•Gli amici si vedono nel momento del bisogno•
Il giorno seguente andai al lavoro, come sempre in anticipo. In apparenza poteva sembrare che la nuova missione non mi avesse sconvolta più di tanto, ma in realtà aveva tormentato i miei pensieri per tutta la notte. Mi aveva privata del sonno, che era importantissimo per non vedermi di umore nero, ed ero riuscita a nascondere a fatica le occhiaie con cui mi ero alzata. In ascensore evitai prontamente tutti coloro che mi chiesero della missione, e mi chiusi in ufficio per sfuggire a possibili incontri con un certo Furetto. Cercai di concentrarmi per tutta la mattinata sui fascicoli che dovevo leggere, ma la mia mente tornava costantemente a quanto avrei dovuto affrontare nel giro di due giorni. Sarei riuscita a convivere per chissà quanto tempo con Draco? A fingermi sua moglie? Ad isolare i miei sentimenti? Ero veramente confusa, e prima di partire avevo bisogno di un consiglio, e chi meglio della Rossa poteva darmelo? Composi il numero di telefono di Ginny, che sotto mio consiglio aveva imparato ad usare alcuni strumenti babbani. Cominciai a contare gli squilli, aspettando trepidante di sentire la sua voce.
«Si, sono Ginny.»
«Ciao Ginny, sono Herm!»
Attesi una sua risposta, che non tardò ad arrivare.
«Ciao Herm! Quanto tempo è che non ti sento? Scusa se ho risposto sgarbatamente...ma non ho salvato il tuo numero dell'ufficio.»
«Tranquilla, e mi dispiace se non mi sono fatta sentire per un po'.»
Effettivamente non avevo scuse per il mio comportamento, se non una: il lavoro.
«No problem. Allora, tutto bene?»
Ecco, era arrivato il momento. Se in quei quattro anni ero riuscita ad andare avanti, a superare parzialmente il dolore per la fine della storia con Draco, lo dovevo principalmente a lei. E ora avevo di nuovo bisogno del suo aiuto.
«Circa, mi hanno assegnato una nuova missione.»
«Fantastico, e di che si tratta?»
«Devo salvare il figlio di Lupin e Tonks, che è stato rapito dai Mangiamorte. Ma non è questo il punto...»
Inspirai sonoramente, sentendo la mia fermezza vacillare. Stavo per dare sfogo alle mie emozioni, e non era il momento.
«Qual è il problema allora?»
Le sue parole mi arrivarono tese e preoccupate. Aveva già capito tutto, ma voleva che glielo dicessi io.
«Dovrò lavorare in coppia...con Draco Malfoy.»
La mia voce ebbe un attimo di insicurezza, che fece trapelare la mia disperazione. Ci furono secondi di silenzio da entrambe le parti, poi lei rispose.
«Capisco. È veramente un bel guaio. Passo a prenderti per l'ora di pranzo? Così mangiamo qualcosa insieme e parliamo meglio.»
Ottima idea. Mi ci voleva proprio un pranzo tra amiche.
«Perfetto, grazie!»
«E di che? Passo per le 12.30! A dopo!»
«Ciao!»
Chiusi la telefonata e respirai profondamente. Presi il fascicolo della missione e lo lessi per almeno dieci volte. Tutta quella cosa non aveva senso! Perché le false identità? Sarebbe bastato andare la, prendere una casa poco distante dal covo dei rapitori, studiare un piano e poi salvare il bambino. Perché inscenare tutto quel teatrino? Non mi era mai capitato di assumere false identità, tranne qualche caso, ma non ne vedevo l'utilità per salvare un bambino solo e spaventato. Imparai comunque a memoria tutte le informazioni importanti, le date significative e quelle poche cose che ci avevano scritto sulla storia d'amore. Presa dal fascicolo, mi accorsi del bussare alla porta solo quando stavano per buttarla giù. Alla faccia della buona educazione...
«Avanti.»
Sentii la porta aprirsi e richiudersi subito, ma senza vedere chi era tornai a concentrarmi sulla missione Teddy. Mi dimenticai completamente di aver fatto entrare qualcuno in ufficio, e quando qualche minuto dopo alzai lo sguardo dal fascicolo trattenni a stento un urlo di sorpresa. Davanti a me, in tutta la sua bellezza, c'era un tranquillo ed elegante Draco Malfoy, che non mi toglieva gli occhi di dosso.
«Cosa ci fai tu qui?»
Appoggiai con troppa forza i fogli sulla scrivania, studiandolo con sospetto. Lui dal canto suo non sembrò minimamente turbato. Mi sorrise e si sistemò meglio sulla sedia.
«Niente, sono venuto a vedere come stavi. Sorpresa?»
Scossi la testa, anche se ero molto sorpresa. In quattro anni non ci eravamo rivolti neanche una parola, e adesso lui si presentava nel mio ufficio come nulla fosse. Come se si fosse dimenticato il passato.
