.18. Ally
Il fastidioso suono della sveglia mi fece sbuffare. Aprii lentamente gli occhi e lessi sull'orologio: le cinque. Avevo dormito due ore quella notte, più del solito. Svogliata mi tolsi la coperta di dosso e mi diressi in bagno. Il pavimento era freddo sotto i miei piedi nudi. Passai davanti alla camera di Logan, e una fitta allo stomaco mi fece fermare. La porta era chiusa e tutto attorno ad essa sembrava morto. Era come se fosse scomparso. Non lo vedevo da circa due settimane e mi mancava da morire. Lo avevo insultato quando era andato via, ma la verità era che avevo paura. Per lui e per me. Nonostante fosse il preferito dei nostri genitori non mi aveva mai fatta sentire inutile o in secondo piano, al contrario di chiunque altro nella mia vita. Mi riscossi ed entrai in bagno. Mi piazzai davanti allo specchio e cominciai a lavarmi i denti, lentamente. Come al solito i miei capelli scuri erano scompigliati, e non avevo intenzione di metterli a posto. Sotto gli occhi azzurri stavano due profonde occhiaie viola. Mi piaceva non essere in ordine, era un'altra cosa che dava fastidio alla gente. Quando ero piccola provavo ad essere perfetta, parlavo bene, seguivo gli orari, rispettavo le regole ed eseguivo gli ordini; ma da qualche anno ormai mi ero resa conto di essere diversa. Non ero fatta per le regole, così cominciai a non rispettarle e a parlare. E con questo erano cominciate anche le punizioni, il taser ormai non mi faceva neanche tanto male. Non mi interessava quanto tentassero di distruggermi, non avrei ceduto alle loro stupide regole. Era da circa quattro anni che avevo smesso di dormire, ero spesso agitata, a volte piangevo senza un apparente motivo, non riuscivo a concentrarmi mentre leggevo e non riuscivo più nella matematica. Non l'avevo mai detto a nessuno, sapevo non sarebbe interessato.
Sullo specchio apparve il programma, come ogni mattina:
5:00 sveglia
5:00- 5:24 igene personale
5:25 ispezione
5:30- 5:55 viaggio per scuola
6:00 ispezione
6:05 inizio lezioni
6:34 ispezione
7:03 ispezione
7:44 ispezione
8:15 ispezione
8:57 ispezione
9:23 ispezione
10:00 ispezione
10:30 ispezione
11:24 ispezione
12:00- 12:15 pranzo
12:19 ispezione
12:20 inizio lezioni
12:57 ispezione
13:21 ispezione
14:20 ispezione
14:32 fine lezioni
14:57- 15:04 cambio vestiti+ igienepersonale
15:05 ispezione
15:30 palestra
15:58 ispezione
16:34 ispezione
17:25 ispezione
17:30- 17:55 viaggio per casa
17:55- 18:00 igiene personale
18:02 ispezione
18:03 esercitazioni informatiche
19:00 ispezione
19:30 ispezione
19:33- 19:59 ripasso programmascolastico
20:00 ispezione
20:02- 20:24 cena
20:25 ispezione
20:26- 20:52 televisione
20:53 ispezione
20: 55- 21:00 igene personale
21:00- 21:31 lettura istruttiva
21:30 ispezione
21:31- 22:00 conversazione familiare
22:01 ispezione
22:02 dormire
