Jungkook

𝐀𝐃𝐄𝐒𝐒𝐎

Il telefono squilla velocemente e lui non può fare altro che grugnire, rigirarsi nel letto e afferrarlo. Non è la sveglia ma a giudicare dall'orologio fermo sulla parete di fronte è davvero ora che si alzi.

"Pronto?" mormora, gli occhi pesanti che stropiccia e una mano che si scompiglia i capelli più corti ma che ricadono sulla fronte. Ha dei larghi pantaloncini e le sue gambe risultano pallide, una larga maglia nera era che si appiccica al suo petto per l'afosa aria di Luglio in quei giorni, ed erano a malapena le dieci di mattina.

"Kook" una voce severa dall'altro capo del telefono lo risveglia, quasi del tutto. "Kook, hai preso sonno, ma devi sbrigarti. È già tardi."

In un attimo gli occhi del giovane uomo vagano per la stanza in cerca di chissà cosa, ma tutto troppo velocemente dentro la sua testa. Un grugnito accompagna la disperazione di essersi dimenticato la sveglia.

"Sei già con Gyu?" Chiede, come a perdere tempo. Si alza cominciando a cercare il suo zaino, sfilando da dentro tutto ciò di cui non avesse bisogno: ci sono snack sbriciolati, scontrini e un braccialetto -ecco dov'era- e una borraccia semipiena. Lascia i documenti e i soldi là dentro, prima di spalancare la porta del piccolo cucinino e riempire l'acqua nel contenitore comprato per fare il più ecologico direttamente da lì. "Vi posso raggiungere in... mezz'ora massimo."

Il suo amico sbuffa contrariato, ma sa che non può protestare. La sua predica continua per tutto il tempo in cui Jungkook si spoglia e si lava come meglio può, si veste e il cellulare sta ancora parlando ininterrottamente poggiato sullo scaffale. I jeans strappati per moda e perché ci era affezionato, la larga felpa e il cappellino che nasconde le sue ciocche più corte.

"Arrivo. Cominciate a pensare a cosa prendere." E con quello, riattacca. È pronto per uscire, quindi si avvicina al letto e, cautamente, si piega per lasciare sulla fronte del suo fidanzato un piccolo bacio sulla fronte, tra i capelli sparsi.

Questo si risveglia dal tempore e dalle coperte calde che gli avvolgono la vita scoperta, si sposta i capelli candidi come le nuvole in quella bellissima giornata di Luglio.

"Koo," sussurra con la voce impastata dal sonno e gli occhi sottili dal tratto asiatico che si schiudono con difficolta. Il giovane si abbassa, rubandogli stavolta un bacio proprio sulle labbra appena schiuse e sorprese del suo fidanzato. "Dove vai?"

Mentre si mette seduto le coperte scivolano e raggiungono le su gambe coperte dai pantaloni troppo chiari per i gusti dell'altro. Una mano tatuata del ragazzo si allunga e si poggia nella zazzera scomposta, poi scende sulle spalle nude e ne accarezza una come se gli stesse già mancando.

"A comprare il regalo per Yugyeom."

L'uomo dai capelli chiari sbuffa sonoramente, coprendosi il viso con le dita. "Che cazzo Koo, dovevamo pranzare insieme a quelli del locale di Itaewon. Sai che è importante."

Jungkook stava dimenticando troppe cose nell'ultimo periodo, e sembrava che il pettine stava raggiungendo ogni nodo possibile proprio ora, quella stessa mattina, e lui non aveva più scampo.

"Non puoi andare tu? O spostare tutto a pomeriggio?"

"Pomeriggio sono impegnato, lo sai." E con uno sbuffo si alza, scostando le coperte che resteranno sfatte fino alla sera, lo sanno già entrambi.

"Sembra che a te non importi più nulla della band." Il volto di Jungkook si incupisce e cerca di afferrare il braccio del ragazzo che però si scansa, per infilarsi una maglia, filando nello stretto bagno che hanno infondo al monolocale.

"Piccolo, non fare così." Prova a mormorare con voce dolce come il miele, che però non sembra funzionare. "Ascolta," si alza, andando da dietro alla figura del suo fidanzato e stringendo le mani intorno alla sua vita adesso coperta. Le sue dita si intrufolano sotto la maglia e i loro sguardi si incontrano nel riflesso dello specchio, uno incerto, l'altro severo.

Ma bastano un paio di tocchi e piccoli cerchi dei polpastrelli di Kook contro la pelle bollente di Woosung per far sciogliere quest'ultimo. Si volta così da coinvolgere il suo amante in un lungo bacio che mischia i loro sapori, umori, la rabbia e frustrazione scompare in un punto imprecisato fra le labbra di Woosung e la lingua di Jungkook. Questo è spinto all'indietro dall'irruenza del tocco, ma le mani tengono ben salde l'altro contro il lavabo. Quando si staccano dal bacio, rimangono a respirare i loro stessi sospiri per svariati minuti.

