XVII. The Pirate's Soul

Wendy separó immediatamente le labbra da quelle del ragazzo.
Che cosa le era saltato in mente? Baciare Nate?

"Scusa" mormorò, vagando rapidamente con lo sguardo dagli occhi alle labbra di lui.
Il pirata la guardò, gli occhi fissi nei suoi quasi come se fosse veramente rimasto sorpreso dal gesto. Tutto stava andando secondo i piani.

Pan sorrise dentro di sé. Wendy aveva baciato Nate. Anzi, tecnicamente aveva baciato lui, ma senza saperlo, quindi era come se avesse baciato il pirata. E questo era l'importante.

Riusciva già ad assaporare il gusto della vittoria sulle sue labbra, mischiato ad un briciolo di amarezza.

Cercò di ragionare come un ragazzo qualunque, di smettere per qualche secondo di essere Peter Pan, e si avvicinò al viso della ragazza, facendo scontrare nuovamente le loro labbra.

Doveva fare in modo che Wendy si innamorasse di Nate, doveva seguire con attenzione ogni dettaglio, doveva costringerla ad odiare Peter Pan.

Un'idea gli balenò in testa. Quale amore era il più forte ed intenso se non un amore sofferto e drammatico?

Se Wendy si fosse innamorata del pirata con tutta se stessa di certo non avrebbe provato nulla per Pan, ma questo non avrebbe garantito l'odio che lui desiderava.
E Pan aveva necessariamente bisogno che la piccola Darling fosse corrosa dall'odio, che più di ogni altra cosa bramasse la sua morte. E sapeva esattamente come fare. E questa volta nessun incidente avrebbe rovinato il suo piano, niente sarebbe andato storto.

Una scossa lo attraversò, come un lampo di elettricità che, percorse le sue labbra, scivolò giù dentro al suo petto fino alla punta delle sue dita incastrate tra i capelli di Wendy.
Era la terza volta che scontrava le sue labbra con quelle di lei, questa volta usando come tramite le labbra di qualcun'altro ma restando comunque lui.

Scacciò ogni pensiero dalla mente e si concentrò solo su come conquistare l'amore della ragazza. Non era mai stato bravo in questo genere di cose. Aveva amato, questo è certo, ma in una vita precedente, lontana secoli dalla sua e che cercava disperatamente di dimenticare.

L'amore non era cosa per Peter Pan. Chi mai avrebbe potuto amare un demone?

E, oltretutto, l'amore non era altro che una perdita di tempo, un futile morbo che ti attacca sfruttando i tuoi punti deboli e che ti porta alla rovina.
Amore significava rinunciare al potere e lui non l'avrebbe mai fatto.

Era il re di quella dannata isola e non avrebbe rinunciato per nulla al mondo al suo trono, nemmeno per l'amore.

Wendy arrossì, non appena il ragazzo separó le loro labbra con un sorriso.
Questo era stato un vero bacio. Niente violenza, niente inganni, nessuno strano rimedio ad un'insolita malattia. Un bacio vero, desiderato da entrambi, o almeno così le era sembrato.

I due ripresero a camminare in silenzio e la piccola mano di Wendy finì quasi senza accorgersene stretta tra le dita ruvide di lui.
Ormai la spiaggia non doveva essere troppo lontana, così come Londra.

"Nate?" sussurrò la ragazzina calciando un ciottolo che sollevò una leggera polvere dorata, "Hai detto che sei qui da poco, cosa significa? Uncino non è sempre stato qui?"
Il ragazzo si passò una mano sul collo, cercando di prendere tempo con dei mormorii, mentre al suo interno Pan ripescava a fatica i ricordi del passato del pirata. Avrebbe potuto tranquillamente inventare una bugia e lei non si sarebbe accorta di niente, ma in minima parte era anche curioso della vita di quel ragazzino.

"Non credo di essere qui da molto prima di te" iniziò, dopo aver riesaminato con una punta di fastidio gli ultimi ricordi del pirata.
"Non ricordo molto del mio passato, anzi a dir la verità non ricordo quasi nulla, ma so che vivevo a York fino a qualche mese fa. Ricordo una notte di pioggia, devo essermi allontanato da mia madre per qualche motivo, sono caduto, ho battuto la testa e quando mi sono risvegliato ero qui. A bordo della Jolly Roger."

Wendy non era la sola ad essere confusa, Pan continuava a domandarsi come fosse possibile che un ragazzino fosse capitato per caso sulla sua isola e non riusciva a trovare una valida risposta. Che fosse finito in mezzo ad un portale? O ancora che l'ombra l'avesse portato senza che lui si accorgesse di nulla?
Era alquanto strano.

