Capitolo 5

“pronto?”
Un numero sconosciuto mi chiamò.

“come va lì con Harry?”
Una voce da uomo, intensa e roca rispose. La conoscevo fin troppo bene.

Mi trovavo in una scuola, era vuota ed io cominciai a spaventarmi.

“b-bene!”
Risposi.

“devi andare in classe, su via…sbrigati”
Disse la voce di mio padre ridendo, infine non sentii più niente, aveva chiuso il telefono.

Mi diressi verso un’aula della scuola e mi sedetti in un banco. Non c’era nessuno, era vuota. Le finestre chiuse, le sedie ai banchi erano posizionate alla perfezione. Dopo qualche minuto entrò un uomo alto, vestito elegantemente. Quella figura mi fece sentire piccola ed era inquietante.

“sei ancora qui?!”
Mi urlò contro ed io sussultai.

“c-cosa?”
Chiesi confusa.

“non dovresti essere qui, dovresti essere morta!”
Cosa? Perché dovrei essere morta.

“non ti vuole nessuno!”
Disse il signore e capii subito chi fosse: mio padre.

Devo riuscire a non farmi trattare più così…devo far vedere chi sono, devo darmi forza, io…io merito questa vita!

Pensai fra me e me.

Il signore mi venne incontro e mi buttò uno schiaffo sul viso. Lo girai per la troppa forza, e quando mi rigirai per guardare l’uomo lui non era più mio padre: era Harry.

Dopo poco mi ritrovai sospesa in aria, stavo cadendo…sentii una leggera brezza accarezzarmi il viso e non avevo più paura, fin quando non sentii l’eco della risata di mio padre che rimbombava nelle mie orecchie. Cominciai ad urlare e infine tutto buio.

Mi svegliai di soprassalto tutta sudata. Cazzo…era solo un sogno. Mi accorsi solo in un secondo momento che il mio cuore stava battendo all’impazzata e la mia mano finì spontaneamente sul mio petto cercando di calmare inutilmente l’affanno. Dopo qualche secondo entrò un uomo nella stanza e il cuore ricominciò a battere velocemente, ma diminuì quando vidi il viso dell’uomo…

“cazzo è successo?!”

urlò lui con i suoi ricci scompigliati.

“quanto è sexy”

Pensai…ma fu un pensiero del tutto inappropriato!

“Renèe!!”

urlò.

Scossi la testa e mi passai una mano fra i capelli dalla frustrazione.

“ehm..un…un brutto sogno!”

Risposi non del tutto sicura.

“mi hai fatto spaventare…”

Disse passandosi anche lui una mano tra i capelli, anche lui per la frustrazione.

“s-scusa…”

Abbassai lo sguardo

“non chiedermi scusa…non è colpa tua se hai fatto un brutto sogno.”

Mi guardò accigliato. Prima mi incolpa e poi dice di non chiedergli scusa?

Annuii solamente senza ribattere, non ne avevo le forze…ma perché faccio sempre questi sogni?

“v-vuoi qualcosa da bere? O qualche pillola per dormire?”

Sembrava in soggezione.

“pillola?!”

Lo guardai stralunata.

“che ne so…non sono abituato ad avere ospiti, soprattutto femmine, siete molto esigenti…”

disse passandosi nuovamente la mano fra i suoi folti ricci.

“mi dispiace…”

Dissi mettendomi bene a sedere.

“di cosa?”

Si girò di scatto verso di me.

“p-per essere piombata qui all’improvviso…se vuoi che ce ne andiamo…lo faremo”

Dissi senza guardarlo…sapevo che ci avrebbe cacciato. Avrebbe detto qualcosa del tipo “fareste meglio, io qui non posso darvi niente”…

“no!”

mi girai a guardarlo, ma fu il più grosso sbaglio della mia vita. Lo vidi nella penombra e i suoi occhi erano illuminati dalla poca luce che penetrava dalla finestra, ed io sprofondai dentro quel verde smeraldo. Non avevo mai visto occhi così. Anche lui sembrava scosso, ma non capivo se era per me o perché non avevo ancora parlato. Molto probabilmente era la seconda. 

