6. Lo specchio

Aaron non riusciva a togliersi quell'immagine dalla testa: il mostro che cercava di afferrarlo ripetendo che lui apparteneva all'oscurità. Sempre lo stesso mostro, in incubi diversi.

Aveva saltato il primo giorno di scuola, dicendo ai suoi genitori che non si sentiva bene. Non era difficile crederlo, Aaron aveva un aspetto orribile: non dormiva ormai da giorni e i suoi occhi sembravano privi di vita, più scuri di quanto non fosseromai stati. Stava cambiando qualcosa in lui, qualcosa che non gli piaceva affatto.

Strinse la presa sui lati del lavandino per non perdere l'equilibrio e appoggiò la testa al rubinetto, ansimando. Aveva paura, paura che i suoi sogni potessero diventare reali; erano così perfettamente vividi mentre si proiettavano nella sua mente ancora e ancora, togliendogli il respiro.

Si sciacquò il viso con dell'acqua fredda, sperando che insieme a quelle gelide gocce scivolasse via anche la sensazione di terrore che lo tormentava da giorni.
Alzò la testa verso lo specchio e si dovette trattenere di urlare: nel riflesso c'era quel mostro, anche se la sua figura era leggermente diversa, rispecchiava quasi quella di Aaron. Quando il ragazzo si avvicinò al vetro, l'immagine del mostro mutò lentamente, fino ad assomigliare a quella del ragazzo. L'unico dettaglio diverso erano gli occhi, neri come le iridi si fossero fuse con le pupille, inumani.
Quando Aaron sfiorò lo specchio con le dita, il mostro riuscì ad attraversare la superficie con un artiglio e afferrò il suo braccio. Il ragazzo tirò con forza ma quella creatura era troppo forte e lo spinse contro il vetro.

Si svegliò di soprassalto, stringendo le coperte tra le dita. Non sapeva se fosse giorno o notte, non sapeva nemmeno più se lui fosse davvero sveglio o se stesse vivendo un altro sogno.
Sentì un leggero dolore alla mano, e quando la sollevò vide dei piccoli segni di bruciature sulle punte delle dita, come se avessero sfiorato una fiamma.

O l'avessero generata.










Hailey provò ancora a chiamare Elijah eppure il ragazzo sembrava disperso. Era preoccupata per lui, non aveva mai fatto così. Saltava spesso la scuola ma ogni volta lo riferiva alla ragazza, chiedendole se volesse andare da qualche parte dove potessero stare da soli. Hailey amava quei momenti, i momenti in cui poteva stare con lui senza le prediche di suo fratello Connor o l'occhio attento di suo padre. Kayla li copriva spesso quando volevano passare del tempo da soli e a volte sopportava di essere il terzo incomodo senza farlo mai pesare ai due nonostante Elijah non fosse proprio la sua persona preferita. Hailey sapeva benissimo come fosse il rapporto tra il suo fidanzato e la sua migliore amica ma era contenta che i due cercassero lo stesso di andare d'accordo.

Dopo altri due tentativi falliti, Hailey decise che sarebbe andata a trovare Elijah dopo le lezioni per stare un po' insieme. Entro pochi giorni sarebbe stato il loro primo anniversario, e la ragazza aveva in mente una bella sorpresa per lui: la stava organizzando da una settimana e non vedeva l'ora di poter festeggiare quel traguardo.

