V. Tinkerbell
Quando Wendy aprì gli occhi era circondata dall'oscurità.
Si guardò attorno e con fatica si accorse di essere stesa sul letto di Pan, da sola.
Ripensò alla serata precedente, al ragazzo che le aveva dato della stupida dopo averla sfidata a tentare la morte e un odio viscerale si impossessò di lei.
Tutto ciò che desiderava in quel momento era andarsene da quell'isola e avrebbe trovato il modo di farlo, che Pan lo volesse o meno.
Si alzò in fretta e attraversò tutta la tenda, fino a raggiungere l'entrata, da cui sbucò nell'accampamento.
Nuvole nere e minacciose coprivano il cielo, scaricando una pioggia torrenziale sulla ragazzina. Il vento soffiava forte e sembrava urlarle nelle orecchie e l'oscurità era illuminata, ogni tanto, dalla luce dorata dei fulmini.
La ragazza si rifugiò nuovamente nella tenda, tremando, con quei rudimentali vestiti e i lunghi capelli totalmente inzuppati.
Fuori la tempesta imperversava, ma la tenda di Pan non si muoveva nemmeno di un millimetro.
Attraversò la tenda rapidamente, dirigendosi verso il letto. Non vedeva quasi nulla e non si stupì di inciampare su qualcosa sul pavimento e cadere in avanti, afferrando il mobiletto davanti a sé per mantenersi in equilibrio.
In quel momento avrebbe supplicato per una candela. Non appena quel pensiero le attraversò la mente, un piccolo cero giallognolo si accese davanti a lei, illuminando buona parte della stanza.
La ragazza afferrò quella candela dalla luce tremolante e si voltò, rischiando di dare fuoco alla figura alle sue spalle.
"Ben svegliata" la salutò Pan, mantenendo uno sguardo impassibile. Non c'era alcuna traccia di quel solito sorriso spavaldo nel suo sguardo, e i suoi occhi, rossi come il sangue, mettevano i brividi.
La candela scivolò via dalle mani di Wendy, dissolvendosi nel nulla un attimo prima di toccare il pavimento.
"Mi pare di vedere che hai già preso una boccata d'aria" continuò il ragazzo, ridacchiando dei capelli bagnati di lei.
"Non vorrei mai che ti prendessi un raffreddore" disse poi, tornando serio e muovendo qualche passo in avanti.
Wendy indietreggiò fino a scontrare dolorosamente la schiena sul mobile.
Ad uno schiocco di dita del ragazzo, Wendy si ritrovò completamente asciutta.
"Ti consiglio di restare qui dentro, fino a che l'isola non si sarà placata" soffiò sulle labbra di lei, sollevando il sopracciglio destro in un sorriso spaventoso.
"E tieni le mani al loro posto. Questa non è casa tua. Non vorrei mai dovertele tagliare." rise accarezzandole i polsi.
Wendy faticava anche solo a respirare, la figura del ragazzo premeva su di lei, incastrandola scomodamente tra lui e la cassettiera.
Il tocco di Pan sui suoi polsi le dava i brividi e per quanto l'avrebbe voluto, non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi di sangue.
Il ragazzo emise una risatina tagliente come la lama di un rasoio e, un attimo dopo, era già scomparso.
Wendy emise un sospiro di sollievo, scollandosi da quel mobile spigoloso.
Di certo ci teneva alle sue mani ma la curiosità che la avvolgeva era insostenibile e opprimente.
Aprì il primo cassetto e, grazie al cielo, evitò di tuffarvisi dentro con le mani, perché era completamente pieno di armi taglienti. Talmente pieno che, quando provò a richiuderlo si incastrò e quasi le cadde su un piede.
Gli altri cassetti erano disseminati di oggetti di ogni tipo e di dubbio gusto, per lo più d'oro e di bronzo, dall'aria antica e consunta.
Stava per richiudere anche il cassetto inferiore quando un luccichio attirò la sua attenzione.
Le sue dita affusolate afferrarono quella capsula luminosa, per poi portarla fuori da lì ed esaminarla meglio.
All'apparenza sembrava un semplice cilindro in cristallo, chiuso ad entrambe le estremità da un paio di tappi in sughero bucherellati. L'intera capsula splendeva di luce propria e inviava piccolissime scosse elettriche alla mano di Wendy.
La ragazzina avvicinò quell'oggetto misterioso al suo viso, per esaminarlo meglio, e quasi le cadde di mano quando una scossa elettrica le percorse tutto il braccio, facendola gemere dal dolore.
In un secondo la capsula si illuminò di una luce abbagliante e poi si spense quasi completamente.
Attraverso quella luce fioca Wendy ebbe finalmente una visuale quasi piena del contenuto di quella fiala.
Dovette sforzare un po' la vista ma alla fine riuscì a delineare i contorni di una figura molto minuta, grande pressoché come il suo pollice che si agitava al suo interno.
Sembrava essere una piccola ragazzina, vestita di verde con lunghi capelli biondi arruffati, ma era difficile distinguerne bene le forme, piccola com'era.
Si dimenava e muoveva avanti e indietro, battendo i piccoli pugni sul vetro davanti a lei, senza ottenere però grandi risultati.
Wendy si rigirò la capsula tra le mani e afferrò uno dei due tappi di sughero alle estremità.
L'avrebbe tirata fuori.
Per un attimo ebbe un ripensamento, mentre avvolgeva le sue lunghe dita attorno al tappo.