Prima che potessi rispondergli uscì dalla camera sbattendo la porta ed io mi spaventai.

Dormii per un paio d’ore, finché quella stupidissima sveglia azzurra non suonò. Cominciai a buttargli tante manate e dopo essermi spaccata alcuni tendini si chiuse.

“santo cielo..”

Dissi alzandomi in piedi. Sentii bussare alla porta e pensando fosse Harry mi alzai di corsa e mi sistemai i capelli.

“avanti!”

Dissi con disinvoltura.

“Renèe! Ho fame…sbrigati!”

La voce di mia sorella risuonò nella stanza…oddio…

Sospirai e scendemmo al piano di sotto. Sentii della musica e vidi la televisione accesa su MTV…oh…

“buongiorno!”

Disse lui dai fornelli. Aveva ancora i capelli in disordine, ed era in pigiama: indossava un pantalone di tuta grigia che gli ricadeva perfettamente sulle gambe e una maglietta bianca a maniche corte, faceva molto caldo ancora. Sentii un buon odore ma non capii cos’era.

“cosa cucini?”

Dissi guardandolo stranita.

“muffin!”

Disse ridendo.

“oh…okay!”

Ci sedemmo al tavolo e cominciammo a fare colazione. Io ed Harry prendemmo un po’ di caffè con un muffin al cioccolato, mentre Leila il latte e un muffin.

Dopo esserci vestiti e preparati uscimmo di casa, ma prima di uscire fui bloccata.

“Renèe!”

Urlò Harry dalla porta.

“dove credete di andare?”

Chiese corrugando la fronte.

“a scuola…”

Dissi ovvia…

“e tu credi di andarci in quel modo?”

Rise. Ma che aveva da ridere? Ero vestita normalissima. Avevo un paio di pantaloncini di jeans, una canotta nera e una giacca nera con le vans dello stesso colore.

“cos’ho che non va?”

Chiesi mettendo le braccia conserte.

“vi accompagno…”

Non rispose ma cominciò a squadrarmi le gambe nude, infine rise semplicemente. Ci condusse a un suv nero ed io feci fatica a salire. Io ero nei sedili davanti mentre Leila era dietro. In poco tempo arrivammo di fronte scuola di Leila e infine di fronte la mia. Ero abbastanza nervosa, non conoscevo nessuno, ma speravo solo di arrivare viva a fine giornata e con un amico in più.

“in bocca a lupo…ne avrai bisogno”

Rise ed io scesi senza dargli retta alzando gli occhi al cielo.

“Renèe!”

Mi urlò dal finestrino.

“non alzare gli occhi al cielo con me!”

Disse facendomi l’occhiolino e un sorriso strafottente. È cambiato così tanto da quando era piccolo, adesso è più indisponente. Ma forse non lo è, tecnicamente non lo conosco.

Entrai a scuola e mi diressi alla segreteria, non fu difficile da trovare, visto che i bidelli erano molto simpatici. Mi diedero l’orario delle lezioni. Oggi sarei dovuta rimanere fino alle tre, avevo arte dall’una in poi. Io amavo disegnare, dipingere, mi faceva sentire viva…

La prima materia era filosofia. Cercai il mio armadietto e finalmente lo trovai. Lo aprii e infilai tutti i libri che non servivano, visto che mi avevano dato anche quelli. Sentii qualcuno fischiare dietro di me… ma che?!

“hey bellezza, sei nuova?”

Un ragazzo alto con i capelli alla James Bond, all’indietro, mi si era messo davanti sorridendo.

“si.”

Risposi secca.

“vuoi assaggiare l’ebrezza del posto?”

Mi guardò maliziosamente e capii dove voleva arrivare. anche a Brighton c’erano i fighi della scuola che si chiudevano in bagno con qualche ragazza e facevano cose impronunciabili..

Mi guardò dall’alto in basso mordendosi il labbro…ma qui le buone maniere non esistono?!

“no, grazie! Preferisco andare in classe!”

Gli sorrisi e lo sorpassai, ma continuò a seguirmi.