La ragazzina accennò un sorriso.
"Forse, quando Uncino mi riporterà a Londra, potresti venire con me. E poi potremmo cercare la tua famiglia, insieme."

Nate sorrise, mentre Pan al suo interno alzava mentalmente gli occhi al cielo.
"Non so come potremmo trovarla. Non so nulla di loro" ammise, abbassando lo sguardo.

Wendy fissò il suo profilo dolce di ragazzo appena sviluppato e le si strinse il cuore. Era stata così concentrata a pensare alle sue sventure, alla sua famiglia, alla sua casa, a lei stessa, che non si era nemmeno chiesta in che condizioni versasse Nate.

Forse era semplicemente l'assenza di qualcun'altro che la trattasse così, che la facesse sentire bene e che le parlasse con gentilezza a scaldarle in quel modo il cuore, ma avrebbe voluto che quell'istante durasse per sempre. Perché in quel preciso momento non c'erano preoccupazioni, non c'erano minacce di Pan né strani sortilegi, non c'erano Bimbi Sperduti, fate, flauti, pugnali. C'era solo lei, intenta a contemplare i lineamenti ammorbiditi di Nate, le sue lunghe ciglia nere, gli zigomi ricoperti di lentiggini rossastre e i capelli che gli ricadevano sulle tempie creando strane ombre allungate.

Non sapeva cosa fosse quel sentimento che le opprimeva il petto. Non poteva essere amore, l'amore non sboccia in un giorno, giusto?
L'amore si insinua lentamente, prima superficialmente poi sempre più interiormente, strato dopo strato, dagli occhi alle labbra, fino al cuore.

Eppure quella cozzaglia di sentimenti intensi dentro di lei non l'avrebbe definita con nessun'altra parola, se non amore.
Doveva essere un sortilegio dell'Isola, forse stava diventando pazza, forse stava solo esagerando, ma che fosse sana o meno non poteva soffocare i suoi sentimenti.

Avrebbe voluto dirglielo, provare a parlarne con lui, sentiva che lui avrebbe in qualche modo capito, che magari avrebbe provato le stesse cose, ma aveva comunque paura.
Invece continuò a camminare, scavalcando l'enormi radici violacee che spuntavano dal terreno.

"Credi che manchi molto alla Jolly Roger?" mormorò, disegnando dei piccoli cerchi sul dorso della mano abbronzata di lui, "Mi fanno male i piedi."
Nate si grattò la testa.
"Spero di no, ma quest'isola cambia continuamente"

Wendy sgranò gli occhi, "Cambia sempre?"
"Sì. Peter Pan sposta le cose, è per quello che nessuno riesce mai a trovarlo. Un giorno il suo accampamento è in mezzo all'Isola, un altro giorno è sulla riva, riesce a spostare ogni cosa, ogni albero, ogni grotta, perfino la Jolly Roger. Tutte le mappe di Uncino sono pressoché inutili, l'isola cambia forma continuamente."

Ad ogni attimo Wendy scopriva qualcosa di più sul suo rapitore, qualche altro potere, qualche magia nascosta. Forse era davvero invincibile.
Scacciò l'immagine di Pan dalla sua mente, non appena avvertì un senso di nausea bloccarle lo stomaco.

Se solo avesse saputo che Pan non era lontano, non la stava cercando e non si era nemmeno dimenticato di lei, ma era proprio lì, e quel ragazzo che ora le sembrava così vicino ed indispensabile altri non era se non il demone dell'Isola Che Non C'è.

Era così presa a riflettere che non prestò attenzione né al terreno sotto ai suoi piedi né alla voce di Nate che le gridava di fermarsi.
In un attimo si ritrovò sospesa nel vuoto, sopra una voragine aperta nel suolo e in una frazione di secondo precipitò con un urlo, atterrando sulla schiena cinque metri più in basso.

"Wendy, stai bene?"
Cercò di recuperare un po' d'aria nei polmoni per rispondere al ragazzo che le ripeteva quella domanda da minuti interminabili, con un tono sempre più preoccupato e la voce che quasi gli veniva meno.
Riuscì ad alzarsi sulle ginocchia, trattenendo un conato. Doveva essersi rotta qualcosa.
Si pulì dalla terra come meglio riuscì e alzò lo sguardo incrociando alcuni metri più in alto gli occhi spalancati del pirata.

"Ti tiro fuori di lì" le urlò, sparendo dalla sua visuale.
Come poteva essere così imbranata? E soprattutto chi diamine aveva scavato una buca larga almeno due metri e profonda sei in mezzo alla foresta? Doveva essere uno degli stupidi scherzi di Pan.

