XIV. The Lost Boys
Felix era seduto in un angolo. I gomiti appoggiati sulle ginocchia, un coltello stretto tra le dita e un pezzo di legno incastrato tra le gambe.
Dal cappuccio nero spuntavano un paio di ciuffi biondi che celavano completamente i suoi occhi glaciali e parte di una cicatrice impressa sulla guancia.
Le labbra erano pressate in una smorfia crudele, che tradiva una certa concentrazione.
Non si mosse di un centimetro, quando Wendy occupò un posto accanto a lui sul tronco levigato.
"Come stai?" le domandò, ripetendo il solito rituale di domande che iniziavano a diventare sempre più vuote di significato.
La ragazzina scrollò le spalle, evitando di rispondere. Stava come al solito.
"Ho bisogno di parlarti." sussurrò, dopo essersi guardata rapidamente alle spalle.
"Ti ascolto" annuì lui, continuando ad intagliare il legno stretto tra le ginocchia.
Wendy scosse il capo.
"Da soli" mormorò indicando i Bimbi Sperduti a pochi metri da loro.
Felix sbuffò impercettibilmente, facendo scomparire il coltello in una tasca con un movimento fluido e si sollevò agilmente, con la sua solita lentezza.
Il suo incedere era un misto di grazia, agilità e ferocia. Somigliava ad una tigre, composta ed elegante, ma crudele nella sua calma.
Era completamente diverso da Pan. Quest'ultimo era scattante, quasi invisibile per la velocità con cui si muoveva, con un sorriso impresso costantemente sulle labbra.
Wendy seguì il biondo nella foresta, mantenendosi ad un paio di passi di distanza da lui.
Si fermarono sul ciglio di una piccola pozza d'acqua stagnante, ricoperta di foglioline dorate che galleggiavano sulla superficie riflettente.
"Siamo abbastanza soli?" domandò il ragazzo, prendendo posto sulla base di un grosso tronco scuro.
"Probabilmente no. Ma non credo si possa fare di meglio" mormorò Wendy, grattandosi la tempia.
Prese un respiro profondo, prima di parlare.
"Come ti tratta Pan?" chiese, guadagnandosi un'occhiata confusa da Felix.
"Mi tratta come al solito." sbottò "Perché mi fai questa domanda?"
Wendy riflettè per un attimo, ripetendosi a mente quello che voleva dire.
"Non mi pare che ti tratti bene. Fai qualsiasi cosa lui ti dica di fare, lo segui ovunque e lasci che ti tratti in questo modo? Che non ti renda nemmeno partecipe del suo piano? Lo sai almeno cosa vuole da te, cosa vuole da me?"
Felix scrutò la ragazzina, assimilando le sue parole.
Stava cercando di istigarlo ad una rivolta o cosa?
"Il piano di Peter non ti riguarda. Lui ci tiene a me e mi considera."
"Ripeterlo non servirà a convincertene." mormorò la ragazza, piantando i suoi occhi in quelli del biondo.
Felix sollevò il coltello con una mossa fulminea e glielo puntò alla fronte.
"Non scherzare con me, ragazzina. Non sei nessuno qui e non credo che qualcuno sentirebbe la tua mancanza se ti piantassi questo coltello nel petto."
Wendy deglutì sonoramente, afferrando con due dita il polso del ragazzo e allontanando il coltello dal suo viso.
"Se Pan ci tenesse a te, credo ti avrebbe detto che non puoi uccidermi. Non senza il suo permesso. Io gli servo, probabilmente molto più di quanto gli servi tu."
Felix la guardò per un istante, prima di abbassare lo sguardo sul legno intagliato sulle sue ginocchia.
"Cosa vuoi da me?"
"Voglio farti una proposta. Io non ho speranze di andarmene da qui, ma il minimo che posso fare è impedire che Pan abbia quello che vuole. Non voglio dargliela vinta. Ma ho bisogno del tuo aiuto e di quello degli altri Bimbi Sperduti."
Il ragazzo abbandonò a terra la rudimentale arma intagliata e si abbassò il cappuccio rivelando una folta chioma bionda.
Si voltò, dando le spalle a Wendy e si passò una mano tra i capelli sollevando un paio di ciuffi che gli ricoprivano la nuca e il collo.
Wendy sussultò, emettendo un mugolio di disgusto.
Sulla pelle erano incise delle cicatrici biancastre che si intrecciavano l'un l'altra in un complesso ghirigoro orientaleggiante.
Un livido bluastro circondava quel macabro disegno articolato al cui centro erano marchiate con cicatrici più profonde le lettere P A N.
