CAPITOLO 53 - PAZZO E GELOSO
Naya tentò di allontanarsi il più rapidamente possibile. Era un vulcano dormiente, pronto a esplodere. Se lui avesse osato rivolgerle la parola gli avrebbe urlato contro la sua rabbia davanti a tutti. Il dolore, alimentato nel tempo da tradimenti e bugie, le scorreva nelle vene fino a raggiungerle il cuore e bruciava nel petto, diventando impossibile da ignorare.
Nemiah, frustrato e confuso, si fece largo tra la folla, ignorando le persone che cercavano di parlargli. Cercava di raggiungerla, mentre lei accelerava il passo, infilandosi lungo uno dei sentieri. Aveva incrociato il suo sguardo solo una frazione di secondo, abbastanza per capire che aveva pianto.
La festa continuava alle loro spalle e prometteva di continuare a lungo. I musicisti pestavano sui loro tamburi con ancora più foga, mentre il loro pubblico si lasciava andare a applausi e urla entusiasta, che facevano rabbrividire Paminia. La musica continuava a pulsare, contagiando tutti di energia positiva e il cuore di Naya iniziò a farsi pesante, mentre batteva allo stesso frenetico ritmo degli strumenti, annebbiando tutto ciò che la circondava.
Era come se i contorni del mondo che la circondava si fossero dissolti. Le sue gambe, senza rendersene conto, l'avevano condotta alla caverna, dove i tre guardiani le si pararono davanti, con le loro lance ben salde in mano, nel tentativo di bloccarla, ma nulla avrebbe potuto domare la sua determinazione.
«Lasciatemi passare. Un giorno sarò la vostra Regina, mi dovete obbedienza» tuonò.
I tre ribelli guardarono il loro capo in lontananza e si scansarono al suo segnale.
Il labirinto era buio. Naya iniziò a correre, guidata dal suono dell'acqua, verso la cascata, attraversando quei corridoi bui e umidi, convinta che lui l'avrebbe cercata verso l'uscita.
Immerse il suo medaglione nel laghetto, sperando di poter rischiare la caverna con il suo bagliore blu.
Fissò la superficie di quel piccolo bacino spettrale e cullata dal suono dell'acqua si immaginò lontano, ma sapeva che lui l'avrebbe trovata, grazie al suo fiuto, era solo questione di tempo.
Quando le fiaccole illuminarono a giorno la caverna lei non mosse un muscolo.
«Si può sapere cosa ti prende?» gridò Nemiah.
Naya inspirò profondamente, prima di voltarsi.
«Ne ho abbastanza delle tue bugie» ringhiò lei, mentre sul volto del ragazzo appariva un'espressione interrogativa. «Se quella ragazzina muore, con lei muore la speranza di un popolo intero. Sono parole tue, uscite da questa bocca da cui escono solo menzogne. Sono sempre stata solo un oggetto» disse lei con più veemenza, puntandogli un dito all'altezza delle labbra. Lui rimase muto. «L'ho sempre saputo, ma sono così stupida, così stupida. Ti odio».
«Non mi odi» disse pacato. «Tu odi come ti faccio sentire».
Gli voltò le spalle, incapace di affrontare quella verità. Guardò il proprio riflesso leggermente deformato sull'acqua dal gioco di luci e ombre creato dalle fiaccole. Si vide per come era veramente, imperfetta, collerica e testarda. Poteva cogliere ogni dettaglio della propria essenza.
Aveva spesso pensato che tutto quel tempo trascorso con Nemiah l'aveva corrotta, rivelando la parte peggiore di sé, a causa della sua cattiva influenza, ma la realtà era un'altra. Aveva solo liberato la vera Naya, che zia Emma aveva nascosto per anni dietro un velo di falsa compostezza.
Ogni volta che lo guardava si specchiava in lui, ritrovando nella persona che aveva davanti una parte di sé. Gli orbitava attorno, facendo giri infiniti, senza mai riuscire a stabilire una vera connessione, perché in realtà non aveva mai accettato sé stessa con il suo bagaglio di difetti e insicurezze. Fare entrare Nemiah nel suo cuore con il suo sguardo limpido e i suoi sbalzi di umore era troppo spaventoso.
