Capitolo 8

Ahh..la domenica mattina! Che bel giorno.

Sentii un piatto rompersi e qualcuno imprecare. Io l’ho detto che è un bel giorno…

Mi alzai svogliatamente dal letto, con un dolore lancinante alla testa, ma che è successo?

Scesi di sotto per vedere che stava succedendo e vidi due piatti per terra, rotti.

“cazzo. Cazzo. Cazzo.”

Vidi Harry sbattere la testa contro il frigorifero.

“non migliora la giornata se ti sbatti la testa lì!”

Lo informai e lui mi lanciò un’occhiataccia. Mi sedetti sul divano, mia sorella non c’era più, l’avranno portata di sopra.

“come mai hai rotto quei piatti?”

Chiesi guardandolo stranita.

“non sono cazzi tuoi, quindi, per favore, va a dormire!”

Disse cercando qualcosa in un piccolo sgabuzzino. Prese una scopa e la poggiò al tavolo, ma questa cadde miseramente.

“cazzo!”

imprecò nuovamente, così mi alzai e la raccolsi cominciando a pulire.

“non ho bisogno di aiuto!”

sputò lui.

“okay, avevo intenzione di pulire, ma vedo che vuoi rovinarti da solo! È tutta tua!”

Sbottai buttandogli contro il petto la scopa. Mi girai e mi risedetti sul divano, lo sentii sbuffare ma non ci feci caso. Avevo mal di testa, sentivo lui borbottare e volevo ucciderlo.

“cazzo sono in ritardo!!”

Lo vidi prendere le chiavi della sua macchina e uscire fuori sbattendo la porta. Che caratterino…sembra un uomo mestruato! Chissà dov’era diretto…

“non c’è benzina! Non c’è benzina!!! Louis!!”

Urlò entrando di nuovo in casa. Lo vidi mettersi tutte e due le mani nei capelli…cavolo era proprio frustrato!

“vai da qualche parte?”

Chiesi…gli stavo dando fastidio…e mi piaceva!

“zitta!”

Disse puntandomi un dito contro.

“non dirmi di stare zitta!”

Urlai di rimando alzandomi in piedi.

Sbuffò ed io alzai gli occhi al cielo.

“continui?!”

Scattò.

“che ho fatto adesso?!”

Urlai esasperata.

“gli occhi…mi da fastidio!”

Disse con più calma.

“oh…scusa padrone! Volevo prestarti la mia auto, ma…ho cambiato idea.”

Stavo per salire di sopra e lui mi richiamò.

“Renèe!”

Urlò.

“che vuoi!”

Non mi girai.

“me la presteresti l’auto?”

Disse a denti stretti.

“oh…io non ti lascio guidare la mia macchina!”

Dissi ridendo.

“ma…avevi detto—“

Lo bloccai.

“io ho solo detto che volevo prestartela, non che l’avresti guidata tu!”

Dissi mettendomi a braccia conserte.

“uff… - si passò una mano tra i capelli – quindi dovresti accompagnarmi tu?”

Disse guardando altrove.

Oh…non ci avevo pensato! Ma la mia macchina non è un SUV come il suo, è un catorcio! E sinceramente penso che lo romperebbe.

“s-si…”

Dissi non molto sicura.

“veramente Renèe…non puoi venire!”

Disse quasi scusandosi.

“ma dove stai andando a vendere droga?! – scherzai, ma lo vidi diventare serio. – vai a vendere droga?”

Chiesi incredula.

“No! Nono! Certo che no! – disse nervosamente – d-devo andare a trovare un parente…in ospedale!”

Disse infine..

“ehm…scusa, non per essere scortese o inadatta, ma io…non potrei venire in ospedale perché?”

Chiesi non capendo.

“Non è l’ospedale….okay, accompagnami! Ma resterai in macchina oppure seduta nella sala d’attesa!!”

Disse duramente.

“vado a vestirmi”

Sbuffai e salii di sopra.

Dopo essermi vestita andai in camera di mia sorella.

“hey Leila…noi stiamo uscendo, non aprire a nessuno e non rispondere al telefono! Va bene?”

Annuì velocemente e le diedi un bacio in fronte.

“torniamo presto!”

Dissi io per poi salutarla e scendere.

“ti sbrighi?”

Disse lui impaziente.

“senti coso, intanto di calmi! Ho un mal di testa incredibile!”

Dissi uscendo di casa.

“eh ci credo, dopo ieri!”

Rise.

Entrammo in macchina.

“che vuoi dire?”

Chiesi mettendo in moto.

“veramente non ricordi niente?!”

Chiese ignorando la mia domanda.

“si, bhe…mi ricordo di aver bevuto, ballato su un tavolo—“

“che hai fatto?!”

