•Operazione Malfoy•

La sera seguente ero pronta ad attuare il mio piano, che prevedeva un abito attillato e a dir poco provocante, trucco esagerato e tacchi vertiginosi. Diedi sfogo a tutte le mie limitate conoscenze per truccarmi al meglio, dopo aver fatto una doccia per prepararmi mentalmente a ciò che avrei dovuto affrontare, ossia dodici Mangiamorte che non toccavano una donna chissà da quanto tempo. Draco era stato rapito da circa ventiquattro ore, eppure a me sembrava che fossero passati giorni, e ora più che mai sentivo la sua mancanza. Dopo aver reso il mio viso irriconoscibile per via del trucco, presi dall'armadio un vestito blu con pailettes, senza maniche, cortissimo e molto ma molto provocante. Poi afferrai delle scarpe argentate e un giubbotto peloso dello stesso colore. Mi guardai allo specchio: con i capelli rossi e quell'abbigliamento ero praticamente irriconoscibile, e sembravo una prostituta pronta per andare a farsi fottere in tangenziale. Proprio l'effetto che volevo ottenere. Presi una borsetta nera e ci misi dentro la mia bacchetta, spary al peperoncino, portafoglio con i documenti falsi e cellulare. Quando fui certa di aver preso tutto uscii di casa. Il freddo pungente della sera mi fece tremare, ma non mi convinse a tornare indietro. Dovevo liberare Draco. Prima lo facevo, e prima avremmo salvato Teddy. Sapevo perfettamente che se gli avessi dato qualche giorno avrebbe trovato il modo di liberarsi da solo, ma il punto era quello: non avevamo tempo. Non ora che sapevano della mia esistenza. Se non fossi andata io da loro, sarebbero venuti loro da me. Camminai lungo il marciapiede per svariati minuti, cercando di non pensare al dolore che avevo ai piedi. Nonostante provassi a stare calma, avevo paura di fallire, di non riuscire a liberare Draco e Teddy. Mi fermai a pochi passi dalla casa dei Mangiamorte. Presi un bel respiro, mi scompigliai i capelli in modo da dare l'impressione di aver camminato per ore, mi bagnai il trucco per fare finta di aver pianto e quindi bussai alla porta. Attesi qualche secondo e poi tornai a bussare con insistenza. Quando aprirono alla porta mi trovai davanti al più giovane dei Mangiamorte: Richard Lestrange, figlio di Bellatrix, che questa aveva tenuto nascosto alla famiglia per anni. Era arrivato il momento di sfoggiare le mie capacità di attrice.
«C-ciao. S-scusa se d-disturbo a quest'o-ora...»
Il ragazzo guardò dentro la casa, da dove provenivano le urla dei compagni, poi tornò a osservarmi, facendo viaggiare il suo sguardo lungo tutto il mio corpo esposto, e mi sorrise.
«No, non disturba. Tutto bene, signorina?»
Aveva abboccato. Scoppiai a piangere e mi accasciai a terra. Lui si avvicinò e mi prese una mano.
«Suvvia, venga dentro, che se no prenderà una polmonite.»
«G-grazie.»
Era chiaro che il suo non era un atto di bontà, che il suo vero scopo era un altro, ma era ciò che volevo. Dovevo entrare. Una volta dentro, Richard mi fece accomodare su una poltrona, di fronte agli altri Mangiamorte.
«Ehi Rich, chi è questa? La tua nuova puttanella?»
Scoppiarono tutti a ridere, nell'aria aleggiava odore di alcool, e nonostante avessi una voglia tremenda di tirare fuori la bacchetta e farli fuori tutti, mi costrinsi a piangere con più disperazione.
«Dai ragazzi...chi sa cos'ha subito questa povera signorina...»
Mi porse un bicchiere d'acqua, che io afferrai con mani tremanti, tirando su con il naso.
«Come ti chiami? E cos'è successo?»
