XXXVII

È impossibile uccidere qualcosa
che nutri continuamente
di ricordi

Mercoledì

"Lilith, che cosa stai dicendo?" Domando esitante, "Io- veramente non lo so cosa ho detto?".
Che sta succedendo?
"Non ricordi nulla?" Scuote la testa con aria interrogativa, "Mi hai detto che sapevi chi fosse Anonimo40" Lilith spalanca gli occhi, "Cosa?".

Questo si che è strano.

"Quale è l'ultima cosa che ricordi?" Lei sembra pensarci su, "Ero a Jericho e guardavo la Nevermore da lontano, tu chi sei?".

O mio dio.
Questo sì che è un problema.

Parigi, 1841

Mi guardo attorno.
La Torre Eiffel? Mi trovo a...Parigi? E come ci sono finita qui?

«Prendete la ragazza» mi volto, un uomo e una donna stanno conversando a pochi metri da me.

«Scusate! Avrei bisogno di aiuto» ma loro non sembrano sentire la mia voce.
Oh no.
No no no no no.

Sono finita in una delle vite di Lilith.

Va bene, niente panico, è ancora presto per preoccuparsi.
O forse no?
Sto delirando? Probabilmente sì.

Okay, ora dovrei cercare un modo per fuggire da qui, ma come?
Mi guardo intorno, «Siamo nell'ottocento, perfetto» osservo i vestiti tipici di quel periodo e sbuffo abbassando lo sguardo sulla mia divisa.

«La ho persa di vista» ammette l'uomo con aria colpevole, «Avevi una sola cosa da fare, una sola! E hai fallito!» alza la voce la donna, inferocita.

Di chi diavolo stanno parlando?

«Non ci posso credere» sussurra irritata, «Ascoltami bene James, non voglio altri imprevisti, mi sono stancata dei tuoi giochetti! Ora dimmi immediatamente dove si trova Lilith Addams!».

Oh bene, di male in peggio.

«Telo giuro Stysa, non ho la più pallida idea di dove possa essere» farfuglia James, «Credevo fosse il tuo lavoro, non credi?» «È furba» «Non importa, non potrà scappare per sempre» l'uomo si passa una mano fra i capelli.

«Non fare il bambino, diamine! Gyfta mi ucciderà maledizione!» «Ti prego, mantieni la calma, la troverò va bene! Telo giu-» il rumore di uno sparo risuona nell'aria, sgrano gli occhi quando noto James senza vita sull'asfalto.

«Devi andar via! Non lo capisci Lilith?» mi volto di scatto, «Non posso lasciarti qui! Riusciremo a salvarci entrambi!» «Tu hai una possibilità Lilith, vattene ora!» «Sasha..» «Scappa Lilith! Ti prometto che ci rivedremo» insiste il ragazzo al suo fianco, «Lilith..» sussurro, «Promettilo» «Promesso» si abbracciano e Lilith alza il cappuccio del mantello che indossa, «Buona fortuna» sussurra Sasha, gli butto una fugace occhiata e rincorro Lilith, che intanto ha preso a correre verso il bosco.

«Lilith» si blocca di scatto, «Gyfta, che fai qui?» una donna, alta e bellissima sfida Lilith con lo sguardo.

«Oh tesoro, non hai la minima idea di quanto io sia soddisfatta in questo momento» sibila, «Non capisco» sussurra, «Oh no no no, tu stai fingendo di non capire».

Non ci sto capendo più niente.

«Goody è morta idiota!» urla la rossa fuori di sé, «Lo so bene questo, e fidati, è un vero peccato» «Non era come me, cosa pensavate di ottenere prendendola?» ringhia, «Piú fenici uccidiamo, meglio è, lo sai perfettamente» «Selene mi proteggerà» la donna ride, «Non penso proprio, sa quello che hai fatto» le sussurra all'orecchio, «Non è stata colpa mia!» si difende, ma la voce le trema.

«Questo è quello che dici a tutti, immagino. Sono quasi quattrocento anni che fuggi da noi, ma sapevi che non sarebbe durata per sempre» Lilith la guarda inferocita, «Ma guarda, chissà invece tu quanti anni hai! Non venire qui a raccontarmi stronzate Gyfta, non sei Dio» sbotta.

«Tu sei sola, completamente sola» sibila, «Ho sempre vissuto da sola e continuerò a farlo, come pensi sia riuscita a sopravvivere? Da sola, sono sola da tutta la mia vita e mi va bene così» «Pensi ancora che riuscirai a sfuggirmi? Sei pericolosa e non vogliamo un mostro a piede libero. Hai anche il nome di un demone» ghigna, «Hai ucciso la tua famiglia, mettitelo in testa e smettila di inventarti scuse» Lilith stringe i pugni e trattiene le lacrime, «Non è stata colpa mia» «Neanche tu credi alle tue parole, ti trema la voce».

Ecco a cosa si riferiva quando diceva, "Quello che ho fatto"...

Presente

Apro gli occhi, non so come ma sono sdraiata su un letto.

Che non è il mio.

«Sei sveglia» volto la testa di lato, «Lilith?» la rossa annuisce senza distogliere lo sguardo dal mio, «Sei svenuta» «E tu sei morta» lei mi guarda storta, «Non riesco a comprendere» «Te lo giuro, io meno di te» ribatto pronta.

«Visione?» chiede, «No. In realtà non lo so. Hai mai vissuto a Parigi?» sgrana gli occhi e sposta lo sguardo altrove, come se non volesse parlarne.

«Perchè lo chiedi?» devia il discorso, «Perchè quella che ho avuto non era affatto una visione. Stavo rivivendo una Parigi dell'ottocento, e guarda caso tu eri presente» si irrigidisce sul posto e serra le labbra, senza dire niente.

«Sei..sei assolutamente certa di quello che hai visto?» spalanco gli occhi, «Mi prendi in giro?» alzo la voce, «Tu eri lì, una tizia ti stava parlando e..ah ecco! Un tipo di nome Sasha ti ha ordinato di fuggire e-» «Taci.» indurisce il tono della voce e mi guarda gelida.

«Non ho idea di cosa tu abbia visto, o di quello che è successo ma su una cosa voglio essere chiara. Cancella quel nome dalla tua mente o giuro su Dio che ti faccio del male» ringhia a pochi centimetri dal mio volto, sbatto più volte le palpebre, una smorfia di stupore disegnata in faccia.

«Ma quale è il tuo problema?!» sbotta all'improvviso, «Sei sempre in mezzo, sei, sei ovunque! E io non ce la faccio più, sono stanca di vederti ogni giorno fra questi corridoi, con le tue immancabili trecce, maledettissime trecce identiche alle sue! Io..sono stanca..» rimango a bocca aperta per qualche secondo, cercando le parole giuste da dire, ma le parole mi sfuggono.

La vedo passarsi una mano fra i capelli, nervosa.

«Non ho mai parlato di questo con nessuno, nessuno tranne Sasha. È davvero doloroso sentire il suo nome, ogni volta che cerco di dimenticare il suo volto, qualcosa mi spinge a ricordarlo. Sai perché sono andata via? Sai perché ho lasciato la Nevermore per due mesi? Per colpa tua! È sempre colpa tua! Tu le assomigli così tanto che a volte dimentico che non sei lei, nessuno sarà mai lei» mi guarda con le lacrime agli occhi.

«Ma nonostante questo, io non smetto di cercare i tuoi occhi. Sai perché? Se lo sai ti prego dimmelo, perché io invece, non so più nemmeno chi sono». 

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