Urlò.

“bhe…si! Forse ho bevuto un po’ troppo – sorrisi nervosamente – poi mi ricordo Liam…e la piscina!”

Dissi raddrizzandomi sul sedile. Ricordavo cos’era successo con Liam, ma non sapevo se dirglielo o meno, quindi rimasi sul vago.

“che è successo con Liam?”

Quasi urlò e lo spazio in macchina sembrava rimpicciolito.

“oh…n-niente!”

Risposi a disagio.

“Renèe! Che cazzo ha fatto Liam?!”

Sbraitò e mi spaventai, così fermai la macchina, eravamo arrivati.

“niente! E poi che ti importa?!”

Sapevo che non dovevo infastidirlo di più, e lo stavo facendo, ma a lui non gliene dovrebbe importare quello che faccio con gli altri ragazzi. Sembra veramente mio padre, e quando dissi che avevo paura che potesse picchiarmi, dicevo sul serio.

Respirò.

“Liam…Liam non è una bella persona. Stagli alla larga.”

Disse cercando di stare calmo.

“riesco a cavarmela anche da sola…non c’è bisogno che mi dici con chi stare.”

Dissi serrando la mascella senza guardarlo.

Senza dire niente scese dall’auto e lo seguii.

“che fai?!”

Chiese.

“cammino?!”

Sbuffò senza dire niente e dopo poco arrivammo dentro.

“rimani qui. Non muoverti per nessuna ragione.”

Disse puntandomi un dito contro. Annuii seccata e se ne andò. Chissà chi doveva incontrare…

Mi sedetti su una sedia insieme ad altre due persone a me sconosciute.

Pensandoci non sento mio padre da molto tempo…dovrei chiamarlo? So che non potrebbe importargli di meno di me…però mi ha detto di chiamarlo una volta arrivata qui…ed ora che ci penso non ho risposto alle molteplici chiamate dei miei amici…

Presi il telefono e composi il numero di Abbie.

“hey…Abbie.”

La salutai.

“santo cielo Renèe! Sei sparita…a casa tua non rispondeva nessuno, tuo padre mi ha detto che non saresti tornata presto, tu non rispondevi eh…”

Si fermò.

“Abbie…non preoccuparti…te l’ho detto, sono a Londra eh…non tornerò presto…”

Dissi a malincuore.

“oh…m-ma come mai? Cioè…perché sei partita?...... aspetta, ti vuole Jason. Hey Renèe! Tutto bene?”

Chiese Jason prendendo il telefono di Abbie.

“hey Jason…io sto bene, non preoccupatevi e dici ad Abbie di stare tranquilla.”

Dissi, un sorriso nacque sul mio volto al suono della sua voce. Non pensavo mi sarebbero mancati così tanto.

“va bene, glielo dirò. Ma quando torni? E perché sei partita?”

Disse con tono più preoccupato.

“bhe…”

Prima che potessi rispondere vidi Harry…aveva gli occhi rossi ed era di fronte a me ma guardava da un’altra parte.

“scusa, ci sentiamo più tardi, devo scappare!”

Chiusi il telefono prima che potesse ribattere e mi alzai.

“Harry…che è successo?”

Chiesi poggiando una mano sulla spalla, ma lui la scrollò e cominciò a camminare velocemente.

“Harry aspettami!!”

Urlai cercando di seguire i suoi passi grandi. Appena arrivammo di fronte l’auto si fermò, mi porgeva le spalle, cosicché non potessi vederlo.

“apri la macchina.”

Disse con tono duro. Feci come aveva detto ed entrammo. Il tragitto fu silenzioso. Non volevo farlo arrabbiare ancora di più, così stetti zitta.

Appena parcheggiai Harry volò dalla macchina e mi lasciò lì. Chiusi l’auto e scesi anche io. Entrai in casa e lo vidi cercare qualcosa nello sgabuzzino…

“l-la scopa è lì!”

Dissi indicando il muro. Non rispose, teneva nelle mani due bottiglioni enormi…cos’era? Uscì di casa e lo seguii con lo sguardo fin quando non lo vidi più. Dopo poco entrò in casa e prese le sue chiavi.

“d-dove vai?”

Riuscii a chiedere.

“esco.”

Disse per poi chiudere la porta alle sue spalle. Sussultai per la botta.