"Non ho intenzione di ribellarmi a Pan." mormorò il ragazzo, risollevandosi il cappuccio.
"E nemmeno tu dovresti."
Afferrò le sue cose dal pavimento sterrato e se ne andò, senza preoccuparsi di aspettare la ragazzina, che era rimasta immobile, una maschera di terrore sul volto.
Pan aveva inciso a quel modo la pelle di Felix? E magari aveva inciso allo stesso modo anche quella degli altri Bimbi Sperduti?
Già sapeva che, qualsiasi cosa avesse tentato di fare, si sarebbe fatta del male ma un tale dolore non le aveva nemmeno attraversato la mente.
Come era possibile che un ragazzo celasse dentro di sé una natura tanto malvagia? Una tale cattiveria, un tale sadismo lo rendevano un demone.
Un demone intrappolato nel corpo di un adolescente.
Si alzò in piedi e ripercorse la strada fatta poco prima con Felix, trascinando i piedi sul terreno polveroso.
Quando raggiunse l'accampamento i Bimbi Sperduti erano ancora lì, seduti attorno ad un inutile fuoco, che intagliavano il legno, smuovevano la terra con dei bastoncini appuntiti o parlavano tra loro, ma di Felix non c'era traccia. E nemmeno di Pan.
Si avvicino al falò, sedendosi tra due ragazzini che disegnavano sul terreno.
I due alzarono appena il capo, scrutando la bionda dalla testa ai piedi, per poi tornare alla loro opera, imbarazzati.
Senza l'aiuto di Felix non sarebbe mai riuscita a portare i Bimbi Sperduti dalla sua parte e senza di loro chi l'avrebbe potuta aiutare?
Un'immagine le attraversò la mente.
Trilli.
Non poteva essere sparita nel nulla, da qualche parte doveva pur essere andata dopo che lei aveva "ucciso" Pan.
Ma dove?
Non sapeva nulla dall'Isola e non sapeva nulla delle fate. Probabilmente Trilli doveva essere tornata a casa dalle altre fate per nascondersi da Pan, ma Wendy non aveva idea di dove questa casa fosse.
Toccò la spalla ossuta di un ragazzo accanto a lei, attirando la sua attenzione. Doveva avere pressoché quindici anni, ma aveva ancora un volto dolce da bambino, malgrado un paio di cicatrici poco evidenti sulla fronte.
"Posso chiederti una cosa?" mormorò la ragazza, mentre anche altri tre ragazzi nelle vicinanze si avvicinavano ad ascoltare.
Wendy doveva essere una specie di strana creatura ai loro occhi, una sorta di animale misterioso e affascinante.
Il ragazzo annuì energicamente, borbottando il suo nome. Max.
"Sai qualcosa sulle fate?"
Max fece per iniziare a parlare ma un altro ragazzo intervenne.
"Perché lo vuoi sapere? Peter non ci permette di parlarti." sibilò con aria di sufficienza.
"Ma Pan non dovrà venirlo a sapere, sarà il nostro segreto. Credete di poterlo mantenere per me?"
I ragazzi si guardarono tra loro per qualche secondo, poi Max riprese a parlare.
"Noi non vogliamo tradire Peter. Per quale motivo vuoi sapere qualcosa sulle fate?"
Wendy riflettè per un attimo, prima di rispondere titubante.
"Pan mi ha chiesto di incontrarci al rifugio delle fate" mentí "ma non so dove sia e non voglio deluderlo evitando di presentarmi."
Abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia, sperando che almeno uno dei Bimbi Sperduti credesse alla sua bugia.
"Credo si possa fare" continuò Max "ma ci devi un favore."
Wendy annuì, con un mezzo sorriso.
"Cosa sapete sulle fate?"
□□□
Una luce quasi naturale filtrava tra i rami carichi di foglie, illuminando il terreno erboso e soffice sotto i piedi nudi di Wendy.
Era già più di mezz'ora che camminava in mezzo a quella che i Bimbi Sperduti avevano chiamato la Foresta Lucente e le sembrava di girare in tondo, come al solito.
Max le aveva parlato di un piccolo laghetto di acqua violacea, circondato da salici piangenti, il cui silenzio era intervallato dai risolini delle fate. E mentre gliene parlava le era sembrato di esserci già passata, uno dei primi giorni sull'Isola.
In ogni caso, malgrado stesse seguendo le indicazioni datele dai ragazzi non riusciva a trovarlo e continuava a perdersi.
