Pan si rigirava quel cuore tra le mani, compiendo piccoli lanci in aria, che facevano mancare il respiro a Wendy.
La ragazzina cercava di mantenersi impassibile ma sentiva l'aria che le veniva prosciugata via dai polmoni facendola annaspare, per poi ricomparire in una folata violenta che la faceva barcollare.
Finalmente Pan decise di arrestare quel gioco perverso e avvolse le lunghe dita sporche di terra e polvere attorno a quel cuore pulsante, applicando una leggerissima pressione.
Wendy mise assieme tutte le sue forze per non accasciarsi a terra e mantenere lo sguardo fisso in quello divertito del ragazzo.
"Dolce Darling, cosa vedi?" le domandò con una punta di sarcasmo nella voce, avvicinando il cuore al volto di lei.
"Un cuore" rispose lei in un sussurro soffocato. Le dita di Pan si strinsero attorno al cuore e la voce di Wendy si affievolì in un acuto innaturale "Fermo, ti prego" lo supplicò.
"Questo è il vostro problema. Non usate abbastanza l'immaginazione. Sai, potrei insegnarti tantissime cose, se solo tu mi ascoltassi" il tono di voce del ragazzo calò sempre di più, mentre avvicinava il viso a quello di lei.
I loro nasi ora quasi si sfioravano, e nemmeno Pan sembrava così impassibile.
"Non voglio imparare niente da te" sbraitò lei con tutto il fiato che riuscì a recuperare.
Pronunciando quell'ultima parola si trovò costretta a piegarsi sulle ginocchia, alla disperata ricerca di aria.
"Mia cara, dovresti essere un po' più gentile e comprensiva. Dopotutto, nessuno dei due vuole vedere questo cuore distrutto in mille pezzettini, giusto?"
La ragazza annuì con fatica, la testa le pulsava, non c'era aria nei suoi polmoni, la gola le bruciava e il petto le doleva.
"Vedi? Tutto quello che ci vuole è un po di cortesia" ridacchiò Pan, allentando la presa sul cuore di lei.
L'aria entrò violentemente nel petto di Wendy, che boccheggiò un po', per poi risollevare il viso in quello divertito di lui.
Non capiva cosa lui cercasse in lei, cosa volesse, ma aveva paura, era terrorizzata.
"Adesso, cara, fai un piccolo sforzo. Cosa vedi?"
Wendy osservò quel cuore pulsare nella mano di Pan. Spostò lo sguardo da un lato all'altro, cerco di mettere meglio a fuoco davanti a sé ma tutto quello che vedeva era un cuore. Un cuore brillante e luccicante.
"Pensaci bene, non vorrei mai che mi dessi di nuovo una risposta sbagliata" le sorrise lui minaccioso, aumentando solo la sua agitazione.
Wendy sospirò. Un cuore. Un cuore rosso. Che brillava. Chiuse gli occhi e strinse le palpebre fino a che non le fecero male.
'Devo vedere qualcosa. Voglio vedere qualcosa' sussurrò a sé stessa e riaprì gli occhi.
Il paesaggio cambiò in un secondo. Era sola, di Pan non c'era più alcuna traccia. Il terreno sotto di lei era molle, l'erba scivolosa e la radura era avvolta dall'oscurità.
Tutto era silenzioso e scuro, non vi erano alberi né arbusti, solo un immensa distesa d'erba senza confini che si mischiava col colore scuro del cielo.
Poi un rumore. Era a metà tra un fischio e un tonfo.
Wendy si guardò attorno spaventata, mentre il terreno tremava sotto i suoi piedi.
Cercò di mettersi in equilibrio e iniziò a correre. Piano a piano si materializzò una luce davanti a lei. La ragazza scivolava sull'erba, mentre il terreno vibrava incessantemente sotto di lei.
Gli occhi puntati su quella luce, continuava a correre macinando metri, forse chilometri.
Il terreno si stava sgretolando, ora si apriva sotto di lei. Wendy si piegò sulle ginocchia e saltò, protendendo le braccia in avanti e afferrando un ramo, comparso in quell'esatto istante.
Si avvinghiò al tronco dell'albero e guardo giù, ma il terreno era ancora lì, umido e ricoperto d'erba verde scura.
Scivolò lentamente a terra e si risollevò sui gomiti.
