XXXVIII
Il mio comportamento è sempre
quello che mi hanno fatto
Lilith
Posto ignoto, anno non citato, ore 19:37
«Tu, sei la chiave» deglutisco a vuoto, «Lasciami andare» sibilo, «Addolorato tesoro, ma no. Sai, mi stai quasi simpatica, peccato che dovrò ucciderti» soffio dal naso, infuriata.
«Gyfta, ma certo. Immaginavo che avrebbe mandato uno dei suoi scagnozzi per uccidermi, troppo codarda da sfidarmi dal vivo. Poi sarei io quella fifona mh?» sibilo perfida, «Non sono affari nostri ciò che accade dall'altra parte, lo sai» risponde duro.
«Sai, mi sto davvero annoiando» sbuffo, «Pensavo che avessi paura» «Al contrario invece, non credi che tutto questo sia buffo?» l'uomo mi guarda storto, «Non riesco a capirla signorina» «È molto semplice, provi a pensarci mentre io mi slego okay?».
Presente.
Sospiro, esausta.
In verità più che esausta, sono inquieta.
Che diavolo ho fatto?
Mercoledì è tornata nella sua stanza, infuriata.
Beh, non la biasimo dopo le cose che le ho detto poco fa, ma avevo bisogno di sfogarmi.
Probabilmente, anzi, sicuramente, lei era l'ultima persona con cui avrei dovuto confidarmi, ma ormai è fatta ed è tardi per tornare indietro.
Sbuffo buttandomi sul letto.
Atene, 1856
«Non posso farlo, lo capisci?» guardai la bambina che dormiva fra le sue braccia e sospirai, «E la dai a me? Come credi che possa prendermene cura mh? Ho già troppi problemi da risolvere, non posso averne altri okay?» sbottai.
Ci fu una lunga pausa.
«D'accordo, troverò qualcun'altro a cui affidarla. Vieni, Kathellen» alzai un sopracciglio, «Kathellen? Sul serio?» Sasha mi guardò perplesso, «Non lo dato io il nome eh!» «E chi allora, sentiamo» incrociai le braccia davanti al petto.
«Colpa di Tatiana, prenditela con lei se devi» alzò le spalle e io sgranai gli occhi.
«D'accordo, dammela» lui mi fissò confuso, «Che?» «Dammi la bambina» insistetti tendendo le braccia in avanti, «Va bene, fa attenzione» alzo gli occhi al cielo, «So prendere in braccio un bambino, avanti» Sasha esitò, ma poi cedette.
Kathellen eh?
Questa sì che mi mancava.
Presente
Kathellen.
Quanto tempo era che non pensavo a lei?
Tanto, troppo forse.
Sento bussare alla porta, scatto in piedi e mi affretto ad aprirla.
Oh no.
«Tatiana, tu che ci fai q-»
Tokyo, 1872
Apro gli occhi lentamente.
«Finalmente sei sveglia» la voce di Tatiana mi risuona lontana.
«Cosa mi è successo?» mugugno, «Sei stata attaccata da un cacciatore, non ricordi nulla?» scuoto la testa debolmente e mi metto a sedere, confusa.
«Non dirmi che» spalanco gli occhi, «Gyfta...».
Presente
Metto a fuoco l'ambiente attorno a me, sono sdraiata su un letto, in una stanza che ha qualcosa di estremamente familiare.
«Buongiorno Bella Addormentata» la voce fredda e distaccata di Tatiana mi fa tornare alla realtà.
«Che ci faccio qui?» borbotto ancora assonnata.
«Ti ho portato io qui».
«Perchè?» chiedo confusa, «Perchè tu non mi hai detto che hai liberato quel mostro?» sgrano gli occhi.
«Di chi stai parlando?» lei alza gli occhi al cielo, si avvicina al mio orecchio, «Quello che ti ha fatta morire» sussurra minacciosa.
«Cosa? No..» scuoto la testa, «Dimmi che non stai dicendo sul serio, dimmi che non hai fatto ciò che penso» rimane in silenzio.
«No, no! Tu non-» «Lilith, calmati» stringo le mani in due pugni, «Come hai osato» ringhio fra i denti.
«Da quanto tempo mi osservi?» sibilo, «Quanto basta» sbuffo dal naso.
«Non farmi arrabbiare o giuro che ti faccio del male, non sai quanto tempo ci ho messo per farlo uscire da quel posto» lei mi guarda impassibile, «Non far offuscare la tua mente dalle emozioni. Per l'amor del cielo, ma cosa ti prende?» cerco le parole giuste, ma non riesco a trovarle.
«Fanculo Tatiana, non sono una cavolo di bambolina di porcellana che devi proteggere ogni momento della giornata» faccio per andarmene.
«Lilith Ophelia Addams! Torna subito qui!».
Merda.
Quando mi chiama con il nome completo vuol dire soltanto una cosa...
«Dio» giro sui tacchi e sbuffo.
«Che cosa vuoi da me Tatiana?!» sbotto, «Tenerti al sicuro, gli Hyde sono imprevedibili e violenti, le fenici delicate e aggraziate» ghigno, «Anche le fenici possono avere il proprio lato oscuro, non credi?» sibilo minacciosa, «Le Fenici Oscure si sono estinte da tempo, Lilith» «Questo tu non lo sai!» alzo la voce, lei mi guarda, stranita.
«Ora, dimmi immediatamente dov'è Tyler o ti giuro Tatiana, te lo giuro, ti faccio del male» lei spalanca gli occhi, non la avevo mai vista così spaventata.
«Cosa ti è capitato?» sussurra. «Niente, a me niente, sono io che ora ti chiedo cosa ti è capitato» sibilo.
«Non ti conviene sfidarmi e lo sai» roteo gli occhi, «E tu sai cosa sono in grado di fare. Vuoi che l'esperienza, quella esperienza, si ripeta?» lei sgrana gli occhi, «Non minacciarmi Lilith, è l'ultima volta che te lo dico: stai attenta, il mondo là fuori, è più pericoloso di quanto sembra. Non tutti i mostri si possono vedere, molti rimangono nell'ombra, in agguato, finché non cadi nella loro trappola» mi lascia andare con le sue parole misteriose ancora in testa.
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«Sei tornata quindi» bevo un po' del mio cappuccino, «Sí, sono tornata. Prima che tu me lo dica Mercoledì, lo so che ho dei comportamenti...» «Senza alcun filo logico?» «Strani» la correggo parlando lentamente.
Lei annuisce in silenzio, anche se so che avrebbe molte domande da pormi.
«Sei silenziosa Mercoledì, e la cosa non mi piace» sentenzio poggiando la tazza sul tavolo.
«Lascia perdere» inarco un sopracciglio, ma poi lascio perdere, non ne vale la pena.
Si vede che vuole essere lasciata sola, non la biasimo, è quello che anche io ho sempre desiderato.
«In tutto questo casino ci siamo scordate di Anonimo40, e questo non va bene" ammette, e io non posso che darle ragione.
«Hai ragione, dobbiamo scoprire chi è, prima che sia troppo tardi».
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