Se era intrappolata forse era pericolosa.
I suoi pensieri la ricondussero subito a Pan. Era lui il cattivo e se la teneva lì dentro lei doveva necessariamente essere buona.
Fece pressione sul tappo e iniziò a tirare ma un'altra scossa d'elettricità, ben più forte della precedente, la costrinse ad accasciarsi sul pavimento.
Sentiva l'elettricità che continuava a scorrerle da un nervo all'altro, facendola tremare e sussultare, ma non riusciva a lasciare quel cilindro di vetro.
Il dolore svanì in un secondo, mentre una voce soave le accarezzava la mente.
In cuor suo sapeva che era quella piccola figura chiusa nella capsula a parlarle, ma sapeva anche che lo stava facendo come connettendosi alla sua mente, senza parlare davvero.
Le parole le apparivano davanti agli occhi e scorrevano rapidamente, fino a formare delle frasi che suonavano come una musica dolce.
"Non puoi tirarmi fuori di qui, Wendy. Non così."
"E come dovrei fare?" rispose lacerando quel silenzio apparente.
"Non ora. Non qui." riprese a canticchiare "Ogni cosa a suo tempo."
"Tu sai chi sono" iniziò Wendy, sollevandosi in piedi "ma io non so chi tu sia."
"Sono Trilli." sussurrò quella "Sono una fata."
Ecco spiegato il motivo di quel luccicare, pensò la ragazzina.
"E come mai sei li dentro?" le chiese, cercando di guardarla negli occhi, per quanto possibile.
"Ci sarà tempo per parlare di me e del perché sono qui, quando mi avrai tirata fuori. Ma ora non è sicuro, Pan potrebbe tornare da un momento all'altro e dalla pioggia che imperversa fuori direi che non deve essere di ottimo umore."
"Cosa intendi dire?" domandò la ragazzina confusa. Era alla disperata ricerca di qualche risposta, per quanto insignificante potesse essere.
"Oh scoprirai molte cose su quest'isola e su Pan, cara Wendy. C'è un rapporto inscindibile tra i due. Quando Pan è felice l'isola splende, quando lui è arrabbiato..Credo tu possa ben capire cosa succede." sussurrò con quel tono cantilenante.
"Il ragazzo si sta avvicinando" riprese poi, alzando il tono di un'ottava "nascondimi."
"Ma, come posso fare a tirarti fuori di lì?" insistette la ragazzina, con tono quasi lamentoso.
"Arriverà il momento in cui tirarmi fuori di qui sarà la cosa più facile che tu abbia mai fatto. E ora, rimettimi al mio posto" concluse la fata, spegnendo quasi totalmente la sua luce.
Wendy ripose il barattolo nel cassetto e lo rinchiuse con un sospiro, giusto in tempo per vedere Pan varcare la soglia e volteggiare nella stanza.
Il rosso sembrava aver abbandonato quasi completamente i suoi occhi che ora brillavano del solito verde azzurro, accesi di una minuscola fiamma rossiccia sull'angolo.
Sembrava essersi tranquillizzato, e così aveva fatto l'intera isola. Wendy si lasciò trascinare dal ragazzo fuori dalla tenda dove neanche una minuscola traccia dell'acquazzone era rimasta e l'intero paesaggio si accendeva della solita luce e dei soliti colori accecanti.
"Forse ho sbagliato ieri sera." iniziò a parlare Pan, senza lasciare il polso della ragazza, che lo guardava ammutolita "Ma riuscirò a farti fare quello che voglio. Peter Pan non fallisce mai, ricordatelo." tuonò, per poi accompagnare il tutto da una delle sue risatine terrificanti.
"Potrò mai tornare a casa?" sussurrò Wendy, quasi senza rendersi conto di aver parlato.
Pan le sorrise, inarcando un sopracciglio e sfiorando la sua guancia con le dita.
"Cara Darling, la vita qui, sull'Isola Che Non C'è, è solo un gioco. Il mio gioco." le sue dita scivolavano pian piano sul viso di lei, tracciando il contorno delle sue labbra, fino al mento, al collo e scendendo ancora più in giù, fino a fermarsi sul suo petto che si alzava e abbassava per la paura "Se sai già la fine, non c'è più nessun gusto a giocare, non trovi?"
Si allargò in un ampio sorriso, mettendo in mostra una fila di denti bianchi e luminosi e dei lineamenti di una bellezza straordinaria, anche se tirati a quel modo, mentre faceva pressione sul petto di lei e con uno strappo a dir poco lancinante, stringeva tra le mani un cuore rosso e pulsante.
Spazio autrice.
Eccomi ancora qui!
Dopo un'attesa interminabile per cui vi chiedo umilmente perdono, sono tornata!
Cosa sarà mai successo a Trilli?
Vorrei chiarire che per il suo personaggio mi sono ispirata ben poco a Once Upon A Time perché, detto sinceramente, mi stava alquanto antipatica.
Quindi aspettatevi qualcosa di abbastanza diverso..spero in meglio.
E cosa avrà fatto cambiare d'umore Peter, facendolo tornare calmo?
E, soprattutto, cosa farà col cuore di Wendy?
Direi, alla prossima puntata! (Sperando che la scuola mi dia il tempo di pubblicarla entro il 2017 lol)
Ringrazio le splendide persone che seguono/commentano/votano la storia e vi chiedo di continuare a farlo, perché mi rende immensamente felice♡♡
Bacini Sperduti!
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