"Domani, mangiamo insieme nel tuo posto preferito."

Woosung gli alza il cappellino, sistemando i suoi capelli silenziosamente. "Non posso, ho promesso di tenere il figlio della vicina. Domani sera?"

"È il compleanno di Yugyeom. Dopodomani sera?"

"Abbiamo la serata al locale, Koo. Non dimenticartene."

É triste, e il bacio che si scambiano non migliora le cose. Jungkook lo sa, sa anche che il giovane di fronte lo sa.

Il telefono vibra nella sua tasca.

"Ci vediamo stasera."

"Domani mattina," lo corregge il giovane con i capelli bianchi. Si appoggia al lavandino e ha un sorriso amaro sulle labbra ancora lucide. É bellissimo.

Jungkook lo lascia esattamente così.

─────•~❉᯽❉~•─────

"Un libro. A Yugyeom piacciono tanto."

"No Eunwoo, i libri piacciono a te." Lo corregge l'amico, sorpassando così lui e Jungkook che erano ancora fermi a fissare la vetrina. Uno con lo sguardo assorto tra le copertine colorate dei nuovi romanzi in voga del momento, l'altro con gli occhi fissi sul pavimento asfaltato del centro di Seoul.

"Ehi?" Sbotta allora l'amico, riavvicinandosi ai due, con fare scocciato. "Conosco il mio ragazzo e so che non gli piacciono i libri. Quindi smettetela e andiamo a cercare qualcosa-"

"Gli piacciono i graphic novel?" Le parole di Eunwoo bloccano il suo lungo parlare, e Jungkook alza per la prima volta lo sguardo, curioso.

"I che?"

"Tipo manga. Ma sono romanzi a sé. Pensi che gli possano piacere?"

"Sì...?"

"Kook, pensi possa piacergli?" Il giovane con il berretto annuisce, sistemandosi la visiera per non avere il sole in faccia. Forse era l'idea migliore che i suoi amici potessero avere e, con l'umore che aveva a terra, era decisamente azzeccato.

"Sì."

Dentro la libreria profuma di vaniglia come se ci fosse troppo deodorante per ambienti e questo fa storcere il naso al ragazzo, che con un gesto veloce si strofina il viso con le maniche delle felpe. Stava sentendo caldo, eppure si ostinava a vestire di nero e con capi bollenti, una vecchia abitudine che sua madre rimproverava sin dai tempi del liceo.

Si avvicina dove gli indica una graziosa ragazza, dai gesti inesperti ed impacciati e che probabilmente si è appena presa una cotta per Eunwoo, visto che lo guarda come fosse il protagonista dei romanzi di cui lei leggeva ogni pagina sperando di viverne uno un giorno. A Jungkook, e al suo amico Mingyu spunta un sorrisetto sulle labbra, furbo.

I graphic novel non sembrano così interessanti come i manga ma ce ne sono di innumerevoli, a quanto pare. Mingyu dice che al suo ragazzo potrebbe davvero piacere una storia del genere e magari un'avventura non troppo fantascientifica.

"Oh, se volte c'è uno uscito giusto da un paio di giorni. Così è sicuro non ci siano spoiler." Ride, e Eunwoo con lei.

Il romanzo è spesso e Jungkook ha sempre voluto saper disegnare così tanto in così poco tempo, o con quella precisione che sembra lavorata al computer.

"I'm you, you're me." Spiega la giovane, porgendo una copia dai candidi colori, col bordo giallo, con l'inchiostro che macchiava le pagine compresse fra loro e la copertina in articolati ghirigori. Sembra che Eunwoo l'abbia già deciso, per questo quando lo mostra a Jungkook lui non ha neanche il tempo di controbattere.

Neanche se il romanzo era stato scritto da un certo Park Jimin.

─────•~❉᯽❉~•─────

Come se non bastasse, qualche giorno dopo è finito per parlare lui, da solo, col proprietario del pub dove si sarebbero sistemati. Perché Woosung non si fa vivo, e per l'ennesima volta non risponde al cellulare.

È rimasto ad aspettare al bancone, il cameriere gli ha detto che sta chiamando il direttore proprio ora, si tratta di pochi minuti. Un'altra chiamata persa e un altro sbuffo sconsolato. Si sistema il cappello sulla testa, poi se lo sfila perché come diceva il suo ragazzo doveva assolutamente sembrare professionale e non lasciare intendere che fossero cattivi ragazzi come la maggior parte delle band. Poteva per caso nascondere il tatuaggio? Jungkook gli aveva detto di no e lui l'aveva minacciato che se fosse andata male avrebbe pagato lui da solo, l'affitto, quel mese. Poi aveva sbattuto la porta, e da allora era sparito.

