5. Il Consiglio
Jade arrivò in perfetto orario. A una discreta distanza c'erano i due agenti di prima, ma la cosa non sembrava innervosirla più di tanto.
Si fermò davanti al suo armadietto e lanciò loro una rapida occhiataccia, che non sfuggì allo sguardo di Kayla.
-Ciao!- esclamò Jade sorridendo, come se non fosse successo nulla. I due agenti squadrarono Kayla e se ne andarono.
-Ehi, hai già scelto i corsi?-
La ragazza le mostrò il suo programma. -Sì, e mi hanno detto che per oggi posso tornare a casa.-
Kayla li lesse da cima a fondo, improvvisamente interessata. -Ho una fantastica notizia per te- le fece.
Jade aggrottò le sopracciglia. -E sarebbe?-
La ragazza le riconsegnò il programma. -Farai molti corsi con me, abbiamo gli stessi insegnanti.- Le sorrise, fingendo di non sentirsi stupida per quello che aveva appena detto.
Jade non sembrò notare il suo imbarazzo e ricambiò il sorriso. -Questo è davvero un grande onore- scherzò, tenendo lo sguardo fisso sulla sua compagna.
Kayla stava per risponderle quando vide qualcuno camminare a testa bassa con un volantino in mano. La ragazza di fronte a lei seguì immediatamente il suo sguardo come se fosse riuscita a leggerlo.
Elijah, il ragazzo di Hailey, stava attaccando uno strano manifesto con una foto, come quelli per le persone scomparse.
Kayla si precipitò verso di lui e riuscì a riconoscere il volto stampato su quella vecchia carta: era Alec.
Si girò istintivamente verso Jade, che l'aveva cautamente seguita, e vide qualcosa guizzare nei suoi occhi: l'aveva subito riconosciuto.
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Il coprifuoco era scattato da pochi minuti e Kayla era nel bel mezzo del centro di Malkres; doveva sbrigarsi a tornare a casa o sua madre sarebbe stata furiosa.
Stava già attraversando la strada parallela alla sua via, quando sentì un ragazzo urlare. Non urlava di dolore, chiedeva aiuto, e continuava a ripetere lo stesso nome, sempre più forte. Consapevole del rischio che avrebbe potuto correre, Kayla tornò comunque indietro seguendo la direzione di quella voce e una volta arrivata alla fonte, un vecchio vicolo, si nascose dietro un cassonetto. Sporgendosi riuscì a vedere il suo migliore Alec mentre due uomini con lo stemma dell'Ordine sulle giacche lo tenevano fermo. Di fronte a lui c'era un uomo alto e visibilmente pericoloso, con un camice da dottore. Quest'ultimo si avvicinò ad Alec, che continuava a urlare.
-Lasciatemi! Devo andare da lui!- ripeteva, così forte che presto avrebbe perso la voce.
-Lui chi?- domandò l'uomo, anche se dal suo tono di voce provocatorio sembrava saperlo perfettamente.
Alec lo fissò in silenzio. -Avete paura di lui, non è così? Di lui e dei suoi fratelli.-
L'uomo non si scompose. -Non ho paura del tuo stupido fidanzato, Aleksander.- Gli uomini strinsero più forte la presa per impedire ad Alec anche il più piccolo movimento. -Tu dovresti averne- lo provocò. -Quando saprà cosa sei, vorrà ucciderti personalmente.-
Gli occhi grigi di Alec brillarono. -Non provare a spaventarmi, non ho paura di te.-
L'uomo scoppiò in una risata sarcastica. -Dovresti essermi grato, Aleksander- continuò girandogli intorno. Era un uomo sulla quarantina, con i capelli scuri lunghi fino alle spalle e una strana cicatrice sulla guancia. Il suo volto incarnava un senso di sicurezza sfrontata e il desiderio di controllare ogni cosa intorno a sé.
