prologo
20 giugno 1918: Francia
Ero seduto su una cassa vuota, tra le mie mani, un fucile, il mio fucile.
Mi trovavo al fronte in Francia, con me altri ragazzi della mia età, e con i francesi, tra poco avremmo attaccato il fronte nemico, dove c'erano i tedeschi.
Mi alzai e mi guardai intorno.
Il paesaggio era un misto di fango, pioggia e morte.
Avevo paura, come mai né avevo avuta in vita mia.
Poi il fischietto suonò.
Delle persone urlarono, altre corsero a testa bassa, ma tutti noi caricammo all'unisono come un onda di maremoto.
I nostri fucili con equipaggiate le baionette puntavano verso il nemico, e mentre correvamo, iniziai a sentire i primi spari, seguiti dagli spari del nemico, il suono delle bombe, esplosioni, vidi le nuvole di sangue dei miei compagni, ma continuai a correre.
Volevo piangere, ma non era il momento.
Iniziai a sparare anch'io, ma prima che arrivassi alla trincea nemica, ci un'esplosione.
Volai per alcuni metri indietro.
Sentivo le orecchie fischiarmi.
Guardavo il cielo grigio, mentre la pioggia bagnava il viso e il mio corpo.
Sentivo il sapore metallico in bocca, mi toccai il naso e stavo sanguinando.
Strinsi i denti e cercai di tirarmi in piedi, ma proprio quando lo stavo facendo, gli aerei tedeschi iniziarono a bombardarci.
Sentì un'enorme tonfo accanto a me che sollevò una nube di terra, mi girai di lato per alzarmi e fu lì che la vidi.
A meno di un metro da me, c'era una delle bombe sganciate dagli aerei.
Spalancai gli occhi alla vista di quella cosa, e l'unica cosa che mi venne in mente di fare fu di voltarmi di scatto coprendomi le orecchie con le mani.
La bomba esplose, e tutto si fece buio mentre sentivo le mie carni venire squarciate e bruciate all'unisono.
Non capii quanto tempo trascorse, stavo aspettando il freddo abbraccio della morte, ripensando a mia madre e mio padre, che molto probabilmente non avrei mai più rivisto, e a Gloria, la ragazza alla quale mi ero dichiarato prima di partire per l'Europa a combattere, a soli 20 anni.
Eppure, non sentivo nulla, il dolore era sparito, sentivo alcune gocce di pioggia che mi bagnavano il viso, così decisi di aprire gli occhi.
Guardavo il cielo nuvoloso, poi diedi un'occhiata intorno a me, ero in un cratere scavato da un'esplosione, vedevo i cadaveri dei miei compagni morti, ma come potevo essere sopravvissuto solo io?
Mi tirai seduto, restando confuso nel vedere la mia uniforme ridotta ad un colabrodo, ma io non avevo nemmeno un graffio.
Che cosa stava succedendo?
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