Bevvi un sorso di acqua e poi gli ripassai il bicchiere.
«Mi c-chiamo Nancy White. S-stavo tornando a c-casa da u-una festa q-quando...»
Dalla mia bocca scappò un singhiozzo. Mi sarei meritata l'Oscar per quella performance.
«Ti hanno violentata?»
Annuii guardando verso il pavimento, sighiozzando per la finta vergogna.
«Vestita in quel modo era ovvio che qualcuno ti violentasse...anzi...perché non ci divertiamo un pochino anche noi?»
Si avvicinarono tutti a me, con intenzioni tutt'altro che buone; io mi allontanai da loro, fingendomi spaventata.
«Smettetela, allontanatevi da lei.»
Richard Lestrange mi prese per un braccio e mi fece alzare dalla poltrona.
«Eddai Rich, non vorrai mica tenertela tutta per te?»
Lui non li ascoltò e mi portò al piano superiore, in una delle stanze da letto. Cominciai veramente a temere che volesse stuprarmi quando lui si chiuse la porta alle spalle. Questo non faceva parte del mio piano, decisamente no.
«Stai tranquilla. Non voglio farti del male. Tu sei una strega, vero?»
Lo guardai terrorizzata. Non poteva avermi scoperto, non con tutto il trucco che avevo usato per camuffarmi.
«Si che lo sei...»
Mi sorrise timidamente. Non sembrava per nulla un cattivo. Capelli castani, occhi verdi, sorriso timido, corpo muscoloso. Come ci era finito in mezzo ad un branco di assassini?
«Riesco a percepire la tua potenza. Sei la collega di mio cugino, vero?»
Nella mente mi passava una sola parola. Merda. Merda. Merda. D'istinto dalla borsetta estrassi la mia bacchetta. Lui invece di sembrare spaventato sorrise ulteriormente.
«Lo sapevo. Abbassa la bacchetta, voglio aiutarti.»
Invece di abbassarla gliela appoggiai contro il petto.
«Perchè dovrei crederti, Richard Lestrange?»
Lui scoppiò a ridere. Aveva una risata tremendamente sensuale e rilassante.
«Oh...ma allora hai fatto bene i compiti. Scommetto che sai i nomi di tutti i bastardi che ci sono in questa casa.»
Non riuscivo a interpretare la sua espressione. Sembrava gentile, ma non riuscivo a fidarmi.
«Perché dovresti aiutarmi?»
«Perché io odio tutti questi stronzi. Hanno ucciso mio padre quando avevo tre anni solo perché era un babbano, e mi hanno costretto a diventare un Mangiamorte. Hanno fatto diventare mia madre una pazza, inculcandole nella mente idee raccapriccianti. E per colpa loro ho passato quattro anni della mia giovane vita ad Azkaban. Ti bastano come motivi?»
Annuii timidamente. Non sapevo ancora se potevo veramente fidarmi di lui, ma le sue motivazioni erano più che chiare. Aveva passato veramente degli anni tremendi, a cominciare dall'infanzia.
«Io mi fido, Richard. Ma non farmene pentire.»
«Assolutamente. Deduco che Nancy White non sia il tuo vero nome. Come ti chiami?»
Lo fissai con sguardo attento, cercando di scovare qualche traccia di menzogna, di doppio gioco. Ero famosa anche per quello: riuscire a capire le intenzioni delle persone attraverso gli occhi. E i suoi erano sinceri. Potevo fidarmi di lui.
«Hermiome Granger.»
Richard spalancò la bocca, incantato dalla sorpresa.
«Quella Hermione Granger? Amica di Harry Potter, ex fidanzata di mio cugino, la strega più brillante della storia, mente sopraffina, Auror eccellente...»
«Si, noto che qualcuno ha fatto i compiti...»
Lui sorrise, capendo che gli avevo tornato la frecciatina di prima.
«Qual è il tuo piano?»
