Capitolo 1: Lo Straniero
Jason...jason...JASON!
" ehm...signore?"
La voce di una donna mi riportò nel presente, stropicciai gli occhi e li aprì, guardando la hostess in piedi accanto a me.
" Signore, siamo atterrati da 10 minuti, lei è l'ultimo dei passeggeri deve scendere."
Chiese tranquilla la hostess, e prima di rispondergli gli feci un sorriso.
<< la ringrazio signorina...me ne vado subito.>>
Dissi per poi alzarmi dal posto in prima classe, per poi prendere il mio borsone e dirigendomi all'uscita.
Ero appena atterrato all'aeroporto di Yokohama, il viaggio di 12 ore lo avevo usato per capire di più il Giapponese, sapevo parlarlo, ma non leggerlo, beh, era un problema per dopo.
Mi diressi verso il parcheggio, meno male che il commissariato a fatto spedire via aereo la mia auto, una Ford Mustang rossa coupé anni 70.
Dopo aver messo i bagagli nel baule saltai a bordo e partì.
L'auto era un regalo del mio amico Daniels, morto nel 1997 di cancro hai polmoni, pace all'anima sua.
Combattei insieme a lui nel 1944 durante la liberazione di parigi, prima di morire gli promisi che mi sarei preso cura dell'auto come se fosse l'oggetto più prezioso del mondo.
Guidavo tranquillo, mi ero segnato la via di dove dovevo andare, solo che non avevo un buon senso dell'orientamento, senza contare che tutti qui guidano in controman...ah rettifico, sono io quello in contromano.
Quando ero in Vietnam nel 65', mi persi nella fitta giungla ed sbucai nell'accampamento nemico, potete immaginare come sia andata a finire.
Mentre ero fermo ad un semaforo notai in fondo alla strada una stazione di polizia, un buon posto per avere alcune indicazioni per dove andare.
Arrivai e parcheggiai all'altro lato della strada, per poi camminare fino all'entrata.
Alla reception c'erano 2 poliziotti, uno stava al un computer di spalle mentre l'altro compilava scartoffie.
Quando mi avvicinai quello che compilava scartoffie mi notò.
Poliziotto: ha bisogno signore?
Mi chiese tranquillo.
<< si...dovrei andare qui...saprebbe indicarmi la strada?>>
Gli chiesi tranquillo, porgendogli il foglio.
All'improvviso, sentii la porta dell'entrata sbattere violentemente dietro di me. Mi voltai e vidi degli uomini in smoking entrare con armi automatiche.
Non feci in tempo a mettere la mano sulla pistola che gli uomini spararono a tutti i presenti per poi fuggire.
Passarono circa 30 secondi.
Dpo che se ne sono andati, sospirai e mi tirai seduto.
<<wow... neanche 2 ore in un nuovo paese e mi hanno già sparato addosso... è un record...>>
Dissi tirandomi in piedi, guardando il mio soprabito e notando come fosse diventato una groviera, e i poliziotti trivellati di colpi dietro di me in pozzanghere di sangue. Sospirai per poi uscire, riuscendo ad evitare i passanti che corsero in soccorso dei poliziotti morti, e tornando alla macchina.
<< fanculo...era la mia giacca preferita...>>
Dissi scazzato.
Aprì il bagagliaio, osservando i vari cambi di vestiti, i bagagli, insieme ad 2 glock 18, un fucile Spas 12, un'accetta e 2 machete.
Mi cambiai abbastanza velocemente, mettendo i vestiti distrutti e sporchi di sangue dentro un sacchetto, chiudendo poi il bagagliaio per poi ripartire.
Dopo essermi perso per la seconda volta, ero arrivato davanti ad un edificio con mattoni rossi.
Sentì degli spari provenire da dentro, varie vetrate si ruppero e poi si udirono dei suoni sordi come delle lotte corpo a corpo.
All'improvviso, un ragazzo basso dai capelli argentati, con una camicia bianca e dei pantaloni neri mi superò, correndo a gran velocità dentro l'edificio.
<< mm...qualcosa mi dice che deve essere questo il posto...>>
Dissi chiudendo la macchina, camminando verso l'entrata.
( dentro l'agenzia)
Atsushi: Kunikida-san! Ragazzi! Io- ...
