XXXII. Your Pain Will End

"Mi aspettavo un'accoglienza un tantino più amichevole" sospirò la fata, sollevando una mano davanti al viso. Wendy osservò il corpicino di Trilli svanire nel nulla, per poi comparire nuovamente di fronte a lei, questa volta di taglia umana.

"Anche io" sbuffò la ragazzina, indicando col viso la porta chiusa a chiave alle sue spalle.

Trilli avanzò di qualche passo, Wendy che si spingeva maggiormente contro la porta.

"Ti ha mandata Gladis?" domandò, convinta di conoscere già la risposta. La fata scosse il capo.

"Sono qui per te, Wendy"

Trilli provò ad avvicinarsi ulteriormente, Wendy la osservava diffidente.

"Sai che posso aiutarti, sai che puoi fidarti di me."

Wendy si passò le mani tra i capelli, cercando di riflettere. Poteva fidarsi di Trilli? La fata l'aveva già aiutata in passato, doveva la sua stessa libertà alla giovane Darling, per quale motivo avrebbe dovuto farle del male? Forse solamente perchè era una fata, così come Gladis?

"Non riesco più a capire di chi mi posso fidare" sospirò, la schiena ancora incollata alla porta.

"Non essere ingenua, Wendy. Hai bisogno di aiuto e non puoi permetterti di rifiutare il mio."

Wendy sollevò un sopracciglio, incerta. "Perchè dovresti aiutare Peter?" domandò, "Non mi pare foste in buoni rapporti."

Trilli avanzò ancora, si trovava ora di fronte a Wendy. Provò a sollevare una mano verso di lei ma Wendy si ritrasse.

"Non ho mai detto di voler aiutare Peter."

Wendy accennò una risata.

"Non puoi aiutare me e non aiutare Peter, stiamo dalla stessa parte."

"La parte del vincitore" sussurrò Trilli, uno sguardo pensieroso negli occhi. Quell'ultima frase si piantò fastidiosamente nella mente di Wendy, destabilizzandola. La parte del vincitore?

Le sembrava di poter vedere Pan davanti a lei che le ripeteva qualcosa di simile, anzi era piuttosto sicura che il corpo del ragazzo avesse preso il posto di quello della fata, così come alla cabina di Uncino si era sostituita la tenda malconcia di Pan.

"Devi saperti scegliere il compagno migliore, devi stare dalla parte del vincente. E tu sei dalla parte del vincente Wendy, totalmente."

Le parole uscivano dalle labbra di Pan, illuminate dalla luce che si rifletteva sul suo pugnale, piantato nella pelle sopra la sua clavicola per incidere quello che ora Wendy sapeva essere un marchio. Trattenne il respiro, il dolore che tornava a farsi sentire come la prima volta, il bruciore e il sangue caldo che era sicura stesse colando sulla sua pelle bianca.

"Fallo smettere!" gridò, le lacrime agli occhi, il corpo che si contorceva dal dolore, "Trilli! Fallo smettere!"

Sentiva la voce della fata entrarle nella testa, scorrerle nelle vene come sangue.

"Lascia che ti aiuti, Wendy, il dolore finirà."

La ragazzina si piegò su sè stessa, annuendo affannosamente.

"Ti prego, fallo smettere" urlò nuovamente. Ed il dolore, improvvisamente come quando era comparso, sparì.

Wendy ascoltò il suo respiro iniziare a placarsi, le mani che correvano ad accarezzare la pelle tagliata, sicure di ritrovarsi macchiate di sangue ma stranamente pulite. Il marchio era ancora lì, come sempre, come ad ogni momento, ma non le faceva male, né sembrava cambiato in alcun dettaglio.

Si rialzò in piedi a fatica, appoggiandosi alla parete della cabina.

"Stai cercando di uccidermi?" sbraitò contro la fata. Trilli non accennò il minimo movimento, né sembrò spaventarsi o preoccuparsi della reazione della ragazza.

"Sto cercando di aiutarti, Wendy."

La ragazza sollevò entrambe le sopracciglia, sconcertata, spingendo via la fata e dirigendosi verso la scrivania di Uncino. Si sedette di fronte al tavolo, gli occhi che ricadevano per un breve istante sulle mappe appoggiate al tavolo. Una voce attirò la sua attenzione.

"Quest'isola cambia continuamente."

Wendy sollevò lo sguardo sconvolta, sicura che la voce non appartenesse alla fata. Le pareti della cabina erano scomparse nuovamente, lasciando il posto ad una foresta piuttosto familiare.

La ragazzina provò ad alzarsi ma era incollata alla sedia, bloccata dalla paura, il ragazzo continuava a parlare.

