Giorno 1
Ero ufficialmente senza una casa. Dopo aver perso il mio lavoro, era questione di giorni prima che il padrone di casa venisse a saperlo, per
succesivamente, buttarmi fuori dal mio appartamento, spaventato dal fatto che non potessi più pagargli l'affitto. Così, dopo aver raccolto le mie cose in una valigia, uscii dal mio -ormai vecchio- appartamento. Non avevo più rapporti con la mia famiglia, quindi ero completamente sola, ma la cosa non mi rattristava anzi mi faceva sentire libera. Per fortuna avevo messo da parte dei soldi per emergenze come queste, quindi ero relativamente calma: prima dovevo trovare una sistemazione provvisoria, poi un lavoro e alla fine vivere spensierata. Come no! Sospirai e mi incamminai senza una meta precisa.
Stavo controllando Messenger, quando il mio telefono andò in tilt: la schermata divenne nera e iniziarono a scorrere dei numeri e parole a caso ed il telefono emise dei rumori come un computer di vent'anni fa che si accende. Improvvisamente comparvero un messaggio e una tastiera.
Unknown "...Ciao...?"
Non si poteva uscire da questa applicazione, il telefono era come bloccato. Potevo solo rispondere.
MC "?"
Unknown "Puoi vedere questo?"
MC "Si"
Unknown "...Finalmente connessi."
Unknown "Non tutti i giorni ricevi un messaggio da uno sconosciuto."
Unknown "Sono un po' agitato. Ho trovato un telefono alla stazione della metro, ma tutto quello che aveva era questa app di messaggistica."
Unknown "Volevo trovare il propretario, ma non vedo nessun contatto o registri di chiamate."
Unknown "Ho inviato alcuni messaggi con questa applicazione, ma non ho mai ricevuto una risposta."
Unknown "Tutto ciò che vedo è un indirizzo e alcuni numeri, che sembrano importanti, salvati nelle note."
Unknown "Vorrei andarci io, ma sono attualmente in viaggio all'estero."
MC "Prima di tutto... Chi sei?"
Unknown "Io? Oh scusa. Non mi sono nemmeno presentato."
Unknown "Sono solamente... Uno studente che sta studiando all'estero. Sono coreano."
Unknown "Potrei dirti il mio nome, ma non è veramente importante. Non mi troverai sui motori di ricerca."
Unknown "Comunque... Mi aiuteresti a trovare il propretario di questo telefono?"
Unknown "Lo so che sarai sorpresa nel vedere qualcuno apparire improvvisamente e chiederti un favore del genere, però apprezzerei se tu potessi aiutarmi."
MC "Perchè dovrei aiutarti?"
Unknown "Perchè sei l'unica traccia che ho. Ho provato a cercare il propretario di questo telefono, ma non ho trovato nessun indizio fino ad ora."
Unknown "Mi piacerebbe tanto trovare il propretario. Così Dio sarà felice"
Unknown "Oh! Scusa se non l'ho menzionato prima, ma sono religioso."
Unknown "Lascia stare quello che ho appena detto. Scusa se ti sono sembrato strano. Però potresti aiutarmi, per favore? Mi farò perdonare quando tornerò in Corea."
Unknown "È un posto sicuro. Se non ti senti a tuo agio puoi tornare indietro. Conosco l'area, è un buon quartiere. Per favore?"
MC "No, questa cosa è raccapricciante"
Unknown "Lo so che sto chiedendo troppo e che tu potresti pensare che io sia bizzarro..."
Unknown "Ok, sono strano, lo ammetto."
Unknown "Ma potresti prendere la cosa in considerazione? Sto parlando con te in questo momento."
Unknown "Due completi sconosciuti in due posti completamente diversi... È un miracolo se ci siamo connessi."
Unknown "Nessuno ha mai risposto ai miei messaggi. Tu sei la prima. Non so come ci siamo connessi, ma, forse questo è destino?"
Mi invia quella che sembra una foto. La apro.
Unknown "Questo sono io. Forse vedere la mia faccia ti renderà meno sospettosa...?"
Unknown "Ritornerò in Corea presto, quindi troverò il modo di farmi perdonare. Per favore, ti sto implorando."
MC "Ok... Ma se qualcosa sembra strano, ritorno subito indietro"
Unknown "Grazie! Ti invio l'indirizzo subito."
