VII. His Dark Mark
Wendy spalancò gli occhi con fatica. Sembrava che le sue palpebre fossero rimaste incollate tanto erano pesanti.
Sussultò quando si accorse che era rannicchiata addosso a Pan, con il capo appoggiato al suo petto.
Provò a sollevarsi ma si sentiva come se tutte le energie le fossero defluite dal corpo, faceva fatica anche solo a respirare o a muovere gli occhi.
Si arrese, richiudendo le palpebre e limitando gli sforzi al minimo.
Era distrutta, stanchissima e dolorante, percepiva a malapena i piedi attaccati alle gambe e un formicolio si diffondeva attraverso le dita delle sue mani lungo tutte le braccia.
Lacerò il silenzio con un urlo acuto, non appena sentì un lembo di pelle andarle a fuoco.
Avrebbe voluto alzarsi, controllare cos'era che la bruciava a quel modo, appoggiare qualcosa di freddo sulla pelle ma non riusciva a fare un minimo movimento.
Boccheggiava, respirando affannosamente e stringendo le dita attorno alla maglia di Pan.
"Che ti prende?" parlò il ragazzo sollevando la schiena e appoggiandosi al muro dietro al letto.
Wendy provò a mettere insieme le parole per rispondergli ma sembrava che non volessero uscire dalle sue labbra, quindi si ritrovò a mugolare qualcosa, rantolando per il bruciore.
Tutto ciò che voleva dire era "Fallo smettere, ti prego". Sapeva benissimo che lui l'avrebbe potuto fare ma non sapeva come fare a chiederglielo.
Con una fatica immane riuscì a guardarlo negli occhi e a supplicarlo con lo sguardo.
Pan mosse due dita verso il collo di lei, fino a premere sul marchio che le aveva lasciato.
Il dolore si intensificó per un secondo, prima di sciamare dolcemente.
Wendy riprese fiato e si abbandonò sul petto di lui, socchiudendo le palpebre.
Il bruciore era svanito quasi completamente, ma si sentiva ancora stanca e indolenzita. La testa le pulsava e gli occhi le bruciavano, sembrava che la stanza attorno a lei stesse ruotando su sé stessa.
Pan balzò giù dal letto, con un volo elegante e atterrò su un piede solo accanto al letto. La ragazzina riuscì a stendersi meglio, occupando quasi tutto il letto e stringendosi le braccia attorno al corpo.
Sembrava che una folata di vento fosse entrata nella tenda e non riusciva a trovare riparo da quell'aria fredda che le pizzicava la pelle. Due mani le distesero una coperta sulla schiena e Wendy smise di tremare, un poco alla volta.
"Ma cos'hai?" continuò Pan, senza ricevere alcuna risposta. Il ragazzo provò a passare una mano sul capo di lei, ma ogni tentativo di eliminare il dolore gli era impossibile. Wendy era avvolta da una sorta di bolla trasparente su cui rimbalzava ogni magia compiuta da lui.
Nessuno si era mai ammalato sull'Isola Che Non C'è. C'era chi era stato male dopo una ferita grave, ma Peter Pan era sempre stato in grado di guarire ogni persona. Ora invece si sentiva impotente davanti a quel dolore che non poteva combattere.
Sfilò il flauto dalla cintura e vi soffiò dentro, aspettando che Felix lo raggiungesse.
Il biondo entrò nella tenda pochi minuti dopo.
"Felix" parlò, avvicinandosi al ragazzo incappucciato "resta qui e controllala" indicó la ragazzina dietro di lui, che scalciava via la coperta coi piedi.
Il biondo annuì e si avvicinò al letto, mentre Pan lasciava la tenda, librandosi in volo.
Era frustrato e nervoso. Era abituato ad avere ogni cosa sotto controllo, a sapere cosa succedeva sulla sua isola. Doveva trovare un modo per guarire quella ragazzina, non era nella condizione di potersi permettere di perderla.
Atterrò accanto al Laghetto Incantato, specchiandosi nell'acqua azzurra e viola. I mormorii delle fate si placarono, non appena il ragazzo planò a terra. Strappò una foglia dorata da un salice lì accanto e la accartocciò tra le mani. Si portò il pugno alle labbra e vi soffiò una boccata d'aria calda all'interno, per poi spalancare la mano.
Sul palmo era appoggiata una sorta di ciotola dorata, plasmata dalle dita affusolate di Pan, che risplendeva di una luce incandescente.
Pan la immerse nell'acqua del lago, osservandola solidificarsi tra le sue dita e la sollevò, colma di acqua colorata.
Felix osservava la ragazzina accocolata sul letto di Pan, sussultare e tremare. Sembrava appena una bambina, gli occhi chiusi e i lunghi riccioli biondi annodati tra loro sulla schiena. Le labbra rosse e morbide tremavano e si scontravano tra loro, aumentando di volume sotto la pressione dei denti. Il marchio sul collo aveva ricominciato a bruciare e a scaldarsi, e ora si stava accendendo di una strana luce verdastra, che dava un colorito malsano ai lineamenti di Wendy.