"Peter Pan sposta le cose, è per quello che nessuno riesce mai a trovarlo."

In uno scatto Wendy riuscì ad alzarsi, il corpo che si sporgeva oltre la scrivania, un urlo che le moriva in gola.

"Nate!"

Il biondo voltò il viso verso di lei, senza cambiare espressione e continuò a parlare.

"Un giorno il suo accampamento è in mezzo all'isola, un altro giorno è sulla riva, riesce a spostare ogni cosa-"

Wendy aggirò il tavolo, i piedi che entravano in contatto col terreno disconnesso della foresta.

"Nate!" gridò ancora, allungando la mano verso di lui, stringendola attorno il suo braccio, tirandolo verso di lui, ma ogni tentativo era inutile, il ragazzo restava immobile, continuava a parlare.

Si gettò tra le sue braccia, costringendolo ad abbracciarla.

"Tutte le mappe di Uncino sono pressoché inutili, l'isola cambia forma continuamente."

Incastrò le mani tra i suoi capelli, lui che la guardava distante, la foresta che iniziava a farsi sempre meno presente, la cabina di Uncino che tornava al suo posto.

"No, per favore" sussurrò Wendy, "Non andare!"

Sentiva le lacrime scorrerle lungo le guance, le braccia che ormai stringevano l'aria rarefatta della cabina, nessuna traccia del pirata.

Spostò lo sguardo sulle travi che componevano il pavimento della nave, un urlo di rabbia e dolore che le lacerava i polmoni, risuonando con forza all'interno della cabina.

Trilli comparve nuovamente agli angoli del suo campo visivo. Wendy si asciugò le lacrime con una manica, senza guardare la fata.

"Non mi stai aiutando così" mormorò, la voce spezzata.

Trilli provò ad avvicinarsi a passi lenti.

"Ma posso aiutarti se lo vuoi, Wendy." Posò una mano sulla sua spalla, i respiri di lei che tornavano alla normalità, il battito che si stabilizzava.

"Non deve essere per forza così doloroso."

Wendy scosse il capo, tornando alla scrivania di Uncino. "Questo sarebbe un aiuto per te?"

"Non importa il dolore, né fisico né psicologico. Anche in assenza del dolore, tutto questo non sarebbe d'aiuto."

Trilli accennò un piccolo sorriso.

"Può essere d'aiuto, Wendy. Tutto questo è esattamente ciò che stai cercando."

Wendy alzò gli occhi al cielo, lasciandosi andare sulla sedia.

"No!" sbuffò. "Io sto cercando risposte e sto cercando l'aiuto di Uncino per combattere una qualche guerra."

Si prese la testa tra le mani, i gomiti appoggiati sulle mappe dell'Isola.

"Non hai bisogno di Uncino, hai bisogno di me." la interruppe Trilli, "Posso aiutarti a controllare questi ricordi, posso insegnarti a controllare il legame con Pan, posso darti le risposte che cerchi."

Gli occhi di Wendy si ridussero a due fessure, mentre studiava silenziosamente il viso della fata. E se avesse avuto ragione? Stava cercando delle risposte fin dal suo primo giorno sull'isola. Forse Trilli avrebbe potuto dirle qualcosa, dirle la verità, dirle che cosa Pan volesse da lei.

O forse era solo un altro stratagemma di Gladis, un qualche tentativo di imbrogliarla, magari di tenerla lontana da Pan per impedire che lo aiutasse, per poterlo affrontare da sola.

Come avrebbe potuto capire di chi fidarsi? Uncino le aveva voltato le spalle nel momento del bisogno e non sembrava nemmeno contemplare l'idea di ritornare sui suoi passi.

L'ultima volta che si era fidata di una fata, non era andata a finire bene. Né per lei, né per Peter.

Trilli continuava a guardarla. Doveva aver capito quanto Wendy fosse combattuta, doveva aver capito quanto poco la ragazzina fosse incline a farsi aiutare da lei. Avrebbe dovuto darle qualcosa di più, qualcosa per assicurarsi che Wendy ricominciasse a fidarsi di lei e non facesse qualche scelta sbagliata.

"So per quale motivo sei sull'Isola, Wendy. Conosco la profezia che ha spinto Peter Pan a smuovere cielo e terra pur di trovarti."

...

Uncino era appoggiato al parapetto della Jolly Roger, le onde che si infrangevano contro le pareti della nave come mai avevano fatto, ricordandogli i bei giorni in cui ancora non aveva messo piede sull'Isola. Spugna si avvicinò incespicando sui suoi stessi piedi, come suo solito.