Stavamo parlando piuttosto a bassa voce, in modo da non farci sentire dagli altri Mangiamorte.
«Beh...il mio piano iniziale era entrare qua fingendomi sconvolta, fare in modo che uno di voi mi portasse in cantina e smaterializzarmi insieme a Teddy e Draco nella nostra casa, protetti da qualunque tipo di magia.»
Lui valutò la mia idea, soppesando i pro e i contro.
«Bene, hai trovato chi ti condurrà in cantina. Ti avviso però che giù c'è il capo. Sta tentando inutilmente di interrogare Draco.»
Cosa molto difficile, effettivamente.
«Ok, allora, ecco cosa faremo. Andremo giù con la scusa che vuoi presentarmi a Antonin Dolohov, io estrarrò la mia bacchetta e lo schianterò. Tu aspettrai che io liberi Draco e il bambino, e un secondo prima che io mi smaterializzi darai l'allarme ai tuoi compagni, per non farli sospettare di niente. Tutto chiaro?»
Lui annuì con convinzione.
«Non posso venire anche io?»
Pur notando la sua tristezza, fui costretta a scuotere la testa.
«No, capirebbero subito che mi hai aiutato e saresti in guai molto seri.»
Gli appoggiai una mano sul braccio, cercando di sembrare più sicura di quanto in realtà non fossi.
«Appena scenderemo, io mi fingerò traumatizzata e molto scossa, e tu chiederai al tuo capo se posso restare per la notte, in un modo che alluda a ben altro che alla gentilezza. Va bene?»
«Va bene.»
Lo abbracciai calorosamente. Nonostante non lo conoscessi, sapevo che saremmo diventati grandi amici.
«Grazie Richard. Sappi che quando riusciremo a catturarvi tutti, metterò una buona parola sul tuo conto, per evitarti di nuovo Azkaban. Pronto?»
«Io si. Tu?»
Scossi la testa, sorridendo sarcasticamente. Poi mi calai nel mio personaggio, facendo comparire le lacrime e iniziando a singhiozzare. Scompigliai ulteriormente i capelli e bagnai gli occhi, per far colare ancora di più il trucco già sbavato. Quindi presi la mia borsetta e aprii la porta. Gli feci cenno di precedermi e lui mi superò, stringendomi un braccio e accompagnandomi giù per le scale, mentre io fingevo di essere disperata. Quando passammo per il salotto, il resto dei Mangiamorte fischiò e mi tirò schiaffetti sul sedere. Dovetti contare fino a trenta per non sfoderare la bacchetta, mentre il mio autocontrollo stava per andare a puttane. Quando scesi il primo gradino per andare in cantina sentii delle urla strazianti...di Draco. Era impossibile! Lui riusciva a sopportare molto bene il dolore. Dovetti dare prova di vero controllo per evitare di correre in suo aiuto. Chiusi la porta dietro le mie spalle e scesi lentamente un gradino alla volta, scortata da Richard, continuando a singhiozzare. Quando arrivammo in cantina mi trovai di fronte a una scena tremenda. Mentre Antonin Dolohov e altri due Mangiamorte stavano torturando Draco, che era completamente ricoperto di sangue, Teddy era seduto su una sedia, legato e costretto ad assistere a quella scena straziante. Il figlio di Bellatrix si schiarì la voce, interrompendo la tortura. Io finsi terrore e stupore, guardando gli altri con la bocca spalancata. Appena Antonin mi vide, sorrise malignamente.
«Ehi Rich, chi abbiamo qui?»
Nonostante i miei piedi non volessero muoversi, Richard mi trascinò vicino al suo Capo.
«B-uona sera. S-sono N-Nancy White. M-mi scusi i-il d-disturbo.»
Antonin guardò Richard, che se ne stava in silenzio dietro di me.
«Che vuole questa?»
Come gli avevo chiesto, il ragazzo fece un sorriso malizioso, facendo intendere ben altro dalle parole che disse.