Il biondo stava iniziando a preoccuparsi. Se fosse successo qualcosa a quella ragazza, Pan se la sarebbe presa con lui, e nessuno voleva far arrabbiare Peter Pan. Si avvicinò al letto, sfilando le lunghe dita ossute dalle tasche di quello strano mantello che indossava e accarezzandole i riccioli. Le spostò i capelli dal collo, disponendoli a raggiera sul cuscino.
Non ricordava nemmeno l'ultima volta che aveva visto una ragazza, una bambina o una donna. Certo, sull'isola c'erano le fate e le sirene, ma non avevano nulla a che fare con lei.
Le sfiorò la fronte bollente e la sentì mugolare.
Le appoggiò la mano fredda sulla fronte e sul collo, dandole un po' di sollievo. Provò ad avvicinare un dito alla P verde che risplendeva sulla sua clavicola, accorgendosi che una forza invisibile gli impediva di toccare il marchio.
Pan entrò silenziosamente nella tenda, posizionandosi alle sue spalle.
"Che le hai fatto?" mormorò Felix, indicando il marchio con lo sguardo.
Il ragazzo non rispose, avvicinandosi a Wendy e rovesciando il contenuto della ciotolina dorata sulla spalla di lei.
L'acqua azzurro-viola si riversò sulla pelle bianca di lei, bloccandosi all'interno di un cerchio immaginario, come fosse una macchia di pittura. Il liquido iniziò a muoversi, prima lentamente, poi più intensamente, sotto lo sguardo vigile dei due ragazzi, e varcò i limiti del cerchio, espandendosi e scivolando in goccioloni verso il marchio.
Quando raggiunse la P si bloccò e si raccolse in un'unica goccia, che iniziò a scorrere all'interno della lettera, macchiandola di lilla.
Il liquido si concentrò tutto all'interno della lettera, mentre Wendy spalancava gli occhi.
Pan incrociò lo sguardo di lei, acceso di un innaturale colore viola.
"Cosa succede?" riuscì a mormorare lei. Felix non toglieva lo sguardo da quel marchio colorato, cercando di capire cosa stesse succedendo.
"Ti sto guarendo" rispose acidamente Pan, aspettandosi un ringraziamento che non arrivò.
"E adesso cosa dovrebbe succedere?" parlò Felix, scrutando quel liquido viola che non si muoveva di un millimetro.
Pan alzò le spalle "L'acqua dovrebbe sparire, da un momento all'altro."
Rimasero entrambi fermi ad osservare la clavicola di lei, mentre Wendy muoveva lo sguardo dall'uno all'altro impaurita. Non sapeva cosa stesse succedendo, che cosa Pan le avesse fatto e soprattutto da cosa la stesse guarendo. Dal marchio, pensò.
Ma non aveva alcun senso che la guarisse da qualcosa che era stato lui a farle.
Il dolore sembrava essere svanito e si sentiva molto meno debole.
Percepì un liquido caldo scivolarle sul petto, fino a bagnare il letto sotto di lei e un paio di imprecazioni mormorate da Pan, prima di sprofondare nel buio.
L'acqua avanzava attorno a lei, e le correnti fredde la trascinavano verso il fondo scuro. Iniziò a sbattere le gambe sulla superficie, per cercare di restare a galla, inspirando boccate d'aria calda. Si muoveva rapidamente, senza una logica, immergendosi sotto la superficie, facendo capolino ogni tanto. Quando iniziò a sentire la sabbia sotto i suoi piedi, mosse un paio di passi e si accasciò sulla spiaggia. Riprese fiato e si alzò sulle ginocchia, non sapeva per quale motivo ma sentiva di dover correre. Scappare. Vivere.
Oltre la spiaggia si estendeva un prato infinito. L'erba era gialla e secca, le prudeva sotto i piedi nudi, pungendole le piante.
Ad un certo punto si ritrovò a calpestare una superficie fangosa. Si fermò. Era una sorta di strettissimo corridoio terroso, dell'ampiezza di uno o due passi che attraversava il campo, circondato dall'erba dorata.
Esitò un attimo prima di iniziare a percorrerlo, sporcandosi i piedi di fango scuro. Dopo trenta o quaranta passi il percorso si diramava in due. Si poteva continuare dritti, oppure girare a destra verso un percorso curvo. Wendy continuò in linea retta per un altro po' prima che il percorso virasse a destra. Si guardò alle spalle e si accorse che la strada si accendeva d'oro dietro di lei. Corse per un tratto curvo, prima di raggiungere una trasversale già accesa d'oro e che quindi aveva già percorso. Si fermò e osservò la luce dorata avvicinarsi sempre di più fino a scontrarsi con quella già presente. L'intero percorso brilló e Wendy si trovò a svolazzare poco più in alto. Abbassò lo sguardo verso il terreno dove il percorso dorato delineava una P, identica a quella che le illuminava la pelle.