«Io odio tutto ciò che rappresenti» rispose lui, incatenandola al suolo con quelle parole. Teneva gli occhi bassi e le mani strette a pugno lungo i fianchi. «Non c'è nessuno che ti vuole su quel trono meno di me. Il giorno in cui quella corona sarà messa sulla tua testa, non mi sarà più permesso avvicinarmi a te. Ciò che c'è tra di noi non avrebbe più diritto di esistere».
«Che stai dicendo?».
«Sono solo uno shindy» rispose, levando gli occhi lucidi verso di lei.
Non si sarebbe fatta impietosire, anche se il suo sconforto sembrava sincero. Era in grado di vedere oltre la sua corazza, ma forse ormai era troppo tardi.
«Uno shindy che mente senza sosta» lo corresse lei con voce strozzata. «Uno shindy che non ha capito nulla di me, davvero credi che mi importi da dove vieni?».
«Importerà agli altri».
Parlava come Hektrien. L'apparenza era tutto, lo aveva imparato sulla sua pelle quella notte nella torretta.
«E allora? A me importa chi sei adesso e chi vuoi diventare».
«Il rango è tutto ciò che conta in questo mondo e non potrei sopportare di perderti di nuovo» rispose guardandola fissa negli occhi.
Il fuoco danzava nelle sue iridi azzurre, come fiamme sul mare.
La guardava, bella e selvaggia, pronta a ribaltare ogni regola e convenzione sociale di quel mondo. Era più coraggiosa di quanto mai avrebbe potuto immaginare o forse solo sognatrice.
Quella sua sfrontatezza lo attirava e gli imponeva il rispetto nei suoi confronti.
«Non voglio che tu parta alla ricerca di quella pietra, perché è troppo pericoloso. Cercavo solo di proteggerti, sapevo che non mi avresti mai dato retta, ma forse avresti ascoltato Tilanio».
«Non puoi decidere al mio posto» ribatté lei. «Hai detto delle cose orribili su di me».
«Non eravamo soli in quella sala. L'immagine che mostro è tutto ciò che ho».
«Quella apparenza che sembra farti così paura, ma di cui in realtà sei complice. Hai perso un'altra buona occasione per tenere la bocca chiusa».
«La verità non è affar loro. Cosa vuoi che faccia?» chiese allargando le braccia. «Credi che verrei preso sul serio dai miei uomini se confessassi loro che ti amo? Seguirebbero in battaglia con lo stesso spirito il loro capo se avessero il timore che ogni mia azione fosse spinta da un sentimento tanto irrazionale come l'amore? L'amore è irrazionale e irresponsabile e così deve essere, ma io devo mostrarmi inattaccabile».
Ebbe un capogiro davanti a quella rivelazione, una parte di sé l'aveva sempre saputo, ma sentirlo dire era altra cosa. Anche lei amava nello stesso modo, ma amava qualcun altro. Non poteva negare l'ambiguo sentimento che la legava a Nemiah e quella voglia di averlo vicino, ma la sua testa le diceva di stargli alla larga.
Era sempre stata un'eterna lotta contro sé stessa da quando aveva incrociato il suo sguardo per la prima volta. I sentimenti nei suoi confronti si intrecciavano e si confondevano, rendendola schiava di quel vortice emotivo così contraddittorio.
«Lui non è puro come lo dipingi tu. Abbiamo entrambi fatto delle cose orrende nella nostra vita, abbiamo mentito e abbiamo ucciso. Cosa lo rende degno di te? Cosa lo rende diverso da me?» continuò con più convinzione.
Quell'allusione a Hektrien la ferì, tutto sembrava girare attorno a quella rivalità.
«Combatte spinto da una motivazione diversa. Non conosce l'egoismo. Ha deciso di non sprecare ogni istante che gli resta per cercare vendetta o una rivincita sulla vita. Sarebbe persino disposto ad allearsi con te, nonostante il tuo disprezzo. Credi di avere tutta la vita davanti, ma il tempo scorre inesorabile e solo grazie a un vero esercito vincerai questa guerra, insieme potreste essere invincibili, ma tu sei accecato dal tuo ego smisurato. Hektrien agisce nel tentativo di fare la cosa giusta, indipendentemente dal suo interesse personale, a costo di rinunciare a tutto ciò che gli è caro».
«Rinuncia a te, perché non ti ama abbastanza, perché è un codardo. Amare significa esserci per l'altro» sbottò lui, sbattendole in faccia la realtà. «Immagino che il fatto che ti abbia dato un pugnale d'argento per uccidermi al bisogno sia solo un dettaglio per te».