Ma alzando lo sguardo vide, oltre la confusione e la distruzione dell'ufficio, vide Kenji che gettava dalla finestra i membri della Port Mafia, Kunikida che li atterrava e Ranpo che si era accomodato su uno di loro steso a terra.
Atsushi: Ma cosa...
Rimase con gli occhi spalancati prima che il biondo potesse rispondere
Kunikida: Ragazzo, sei tornato.
Disse per poi sospirare.
Kunikida: Ecco perché odio gli agguati, dovremo ripagare tutto l'arredamento ed è davvero un pessimo modo di dare il benvenuto al novellino
Disse mentre si puliva i vestiti dalla polvere.
Atsushi: Novellino...? Di che parli?
Disse e poi qualcuno bussò alla porta dietro di lui.
Una volta salite una rampa di scale, arrivai ad una porta semi-aperta e bussai.
<< Permesso? È questa l'agenzia dei detective armati?>>
Chiesi tranquillo, spingendola leggermente e osservando i presenti.
Notai subito il ragazzo dai capelli argentati.
Atsushi: B-Buongiorno.
Disse quasi intimidito.
Come non poteva esserlo? Ero una persona di 192 centimetri e lui sarà stato alto un metro e un tic tac.
Kunikida: Ecco, appunto. ( sospiro per poi tornare serio) Buongiorno, si, questa è l'agenzia dei detective armati, benvenuto.
Disse in un misto di serietà e tranquillità, porgendomi la mano.
Mentre faceva ciò notai che c'erano altre persone che si stavano sbarazzando degli scagnozzi indesiderati.
La prima ad avvicinarsi a me fu una donna dai capelli corvini, seguito da un sorridente biondino e una specie di giovane sherlock Holme occhialuto, che mi squadrava da capo a piedi con un lecca lecca nella bocca.
Yosano: Buongiorno, dicci pure
Le loro facce erano sorridenti e accoglienti nonostante ciò che si trovava alle loro spalle fosse ormai quasi del tutto distrutto e caotico.
<< Bene...salve a tutti...io sono Drew, Jason Drew, Piacere di conoscervi...sono l'agente mandato dal dipartimento di polizia di Los Angeles. >>
Dissi abbastanza formale, per poi stringergli la mano.
Kunikida: Si, il presidente mi aveva avvisato che un agente americano sarebbe arrivato oggi.
Disse anche lui con formalità.
<< bene, può dare questa lettera al presidente? È una lettera da parte del commissariato americano, sa... le solite scartoffie.>>
Dissi tirando fuori dalla tasca interna del soprabito una lettera.
Kunikida la prese subito.
Kunikida: Si non c'è problema, la consegnerò non appena ritorna.
Disse tranquillo.
Yosano: Americano?
Chiese avvicinandosi di più a me per guardarmi la faccia.
Yosano: Certo, infatti i tuoi lineamenti così occidentali mi sembravano poco familiari, comunque parli bene il Giapponese!
Disse tranquilla.
<< si, la ringrazio, vengo a L.A.>>
Dissi tranquillo, dando un'occhiata a come era ridotto l'ufficio, pieno di fori di proiettili nelle pareti e il pavimento pieno si vetri rotti.
Naomi: L. A.? Los Angeles? WOW è una città bellissima quella! Avrei tanto voluto andarci con il mio fratellone~
disse la ragazza con gli occhi a cuore sentendo la mia città di provenienza, poi spostando le sue attenzioni sul fratello
<<Giusto una domanda...chi erano i tipi che avete lanciato fuori dalla finestra?Chiesi quasi curioso.
Yosano: criminali, a volte fanno delle incurioni, ma ce ne siamo già occupati come vedi.
Disse tranquilla.
Kunikida: Jason, giusto? Dacci il tempo di sistemare questo casino e avrai una scrivania tutta tua.
Ragazzi, date il benvenuto al nuovo membro dell'agenzia dei detective armati, Jason Drew.
Disse e appena Kunikida pronunciò quelle parole un enorme boato di sorpresa si innalzò tra i presenti.
Yosano: Nuovo membro? Perché non ci hai detto niente Kunikida?
Kunikida: C'è stato bisogno di molta cautela per permettere che entrasse, per questo il presidente non ha voluto spargere troppo la voce
Una volta che Kunikida finì la frase, il piccolo biondo si avvicinò a me, stringendomi la mano, con entrambe le sue, e agitandola con forza
Kenji: io sono Kenji! Benvenuto!
Disse pieno di energie.