-Ti sto risparmiando una morte lenta e devastante- gli disse, fermandosi di nuovo di fronte al ragazzo. Il suo camice bianco era sporco di vernice scura e macchie di sangue secco.
Alec era furioso. -Ringraziarti? Se solo provi a toccare Christopher, giuro che...-
Il dottore rise ancora di scherno. -Tranquillo, Aleksander- gli fece, con un tono di voce che sembrava richiamare il verso di un serpente a sonagli. -Ho in mente un ottimo piano per il tuo amato Christopher.-
Appena terminò quell'agghiacciante frase diede un pugno in pieno volto ad Alec, che perse i sensi.
-Portatelo via, non mancherà a nessuno- ordinò ai due agenti.
I due uomini lo presero in braccio e lo trascinarono via.
Kayla li seguì camminando cauta. Il cuore le martellava nel petto così forte che si sentì svenire.
La cosa peggiore non era solo vedere il suo migliore amico in quello stato ma anche sapere che non poteva fare niente per aiutarlo: nessuno le avrebbe creduto se avesse accusato dei membri dell'Ordine di un simile crimine, neanche con le prove più eclatanti.
Avanzò lentamente strisciando contro il muro del vicolo finché non riuscì a vederli di nuovo: il dottore inquietante era scomparso mentre i due agenti stavano trascinando Alec privo di sensi verso un furgone; appoggiata a questo c'era una figura femminile, che Kayla riconobbe in meno di un secondo: era Jade, la stessa Jade che aveva conosciuto un anno prima al liceo di Alec. La stessa Jade che aveva visto insieme a lui, quando entrambi facevano credere di essere innamorati l'una dell'altro quando in realtà niente andava per il verso giusto.
Non appena Jade li vide arrivare, sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Il suo sguardo era fisso su Alec.
-Dove lo state portando?- domandò allarmata, staccandosi dallo sportello. -Non lo lascerete al lago, vero?-
Uno dei due uomini la spinse via e caricò Alec sul furgone, mettendosi poi al volante. L'altro uomo disse qualcosa a Jade sottovoce per poi salire anch'egli sul sedile del passeggero, lasciando la ragazza da sola, tremante e con gli occhi colmi di paura.
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-Che stai facendo?- intervenne Kayla, incredula.
Elijah sembrava turbato, ma non disse nulla.
-Perché li stai appendendo?- chiese Jade, senza riuscire a staccare i suoi occhi castani dalla foto.
Elijah la ignorò, rivolgendo il suo sguardo a Kayla: l'esile figura di lui risaltava grazie ai vestiti neri che indossava, facendolo sembrare ancora più alto. -Ormai non puoi più tirartene fuori, non dopo quello che hai visto.-
La ragazza non ebbe il tempo di replicare che Elijah si era già dileguato.
Alex crollò sul letto non appena entrò in camera. Per fortuna i suoi genitori non erano in casa, altrimenti lo avrebbero visto barcollare e respirare affannosamente per tutto il corridoio; per un attimo aveva creduto che non sarebbe arrivato intatto fino alla soglia della sua camera, e nemmeno mentre era sdraiato a pancia in giù sul suo morbido materasso riusciva a trovare un po' di sollievo. Era come se il suo corpo stesse consumando tutta l'energia, lasciandolo senza forze.
I tuoi genitori ti hanno mentito Alex, tuo padre ti sta nascondendo tutto.
Non puoi fidarti dei membri del Consiglio, ci sono troppe morti che hanno occultato.
Morti occultate, come era possibile? Perché nascondere la morte degli abitanti? E come?
Nessuna domanda dai famigliari? Nessuna indagine? Nessun ritrovamento?
Alex si rigirò nel letto, sperando che quei pensieri lo lasciassero in pace. Ma non fu così, perché quello che vide fu peggiore di quelle crude parole: sul soffitto, incisa nel legno, c'era una frase.
Ti hanno scoperto, sei già morto.
