1. Aperture Siciliane

Russia, campionati mondiali

Appoggiai la cornetta e infilai le scarpe, scrissi su un biglietto le mosse che mi avevano permesso di trovare una soluzione alla partita più importante della vita di Beth e chiusi la porta alle mie spalle.

Giocavo con l'orlo del mio vestito in modo nervoso, mentre percorrevo il lungo corridoio dell'hotel.

Aguzzai la vista, e per un momento mi parve di scrutare un volto familiare.
La figura infatti si fermò a guardarmi.

Voltai la testa verso la camera di Beth e decisi di lasciare il biglietto sul suo comodino, così che l'indomani mattina potesse farne l'uso consono.

Affrettai il passo e raggiunsi il punto in cui avevo visto la figura, mi avvicinai e sorrisi, quando riconobbi un dettaglio che chiunque avrebbe associato al suo nome.

Era seduto con le gambe accavallate su una sedia, davanti a se aveva una scacchiera e una birra.
Alzò il cappello per guardarmi e gli sorrisi per poi abbracciarlo forte, non sapevo perché fosse lì, ma mi bastava il fatto di averlo incontrato.

«Benny!» lui sorrise smagliante e mi fece un elegante baciamano, che mi fece ridere.

«Cosa fai qui?» lui mi guardò con un uno dei suoi soliti sorrisetti furbi, «Potrei chiedere la stessa cosa a lei, signorina Parker» non avevo mai rivelato il mio vero cognome, per motivi alquanto ovvi.

«Sono venuta qui per vedere i mondiali, e tu?» chiesi curiosa, «Sai quanto amo gli scacchi Sam, come potevo non analizzare tutte le fottute partite che si sono giocate qui in Russia?» ridacchiai e mi sedetti di fronte a lui, «E che Beth ha vinto» aggiunse divertito, incrociai le gambe sulla sedia e gettai la testa indietro, «Giocavi?» chiedo, lui annuì, «Giá che sei qui, io sono il nero, come vinco adesso?» mi fece cenno di guardare e io mi sporsi per analizzare la scacchiera.

«Cavallo in H4, il pedone mangia il pedone e la torre copre la regina, regina prende regina in G3 ed è scacco matto di donna» spiegai muovendo le pedine secondo le mie parole, lui mi guardò ammirato, e anche un po' stupito.

«Wow, molto bene» ci scambiammo sguardi complici, «Partitina?» lo sfidai con lo guardo e lui annuì.

«Patta?» poggiai il mento sulle mani, «No, affatto» risposi sicura di me, allora lui buttò giù il suo Re e ci stringemmo la mano.

La partita era finita, e la vittoria era la mia.
Avevo appena battuto Benny Waast.

«Non mi terrai il broncio adesso, vero Waast?» chiesi con un sopracciglio alzato, lui alzò gli occhi al cielo, «Parla tu con il mio ego» sbuffò, sembrava un bambino a cui avevano appena tolto il giocattolo preferito.
Risi divertita.

«Benny, non iniziare con le scommesse» lo rimproverai, «Chi ti dice che lo avrei fatto?» borbottò offeso, «Si certo, parla tu delle partite lampo con Beth in quel bar» scimmiottai la sua voce e lui incrociò le braccia al petto, «Questo tu come lo sai?» «Non cambiare argomento, sai che con me non funziona, e comunque ero lì per..» bloccai la frase a metà e lui capì all'istante, «Per bere, sbaglio?» spostai lo sguardo altrove, «Non parlavamo delle tue scommesse?» cercai di evitare l'argomento, ma sapevo che Benny non avrebbe mollato.

«Sono anni che telo dico, basta con l'alcol Sam!» mi morsi il labbro, «Sono affari miei questi» lui scosse la testa, «Invece no, non potrai evitare di parlare di questo per sempre, sai che insisterò fino a che non mi darai almeno ascolto» mi alzai facendo stridere la sedia, lui mi imitò, sapeva che mene sarei andata pur di non affrontare l'argomento alcol.

Mi prese per un polso e mi guardó severo, «Non puoi scappare da me, Sam» mi divincolai dalla sua presa e finalmente alzai lo sguardo, «Smettila di preoccuparti per me, devo andare» lui mi rivolse uno sguardo triste, che con fatica cercai di contrastare, poi parlai, «Comunque, non dovevi muovere l'alfiere in H2».

Il giorno seguente mi svegliai presto, volevo prendere il posto migliore per vedere la partita.

Arrivai infatti con almeno una mezz'ora di anticipo, la scacchiera però, era già posizionata sul tavolo centrale, l'orologio era fermo sui minuti restanti ai due giocatori, ma i pezzi non erano ancora stati posizionati nel modo in cui erano stati lasciati.

Mi sedetti dalla parte dei bianchi e aprii la mia partita solitaria, «Una Siciliana Chiusa, interessante» mi voltai di scatto, consapevole di essere appena stata sgamata.

Deglutii a vuoto e osservai l'anziano signore, che mi guardava da sotto i suoi occhiali.

Aveva un che di familiare.
Ma certo!
Lui era l'ex campione del mondo prima di Borgov, sgranai gli occhi e tolsi immediatamente le mani dalla scacchiera.

Lui sorrise e si avvicinò a me.