Si sedette, cercando di concentrarsi sulle radici che pendevano dalle pareti e contando i sassolini a terra per dimenticare il dolore alla schiena che ora pian piano si irradiava lungo tutte le gambe fino alla caviglia destra, gonfia e rossa.

Pan l'aveva scoperta e non voleva che raggiungesse Uncino? Eppure le sembrava così strano che un essere dotato di poteri sconfinati come lui le dovesse tendere una trappola simile, neanche fosse un cinghiale o un coniglio.

Il pirata nel frattempo si era allontanato alla ricerca di qualsiasi cosa, una radice, un ramo, una corda che potesse aiutarlo a tirare fuori di lì la ragazzina. Gli sarebbe bastato uno schiocco di dita per riportarla sana e salva sul terreno, ma dove sarebbe stato il divertimento? E soprattutto, come avrebbe potuto portare a termine il suo piano?

Forse però far apparire una radice abbastanza lunga non sarebbe stata una brutta idea. Nessuno l'avrebbe visto ed era credibile che l'avesse trovata da qualche parte lì attorno.
Tornò indietro con quella sorta di corda tra le braccia e, quando raggiunse il bordo della buca, esitò fermandosi poco prima.

La Darling si fidava di lui, sarebbe bastato un ultimo gesto eroico e con l'aiuto di un piccolo ed innocente incantesimo, lei si sarebbe finalmente innamorata perdutamente del pirata. Certo, se avesse potuto gestire ogni cosa con la magia sarebbe stato più facile, ma quella stupida forza chiamata amore era purtroppo immune ai suoi giochetti magici.

Schioccò le dita e accanto a lui, accasciato sul terreno, apparve il corpo che tanto gli era mancato, ben più agile rispetto a quello del pirata e decisamente più rifornito di armi.
Abbandonò il corpo di Nate, ritrovandosi felicemente nella sua pelle olivastra e inaugurando il corpo con un piccolo volo.

Poi, non appena lo spirito del pirata ebbe rianimato il corpo caduto a terra, non esitò e allungata rapidamente una mano si impossessò del cuore pulsante del ragazzo.
Era decisamente troppo rosso per appartenere ad un pirata, ma il ragazzo era ancora troppo giovane per aver sperimentato la vita del ladro.

Pan svanì un secondo dopo abbandonando il pirata confuso, con qualche metro di radice stretta tra le mani.
Riapparve pochi passi più in là, dietro ad un maestoso albero dalla corteccia verde mela.
Si portò il cuore alle labbra e, con un sospiro, ordinò al ragazzo le sue prossime mosse.

Wendy si vide calare un'estremità della radice davanti al viso e, dopo averla afferrata con entrambe le mani, lasciò che il pirata la tirasse su, aiutandosi con le pareti rocciose attorno a lei, dandosi piccole spinte con i piedi graffiati dalla roccia.

Arrivata sul terreno, si fiondò tra le braccia di Nate, mormorando dei "grazie" ripetuti.
Il ragazzo accettò volentieri l'abbraccio, scivolando con le dita ad accarezzarle dolcemente la nuca e stringendola più forte a sé.

Era strano come in questo momento Wendy si sentisse così protetta, così al sicuro, come se fosse nuovamente a Londra, quasi come se stesse già abbracciando sua madre.
Alzò lo sguardo, puntandolo negli occhi del biondo e le parvero più vuoti, meno luminosi, ma non per questo meno belli.

Si tenne a lui, evitando di appoggiare il piede dolente a terra e, cinto il suo collo con le braccia esili, stampò un bacio dolce sulle sue labbra soffici. Doveva essere l'adrenalina della recente caduta o forse il pensiero che lui l'avesse salvata ma, in quel momento, tutti quei sentimenti che aveva provato a reprimere le bruciavano nel petto e si ritrovava a corto di fiato, senza nemmeno avere la forza di comunicarli al ragazzo, sperando che un bacio fosse sufficiente.
Lui non rispose. Le sue labbra, immobili, rimasero congelate sotto quelle della ragazza, non un sospiro né un minimo movimento.

Wendy riaprì gli occhi cacciando un urlo, non appena notò lo sguardo vitreo del ragazzo e, poco più indietro, un sorridente Peter Pan che tra le dita ossute sbriciolava un cuore.

Spazio Autrice.
Come ogni volta, inizio questo spazio autrice scusandomi per l'infinita attesa.
Grazie per tutti i voti e i commenti, questa storia sta riscuotendo un successo assurdo per i miei standard e la cosa mi rende immensamente felice.
Fatemi sapere che ne pensate e se mi odiate per aver ammazzato Nate in questo modo (mi spiace ma era necessario).
Al prossimo capitolo!!♡

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