«Cosa vuoi, Malfoy?»
Troppo acida come risposta. Tipico modo da dilettante per cercare di mascherare i propri sentimenti.
«Niente, Granger. Solo sapere a che punto sei con il fascicolo. Hai già imparato tutto?»
«Circa. Anche se...»
Mi bloccai a metà frase.
«Se...cosa?»
«Anche se secondo me non ha senso sta cosa delle false identità.»
L'avevo detto davvero? A lui? Ma che problemi avevo?
«Vedrai che ne capirai il senso molto presto. Comunque penso che sia per non destare troppi sospetti.»
Risi sarcastica e mi sistemai una ciocca che mi era scivolata davanti agli occhi.
«Certo, può essere. Ora se non ti dispiace, avrei del lavoro da finire prima di partire.»
Lui si alzò di scatto, sorridendo imbarazzato. Da quanto non vedevo quel sorriso sulle sue labbra? Era ancora più bello, con l'accenno di barba sul viso, con il fisico muscoloso che lo rendeva più maturo. E i suoi occhi...basta!
«Si certo. Allora ci vediamo.»
«Certo, non mancherò.»
Lo seguii con lo sguardo mentre usciva e si chiudeva la porta, ovviamente venendo colta sul fatto quando i suoi occhi incontrarono i miei. Rimasta sola non riuscii ad evitare di pensare a quattro anni fa, a quel maledetto giorno in cui Draco mi seguì sulla Torre di Astronomia per farmi quella proposta. Quel maledetto giorno da cui ebbe inizio tutto. Quanto l'avevo amato, quanto avevo imparato ad amarlo nonostante tutti lo odiassero, nonostante mi avesse rovinato la vita per anni. Mi tornarono in mente tutti i ricordi di quell'anno, sia quelli belli che quelli brutti. Come il giorno prima, ero rimasta sola, sola con me stessa e i miei dolori. Dovevo uscire da quell'ufficio subito, prima di dare sfogo a tutto quello che avevo dentro. Guardai l'ora dal computer. 12.20. Presi la mia borsa e indossai il cappotto, perché erano gli ultimi giorni di gennaio e d'inverno a Londra faceva ancora freddo, e quello non era per niente il momento di prendere la febbre. Uscii dall'ufficio e invece di prendere l'ascensore corsi giù per le scale. Cosa alquanto insolita per una ragazza poco atletica come me. Arrivata al piano terra ero senza fiato, e necessitavo urgentemente di una bomboletta di ossigeno. Mi sistemai meglio il cappotto e aprii la porta dell'edificio, venendo investita dai raggi caldi del sole di Londra. Ginny era già li, nella sua macchinetta verde smeraldo che ricordava il colore degli occhi del suo fidanzato, Harry Potter. Entrai nell'abitacolo e la abbracciai, facendo finalmente uscire tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento. Lei mi accarezzò la schiena, lasciandomi sfogare contro la sua spalla. Mi dissi mentalmente di smetterla, di darmi un contegno, e dopo un poco smisi di piangere.
Appoggiai la testa sul sedile, chiusi gli occhi e sbuffai sonoramente. Quando li riaprii incontrai lo sguardo della mia migliore amica. Si, è proprio vero, gli amici si vedono nel momento del bisogno, e lei ne era la conferma.
«Come stai Hermione?»
Mi passò per la mente di mentirle, di dirle che andava tutto bene, ma dopo la penosa performance di poco fa, decisi che mentire non sarebbe servito a un bel niente.
«Male, per anni ho provato a dimenticarlo e pensavo di esserci riuscita. Poi è arrivata la missione e mi è crollato il mondo addosso. Quattro anni a provare a superare tutto quanto buttati nel cesso.»
Lei mise in moto l'auto e mentre sfrecciava per le vie di Londra mi ascoltò e mi consolò.
«Lo so come ti senti, e immagino quello che hai provato quando te lo sei trovato davanti. Ma sono sicura, anzi, più che convinta che puoi affrontarlo. Dovrete lavorare assieme, Herm, quindi appena ne hai l'occasione, digli tutto quello che pensi. Come stai e come ti sei sentita per quattro anni a causa sua.»
Guardai fuori dal finestrino, osservando il Tower Bridge in lontananza.
«Quindi secondo te devo accettare la missione? Non devo rifiutare?»
Lei scosse la testa e mi sorrise.
«Assolutamente no! Tanto so già che l'hai accettata. E hai fatto bene. Innanzitutto salverai Teddy, e questo è importantissimo. È solo e orfano, e Tonks e Remus te ne sarebbero grati per sempre. Secondo...è un modo per confrontarti con il Furetto.»
Perché doveva essere tutto così difficile? Perché non potevo semplicemente dimenticare tutto e fare finta che l'ultimo anno ad Hogwarts non ci fosse mai stato?