Il sacrificio di Hektrien è l'atto d'amore più grande.
La voce dell'acqua. Sembrava volerli separare ancora una volta, schierandosi dalla parte del soldato. La superficie del laghetto alle spalle di Naya sembrava ribollire di rabbia, proprio come lei.
«Tu non sai nulla dell'amore, della rinuncia e del sacrificio» disse lei.
«So che il vero amore deve essere coraggioso e che a volte ci si appartiene, perché ci si sceglie, nonostante tutto. Io per te ci sarò sempre. Non sono bravo con le parole, ma...» iniziò.
«Tantomeno con i gesti» ribatté lei.
Quello fece un sorrisetto divertito e si avvicinò a lei di qualche passo.
«Ti amo. Voglio prendermi cura di te e sono pronto a combattere contro me stesso per averti vicino. Non potrai mai cancellare ciò che c'è tra di noi. Fatica sprecata».
Naya avrebbe protetto il suo cuore a ogni costo. Leggeva egoismo in quelle parole, non sopportava quei suoi tentativi di manipolarla, cercando di instillarle il dubbio, fingendo di sapere tutto di lei, per portarla dalla sua parte. Non c'era più nulla che potesse trattenerla dal dimostrargli il suo disprezzo.
Non aveva potere su di lei.
«Il tuo non è amore. Ciò che provi è dipendenza affettiva o smania di vincere contro tuo fratello. Hai perso da tempo il contatto con la realtà. Mendichi amore, non lo avrai mai. Finché mi rimarrà un briciolo di lucidità sceglierò sempre lui solo per il gusto di farti diventare pazzo» disse con freddezza.
Nemiah inspirò forte, poi si leccò le labbra e si avvicinò pericolosamente al viso della ragazza.
«Verrà il giorno in cui cederai e mi chiederai un bacio, vedremo in quel momento chi mendica amore» disse strafottente, con un sorriso sottile.
«Sarai pazzo, pazzo e geloso, nemmeno degno di essere una seconda scelta» rispose lei, scandendo bene ogni parola.
Non si sarebbe lasciata intimorire da lui.
Una lingua d'acqua si alzò alle spalle di Naya e scaraventò il ragazzo a terra con una frustrata.
Quando si alzò in piedi, bagnato fino alle ossa, non sembrava più padrone di sé stesso. Con la mente in tumulto e la rabbia che gonfiava il suo petto, si asciugò il viso con un rapido gesto della mano e attraversò la grossa pozzanghera rimasta a terra con passo pesante. Era l'umiliazione di troppo.
Mentre avanzava verso di lei, tutte le fiaccole iniziarono a tremare e poi sbattere sempre più forte contro la roccia, come animate da un'invisibile forza oscura. Nemiah sgranò gli occhi, spaventato dal suo stesso potere. Queste contemporaneamente si staccarono dai loro supporti, ancorati alla parete, schizzando in ogni direzione e proiettando una luce sinistra nell'intera grotta, che parve tremare fino alle fondamenta.
Una di quelle grandi torce incandescenti si diresse proprio verso Naya, ma prima che la colpisse, Gabor sbucò dal nulla e le si parò davanti, prendendola in pieno petto, per proteggerla da quell'attacco. La sua camicia prese immediatamente fuoco, cadde a terra e iniziò a contorcersi, mentre veniva avvolto da un'ondata di calore.
L'amica urlò cercando di spegnere le fiamme con le mani, prima che arrivassero a lambirgli il viso. Il giovane fu rapido a rotolare in acqua prima di essere arso vivo.
Nemiah si trasformò in lupo in una frazione di secondo, una bestia slanciata e meravigliosa dal brillante manto color crema e le sfumature brune. Ringhiò alla ragazza, mostrando i denti affilati, poi scomparve veloce in direzione del labirinto, lasciandola inebetita, con il cuore che batteva all'impazzata.
Gabor riemerse dall'acqua, facendo forza sui gomiti per issarsi sulla riva.
«Stai bene?» chiese quello con un filo di voce.
Era scosso, ma illeso. Aveva rischiato la vita per salvarla. Ora Naya ne era certa, Gabor era il ragazzo della profezia di Rodya.
Le fiaccole smisero si agitarsi e si spensero una dopo l'altra, lasciandoli nel buio.
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