Conoscevo la via: si trovava in un quartiere nuovo pieno di condomini che sembravano grattacieli, non un brutto posto per vivere -sempre se avevi i soldi per permettertelo-. Mi misi in marcia, per fortuna ero a soli dieci minuti di distanza dal condominio. Nell'indirizzo era specificato anche il numero dell'appartamento, che si trovava al quattordicesimo piano. Presi l'ascensore: con la valigia era improponibile farsi quattordici rampe di scale a piedi. Arrivata al piano cercai l'appartamento, che presentava una stranezza: la porta d'ingresso al posto di una serratura aveva una tastiera, quindi per entrare serviva una password numerica. La cosa che mi fece accapponare la pelle, era che quella era l'unica porta con la tastiera ed era diversa dalle altre anche per conformazione: sembrava una porta blindata.
Questa situazione iniziava a non piacermi. I corridoi erano deserti e silenziosi: come se in quel condominio non abitasse nessuno.
Unknown "Sei arrivata? Vedi niente di strano?"
Unknown "C'è una serratura in cui inserire una password numerica?"
Lui come faceva a saperlo? Mi guardai intorno, ma non c'era nessuno. Il silenzio era ancora tombale. Dovevo andarmene.
MC "Hmm... No, non la vedo"
Unknown "È strano. Veramente non c'è nulla?"
Unknown "Nulla in cui inserire una password?"
MC "Non c'è niente."
Unknown "...."
Unknown "Sei sicura?"
Ero sicurissima che me ne sarei andata da lì a gambe levate al più presto.
MC "Qui non c'è nulla."
Unknown "Davvero?"
Unknown "È strano..."
Unknown "Lo vedo con i miei occhi... Sei davanti a una porta con una serratura a password"
Unknown "Continuerai a mentire?"
Cosa?! Mi guardai di nuovo intorno. Non c'era nessuno. Con le mani tremante scrissi:
MC "Cosa? Tu puoi vedermi?"
Unknown "Ahahah... si."
Unknown "Penso che il piano... sia appena fallito."
Il telefono si spense completamente.
Sentii dei passi venire dalle scale.
Da dietro l'angolo apparve un ragazzo dall'aria minacciosa completamente diverso da quello nella foto. Lui aveva i capelli tinti di bianco con qualche sfumatura rosa. La sua faccia era coperta dal naso in giù da una maschera nera che gli alterava la voce. Gli occhi, non nascosti dalla maschera, erano di un verde penetrante e mi fissavano infuriati. Aveva un tatuaggio che gli ricopriva tutta la spalla. Io rimasi paralizzata davanti alla porta dell'appartamento, incapace di muovere un muscolo, mentre il mio cervello urlava di scappare.
《Il piano è fallito. Devo trovare qualcun'altro》 disse tra sè e sè. 《Ma chi diavolo sei?》 balbettai. 《Non hai bisogno di saperlo.- sentenziò- Cosa dovrei fare con te?- si chiese da solo- Mi piacerebbe lasciarti andare via, però, tu mi conosci già... Mi dispiace, ma dovrai venire con me. Così potrò liberarmi di te.》 disse come se fosse addolorato. Un brivido mi percorse tutta la colonna vertebrale, avevo la gola secca non riuscivo nè a parlare nè ad urlare. 《Però questo sarebbe uno spreco, sei così carina...》 continuò 《Puoi essere la mia assistente. Giusto... Ha detto che lui ha un'assistente. Mi piacerebbe averne una. Dovrei usare... te?》. Deglutii. 《Vieni qui. Farò il bravo con te. Vieni con me.》 parlò con voce condiscendente, come se stesse cercando di convincere una bambina, mentre avanzava verso di me. 《N-no...》 protestai debolmente indietreggiando. 《Non dire cose senza senso.- mi ammonì- Se non vieni con me, dovrei trovare un modo per distruggere le informazioni che hai, ma non sei un computer, quindi non posso semplicemente eliminarti.- ridacchiò da solo.-Comunque non hai mai avuto altra scelta. Adesso, andiamo.- disse risoluto, per poi aggiungere addolcendo la voce- Sarò carino. Sono una persona migliore di lui.》. Scossi la testa mentre indietreggiai, senza mai togliere gli occhi dalla sua figura. Lui alzò gli occhi al cielo e si avvicinò, mentre frugava nella tasca della sua felpa; ne trasse fuori un pezzo di stoffa nero. Con uno scatto mi immobilizzò contro il muro, premendo la stoffa contro il mio naso e la mia bocca. Mi divincolai, trattenendo il respiro, ma lui era più forte di me e mi tenne bloccata. Alla fine respirai, inalando la sostanza chimica presente nella stoffa. Sentii la sensibilità nel corpo scivolare via, le gambe non mi avrebbero retto per molto. La mia vista divenne sempre più sfuocata, finchè non divenne tutto nero.
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