«Capisco Ginny, ma è difficile. Ogni volta che lo vedo vengo assalita dai ricordi, che mi sconvolgono completamente. Come posso affrontare una missione in questo stato?»
Lei fermò la macchina e mi guardò dritta negli occhi.
«Semplice...tira fuori la Grifondoro che è in te. La ragazza cazzuta che non si arrende neanche di fronte alla situazione più dura e difficile da superare. Fai vedere a Malfoy chi è veramente Hermione Granger.»
La sua affermazione mi fece sorridere, perché aveva detto cose più che vere. Non mi ero mai lasciata abbattere, avevo sempre affrontato tutto a testa alta, e non potevo arrendermi ora. Avevo una missione da portare a termine con Draco Malfoy, e costi quel che costi l'avrei conclusa da vincente, non da perdente.
«Grazie Ginny. Come sempre riesci a tirarmi su quando io non ci riesco da sola. Sei un tesoro.»
«È a questo che servono le amiche, no?»
Annuii con convinzione e scesi dall'auto. Entrammo in una paninoteca e pranzammo, continuando a parlare del più e del meno. Era da un paio di mesi che non ci vedevamo perché io ero troppo occupata con il lavoro, e scoprire che lei e Harry finalmente si erano decisi ad andare a convivere mi lasciò senza parole. Andammo in un centro commerciale e, come sua abitudine, mi costrinse a comprare una marea di vestiti. Lei ovviamente non si preoccupò di spendere tantissimi soldi per degli abiti da sera. Da quando Harry era diventato Ministro dell'istruzione e lei modella per una rivista di moda famosissima nel mondo della magia, la sua famiglia era riuscita ad estinguere molti debiti.
«Lo sai che hanno preso Ron come portiere della Nazionale?»
Presi le mie borse dal bagagliaio e poi la guardai incredula. Ron portiere della Nazionale inglese di Quidditch?
«Sei seria?»
Lei annuì convinta.
«Si, lo hanno contattato qualche settimana fa. Strano che non te lo abbia detto.»
«Già. Fagli i miei più sinceri complimenti e digli che appena tornerò dalla missione dovremo assolutamente vederci tutti, ok?»
«Certo. Sicura di non volere un passaggio fino a casa?»
Chiusi il bagagliaio e le sorrisi.
«Si, sono sicura. Tanto devo ancora finire un paio di cose prima di andare a casa.»
Cogliendomi di sorpresa, mi chiuse in un abbraccio stritolatore.
«Buona fortuna Herm. E sii forte.»
«Grazie Ginevra. Ti voglio bene.»
La tenni stretta a me per qualche altro istante e poi entrai nella sede degli Auror. Erano quasi le sei, e in ufficio erano rimasti pochi colleghi. Mi chiusi la porta del mio ufficio alle spalle e appoggiai le borse per terra.
Quindi mi sistemai dietro alla scrivania e presi tra le mani delle carte che qualcuno aveva messo sopra la tastiera del computer. Erano i fascicoli di tutti i Mangiamorte evasi da Azkaban e scappati insieme al piccolo Teddy Lupin in Irlanda. Li lessi uno ad uno, memorizzando ogni nome, ogni dato importante, ogni singola foto di quei pezzi di merda. Li avrei catturati tutti quanti, anche a costo di inseguirli per mesi e in capo al mondo. L'ultimo fascicolo era quello del piccolo Teddy. Guardare la sua foto mi trasmise quella rabbia di cui avevo bisogno, e che in quattro anni avevo provavo poche volte. Fu la scintilla che mi mancava per tornare ad essere definitivamente la Hermione Granger degli anni della scuola. La ragazza che avevo nascosto per quattro lunghi anni dentro di me. I mie colleghi mi chiamavano 'La Guerriera', ma avevano visto solo l'assaggio della guerriera che c'era in me, della spietata mente calcolatrice che mi aveva sempre caratterizzato. Sistemai tutte le carte nella mia ventiquattrore, recuperai tutte le buste con i vestiti e tornai a casa, con la consapevolezza questa volta che sarei andata fino in fondo. L'idea di dover convivere di nuovo con Draco non mi andava ancora giù più di tanto, ma ero pronta ad affrontarlo se fosse stato necessario. Ero pronta ad affilare gli artigli e a mordere. Ed ero pronta a chiudere definitivamente un cassetto bello e doloroso della mia vita rimasto aperto per troppo tempo, e chiamato Draco Malfoy.
Spazio autrice: eccoci qua con il secondo capitolo della storia. Come avrete capito questo serviva più che altro per far capire lo stato d'animo di Hermione, che dopo aver rivisto Draco dopo quattro anni capisce di non averlo dimenticato, di amarlo ancora. Fatemi sapere con voti o commenti se vi è piaciuto. Ciaooo!!
Giada
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