"Avete paura di lui, non è così? Di lui e dei suoi fratelli."
"Se solo provi a toccare Christopher..."
"Non lo lascerete al lago, vero?"
I ricordi di quella notte si proiettavano continuamente nella mente di Kayla, come se stessero cercando di comunicarle qualcosa.
È Jade la ragazza che cercavi, non è così? L'ultima persona ad aver visto Alec Jones, non lo trovi strano? Magari lavora per l'Ordine, magari lo ha ucciso. Io fossi in te mi guarderei le spalle.
Guardarsi le spalle, forse quello avrebbe dovuto farlo... Ma anche se l'autore di quel biglietto voleva avvertirla di non fidarsi di Jade, Kayla aveva la sensazione che lei non fosse pericolosa. Ricordava bene la sua espressione quando aveva visto Alec privo di sensi. Era terrorizzata: aveva provato a fermare quegli uomini ma era stata spinta via, come se fosse solo un ostacolo. Poi, quando il furgone si era allontanato, era apparso quel ragazzo che sembrava forse un paio di anni più grande di lei. L'aveva stretta in un abbraccio mentre Jade singhiozzava contro la sua spalla e borbottava sottovoce. Lui la stringeva forte, con fare protettivo, ma non le aveva rivolto nemmeno una parola.
Quando aveva visto Alec privo di sensi Jade aveva parlato di un lago, e l'unico presente nella contea era il Lago dell'Oblio.
C'era una terrificante leggenda su quel lago, che raccontava di un uomo, Leras, che vi si era avvicinato per dissetarsi. Era disperso da giorni nel bosco, inseguito da chissà quale creatura soprannaturale, ed era corso subito verso quella fonte d'acqua. Un testimone lo aveva visto fissare la superficie cristallina con occhi persi e vitrei. Poi l'aveva sfiorata con le dita, ed era stato risucchiato dentro. La donna che aveva assistito alla scena era corsa subito a casa sua a raccontare la vicenda al marito, tuttavia l'uomo l'aveva accusato di essere pazza e l'aveva consegnata al Consiglio di Malkres, che l'aveva rinchiusa in una cella. Secondo la testimonianza di suo fratello, la donna insisteva su ciò che aveva visto, e disegnava sulle pareti della cella il giovane Leras mentre veniva inghiottito dall'acqua, con la frase:
È caduto nell'oblio.
-Smith?-
Kayla alzò la testa e incrociò lo sguardo di rimprovero della professoressa Hewitt.
-Sai rispondere alla mia domanda?-
La ragazza sentì lo sguardo di tutti i suoi compagni pizzicare sulla pelle. Odiava sentirsi tutti quegli occhi addosso. -Immagino di no.-
La professoressa sospirò. -Non ci puoi nemmeno provare- dedusse. -Perché è da quando è iniziata la lezione che non stai ascoltando.-
Kayla si morse il labbro. -Mi dispiace, professoressa.-
La donna annuì, per poi tornare a scrivere sulla lavagna. Hailey si allungò cauta verso di lei per sussurrarle all'orecchio.
-Ehi, stai bene?-
Kayla si girò verso di lei. Avrebbe dovuto dirle di Elijah, voleva farlo, ma parlare di lui con Hailey era difficile dopo quello che aveva visto quella notte. Si maledì per non essere tornata subito a casa. Ma se lo avessi fatto, pensò, ora come potrei sapere la verità su Alec?
-Non mi sento bene, è come se non riuscissi a concentrarmi.-
Non era una bugia, eppure quelle parole bruciavano sulla sua lingua; non dire la verità alla sua migliore amica non le piaceva affatto.
Hailey annuì poco convinta, poi tornò a guardare il cellulare. Kayla si abbassò per cercare il suo quaderno nello zaino e vide un foglio pieghettato. Controllò che Hailey fosse ancora distratta e poi aprì il foglio: stessa calligrafia, stessa sensazione di essere osservata.