Un enorme albero si stagliava davanti a lei, ora sembrava luminoso sullo sfondo scuro della radura, ora scuro circondato da un luminoso manto d'erba, ora risplendeva di nuovo.
Wendy si stropicciò gli occhi e si avvicinò al tronco di un paio di passi.
La sua mano si mosse da sola, fino ad appoggiarsi su un punto più luminoso o forse più scuro dell'albero, proprio di fronte a lei. L'albero respirava, vibrava leggermente, pronunciandosi in sospiri prima brevi, poi lunghi e profondi.
Non si era nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi fino a che non li spalancò dolorosamente, un immagine impressa sulle sue iridi che le copriva parzialmente la visuale.
Si sforzò di guardare oltre quella sagoma e si accorse che non c'era nessun albero.
La sua mano era immobile, appoggiata sul petto di Pan, proprio in prossimità del cuore.
Lui la guardava intensamente, i suoi occhi bruciavano sulla pelle di lei, e brillavano di un colore nuovo, chiaro, luminoso, a metà tra il verde e l'azzurro, ma quasi tendente al lilla.
Non sembrava infastidito dal tocco di lei, né sorpreso, stava solo studiando i suoi movimenti, la sua pelle, il suo viso.
Wendy cercava di concentrarsi su di lui, ma lo vedeva distante chilometri, nascosto dietro a una sagoma in controluce, accerchiata da una nebbiolina vaporosa.
Si arrese e focalizzò la sua attenzione su quell'ostacolo. Le sue labbra si mossero velocemente, pronunciando parole che non aveva nemmeno avuto il tempo di assimilare.
"Un cuore. Diviso a metà. La metà nera lotta contro quella rossa. Non appena una ingloba la rivale quest'altra si accende sul lato opposto. Nessuna vince davvero." Quella sagoma sfumata svanì in un istante, mentre il viso di Pan si avvicinava a quello di lei.
I loro nasi si scontrarono e entrambi furono attraversati da una debole scossa elettrica.
I loro sguardi erano incatenati e Wendy non riusciva nemmeno a capire cosa stesse succedendo, mentre si protraeva verso di lui.
Lui continuava a sorridere, quel sorriso antipatico, borioso e accecante che gli incorniciava così bene il volto.
Wendy dischiuse le labbra in un urlo, non appena il cuore le tornò nel petto, con un movimento deciso e irruento di Pan.
Sollevò lo sguardo ma lui era già sparito, dissoltosi nel nulla.
"Risposta esatta, piccola Darling." riecheggiò una risata divertita nelle sue orecchie.
Era sola, di nuovo.
Cosa stava succedendo su quell'isola? Stava perdendo ogni controllo di sé stessa. Non riusciva a controllare le sue sensazioni, i suoi gesti, i suoi pensieri. E quel cuore che aveva ospitato tutti quegli anni nel petto le sembrava ora scomodo e fuori luogo.
Si portò la mano destra al petto, la stessa che era stata appoggiata sul petto di Pan e una scintilla illuminò l'aria attorno a lei.
Cosa voleva Pan da lei? Non ne poteva più. E perché aveva voluto che fosse lei a dirgli cosa vedeva? Probabilmente già lo sapeva.
Non voleva nemmeno più capirci qualcosa. Voleva solo addormentarsi e risvegliarsi nel suo letto a Londra, dove il massimo del pericolo era attraversare la strada ad una carrozza troppo veloce.
Non voleva stare li, in quel posto assurdo, confuso, non voleva dover sottostare al volere di un ragazzino presuntuoso, non voleva avere paura di lui.
Già lo sapeva che sarebbe comparso da un momento all'altro e l'avrebbe messa in pericolo, di nuovo, l'avrebbe sfidata, torturata e spaventata e lei non avrebbe potuto fare nulla per contrastarlo o per difendersi.
Tornò alla tenda di Pan. Tanto li fuori non avrebbe potuto fare nulla.
Sulla branda del ragazzo era appoggiato del pane, imburrato e spalmato di marmellata.
Si sedette sul bordo del letto e ne addentò una fetta.
Poco le importava che fosse suo o meno.
Pan avrebbe comunque trovato una scusa per metterla in difficoltà.
Le sembrava impossibile provare così tanto odio per una persona, per un ragazzo. Le sembrava surreale, quasi patetico.