Atsushi: Benvenuto allora, io sono Atsushi Nakajima ^^'
Mentre tutti continuavano con le presentazioni, Atsushi si allontanò e guardò incuriosito giù dalla finestra. Le persone si accerchiavano attorno a quegli uomini buttati giù da Kenji, belli che svenuti.
Atsushi: Certo che ve la siete cavata senza di me...
Disse tra sé e sé mentre chiudeva l'unica finestra non bucata.
Guardai Kunikida.
J: quando è che avrò il primo incarico?
Chiesi tranquillo, ero desideroso di mettersi subito al lavoro, anche se in realtà il mio vero obiettivo era un'altro.
Trovare la port mafia e annientarla.
Kunikida: Abbi pazienza, sei nuovo quindi dobbiamo prima testare le tue capacit-
Nemmeno il tempo di dire l'ultima lettera che proprio quella finestra ancora intatta si frantumò davanti agli occhi di tutti.
Un uomo alto dal manto nero entrò dall'apertura, sorvolando Atsushi che con un'espressione impaurita dal modo improvviso in cui era successo, cadde a terra.
Yosano: Kenji! Riprendi la trave!
Kenji: Subito!
Agli ordini il ragazzino riprese la trave che stava usando per sbarazzarsi dei precedenti infiltrati, ma appena la prese in mano se la ritrovò tagliata a metà da una lunga spada che gli stava proprio sfiorando il naso.
Tutti cercarono di intervenire per cacciarlo, ma l'uomo era agile e riuscì a scansare il rosso per prendere la sorella come ostaggio.
Naomi: AHI- AIUTO!
Tanizaki: NAOMI!
Il ragazzo stava per buttarsi nel salvarla, ma Kunikida lo prese per il braccio fermandolo.
L'uomo stava puntando la spada al collo della ragazza e con voce cupa proclamò.
???: Fatemi parlare con il presidente.
Io rimasi fermo mentre ossevavo tutta la scena. Sospirai, facendomi avanti davanti agli altri presenti.
<< oi, devi prendere il numero prima... c'è la fila...>>
Dissi per poi mettere la mano sul fodero della pistola che teneva a destra della sua cintura.
<< secondo...molla la ragazza...>>
Dissi apatico stavolta. avanzando verso la figura.
L'uomo rimase impassibile e composto alle mie minacce. Non aveva intenzione di mollare la presa né sulla sua spada, né sulla ragazza.
???: Stai fermo! Un passo, un taglio.
Avvicinò la spada al collo di Naomi, che si lamentava per la paura.
Suo fratello cercava di sfuggire alla presa forte di Kunikida che continuava a trattenerlo.
Kunikida: Il presidente non è ancora arrivato, se vuoi parlare con lui devi aspettare. Jason, stai indietro.
Nonostante il suo tono fosse composto, la sua espressione era visibilmente preoccupata e in tensione. Nessuno osava avvicinarsi per la minaccia, aspettavano il suggerimento di Kunikida.
<< nah...non la ucciderà...>>
Dissi serio.
Atsushi mi guardò impaurito.
Atsushi: cosa te lo fa pensare?!
Chiese spaventato.
<< se la uccidesse non avrebbe più ostaggi...e sarebbe comunque spacciato. >>
Dissi serio, continuando ad avanzare.
???: Oi! Ti ho detto di stare fermo!
Disse quasi arrabbiato, tenendo la lama vicino al collo della ragazza senza fare nulla.
Eh, questo è un bluff.
Avanzai ancora, poi all'improvviso, la figura mollò di colpo la ragazza gettandola a terra e scattando contro di me con un potente affondo.
Sul serio?
La spada mi trapassò il petto da parte a parte, sotto lo shock generale di tutti, mentre il sangue schizzava per terra.
Ormai mi ci sono abituato.
Calò un silenzio di ghiaccio, che durò pochi secondi.
Abbassai lo sguardo sulla spada e poi sulla figura sulla spada.
La mia espressione annoiata e apatica divenne sera.
Allungai la mano e gli presi la faccia, per poi sollevarlo da terra.
La figura mascherata mi prese il polso con le mani, cercando di liberarsi dalla mia salda presa.
<< bastardo...era la mia giacca preferita. >>
Dissi serio, per poi scaraventarlo contro un muro.