"Salve." Il proprietario arriva, finalmente, e il giovane solleva lo sguardo con un sorriso che sta cercando di rendere naturale e rilassato.

Ma muore nell'immediato, proprio quando i suoi occhi incontrano l'ennesimo tuffo al passato della sua vita adolescenziale di quel giorno.

Kim Taehyung è di fronte a lui, in un pub, che però è deserto e privo di musica. Ha i capelli scuri come la pece, arricciati in curiose onde che lo rendevano bello, senza mezzi termini o giustificazioni di alcun tipo. Jungkook arrossisce perché non se l'aspettava, ed è diventato più alto, più sicuro, e che cazzo stava succedendo oggi?

"Tu?" Chiede proprio questo, la voce bassa e rauca come se la ricordava. Si aspetta che cominci a gridare e dare di matto ma invece è immobile, a studiare quanto vero possa essere quel miraggio di fronte a lui. Poi, con grande sorpresa per entrambi, scoppia a ridere, fa il giro del bancone e si fionda ad abbracciarlo.

Tra le braccia Jungkook riesce a sentire quanto fosse cresciuto, le spalle più larghe e la maglia che non nascondeva come la sua schiena si delineasse in una piacevole fossa scolpita lungo la colonna vertebrale. Sente anche che, fortunatamente, non sarà più alto di due centimetri al massimo.

"Jungkook! Mio Dio, sei cambiato tantissimo!" La sua risata è contagiosa, ma è troppo teso per ricambiare a pieno quello sguardo che ora lo osserva, contento. "E tutti questi tatuaggi?" Il suo braccio scoperto è adesso in altre mani, che sfiorano tutti i ghirigori incisi a vita sulla sua pelle. Stranamente non sembrava arrabbiato neanche per quello, o contrariato e avrebbe tanto voluto dirlo a Woosung, anche se era un gesto infantile.

"A-Anche tu Tae." Si schiarisce la voce e finalmente è libero, quindi fa un passo indietro. Taehyung affonda le mani in tasca.

"Cosa ti porta qui?"

"Uhm, sono della band che dovrebbe suonare qui sabato prossimo. Sei davvero tu il proprietario?"

"Già!" Ha un sorriso quadrato che gli illumina il viso. Torna a fare il giro del bancone e come se lavorasse là comincia a smanettare con l'aggeggio per il caffè così che possa offrirlo all'amico appena ritrovato. "sono un architetto e ho progettato un paio di cose. Questo in particolare lo gestisco ancora io, visto che amo l'arte," e indica la sfilza di quadri e copie che ornano le pareti di quel locale, "e la musica." Conclude, riferendosi a Jungkook stesso con tanto di occhiolino.

"É bello."

"Già! Grazie Kook." Quel soprannome lo fa sciogliere un po' mentre prende il cappuccino che il giovane gli ha offerto. "Mamma mia quanto tempo. Sai tutti gli altri che fine hanno fatto?"

Jungkook scuote la testa, sorseggiando il caffè diluito appena, così che non fosse pesante come lui lo detestava.

"Un peccato," continua Taehyung, mordendosi il labbro inferiore. "Ho sentito solo Yoongi, che ora è famoso." Ride, ancora, allegro esattamente come se lo ricordava. "Anzi, mia sorella impazzisce per lui. Se solo sapesse, aish, che eravamo così amici prima."

Si godono entrambi quel tepore silenzioso intorno a loro, che riempie il pub tra quadri e ricordi di anni prima, circa dieci, e di persone che ora erano soli fantasmi.

"Jimin ha pubblicato un romanzo a fumetti. É il secondo, credo."

A quel nome entrambi sussultano, guardandosi negli occhi. I loro sguardi si conoscono benissimo, non si vergognano che ognuno legga nell'altro quanto quella parola li avesse scossi. rimane pesante sugli occhi stanchi di uno, nel sorriso scomparso dell'altro.

"Ti va... se ci rivediamo, dopo sabato?" Cambia allora discorso il proprietario, raddrizzandosi.

"Quindi... ci esibiamo qui?"

"Certo." Un altro occhiolino, un ricciolo scappa alla pettinatura elegante e gli ricade davanti agli occhi. Stavolta Jungkook sorride dolcemente, con sincerità.

Ma si stavano per rincontrare tutti, sabato, e ancora non lo sapevano.

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