Il pomeriggio passò tranquillamente. Mi misi a studiare e poi guardai la tv, mi stavo seriamente annoiando, erano le sei di pomeriggio ed Harry era fuori dall’una, così decisi di uscire. Salutai mia sorella ed uscii di casa. Era la seconda volta oggi che lasciavo Leila sola, ma non mi preoccupavo…ormai era grande e doveva essere in grado di stare in casa da sola. Non usciva spesso dalla stanza, quindi gli chiesi se volesse venire con me, ma disse di no! Diceva che le piaceva l’atmosfera di quella stanza e quella casa, si sentiva a suo agio…come non lo era a casa nostra. Bhe neanche io ero a mio agio lì…ma con Harry, qui, è anche peggio…forse.

Camminai per un po’ cercando di ricordare la strada, ed arrivai ad un parco…il sole era ancora alto, ma lo sarebbe stato ancora per poco. Il posto era pieno di gente: bambini, adulti, anziani...

Era un parco enorme ed era bellissimo. C’era un gruppo di ragazzi che studiava ad un tavolino, una ragazza che scriveva su un quaderno sotto un albero e un bambino che rincorreva un cane. Erano tutti così allegri e spensierati, che per un attimo desiderai di essere un fantasma ed entrare nelle case di quelle persone, per vedere se erano davvero così felici…

Mi sentii toccare una spalla e mi spaventai.

“hey Renèe!”

Vidi Sophia saltellare sul posto.

“hey…c-cosa stai facendo?”

Risi…

“mi alleno da un’ora…- si fermò – ma sono stanca…”

Cominciò a ridere anche lei.

“scusa per ieri comunque…non avevo l’intenzione di farti ubriacare!”

Si scusò.

“tranquilla, in parte è anche colpa mia.”

Dissi sorridendole.

“che ne dici di andare a mangiare qualcosa? Qui vicino c’è un bar, puoi prendere anche un semplice caffè.”

Sorrise.

“ma non dovresti cambiarti?”

Chiesi stranita.

“tranquilla, ogni volta dopo che corro vado in questo bar…”

Disse cominciando a camminare, seguita da me.

Arrivammo in un piccolo bar di legno, era stile cowboy…era accogliente e non c’era troppa gente. Ci sedemmo in un piccolo tavolino al muro e ordinammo entrambe un caffè.

“quando ti sei svegliata come stavi?”

Chiese.

“bhe…avevo un mal di testa impressionante! Non credo di ubriacarmi più.”

Ridemmo.

“allora, parlami un po’ di te…hai detto qualcosa di tuo padre, ma non ricordo”

Rise…io non trovavo nulla di divertente, e non ricordavo di avergli parlato di lui.

“bhe…è un brav’uomo…”

Feci spallucce nervosamente e finalmente il caffè arrivò.

Cercai di concentrare l’attenzione su di lei, così mi disse che i suoi erano delle persone molto raffinate e spesso con la puzza sotto il naso, non voleva diventare come loro, lei. Mi parlò della sorella, quella che stava con Harry, che andò all’università di lingue ed ora stava studiando molto.

“arrivederci.”

Salutammo ed uscimmo, il sole era calato, così pensai che era l’ora di tornare a casa. Erano le sette e mezza, dovevo controllare mia sorella.

“bhe io allora vado!”

Dissi.

“ti accompagno? O ti ricordi la strada?”

Chiese. La strada me la ricordavo, avevo un buon senso d’orientamento, il problema era il buio. Per fortuna che da qui non distava molto casa mia…

Dopo averla salutata mi incammina. C’era ancora qualche persona fuori, forse si stava ritirando. Arrivai in un punto della strada molto buio. Mentre camminavo sentii dei passi dietro di me così cominciai a camminare più velocemente. La paura si impossessò di me, quando i passi erano sempre più vicini. Così abbattei la paura e mi girai di scatto, ma senza vedere nessuno. Sospirai pesantemente, la paura fa brutti scherzi. Dopo pochi passi qualcuno mi prese dai polsi e batté al muro. Cominciai ad urlare dalla paura, ma quella persona mi tappò la bocca, mentre teneva in una mano i miei polsi. Le gambe mi tremavano ed il cuore batteva all’impazzata, quando lo sconosciuto poggiò le sue labbra sul mio collo. Rabbrividì.

“non urlare…ora ti lascio.”

Disse quasi teneramente. Annuii. Riconobbi subito quella voce, e nella luce fioca vidi quei capelli corvini e quegli occhi. Aspetta cosa?!

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#SPAZIOME#
salve gente! Scusate se vi ho fatto aspettare...ma comunque, vi piace il capitolo? Spero di si! Secondo voi chi è il tizio alla fine? (Non è difficile capirlo lol) so che non è molto bello questo capitolo, ma il prossimo sará migliore! ❤  vi chiedo solo di commentare in tanti, perchè ci sono capitoli che arrivano a 40 commenti, altri a 15, vi chiedo solo questo! Grazie alla prossima ❤

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