<< ti è andata male. >>
Disse serio, nel mentre tiravo fuori la spada che mi trapassava il petto, il buco che avevo si stava rigenerando da solo, tra pochi secondi sarebbe scomparso.
La cosa lasciò sorpresa Yosano, così come tutti gli altri. Tutti tranne Ranpo, che invece ghignava sotto i suoi occhiali, molto probabilmente aveva già capito il mio potere sovrannaturale, sarebbe stata sicuramente utile nell'agenzia, e ora che aveva capito se ne stava tranquillo nell'angolo a godersi lo spettacolo.
Naomi tornò da suo fratello e lo abbracciò.
Sbuffai e avanzai verso la figura per afferrarlo di nuovo.
Ma quando mi avvicinai, mi lanciò un coltello addosso, che si conficcò nel braccio sinistro, per poi scattare e recuperare la spada, mettendosi in posizione di guardia verso di me.
Strinsi i denti di rabbia, questo non era il mio primo rodeo.
Presi il coltello nel braccio e lo tirai fuori buttandolo a terra, portando poi la mano dietro la testa ed estrassi uno dei machete che tenevo sotto il soprabito sulla schiena.
Kunikida: Jason! Che pensi di fare?!
Disse preoccupato restando fermo.
<< non si vede? Mi batto con il samurai.>>
Dissi serio, tenendo il machete davanti a me, mentre il silenzio tornava a calare nell'ufficio.
Poi, entrambi scattamo.
La katana della misteriosa figura si scontrò con il mio machete.
Fu uno scambio di colpi su colpi.
Attaccare, muoversi, parare, attaccare, parare, muoversi e attaccare di nuovo.
Sembrava una specie di danza, dove le nostre armi si scontravano e facevano scintille.
Chiunque fosse era bravo con la spada, davvero bravo.
Dopo alcuni minuti che sembravano interminabili, sembrava che fossimo arrivati ad una svolta.
Schivati due dei miei fendenti riuscì a sbilanciarmi leggermente e a spingermi indietro, ma riuscì a restare in piedi, notando un taglio sul polso.
Figlio di...
Il taglio si rigenerò in un istante.
Sospirai scazzato.
Di solito i miei avversari erano già morti a questo punto.
<<oi kunikida! Vuoi che lo fermo vivo o morto?>>
Chiesi mentre estraevo il secondo machete da sotto il cappotto.
Appena Ranpo vide l'arma scoppiò a ridere, mentre Kunikida alla sua vista fece un'espressione preoccupata e impaurita, mettendosi tra me e l'individuo.
Kunikida: NO NO, FERMO RAGAZZO! DECISAMENTE VIVO!
Disse serio con sudore freddo.
Kunikida: Presidente la prego direi che è abbastanza! Non possiamo rischiare oltre!
Disse serio girandosi verso la figura.
Sentendo quelle parole Abbassai di poco i machete. Stai a vedere che...
???: Peccato, mi stavo divertendo...
L'uomo fece cadere il mantello nero che gli copriva il corpo e il volto, rivelando un kimono giapponese verde.
Posò la spada nel suo fodero e si massaggiò la schiena che fece anche qualche scrocchio, si massaggiò i polsi e il collo.
Atsushi: Presidente?! Mi state dicendo che Jason stava per uccidere il presidente?!
Alle reazioni stupite di tutti Ranpo rise ancora.
Ranpo: Oi vecchietto, non ti vedevo combattere così dagli anni d'oro!
Fukuzawa: beh, potevi partecipare anche tu all'esame, Ranpo-kun..
Ranpo: ...Nah
Naomi: Wow! È stato così emozionante essere rapita dal presidente.
La ragazza rise mentre Kenji e Yosano tirarono sospiri di sollievo vedendo che tutto si era fermato.
Rimasi in silenzio e confuso per vari secondi.
<<...esame? Oh.>>
Disse per poi mettere via i machete.
<< quindi era tutto un test...spero di non averle fatto troppo male...combatte davvero bene...>>
Dissi cercando di essere formale il più possibile.
Il presidente chinò il capo per salutarmi, chiuse gli occhi per un secondo e finì di sistemarsi.
Fukuzawa: Nessun problema ragazzo. Esatto, era un test per verificare che tu abbia i requisiti adatti per entrare all'agenzia, come ti ha già spiegato Kunikida sicuramente. Hai superato il test brillantante sul punto di vista delle abilità, hai dato però per scontato che avrei liberato Naomi, potevo anche non farlo, sappi che la violenza non è l'unico punto di forza dell'agenzia.