Quanto lo odiavo. Il fatto che per la maggior parte fossero ispezioni mi faceva ridere. Strisciai il dito sulla superficie e scomparve, era l'unica soddisfazione che avevo, far scomparire l'orario. Finii di lavare i denti e stetti in bagno i minuti che mi rimanevano. Alle 5:23 scesi in salotto e mi sistemai accanto ai miei genitori in attesa dell'ispezione. Non li sopportavo. Ogni volta che mi guardavano potevo sentire il disgusto che provavano e il loro giudicarmi. Incrociai le braccia, assumendo una postura scomposta e svogliata. Quando la porta si aprì tre Maggiori entrarono, in completo silenzio. Mentre noi tre stavamo fermi all'ingresso i Maggiori girarono la casa, per poi fare un cenno a mia madre prima di uscire. Appena uscirono il sorriso sulle labbra dei miei genitori sparì. Senza proferire parola tornai in camera, misi la divisa nere, rigorosamente senza allacciare la cravatta, e presi la cartella. Scesi ed uscii di casa. Era una giornata nuvolosa e fresca. I marciapiedi erano pieni di ragazzi in file precise che camminavano verso la scuola. Tutti vestiti uguali, camminavano alla stessa velocità. Se fossi stata obbediente mi sarei messa in una delle file e avrei camminato a passo di marcia fino a scuola, ma non lo ero. Mi feci largo tra due che mi passavano davanti e raggiunsi il centro della strada. Tolsi la tracolla e la lanciai qualche metro più in là. Sentivo tutti gli sguardi puntati su di me, ormai ci ero abituata. A passo lento raggiunsi la cartella e la lanciai ancora una volta, avrei fatto così fino a scuola. Non era la cosa più comoda, ama di sicuro la più originale. Avevo sempre sperato qualcuno rompesse le file per venire a lanciare la cartella in mezzo alla strada con me, ma non era mai successo, e sapevo non sarebbe mai accaduto.
Quella mattina stavo particolarmente male. Sentivo lo stomaco chiuso e la gola annodata. Tutto era così grigio e uguale. Non ce la facevo più. Arrivata a scuola mi buttai su una sedia vuota. Alla prima ispezione mi alzai appena in tempo e dopo mi lasciai cadere nuovamente sulla sedia. Non mi accorsi dell'inizio delle lezioni, ero troppo impegnata a pensare. Pensavo a tutto ciò che non fosse la mia vita. Ah come avrei voluto essere in posto dove le persone sono diverse. La giornata passò lentamente, pensavo non sarei arrivata viva alla fine; ma alla fine che la feci. Era un mio obbligo farcela. Finalmente arrivarono le ore di palestra. Nonostante la stanchezza era il mio modo di sfogare la rabbia e il rancore verso la società. Mi cambiai e arrivai nella grande palestra grigia, come tutto il resto. Cominciai con il corpo a corpo, in cui vinsi. Ero piuttosto minuta, ma l'aggressività con cui attaccavo non permetteva agli altri di battermi; era l'unica cosa insieme alla medicina in cui riuscivo. Combattei poi con i coltelli, perdendo, le lotte di precisione mi confondevano; con il bastone vinsi, lasciando l'avversario con un livido sullo zigomo. Sudata tornai in spogliatoio e tolsi le protezioni mettendole nella cartella.
Uscita dalla scuola mi diressi verso casa, stando in mezzo alla strada come al solito. Arrivata feci una doccia. L'acqua che mi scorreva sul corpo mi rilassava ma non mi faceva sentire meglio. Andai in camera mia e mi rivestii poi scesi per l'ispezione. Scendendo le scale vidi che in salotto c'erano già quattro Maggiori seduti con i miei genitori, parlavano piano, tutti serissimi. Raggiunsi la porta del salotto e rimasi lì in piedi aspettando qualcuno mi spiegasse cosa succedeva. Una Maggiore si alzò e i miei distolsero lo sguardo. La donna si avvicinò a me, lasciando mezzo metro di distanza; gli altri tre le stavano dietro.