Mi porse la mano, «Non la ho mai vista qui signorina» gliela strinsi e accennai un sorriso, «Ha ragione, infatti io non dovrei essere qui, mi dispiace immensamente signore» spiegai con lo sguardo basso, aspettandomi una strinata.

«Lei gioca a scacchi?» mi chiese, io lo fissai confusa, «Solo per diletto, ma sì signore, mela cavo» lui spostò lo sguardo sulla scacchiera alle mie spalle e la osservò concentrato, per poi spostare il suo sguardo curioso su di me, «Quella è la sua partita?» mi chiese, io arrossii e annuii, «Impressionante, davvero, complimenti. Che ne dice di continuarla insieme?» spalancai la bocca in una smorfia di stupore.

«Io...» le parole mi morirono in bocca, «Io non, gioco le sue partite da quando sono piccola, la ammiro moltissimo e non sono al suo livello, non posso giocare con lei, non è rispettoso» lui scosse la testa, «Non dica sciocchezze, avanti, si sieda e mi faccia contento» sorrisi e mi accomodai di fronte a lui, mi fece cenno di continuare e io mossi il mio pezzo.

«Lei è davvero, fenomenale» abbassò il suo Re sotto il mio sguardo attonito.

«Mi dispiace io-» balbettai, ma lui mi fermó e mi porse la mano, io la strinsi confusa.

«Non deve scusarsi, una curiosità. Quanti anni ha?» aprii bocca ma lui mi zittí ridendo, «Mi scusi, meglio che io non lo sappia, sarebbe una umiliazione per me» arrossii al suo complimento.

D'un tratto il suo sguardo si fece più serio e mi osservò attentamente, «Sa, lei mi ricorda molto la ragazza che mi ha battuto nella scorsa partita, la emh» «Harmon?» azzardai, lui annuì, «Ecco ecco, si si, mi scusi, ormai la vecchiaia si fa sentire» abbozzai un sorriso, «Ha mai gareggiato, mia cara?» scossi la testa, e prima che potessi  aggiungere qualcosa, un uomo apparve sulla soglia.

Non potevo credere ai miei occhi.
Quello era Borgov.

Mi irrigidii immediatamente, spaventata.

Si avvicinò a noi e guardò la scacchiera  «Она не ласкает, что она здесь делает?» non sapevo parlare il russo, così uno dei suoi agenti tradusse le sue parole per me.

Mi aveva chiesto che cosa ci facessi io lì.

«Oh, si era decisamente scordata l'orario della partita, così ho proposto alla signorina di giocare una lampo con me» guardai l'ex campione stupita.

Mi aveva appena difesa.

«если она не соревнуется, ее просят уйти и из уважения привести доску в порядок» mi voltai verso l'uomo che tradusse: se non gareggia, è pregata di andare via e per rispetto, di rimettere in ordine la scacchiera.

Deglutii a vuoto e annuii, imbarazzata.

***

Mentre percorrevo il corridoio che mi avrebbe condotta nella mia camera, erano le tre e mezza passate.
La partita iniziava alle cinque, e non facevo altro che pensare al biglietto che avevo dato a Beth.
Non avevo ricevuto nessuna risposta, così sbuffai e cambiai direzione, notando Benny salutarmi da lontano.

Questa volta era circondato da molte persone.
Scacchisti, pensai.

«Oh eccoti Sam, vieni vieni, volevo che mi dicessi il tuo parere su questo finale» spiegò Benny invitandomi ad unirmi a loro.

Mi feci spazio per osservare la scacchiera, sicuramente Benny mi aveva chiamata per un motivo.

I due uomini, i giocatori, erano uno di fronte all'altro, e uno dei due, sembrava pensieroso e indeciso sul da farsi.

«Siediti e prendi il suo posto, tu sei il nero» sgranai gli occhi ma obbedii in silenzio.

Guardai la situazione con un sopracciglio alzato, perplessa.
Era tutto così ovvio.

«Non è difficile» iniziai, «Siamo in una colonna di Donna, il bianco avanza e prende la torre, che però lascia l'alfiere scoperto, dunque il bianco non può vincere, perché se il nero sposta il cavallo in H7 copre il sue Re, e la torre si muove in avanti, creando uno scacco matto irreversibile al Re dell'avversario» agii mentre parlavo per poi fare cadere il Re, poggiai il mento sulle mani e fissai l'uomo davanti a me.

Caló un silenzio di tomba, tutti mi guardarono stralunati.

«Eccellente, vedete, questa ragazza ha fatto più in cinque minuti che voi due in un'ora e mezza» mi morsi il labbro e le parole di Benny mi rimasero in testa per tutto il giorno.

Arrivò il fatidico momento, infilai il mio vestito migliore e ripassai a mente lo schema che avevo creato.
Guardai l'ora, mancavano dieci minuti all'inizio della partita.

Ma prima dovevo fare una cosa.

Uscii dalla mia camera, e finalmente vidi Beth in fondo al corridoio, corsi più che potevo e la raggiunsi, «Aspetta» supplicai, lei mi guardó storta, «Saresti?» chiese scettica, io sospirai e allacciai i miei occhi ai suoi.

«Mi chiamo Samantha Harmon, e sono tua sorella».

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