3. L'importante è partecipare
Kentucky, (anni 15)
Avevo i moduli di iscrizione per l'Open e li stavo fissando da almeno mezz'ora.
Dopo una lunga analisi peró, gettai la spugna e strappai il foglio per poi buttarlo nel cestino al mio fianco.
Non sarei mai stata in grado di competere contro tutti quegli scacchisti, erano troppi, ed erano troppo bravi.
Io non ero nessuno, ormai la ragazza prodigio era Beth Harmon, e tutti avevano occhi solo per lei, era stata in copertina già tre volte in quella settimana.
Non ci tenevo ad essere umiliata ancora.
Ma decisi di partire, per vedere di persona che cosa avrebbe fatto questa famosa rossina.
Cincinnati, (età 15 anni)
«Grazie» il cameriere tornò poco dopo con il mio ordine e io sorseggiai il mio Margarita, pensierosa.
Fra poco ci sarebbe stata la prima partita dell'Open.
Mi alzai e lisciai la gonna, sistemai il rossetto e sospirai, "lo batterà, Sam, basta brutti pensieri"
Mi ripetevo nella mia testa, sperando di ottenere una risposta positiva dal mio cervello, che ormai era andato in tilt già da un po'.
Guardai l'ora, era il momento di andare.
La partita era iniziata da circa dieci minuti, e io osservavo ogni mossa, cercando di scoprire ciò che Beth aveva in mente.
Ma il suo era un gioco troppo complesso, lei non aveva un tecnica precisa, guardava la scacchiera e poi, senza aver pensato più di tanto, muoveva il suo pezzo.
Altri venti minuti dopo Beth strinse la mano dell'avversario.
Aveva vinto lei.
Sorrisi dolcemente e applaudii forte, «Signorina» mi voltai, «Lei è la ragazza cocciuta che ho incontrato un mese fa?» assottigliai lo sguardo e sorrisi, «Matt?» lui mi fece l'occhiolino e si spostó di lato, «Mike!» ridacchiò e strinsi la mano ad entrambi in modo amichevole.
«Gareggiate?» scossero la testa ridendo, «Nah, e tu?» scrollai le spalle, «Idem» risposi sorseggiando il mio drink.
«Uhh, guarda chi c'è la» Mike indicò un punto in lontananza, una piccola folla era concentrata attorno ad un tavolino.
Mi avvicinai.
«Come dicevo, tutto pedoni e niente speranze» una voce maschile mi fece alzare lo sguardo.
Oh mio dio.
Quello era Benny Watts! Il campione statale, aveva vinto un sacco di tornei e avevo perso il conto di quanti libri avesse scritto, veniva considerato il giocatore più veloce dai tempi di Murphy.
Vicino a lui c'era Beth, che stava discutendo sulla mossa del cavallo sulla scacchiera, ahimé, avevano torto.
Entrambi.
Mi avvicinai, e con nonchalasche arrivai accanto alla scacchiera, «Chi è che ha mosso questo cavallo?» chiesi facendo calare il silenzio, «Non ha importanza» tirai una spallata a Beth e presi posto, «Avanti, guarda cosa hai sbagliato. La mossa del cavallo è debole, muovi l'alfiere in C2, poi la Donna avanza di uno, la torre la copre e il nero indietreggia, ma il pedone centrale blocca il tragitto del cavallo, così viene mangiato e il Re si ritrova scoperto, è così che in B7, è scacco matto per il nero, bisognava sacrificarlo, il cavallo intendo» mi alzai e buttai giù il Re.
«Scusa scusa, ferma» continuai a camminare senza voltarmi, «Che vuoi Benny?» chiesi senza guardarlo, lui mi raggiunse con il fiatone e mi affiancò, «Tu chi sei?» lo guardai distrattamente, «Solo qualcuno che prima ti ha salvato il culo da una grande figura di merda» risposi sarcastica, lui mi guardò torvo, «Come sai chi sono?» alzai gli occhi al cielo, «Oh ma per favore, tu sei Benny Watts, tutti ti conoscono» continuai con tono ovvio, «Non mi hai ancora detto il tuo nome» «Sopravviverai anche senza saperlo, fidati di me» gli strizzai l'occhio per poi andarmene.
***
Mi buttai sul letto, ero stanca ma a breve ci sarebbe stata la seconda partita del torneo e io non potevo perdermela.
Sbuffai a mi diedi una sistemata, per poi uscire dalla mia camera.
I pezzi erano posizionati sulla scacchiera in modo ordinato, quando Beth e il suo avversario si strinsero la mano.
Vinse ancora, e io non avevo alcun dubbio.
Quella era stata l'ultima partita, l'ultimo raud , questo significava solo una cosa:
Los Angeles.
E avrei scommesso 20 dollari che ci sarebbe andata.
Mentre tornavo in camera mia, Benny mi raggiunse.
Mi trovai in un deja vu perfetto.
Alzai gli occhi al cielo.
«Mi dici che vuoi da me, Watts?» anche la mia pazienza aveva un limite.
«Perchè ti ostini a non rispondere alle mie domande?» «Forse perché non mi interessa?» domandai sarcastica, «Avanti, chi non vorrebbe trascorrere tempo con me? Sai, ci sono persone che pagherebbero oro per parlare anche solo cinque minuti con il sottoscritto» rispose orgoglioso.
«Io non faccio parte di quelle persone» continuai a camminare, ma lui non mollava.
Girai sui tacchi e incrociai le mani al petto, «Allora sentiamo, perché mi stai seguendo come uno stolker?» lui mi sorrise furbo, «Volevo solo che giocassi una partita con me, ho visto come hai steso quel tizio ieri» roteai gli occhi, «Se lo faccio mi lascerai in pace?» «Forse» sbuffai, «Sam» «Emh?» lo guardai male, «Mi chiamo così, idiota!» lo rimbeccai, «Oh scusa, non avevo afferrato. Piacere di conoscerti Sam» mi porse la mano, che ovviamente non strinsi, mi limitai ad avvicinarmi ad una scacchiera, «Ora o mai più».
«Aspetta aspetta» alzó un sopracciglio, «Tu, mi hai battuto?» scrollai le spalle ed indicai la scacchiera, «Se ci vedi, direi di sì» risposi con nonchalasche, lui mi guardò torvo.
Ops.
Avevo per caso urtato il suo ego?
Probabilmente sì.
Ma non mi toccava minimamente.
Anzi, mi divertiva stuzzicarlo.
«Che c'è Watts, ti sei offeso?» scimmiottai sarcastica, «No, assolutamente» ridacchiai divertita, lui sbuffò.
«Perchè non giochi anche tu? Scommetto che vinceresti» «Ovviamente vincerei con tutti tranne che con te, perché tu sei Benny Watts» alzai gli occhi al cielo, «Appunto, sono Benny Watts» «Sei la modestia fatta a persona» lui inclinó la testa, «Wow che battuta» rispose, io sorrisi furbamente, «Grazie, posso dirti che sono famosa per il mio sarcasmo» mi alzo in piedi ancora sorridente, «Ora che hai avuto ciò che volevi, mi lascerai finalmente in pace?» lui si passò una mano fra i capelli per poi avvicinarsi pericolosamente al mio viso, «Ci penserò» sussurrò, rabbrividii e chiusi gli occhi, «Ci vediamo in giro» quando li riaprii, lui era andato via.
Cosa era appena successo?
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