“almeno lascia che mi presenti – mi si parò nuovamente di fronte ed io sbuffai. – sono Liam…Liam Payne!”

Disse sorridendomi e porgendomi la mano.

“piacere!”

Dissi stringendogliela.

“di solito quando uno si presenta l’altro dovrebbe farlo anche!”

Disse continuando a seguirmi mentre io sbuffavo seccata.

“sono Renèe, Renèe Cooper!”

Dissi fermandomi di scatto.

“bene Renèe…sei invitata alla festa di inizio anno! Ti aspetto!”

Disse porgendomi un bigliettino, e prima che potessi replicare se ne andò, facendomi rimanere lì basita.

“sei fortunata Renèe! Hai appena avuto una conversazione sensata con Payne!”

Mi girai spaventata e vidi una ragazza alta quanto me, con i capelli lunghi, castani e mossi; gli occhi erano, anch’essi, marroni.

“oh scusa, io sono Sophia…Sophia Johnson!”

Disse porgendomi la mano. La strinsi sorridendole.

“bhe, a quanto pare sai già il mio nome!”

Risi.

“si…Renèe Cooper! Ti sei trasferita qui da Brighton, e oggi è il tuo primo giorno di scuola…alla prima ora hai filosofia e dall’una alle tre arte, e sei con me!”

La guardai stralunata…ma che?!

“c-come lo sai?”

Le chiesi tenendo stretto il libro tra le braccia.

“sono del giornalino della scuola…so tutto di tutti! Quello con cui hai appena parlato è il classico ‘puttaniere’ della scuola. – fece le virgolette con le dita – ed io ho il dovere di aiutarti a superare al meglio il primo giorno di scuola!”

Risi e lei mi seguì.

“bhe…primo giorno di scuola e già mi hanno invitato ad una festa..”

Dissi sorridendole e vantandomi ironicamente.

“si, questa è una festa alla quale partecipano tutti, lui è molto popolare e tutti desiderano andare ad una sua festa, io ho il biglietto perché sono amica del suo fratellastro, Niall, è il suo opposto!”

Disse tutto molto velocemente.

“oh…ma comunque non credo di andarci.”

Dissi per poi cominciare a camminare seguita da lei.

“bhe se vuoi farti degli amici qui devi partecipare a queste feste, altrimenti finisci come loro. – indicò un gruppo di secchioni che discutevano di matematica. – vuoi finire come loro?”

Guardai il vuoto a bocca aperte…io a Brighton ero come loro, ma adesso avevo la possibilità di vivere una vita nuova, piena di amici, feste, ma anche studio, insomma io voglio un futuro!

“ci penserò!”

Dissi facendo spallucce.

“perfetto, pomeriggio ci vediamo a casa tua per scegliere dei vestiti! – la guardai stranita ma poi continuò – la festa è stasera Renèe!”

“oh…”

Fu l’unica cosa che dissi.

“porterò dei vestiti a casa tua, vedo che non sei molto pratica di feste! Ci vediamo dopo!”

Ci salutammo e tutte e due andammo nella propria aula.

Entrai nell’aula di filosofia ed il professore mi presentò alla classe, mentre le mie guance andavano a fuoco per la vergogna. Mi fece sedere al terzo banco nella fila al muro, accanto un biondino con gli occhi azzurri.

“hei! Piacere Niall!”

Disse porgendomi una mano.

“oh tu devi essere il fratello di Liam!”

Sorrisi e gli strinsi la mano.

“oh…l’hai conosciuto..”

Disse quasi tristemente.

“si bhe…mi ha dato il ‘benvenuto’”

Dissi facendo le virgolette e si mise a ridere.

“ti chiedo scusa da parte sua, se ha fatto qualcosa che non andava!”

Disse mettendosi una mano dietro la testa.

“non devi scusarti, e comunque sembrate molto diversi, non solo fisicamente.”

Dissi più a bassa voce, per non disturbare la lezione.

“si bhe…non siamo fratelli di sangue, siamo fratellastri! Mio padre si è sposato con sua madre…”

Spiegò.

“oh, adesso capisco!”