«È stata stuprata, e pensavo che poteva restare a dormire qui, per riprendersi...»
Io osservai di sottecchi Draco, che mi guardava con occhi spalancati e scuoteva la testa. Feci finta di ignorarlo.
«E sia. È tutta tua, Rich.»
Richard mi riprese il braccio e mi allontanò un poco, per fare finta di tornare su. Attesi giusto il tempo che si rigirassero, poi presi la mia bacchetta.
«Stupeficium!!»
Come l'incantesimo lo colpì, Dolohov fu scaraventato a terra. Colpii anche gli altri due e poi corsi a liberare Teddy e Draco.
«Herm, sei davvero tu?»
Gli accarezzai la testa imperlata di sudore e una lacrima solitaria mi rigò la guancia.
«Si, riesci a reggerti in piedi?»
Lui annuì debolmente, attraversato da fitte di dolore. Lo aiutai ad alzarai e poi guardai i tre Mangiamorte: si stavano pian piano riprendendo. Mi rivolsi velocemente a Richard.
«Ricordati di dare l'allarme appena ci saremo smaterializzati.»
«Va bene, buona fortuna.»
Lo abbracciai con un braccio, tenendo saldamente Draco con l'altro.
«Grazie dell'aiuto. Ricordati, quando sarà il momento ci rivedremo. Ciao!»
Mi avvicinai a Teddy e lo accarezzai, cercando di infondergli fiducia, poi lo presi in braccio e mi girai verso i tre stronzi, che si stavano già rialzando in piedi, brandendo le loro bacchette. Feci loro la linguaccia, e mentre mi smaterializzavo sentii Antonin urlare dalla rabbia, e Richard correre su per le scale dando l'allarme. Poi non sentii più niente e fummo come risucchiati da un vortice. Tenni stretti a me sia il bambino che Draco, e un secondo dopo eravamo nella nostra villa. Ce l'avevo fatta. Ero partita con la speranza di liberare intanto Draco, e invece li avevo portati via entrambi. Abbracciai calorosamente tutti e due, lasciando finalmente uscire tutto il dolore che avevo trattenuto. Quando mi fui ripresa mi staccai da loro, e sorrisi dolcemente a Teddy.
«Ciao Teddy. Io sono Hermione Granger.»
Lui mi saltò addosso, sprizzando gioia da tutti i pori.
«Ci hai salvati!!!»
Risi alla sua reazione, ma quando spostai lo sguardo su Draco tornai subito seria. Era conciato veramente male, e non potevo attuare la seconda parte del piano se lui stava così male. Lo aiutai a distendersi e poi frugai nella mia borsetta, cercando la medicina per fargli sparire tutte le ferite. Quando la trovai gliela feci bere tutta d'un sorso, cercando di non far tremare le mie mani.
«Vedrai che starai meglio.»
Lui mi prese il polso, stringendolo forte.
«Non possiamo stare qui...non è più un luogo sicuro.»
Io gli lasciai un lieve bacio sulle labbra, per tranquillizzarlo.
«Stai calmo. Appena starai meglio vedremo cosa fare. Intanto riposati.»
Come se le mie parole avessero sortito il giusto effetto, lui si addormentò, e io tornai a concentrarmi su Teddy.
«Ti va una doccia calda?»

Spazio autrice: Ciao a tutti!!! Eccomi qua con il nuovo capitolo!!! Fatemi sapere con voti e commenti se vi è piaciuto. Allora...Cosa faranno adesso Hermione e Draco? Cosa ne pensare del piano di Hermione? Vi ha incuriosito Richard? Al prossimo capitoloooo!!! Ciaooo!!

Giada

P.S. Aggiorno così presto perché poi per un po' non avrò internet, quindi leggerò i vostri commenti appena questa sera tardi. Voi votate e commentate comunque! Ciaooo!!<3

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