Disse serio camminando verso la porta del suo ufficio, per poi voltarsi di nuovo verso di me.
Fukuzawa: sarai sotto la supervisione di Kunikida che ti insegnerà i nostri valori, intanto, benvenuto all'agenzia dei detective armati.
Dopo il discorso del presidente, tutti fecero un sorriso un po' imbarazzato. Era come se mi stessero accogliendo tra di loro.
Come se stessi entrando in una specie di famiglia.
Sono abituato a lavorare da solo, non sono socievole e sono il primo ad ammetterlo.
Sarà difficile.
restai ad ascoltare il discorso del presidente, e fece un lieve sorriso.
Ma allo stesso tempo dentro di me si faceva strada un senso di rammarico.
<< la ringrazio presidente, prometto che darò il massimo.>>
Dissi tranquillo, restando composto.
Fukuzawa: Mi fido di te ragazzo, ne sono sicuro.
Kunikida tirò un respiro di sollievo nel mentre. Il presidente stava bene e mi ero calmato.
<< cmq, ho notato che molti di voi sono rimasti colpiti dal mio potere. Esso si chiama " The Old Guard", mi consente di rigenerare qualsiasi tipo di ferita fisica che mi venga inferta, in poche parole, io mi rialzo sempre.>>
Yosano: Wow, ho trovato qualcuno su cui il mio potere è inutile, ahh va bene così.
Sorrise in modo calmo mentre scostava i capelli neri lontano dal viso.
Tanizaki: Beh, questo vuol dire che l'agenzia sta diventerà immortale nel vero senso della parola!
Disse tutto contento.
Dopo quel momento ci furono altre presentazioni e spiegazioni da parte di Kunikida, ma non ci diedi tanto peso.
Tra qualche chiacchiera e l'altra, arrivò la sera, ormai fuori era buio.
Uno ad uno salutai i vari membri, anche se non li avevo conosciuti tutti dato che alcuni mancavano, e saltai sulla mia Ford, per dirigermi all'appartamento che avevo affittato prima di venire qui.
Dopo essermi perso una volta, raggiunsi la palazzina.
Scesi dalla macchina, presi le valigie e salì una scala per due piani, percorrendo un corridoio esterno che dava sul parcheggio dove c'era la mia Ford, arrivando alla mia porta e aprendola.
L'appartamento era semplice.
Una stanza enorme che faceva da salotto, cucina e sala da pranzo, con un tavolo circolare con 3 sedie, un divano a 3 posti, un piccolo televisore per terra e una cucina, molto probabilmente senza posate, piatti ecc.
Poi una stanza con un armadio e un letto matrimoniale e un bagno.
Osservai tutto L'appartamento per poi chiudere la porta.
Avanzai fino al tavolo e mi tolsi la giacca, mettendola sulla sedia, poggiando i machete e le pistole sul tavolo, prendendo la valigia per poi andare in camera da letto.
Una camera semplice, pavimento in palchè, muri bianchi, letto matrimoniale, armadio ross e una portafinestra con delle persiane che dava su un mini balcone e la vista erano altre case e la strada sottostante.
Mi sedetti sul letto, con la valigia accanto a me mentre la disfavo.
Tirai fuori un album fotografico con un lucchetto.
Non osavo aprirlo.
Perché ogni volta che lo aprivo, tornavo ad essere triste.
Sono successe tante cose nella mia vita, parecchie sono brutte.
Così un giorno presi tutte quelle cose brutte e tristi e le appallottolai, spingendole giù e giù in profondità.
Alcuni direbbero che è sbagliato, come mettere la polvere sotto un tappeto e ripetersi che il pavimento è pulito.
A volte però, quelle cose tornano in superficie.
Appoggiai l'album per terra, finendo di disfare la valigia, e mettendo tutto nell'armadio.
Finito ciò, aprì la portafinestra e uscì sul mini balcone, accendendo poi una sigaretta e iniziando a fumare, mentre con i miei occhi spenti fissavo le poche stelle che si vedevano in cielo, mentre il mio viso era illuminato dalla flebile luce della strada. Con una domanda che mi continuava a martellarmi la testa.
Quando tutto questo avrà fine?
Angolo autore:
Heyla! Spero che la storia vi piaccia! Ci vediamo al capitolo 2!
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