Si fermò istantaneamente udendo un rumore secco a pochi metri di distanza, come di un ramo spezzato.
Ascoltò in silenzio, col cuore che sembrava cercare di farsi strada per uscirle dal petto e il respiro che diventava sempre più affannoso.
Mosse un paio di passi, appiattendosi dietro un tronco verdastro e trattenendo il respiro.
Una mano sporca le premette sulle labbra, soffocando il suo urlo.
Cercò di trattenere le lacrime di paura, mentre quelle dita sottili la afferravano per i fianchi facendola voltare.
□□□
Erano ore che Felix era alla ricerca di Pan, ma il ragazzo immortale sembrava introvabile.
Aveva già girato un paio di volte l'accampamento, attraversato la Foresta Buia e percorso tutta la spiaggia per due volte, quando lo vide, appollaiato su un albero, lo sguardo vigile all'orizzonte.
Lasciò cadere a terra le armi e, senza alcuna fatica, si arrampicò sul tronco ruvido, raggiungendo il ramo su cui si trovava.
"Cosa ci fai qui?" domandò Pan, senza degnarlo di uno sguardo.
"Ho parlato con la ragazzina" rispose il biondo, scrutando l'orizzonte alla ricerca di qualunque cosa attirasse l'attenzione di Pan.
"E cosa ti ha detto?"
"Voleva che io e i Bimbi Sperduti passassimo dalla sua parte. Contro di te."
Pan si mise a ridere, quasi scivolando a terra per l'intensità delle risate.
"Sta davvero cercando di sconfiggermi?" continuò a ridere, voltandosi verso l'amico.
"Credo voglia più che altro una sorta di vendetta." ammise Felix, alzando le spalle.
"È davvero divertente. Ancora non ha capito che non può fare nulla. È così testarda."
"E così stupida." gli fece eco l'altro.
Pan smise di ridere all'improvviso, tornando a fissare l'orizzonte.
"Cosa ti prende?" riprese Felix.
Pan si grattò il capo, bagnandosi le labbra con la lingua, prima di rispondere.
"Non lo so. Credo di aver fatto una sciocchezza."
"Cosa hai fatto?" ribattè il biondo.
Poteva fidarsi di Felix? Poteva dirgli cosa gli stava succedendo, aprirsi con lui?
La riposta era sì. Felix lo seguiva incondizionatamente senza mai mettere in dubbio nessuna sua parola.
Se c'era qualcuno di cui Peter Pan si poteva fidare, quello era lui.
"L'ho baciata." mormorò, senza spostare lo sguardo da davanti al suo naso.
"Sì, lo so. L'hai guarita, credevi fosse l'ultima possibilità."
"No, no. Non parlo di quello. Quello non era un bacio. Ma questo si. L'ho baciata perché volevo baciarla e non avrei dovuto."
Fece una pausa.
"Capisco che sia alquanto scontato. È l'unica ragazza qui e probabilmente anche tu l'avrai voluta baciare, ma io non avrei dovuto, non era nei piani."
Felix arrossì. Lui non avrebbe mai baciato Wendy. Non ci aveva pensato nemmeno per un secondo.
"E lei? Come ha reagito?" domandò.
Pan corrugò le sopracciglia. Non aveva fatto altro che pensare a quanto fosse stato stupido e insensato baciarla ma si era almeno chiesto cosa ne pensasse lei?
No.
Aveva pensato solo a sé stesso, come al solito.
"Non lo so." ammise "Non ne ho parlato."
"Immaginavo" borbottò il biondo.
"Non ne so molto di baci ma non credo che due persone che si odiano come pare vi odiate voi si bacerebbero. Forse c'è qualcos'altro oltre all'odio."
Pan scosse il capo.
"Se così fosse sarebbe un grosso problema. Io posso tenere a bada i miei sentimenti, ma lei...devo assolutamente fare qualcosa."
"E credo di sapere che cosa."
Si aprì in un inquietante mezzo sorriso, prima di sollevarsi sui piedi e alzarsi in volo, lontano da Felix.
Spazio Autrice.
Hey! Vi amo, giuro. Siete così tanti e mi scrivete cose così dolci, davvero non si può non amarvi.
Vi prego continuare a commentare e mettere mi piace perché adoro davvero tanto leggere le cose che mi scrivete.
Sul capitolo non so che dire, eccetto che c'è parecchio mistero e siete liberi di fare previsioni su chi sia il rapitore di Wendy e quale sia il piano di Pan.
Detto questo, il prossimo capitolo a 45 stelline!
Un enorme bacio♡
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