Non sono il nemico, Kayla, ma potrei diventarlo se mi ostacolerai. Fai la scelta giusta e unisciti a me.
Kayla accartocciò il foglio e se lo infilò di fretta nella tasca. Alzò la mano per attirare l'attenzione della professoressa.
-Scusi, potrei andare in bagno?-
Visibilmente scocciata, la donna acconsentì.
Kayla non fu sorpresa di trovare Elijah che la aspettava accanto alla porta del bagno femminile. Se ne stava appoggiato al muro con le braccia incrociate, fissando Kayla con il suo solito sguardo inespressivo. Elijah sembrava privo di qualunque sentimento, tranne quando era con Hailey.
-Che diavolo ti è preso?- esclamò lei.
Il ragazzo continuò a guardarla senza parlare.
Kayla gli fece leggere i due biglietti. -Perché dovrei unirmi a te? È uno scherzo?-
Elijah inarcò un sopracciglio. -Se davvero pensassi che fosse uno scherzo non saresti così arrabbiata.-
La ragazza inspirò, cercando di calmarsi.
Lui si avvicinò a Kayla, camminando cauto. -Sai perfettamente che non è uno scherzo, lei sa tutto.-
Kayla gli fece un sorriso sarcastico. -Suppongo che sappia anche di te- lo provocò. -Sei tu quello che sta correndo un rischio.-
Elijah aveva un forte autocontrollo, eppure la ragazza riuscì a vedere il rancore accendersi nei suoi occhi di ghiaccio: erano di un azzurro molto chiaro, sembravano due schegge di vetro.
-Tu hai visto cosa stavano facendo ad Alec- insistette lui, sapendo che tirando fuori Alec avrebbe ottenuto la sua attenzione. -Sai di cosa è capace il Consiglio.-
Kayla strappò i due biglietti e fece cadere i pezzetti di carta ai piedi di Elijah. -No, non lo so- ribatté, sapendo quanto le facesse male quella bugia. -Ma se per colpa delle tue cazzate succedesse qualcosa ad Hailey, spero che tu finisca nelle mani nell'Ordine.-
La ragazza si voltò decisa ad andarsene il prima possibile, ma la risposta fredda di Elijah non tardò ad arrivare. -Tu e Alec eravate amici, vero? Non lo hai mai detto a nessuno, perché lui era un grande stronzo.-
Kayla strinse i pugni. -È facile giudicare gli altri quando non ci si può guardare allo specchio.-
Elijah fece un passo verso di lei, sfiorandole un orecchio con le sue labbra gelide. -So che avevate qualcosa in comune, qualcosa che non avresti mai il coraggio di ammettere.-
La ragazza si girò di scatto verso di lui, fissandolo con odio. -Hanno rinchiuso Alec al Bloodlust dopo che aveva rischiato la vita per proteggere il suo fidanzato- gli rispose, evidenziando il nome di quell'orrendo luogo. -Eppure non hanno ancora rinchiuso te...-
Il ragazzo sembrò ferito dalle parole di Kayla ma cercò immediatamente di nasconderlo.
-Sarebbe così facile fare la spia al Consiglio sulla tua vera natura- continuò lei, sputando tutta la rabbia che aveva tenuto dentro di sé. -Magari mi darebbero anche un bel premio.-
Elijah si morse il labbro, improvvisamente nervoso. Le sue mani scarne stringevano il polso della sua interlocutrice come se stesse cercando di fermarla.
-Sei fortunato che Hailey non mi crederebbe mai se le dicessi la verità su di te- gli disse, liberandosi di scatto dalla sua fredda presa. -Ma spero che questa lei di cui parli tanto lo farà, così finalmente la tua ragazza vedrà il mostro che sei.-
Kayla diede un ultimo sguardo ai pezzi di carta sparsi per terra e se ne andò via a passo svelto.
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