<<Signorina Matthews. Siamo qui a comunicarle una misura che il governo dovrà essere effettuata nei suoi confronti. Negli ultimi anni ha accumulato un totale di duecento usi di taser. Come saprà il massimo tollerato è di centottantanove. Il governo ha realizzato che è un intralcio alla società e di conseguenza alla pace a all'obbedienza del nostro sistema. Per questo motivo è stata concordata la sua condanna al peccato capitale. Si effettuerà domani alle 19:00. Non le sarà permesso uscire fino all'esecuzione. Mi dispiace signorina>>
Il sangue mi gelò nelle vene. Non riuscivo a processare l'informazione appena ricevuta. I quattro Maggiori se ne andarono passandomi accanto e io rimasi lì impalata. Mia madre si alzò lentamente e fece per passare, ma la bloccai, piazzando il braccio a occupare lo spazio tra me e la porta. In quel momento mi ero resa conto che il giorno dopo avrei smesso di esistere. Era il momento di parlare.
<<Sono vostra figlia -il mio sguardo era basso e cominciavo a sentire la rabbia salirmi in petto- Sono vostra figlia. Nonostante io sia diversa o pazza siete i mie genitori. Sono un vostro errore. Sono vostra figlia e non state facendo niente per salvarmi. Pensate che ignorandomi fino alla fine farà meno male perdermi? Vi interesso almeno un po'? Oh non che non vi interesso. Non vi sono mai interessata, sono diversa e disobbediente e questo non è accettabile, giusto?>>
Rimasero in silenzio, mio padre mi fissava e mia madre teneva lo sguardo basso. Alzai la testa di scatto e urlai
<<GIUSTO?>>
Sobbalzarono. Feci un ringhio rabbioso e corsi di sopra. Con violenza aprii la porta della camera di Logan e dopo aver chiuso mi buttai sul suo letto. Affondai la faccia nel cuscino e cominciai a piangere forte, senza ritegno o vergogna. Di Logan non c'era neanche più l'odore a consolarmi. Piansi per molto, molto tempo. Piansi finché non ebbi più lacrime. Non sapevo neanche perché fossi così triste. Avevo sempre odiato la mia vita. Ma c'era qualcosa in cui ancora speravo, infondo. Non sapevo in cosa fosse, ma qualcosa c'era. Stremata mi addormentai.
Quando mi svegliai erano le 23:37. Rimasi nel letto, gli occhi fissi sul soffitto. Non riuscivo a concepire come tra meno di ventiquattro ore sarei morta. La mia vita era stata solo uno spreco. Ero stata diversa per niente, ero stata inutile, ero stata odiata. Speravo almeno di raggiungere qualcosa nella mia vita, di essere ricordata in qualche modo. Invece no, sarei stata ricordata solo come la prima persona ad essere uccisa in decenni. Non avevo idea di come avrei trascorso le mie ultime ore.
A mezzanotte sentii la porta aprirsi lentamente. Mi voltai, dando le spalle all'entrata. Sentii il leggero respiro di mia madre avvicinarsi al letto. Si sedette silenziosamente accanto a me sul letto. Strinsi la coperta nel pugno, trattenendo lacrime e insulti. Sospirò, mestamente.
<<Non dovresti dormire?>>
Chiesi, rimanendo immobile
<<Tesoro...>>
Mormorò con voce spezzata dal pianto. Mi alzai di scatto uscendo dal letto ed indietreggiando fino al muro. Trattenendo a stento le lacrime le dissi a denti stretti, la mia voce piena di rabbia
<<Non mi toccare. Ti farò rimanere con il rimorso di essere stata odiata fino alla fine dalla tua figlia morta>>
Lei rimase con lo sguardo fisso al centro del materasso, una mano a coprirle la bocca. Non vedevo più l'odio nei suoi occhi. Vedevo solo una madre distrutta. Fece un respiro tremante si alzò e arrivò alla porta. Appena prima di uscire sussurrò, piangendo
<<Ti voglio bene nonostante tu sia diversa>>
Quando chiuse la porta scoppiai di nuovo a piangere. Mi appoggiai alla parete e piansi fino alla mattina seguente.
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Hello
vedete che ho aggiornato presto?
allora, che ne dite?
oggi niente curiosities perché non ho avuto tempo di prepararle
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