Possibile che Capitan Uncino, pirata temuto in tutti i mari, avesse come suo braccio destro un tale imbranato?

L'orizzonte era come al solito invisibile, la linea che separava cielo e mare non era distinguibile nemmeno ora che onde altissime facevano ondeggiare l'intera nave.

Peter Pan doveva essere arrabbiato, probabilmente a causa di quel problema di cui aveva parlato Wendy. Non riusciva a capacitarsi di come quella ragazzina potesse tentare di difendere un mostro, un demone come Pan.

Era figlio e padre dell'oscurità più nera, era il male sotto le vesti di uno stupido ragazzino dalle orecchie appuntite.

"Capitano, ha sentito le urla?"

Spugna stringeva il berretto tra le mani, uno sguardo visibilmente preoccupato negli occhi. Dopo i giorni che Wendy aveva passato sulla nave, l'intera ciurma aveva iniziato ad affezionarsi a lei. E forse qualche pirata più debole ed ingenuo non le avrebbe voltato le spalle così rapidamente, l'avrebbe almeno lasciata spiegare.

Ma lui era un Capitano, non un pirata qualunque, e come tale aveva il compito di prendere decisioni talvolta complicate ma necessarie per la sopravvivenza del suo gruppo.

"Le ho sentite, Spugna."

Wendy aveva urlato per quelle che erano sembrate delle ore, prima chiedendo di tirarla fuori, di farla uscire, di darle una possibilità, poi blaterando altre cose, nomi e frasi senza senso.

Uncino si era arrestato sulla porta della cabina, pronto a riaprirla per controllare che la ragazzina stesse bene, prima di rendersi conto che non poteva essere che un tentativo disperato di Wendy di farsi tirare fuori di lì.

"Crede che la ragazzina stia bene? Gli uomini iniziano a preoccuparsi e-"

"Spugna, gli uomini resteranno al loro posto. Conosco Wendy e conosco molto bene questo suo trucco. Non lasciatevi impietosire."

Spugna annuì, spostando lo sguardo sulla scogliera alla loro destra.

"Gli uomini si fidano di lei, Capitano." rispose, rimettendo il berretto al suo posto sulla sua testa.

"Come dev'essere, Spugna."

Restarono in silenzio per qualche minuto, ascoltando lo sciabordio delle onde, nessun rumore che provenisse dalla cabina dentro cui era rinchiusa Wendy. Poi Spugna riprese a parlare.

"Cos'ha intenzione di fare con la ragazzina?"

Killian rigirò l'Uncino nell'altra mano, mordendosi nervosamente l'interno della guancia. Domanda sbagliata.

Cos'avrebbe potuto fare con lei? Non poteva lasciarla andare, né poteva tenerla rinchiusa lì dentro per sempre.

"Ci sto pensando" ammise.

Spugna fece una faccia perplessa, mentre rimuginava in silenzio. Non sapeva nemmeno che cosa avesse fatto infastidire Uncino, nessuno lo sapeva, considerato che il Capitano aveva deciso di non condividere con la ciurma la conversazione avuta con Wendy.

"Non può tenerla rinchiusa lì ancora a lungo." continuò Spugna.

"Lo so, Spugna."

Possibile che fosse così preoccupato per una ragazzina con cui aveva parlato a malapena una decina di volte?

"Non è preoccupato?"

Ora le domande di Spugna iniziavano veramente ad infastidirlo. Si voltò verso di lui, incenerendolo con lo sguardo.

"Non le farà male stare qualche ora lì dentro. Ho bisogno di riflettere e non voglio averla tra i piedi, ha da mangiare e da bere, ora lasciami in pace."

Spugna fece per andarsene, ma si bloccò ad un paio di passi di distanza, quasi ci avesse ripensato. Si girò verso il Capitano, senza riuscire a trattenere il pensiero che attanagliava la sua mente e quella dei suoi compagni.

"Non sono preoccupato per la ragazzina, Capitano."

Si sfilò nuovamente il berretto, rigirandolo tra le mani, non totalmente convinto che parlare fosse la scelta giusta.

"Ma non crede che Peter Pan verrà a riprendersela?"

Lo sguardo di Uncino si illuminò, le dita piantate nel legno del parapetto.

Spugna aveva ragione. Peter Pan sarebbe venuto a cercarla, su questo non c'era alcun dubbio.
E, se davvero lui e Wendy avevano bisogno dell'aiuto dei pirati, sarebbe stato molto più debole di quanto non era mai stato e, questa volta, avrebbe trovato una spiacevole sorpresa al suo arrivo.

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