XXIX

Le persone danneggiate sono pericolose,
sanno di poter sopravvivere

Lilith

Non c'è mai stata una cosa che mi facesse paura, anzi, io la paura sapevo a stento cosa fosse.

Dopo aver passato la mia intera esistenza a scappare, la paura si era dissolta come schiuma di mare.

Avevo molte volte pensato che importanza aveva la mia esistenza, che posto avessi nel mondo, il perché esistessi.

La mia domanda rimane sempre senza risposta, non puoi fuggire da te stessa, perché, chi era la vera me stessa?
Chi ero io?

Questi sono i miei allegri pensieri mentre mi ritocco il trucco, guardandomi allo specchio.

Guardo l'ora
Quindici e trenta.

Sospiro, fra poco incontrerò lo sceriffo e non so che effetto farà su di me, ma soprattutto, che effetto mi farà guardare di nuovo Tyler negli occhi, dopo tutto quello che ha fatto, seppur contro la sua volontà, ancora non riesco a credere che ne sia stato capace.

Infilo i miei stivali neri e mi guardo un'ultima volta, per poi uscire: destinazione, Jericho.

"Salve" stringo la mano dello sceriffo e lui mi fa un cenno del capo, è pallido e due occhiaie gli contornano gli occhi, tristi e stanchi.
Sembra aver appena visto un fantasma.
Mi fa davvero una gran pena vederlo ridotto in questo modo.

"Se tu non vuoi, insomma non lo vuoi guardare in modo diretto, puoi sentire la sua voce attraverso il microfono interno, lui potrà vederti ugualmente, lo dico perché, magari non tela senti di" "lo voglio, voglio guardalo negli occhi" rispondo pronta e determinata, lui annuisce e apre la porta dell'edificio.

Percorriamo un lungo corridoio, ci sono innumerevoli stanze numerate e con la porta chiusa, probabilmente sono celle, e in una di queste è rinchiuso il ragazzo che ho amato, e che forse, amo ancora.

Scuoto la testa e seguo lo sceriffo.
Ci fermiamo sulla stanza numero 127, l'uomo mi fa cenno di aspettare e dopo poco una donna con addosso una camice bianco ci raggiunge, tiene in mano una cartellina e appena mi vede i suoi occhi si illuminano, mi sorride cordiale porgendomi la mano.

"Piacere, sono la dottoressa Meredith Philips, ma puoi tranquillamente chiamarmi Meredith" sorrido a mia volta e le stringo la mano, "piacere mio, mi chiamo Lilith" lei ridacchia, "so perfettamente chi sei tesoro, sono io che ti ho voluto portare qui, il signor Galpin mi ha riferito che vuole vedere il paziente 2571 dal vivo, sei una ragazza coraggiosa"

Paziente 2571?
Lo chiamano con un numero?
Pensano davvero che lui sia solo, un numero?

Sospiro e la seguo.

"Ecco qui, lui è legato e due guardie lo sorvegliano, quindi può stare più che tranquilla, in più c'è un vetro a separarvi, non temere signorina Addams, è del tutto tutelata" stringo i pugni, "non ho bisogno di essere tutelata, ma grazie della premura" rispondo fredda, mi siedo sulla sedia di ferro e aspetto con ansia l'arrivo di Tyler.

Due poliziotti lo trascinano per le braccia, indossa una camicia di forza e porta le manette.

Rabbrividisco.
Non è più il ragazzo dolce e generoso che ho incontrato, è a dir poco irriconoscibile.
Sbarro gli occhi ma rimango in silenzio, non ho paura di lui, ma mi disgusta il modo in cui lo trattano.

Appena i suoi occhi incontrano i miei, lui mi rivolge un ghigno psicopatico.

Si siede di fronte a me, accendo il microfono per poter comunicare con lui.
Trattengo il respiro, attendendo una reazione da parte sua.

"La riconosci, figliolo?" Azzarda lo sceriffo, ma Tyler gli rivolge un'occhiata rabbiosa,  "Tyler" soffio, lui sposta il suo sguardo spiritato su di me e ghigna, "Lilith Addams"

Deglutisco a vuoto e mi sistemo sulla sedia.

"Rossina del cazzo" sussulto quando riceve una frustata dalla guardia dietro di lui, "tieni a freno la lingua" lo rimprovera, "sono io, mi riconosci?" Sussurro, lui ride in modo malato, "ma certo" dice dolce, per poi tornare al suo tono sadico, "perché sei qui? Cosa vuoi esattamente da me?" Guardo la dottoressa, che intanto prende appunti, "sono...venuta a vedere come stavi" lui mi ride in faccia "come sto?" Ringhia, "sto una merda! Non lo vedi mh? Cosa pensavi eh? Pensavi forse che io ti amassi, allora sappi che per me tu sei un nulla, sei stata solo una distrazione, un errore, non voglio la tua pietà stronzetta" una lacrima mi riga la guancia, "non lo pensi suo serio" sussurro sconvolta, "questo, non sei tu Tyler" continuo con gli occhi lucidi, lui si dimena sulla sedia, "levati dalle palle, mi irriti più di quanto stare qui dentro, levati dai coglioni, vattene, non voglio più vedere la tua faccia" urla, "adesso può bastare" la dottoressa assume un tono severo, "portatelo via" ordina, e così accade.

"Sono spiacente signorina Addams lui..." La fermo con un gesto della mano, "la ringrazio, adesso devo andare" mi asciugo le lacrime con il dorso della mano, esco dal penitenziario, mi manca l'aria.

Vedo doppio, penso di avere un attacco di panico in corso, la magia non riesce, stranamente a curarmi, un senso di nausea mi invade lo stomaco, porto una mano alla bocca e per fortuna riesco a trattenermi dal vomitare.
Mi sento uno schifo.

Un giramento di testa mi fa appoggiare ad una albero, sento le mani surriscaldarsi e la gola secca.
Annaspo in cerca d'aria ma invano, mi lascio cadere a terra.

Trovo un biglietto vicino a me

Scherzetto scherzetto,
La partita è iniziata, ricordalo
Cerca te stessa.
Tic toc, il tempo scorre

-Anonimo40

Chiudo gli occhi

Basta.
Non posso andare oltre.

Se devo morire.
Sia pure.

Chiunque tu sia, non ho paura di te

Scoprirò chi sei, a tutti i costi.

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