Dissi sorridendo.

“sei molto simpatica…posso chiederti una cosa? – cosa vorrà? – mi diresti il tuo nome?”

Si mise a ridere! Oddio che vergogna! Non mi ero presentata!

“scusa! Mi chiamo Renèe…Renèe Cooper!”

Dissi sorridendo.

Finimmo di parlare, date le occhiatacce del prof.

La giornata passò molto in fretta, in alcuni corsi mi trovai compagna di banco di Niall mentre in altri con Sophia.

Arrivò l’ora di arte, e mentre quasi tutta la scuola era andata via, alcuni rimasero per dei corsi. Dopo essere andati a mensa io e Sophia ci dirigemmo nell’aula di arte e ci sedemmo ai primi posti. Di fronte tutte le sedie non c’erano banchi ma dei cavalletti per la tela da disegno. Dopo qualche minuto arrivò un altro ragazzo, alto, capelli neri e…devo dire che non era affatto male. Mi aspettavo si sedesse al posto degli alunni, invece si sedette al posto del professore.

“tu..ehm…lei è il professore?”

Chiesi esitante.

Mi guardò sorridendo, si alzò e mi venne incontro. Mi irrigidii e distolsi lo sguardo, mentre sentivo il suo bruciarmi il copro.

“si signorina Cooper!”

Disse mettendomi un dito sotto il mento per farmi girare il viso, così i miei occhi incontrarono i suoi.

Adesso capisco perché il corso è quasi solo di ragazze.

“io sono il professor Malik – disse scrivendolo alla lavagna – si, sono giovane ma posso comunque lavorare qui! Se non riuscite ad esprimere voi stessi nell’arte è inutile che continuiate a stare qui, quella è la porta e uscite!”

Disse indicando la porta. È molto scortese e giovane per essere un professore…lui dovrebbe insegnare questo e non tenersi persone che già lo sanno fare!

“bhe, visto che tutti riuscite a esprimere voi stessi nell’arte, almeno per come la pensate voi, rimarrete qui. Alla fine sarò io a decidere che far rimanere e chi mandare via.”

Vidi tutti irrigidirsi, erano intimoriti ed io lo ero anche.

“voglio che disegnate qualcosa che vi viene da dentro! Signor Wilson non intendo il vomito! Ma qualcosa che viene da cuore! – allora è sensibile anche lui – accanto a voi ci sono i colori! Cominciate!!”

Disse e si sedette alla cattedra con i piedi di sopra.

Le due ore passarono troppo velocemente per i miei gusti ed il professore si alzò.

“bene smettete di disegnare! Domani vi darò il voto, portateli qui adesso!”

Disse sbattendo una mano sulla cattedra che mi fece sussultare.

Ci chiamò uno per uno in ordine alfabetico, ed io ero la terza.

“Cooper!”

Mi alzai di scatto e gli portai la tela. Non avevamo disegnato con il pennelli ma solo con le matite.

“ecco a lei!”

Dissi soddisfatta del mio lavoro.

“cos’è?”

Chiese disgustato.

“bhe, quello…quello che mi viene da dentro..”

La mia sembrava più una domanda che un’affermazione.

“hai usato molto il colore nero!”

Commentò.

“si…”

Dissi timidamente.

Mi guardò e poco dopo andai verso la mia sedia. Dopo aver consegnato ci zittì un ultima volta.

“silenzio!! – urlò – noi faremo il lunedì e martedì arte, mentre il giovedì ed il venerdì scrittura! Ci vediamo domani pecore!”

Pecore?

“perché pecore?”

Domandai a bassa voce a Sophia che fece spallucce.

Dopo questa interminabile giornata scolastica arrivai a casa a piedi, chiedendo indicazioni. Appena aprii la porta sentii una voce che avevo già sentito. Entrai e vidi Harry seduto sul divano, in pigiama, con i piedi stesi verso il comodino di fronte e…oh no…cosa? Il professor Malik?!

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Salve! Scusate l'attesa! Spero che il capitolo vi piaccia! Ditemi che ne pensate con un commento! Grazie alla prossima! ❤

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