Un sospiro alle sue spalle la fece sobbalzare.
"Ferma immobile" le sussurrò il ragazzo "Non muovere nemmeno un muscolo"
Questa volta lo sguardo di Pan era diverso, serio, concentrato, sembrava aver abbandonato il solito tono divertito.
Gli occhi di Wendy viaggiavano sulla figura di lui, in piedi di fronte a lei, intimoriti da qualsiasi suo minimo accenno ad un movimento.
Stringeva il solito pugnale tra le dita, quasi come fosse un prolungamento del braccio e lo puntava sul collo di lei.
Wendy non osava nemmeno respirare, si limitava a inspirare piccolissime quantità d'aria, cercando di stare immobile.
La lama affilata, scorreva sul collo di lei, sfiorandole a malapena la pelle, senza procurarle alcun dolore, ma accendendo tutti i suoi sensi.
Si fermò sulla clavicola scoperta di lei, dove fece una lieve pressione, fino a che una goccia di sangue ne macchiò la punta.
Pan ritrasse il pugnale con estrema lentezza, senza mai lasciare gli occhi di Wendy con lo sguardo, e lo portò verso di lui.
Sollevò anche l'altro polso e premette la lama sul dorso di esso, incidendo un minuscolo taglio.
Una goccia di sangue, nera come l'inchiostro macchiò il pugnale fondendosi con quella rossa e luccicante di lei.
La lama si accese di una luce dorata e il pugnale dal colore grigiastro del ferro, passò a quello accecante dell'argento fuso.
Le labbra di Pan si sollevarono in un sorriso soddisfatto e spaventoso, che ghiacciò il sangue nelle vene di Wendy.
"C-cosa hai fatto?" trovò la forza di domandare la ragazza.
"Hai mai provato la sensazione del potere, piccola Darling? È come una droga. Provala una volta e non ti fermerai più. Sempre di più, sempre di più, non contano i mezzi, non contano gli altri. Conti solo tu, tu e il tuo fine. E il mio fine è molto di più di una semplice vittoria in una battaglia.
Io punto molto più in alto." Scivolò con le dita sul mento di lei, tracciò la linea del suo viso con un tocco delicato e leggero.
"Sai, qualcuno una volta mi disse che quando capiti in qualcosa di più grande di te devi saperti scegliere il compagno migliore. Devi stare dalla parte del vincente. E tu sei dalla parte del vincente, Wendy. Lo sei totalmente."
La ragazzina lo guardava sconcertata, senza capire nulla di quello che le stava dicendo.
"Oh tranquilla, piccola Darling. Troverai il modo di ringraziarmi. Consideralo un piccolo regalo per ora. Ma ricordati che Peter Pan non fa mai niente senza aspettarsi qualcosa in cambio."
Le passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e uscì dalla tenda.
Senza sparire, senza volare.
Come un normalissimo ragazzo.
Ma niente di quello che stava succedendo, a partire da quel pugnale che splendeva nella sua mano, lo rendeva anche solo lontanamente umano.
Wendy abbassò lo sguardo. Sulla clavicola, proprio dove Pan l'aveva tagliata luccicava ora un simbolo dorato. Poteva sembrare una stella che si sprigionava dal petto di lei, ma Wendy vedeva benissimo il susseguirsi e l'intrecciarsi di quelle linee dorate.
Era una P.
Apparteneva a Pan, adesso, a tutti gli effetti.
Spazio autrice.
I'm back!
Vi chiedo di nuovo umilmente perdono per l'attesa e non ci provo nemmeno a promettervi che pubblicherò spesso, spero solo di avere un po di tempo da dedicarvi.
Beh, Wendy si è ripresa il suo cuore senza troppi danni, o almeno così pare, ma assieme si è presa anche un bel marchio di Peter Pan.
Questa ci mancava. E cosa vorrà dire?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo! O magari tra due o tre, o magari mai...mah si vedrà...
Cercherò di chiarire un po di cose nel prossimo capitolo, per quanto possibile, sennò va a finire che mi venite a prendere a casa lol.
Mille grazie e tantissimi bacini a chi clicca la stellina e a chi mi lascia un commento, vi giuro che adoro leggere i vostri messaggi e se non vi rispondo è solo perché non so cosa scrivere hahaha
Fatemi sapere che ne pensate e bacini a tutti, Sperduti♡
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