-Hai finito di sgattaiolare per i corridoi con il tuo tenebroso ragazzo?-
Hailey distolse lo sguardo dal cellulare e vide Katherine McAllister davanti a sé, sorridente come sempre.
Tutti quelli che varcavano la soglia di quel liceo sapevano chi era Katherine: aveva la media più alta della scuola, era stata il capitano della squadra di pallavolo e si era diplomata a pieni voti con il diritto a una borsa di studio all'Università di Vermaine.
Aveva anche fatto dei corsi estivi agli studenti del triennio per guadagnare crediti extra, tra cui uno che Hailey aveva seguito.
-Katherine!- esclamò entusiasta. -Che ci fai qui?-
La ragazza le sorrise ancora. -Mi serve una firma del preside per i crediti dei corsi.-
Katherine rimase qualche secondo in silenzio, come se aspettasse che Hailey dicesse qualcosa... E lo fece.
-Che intendevi prima con sgattaiolare?-
La ragazza aggrottò le belle sopracciglia. -Ho visto Elijah aggirarsi di nascosto nei corridoi durante la prima ora- riferì. -Eri con lui, no?-
Hailey rimase di sasso: Elijah era a scuola e non si era fatto vivo da tutto il giorno.
Fece un sorriso finto per non insospettire la sua interlocutrice. -Anch'io ogni tanto infrango le regole.-
Katherine sembrò sorpresa dalla sua risposta. -Fai bene- le disse. -A volte qui la vita è un po' monotona, serve qualcosa che la faccia scuotere, non trovi?-
Le fece l'occhiolino prima di dirigersi verso l'ufficio del preside. Hailey fece un bel respiro e mise il cellulare in tasca, decisa a fare luce su quella situazione.

Dopo aver camminato mezz'ora per tutta la scuola finalmente lo trovò: Elijah stava parlottando in segreto con una sconosciuta dai capelli rossi; erano in un angolo del cortile esterno, isolati dal resto degli studenti che si raggruppavano lì vicino per fumare senza essere scoperti.
Hailey si fermò di scatto e iniziò a osservarli da dietro una parete. Tese l'orecchio per sentire la conversazione.
-Sei proprio un ingenuo, Elijah- diceva lei, con una nota di arroganza. -Non hai idea dei guai in cui ti stai cacciando.-
-E tu lo sai, non è così?- ribatté scocciato il ragazzo. -Sai tutto...-
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi la voce seccata della ragazza risuonò di nuovo. -Mi piacerebbe continuare questa conversazione ma vorrei rendere le cose più interessanti.-
Il suo tono era più alto, come se si fosse improvvisamente avvicinata.
-Ciao, Hailey.-
Hailey saltò contro il muro per lo spavento quando si ritrovò quella ragazza davanti.
-Ti stavo aspettando con ansia.-










Era la decima volta che Alex si sciacquava il viso, cercando di togliersi dalla mente quell'orrenda immagine che aveva visto solo pochi minuti prima.

Quella scritta sembrava incisa nel soffitto, eppure Alex l'aveva vista sparire nel secondo in cui aveva sbattuto le palpebre. Il marchio sulla sua mano non smetteva di bruciare, e Destiny non era lì con lui per allievare quel dolore. Da quando l'aveva vista per la prima volta, aveva sempre più bisogno di stare vicino a quella ragazza, come se fosse uno scudo pronto a proteggerlo da ogni cosa. Eppure non poteva fare a meno di avere un brutto presentimento, come se stesse vedendo solo una parte della realtà, e non quella peggiore.

Si passò una mano bagnata tra i capelli scuri, sciacquando le ultime gocce di sudore. Per colpa di quella scritta, l'aria nella stanza era diventata troppo calda, quasi soffocante.
Alex passò una mano sullo specchio per togliere il vapore e vide un'immagine diversa da quella che si aspettava: un essere informe, un'ombra senza volto che seguiva i suoi più impercettibili movimenti come se fosse il suo vero riflesso. Rimase immobile a fissare il vetro finché quella cosa aprì di scatto quelli che sembravano due grandi occhi, rotondi e rossi, e Alex cadde all'indietro sbattendo la testa contro il muro, scivolando poi a terra con la schiena. Terrorizzato e confuso, alzò di nuovo lo sguardo sullo specchio e vide una scritta che gocciolava. Si alzò tremante e lo osservò da vicino; era sangue, non c'era alcun dubbio, e il messaggio era chiaro.

Combatti al mio fianco, Alexander. Li uccideremo uno ad uno.

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