La luce dorata splendeva sempre di più, aumentando la gradazione del colore. Al centro era comparsa adesso una minuscola macchia nera come la pece, che si stava espandendo su tutta la lunghezza. Wendy sentiva la pelle del collo bruciare sempre di più, mano a mano che quella sostanza scura copriva l'oro luminoso.
Anche l'aria sotto di lei sembrava meno densa e sembrava si stesse aprendo sotto di lei, facendola scendere verso il suolo. Quando toccò terra la P era ormai completamente nera.
Il liquido scuro si incollava sulla sua pelle, macchiandola e trascinandola.
Il livello cresceva sempre di più, sporcandole ora i capelli e quasi soffocandola. Tossì rumorosamente, annaspando e cercando qualcosa a cui aggrapparsi, ma ormai era stata inghiottita completamente.
Quando riaprì gli occhi era sola nella tenda di Pan. Una luce chiara entrava da un foro sulla parete, illuminandole la punta del naso.
Sbattè le palpebre e si guardò attorno. Il bruciore la invase in un secondo, correndo dalla clavicola fino al cervello, dove un mal di testa lancinante le impediva ogni movimento.
Pan non doveva averla guarita?
E dov'era andato adesso?
Non ne poteva più di provare tutto quel dolore per un motivo che nemmeno conosceva. Era capitata su quell'isola e adesso voleva solamente sparire.
Perché non era Pan a provare dolore?
Lei non aveva fatto niente per meritarselo.
Proprio in quel momento Felix varcò l'entrata, avvicinandosi a lei.
Wendy osservò i suoi movimenti leggeri e silenziosi e la sua figura alta e snella, leggermente piegata sulle spalle.
Lo sguardo che le rivolgeva sembrava quasi dolce, umano, nettamente in contrasto con quel viso avvolto dall'oscurità e marchiato da cicatrici bianche e con tutti gli sguardi che aveva ricevuto da quando era lì.
"Puoi dirmi cosa mi sta succedendo?" mormorò la ragazzina.
Lui si sedette sul bordo del letto e la osservò, rintanata sotto le coperte.
"Non lo so" disse soltanto, giocherellando con le mani sulle ginocchia, "Come stai?"
"Malissimo" sussurrò lei, con un fil di voce.
"È colpa di Pan, vero?" chiese poi, cercando di raccogliere un po' di forze, "È stato lui a farmi questo."
Felix premette le labbra tra loro e piegò la testa verso di lei.
"No" disse con tono pacato.
"Ma è stato lui a marchiarmi" sbottò la ragazzina.
"Si ma non è lui a farti male. Non se lo aspettava questo" alzò di poco la voce il biondo.
Detto questo, si alzò in piedi e lasciò la tenda, con la stessa calma con cui era entrato.
Pochi secondi dopo un'altra figura entrò al suo posto.
I suoi occhi vispi e luminosi percorsero rapidamente tutta la stanza, soffermandosi poi sulla figura di Wendy.
Un attimo dopo era accanto a lei, lo sguardo puntato sul marchio che continuava a brillare.
"Cos'hai sognato?" le chiese, senza un minimo di gentilezza, quasi ordinandole una risposta.
Wendy raccontò il sogno con voce flebile e acuta, fermandosi più volte per riprendere fiato. Il dolore non voleva abbandonarla.
Pan la ascoltava attentamente, senza perdersi nemmeno una parola e incitandola a continuare ogniqualvolta si fermasse.
Nel frattempo la sua mente vagava da un argomento all'altro, studiando ogni parola e cercando di capire quale fosse il problema.
Quando Wendy ebbe concluso il racconto, Pan si rese conto che nessun rimedio da lui pensato avrebbe potuto essere efficace.
Non era nemmeno riuscito a individuarne la causa.
Perché quel marchio splendeva in quel modo?
Riesaminò velocemente tutti i rimedi che gli venivano in mente e alla fine un'idea gli balenò in testa.
Esitò per un attimo.
Era l'unica possibile soluzione e non era neanche detto che avrebbe funzionato, e forse non valeva nemmeno la pena tentare. O forse si.
Se avesse perso quella ragazzina non sarebbe mai riuscito nel suo intento.
Aveva bisogno che lei vivesse.
Si alzò in piedi e mosse qualche passo verso di lei, inginocchiandosi accanto al letto.
Wendy lo guardava impaurita, senza sapere cosa aspettarsi, sperando solo che il dolore sciamasse in fretta.
Spazio autrice.
Ciao!
Come state?
Finalmente ho avuto un attimo per pubblicare e mi ha fatto un sacco piacere leggere i vostri commenti, vi adoro!
Che dire del capitolo, chissà cosa sarà questo magico rimedio..
E sopratutto non illudetevi che Pan abbia un cuore, il suo fine è sempre sé stesso.
Felix sembra invece un pochino più umano e la cosa spero non vi dispiaccia (io ho amato Felix).
Fatemi sapere che ne pensate, cliccate la stellina e commentate!
Bacini♡
PS. Se vi va ho iniziato una nuova fanfiction intitolata Dirty & Rich con Ashton Irwin e Cara Delevingne. Se non avete niente da fare passate a darle un'occhiata!♡♡
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