione pura in ogni fibra dell'essere di Toge Inumaki.

Adesso, come avrebbe fatto a spiegarglielo?

E soprattutto, avrebbe capito il perché lui lo avesse fatto?
Avrebbe continuato a parlargli o lo avrebbe allontano?

Un fremito gli fece unire le mani sul suo grembo, nella speranza di tenerle ferme.

Il seme di una brutta sensazione stava germogliando dentro di lui, proprio in quell'esatto momento.

La storia si stava ripetendo, e sembrava ancor peggio di quella che con fatica adesso si trovava alle sue spalle.

Lei in fin dei conti, non era Yuta Okkostu, questo era vero.

Ma Toge Inumaki restava pur sempre Toge Inumaki.

E lui, non era nient'altro di che quel che era.

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