Capitolo 5

"Sì, mi suona famigliare... Ma, davvero, io non ricordo..." Ammise sconfitto.

"Te la ricordi perché la cantavi insieme a me, l'abbiamo scritta insieme la notte in cui mi dissi di amarmi perché sono io la sirena che hai conosciuto. Sono io quella ragazza che andavi a cercare al largo ogni giorno, sono io l'amore della tua vita!" Gli dissi lasciando sgorgare le lacrime dai miei occhi.

"Ma io non mi ricordo di te, mi ricorderei di quella ragazza che aveva... aspetta com'era fatta? Di che colore aveva i capelli? Di che colore erano i suoi occhi?" Si domandò in preda al panico.

"Te lo racconto io com'era quella ragazza, chiudi gli occhi." Gli ordinai dolcemente e così fece.

"Cristalda, perché questo era il suo nome, aveva lunghi capelli color del grano. Molte volte le raccoglievi le stelle marine direttamente dagli scogli più sporgenti per pettinarglieli. Lei emetteva spesso dei gridolini sofferenti poiché erano così ingarbugliati che ci impiegavate un pomeriggio intero per districarli tutti. Una volta finito, le davi un bacetto in testa e uno sulla guancia dicendole che era stata brava e che non si era lamentata troppo. Cristalda aveva gli occhi blu, del colore del mare di notte. Molto spesso guardavi quei pozzi profondi e le dicevi che erano gli occhi più chiari e limpidi del mondo poiché in essi riuscivi benissimo a vedere l'amore che provava per te. Cristalda aveva la pelle liscia e rosea come la porcellana. Un giorno a casa tua rubasti dalla camera di tua madre una bambolina e scherzasti sul fatto che eravamo identiche, forse gemelle. Cristalda, quando nuotavate insieme, non aveva paura di mostrarti la sua vera natura: la coda color turchese ti attraeva e molte volte la accarezzavi nonostante dicessi che fosse troppo dura e ruvida. Cristalda parlava poco della sua famiglia e del suo mondo sottomarino perché se ne vergognava e non voleva farti preoccupare, per questo si emozionava quando i tuoi genitori si prendevano la mano a tavola o quando semplicemente si guardavano negli occhi: quello era l'amore a cui aspirava e che ha provato solo con te." Gli raccontai col cuore a mille.

"E perché tu sai tutte queste cose sulla mia amata?" Mi chiese con gli occhi lucidi.

"Te l'ho detto Pizzomunno... sono io quella Cristalda." Gli dissi sorridendo.

"Allora non sono pazzo..." Disse entusiasta.

"No amore mio, mi dispiace che tu abbia passato questi cinquant'anni qua dentro solo perché le persone non ti hanno creduto quando non dicevi altro che la verità."

Con un grido di gioia si mise a sedere sul letto e mi tirò a sé abbracciandomi.

In quel momento mi sentii a casa: essere di nuovo tra le sue braccia era la sensazione di gioia e di dolore più forte che avessi mai provato in tutta la mia lunga esistenza.

"Giuro che non ti ho mai dimenticato completamente, il mio cuore ti stava cercando ed aspettando senza che io lo sapessi. Ti amo Cristalda." Ammise dopo tutto questo tempo.

"Ti amo, mio amato Pizzomunno." Gli dissi per poi sfiorare le sue labbra scolpite dal tempo.

Non erano più carnose e morbide come una volta, ma le preferivo a quelle di chiunque altro al mondo.

Attraverso di esse sentivo l'amore che il mio innamorato provava per me.

Cos'è l'amore?

Io a questa domanda amletica non saprei rispondere se non con dei paragoni e il primo che mi viene in mente è sicuramente quello tra Pizzomunno e Cristalda che è resistito per cent'anni.

















Fine.

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