la verità

Con i miei amici sentivo davvero poco la solitudine ma grazie alla loro trasparenza potevo parlare con il mio riflesso.

Era strano, liberatorio, ma molto poco piacevole. La verità mi faceva male, eppure sapevo che la cosa giusta da fare era accettarla.

Ma non potevo Accettare una cosa che non conoscevo. Ero solo all'inizio e ciò che vedevo era una realtà diversa da quella in cui ero convinto di vivere. Dovevo ancora scoprire cosa rendeva quella realtà così diversa.

Sentivo che in quella realtà c'erano problemi e paure, c'erano i mie problemi e le mie paure ed ero terrorizzato all'idea di conoscerli, ma la strada era a senso unico ormai.

"Fa tutto così schifo ora..." dissi

"Lo so...ma ti assicuro che era peggio quando non lo sapevi" disse il mio riflesso.

"Perché?"

"Se sapessimo il perché di tutto questo non stare qui l'uno di fronte all'altro"

"Io voglio delle risposte"

"Le avremo...se ancora non le abbiamo è perché non abbiamo chiesto nel modo giusto"

"Perché proprio ora dovevo sapere la verità? Perché non prima o più tardi?"

"Beh in realtà non è tutta la verità, tu hai solo visto le mura di una città che devi ancora esplorare, almeno credo, se sapessimo tutta la verità non staremo qui"

"Forse è semplicemente destino che tutto vada così"

"Probabile"

Certo è che sono poco simpatico a chi scrive il destino... guarda queste gambe, sono grasse! I fianchi, neanche l'ombra degli addominali, grasso nelle braccia, e quelle specie di cose...ma che schifo...mi sta venendo voglia di vomitare"

"Già, il corpo è l'opposto di quello che dovrebbe essere, do piena ragione a papà...fa schifo"

"Come faccio a cambiarlo...come?"

La verità ha un peso da sopportare, era una verità di cui non ero sicuro, una verità che pensavo fosse impossibile, pensavo fossi l'unico ad avere questo problema, cone era possibile che nel giro di due anni il mio corpo si era trasformato in una merda vivente?
Grasso, lento, brutto...dove erano finite le grandi doti che avevo?
Non potevo accettare questo degrado...

Da quando conobbi la verità, o almeno le mura di quella città della verità, fui ancora più chiuso, diventai asociale e molto rigido con me stesso. Dopo non molto caddi in depressione.

Saltavo i pasti senza nessuna organizzazione ma poi mi ingozzavo di schifezze (pataine, cioccolato, caramelle), le mie gionate erano diventate l'inferno e la notte il paradiso.
Di conseguenza cominciai ad andare male a scuola ma dopo la minaccia che mio padre mi fece all'inizio dell' anno cercai di impegnarmi.
Trovavo conforto solo nella musica, non ballavo più, quando canticchiavo facevo canzoni tristissime.
Come assuefazione, per evitare il dolore, mi dedicai allo studio delle teorie complottiste riguardo il mondo intero, così trovai spazio per la rabbia, il dolore e il disgusto. In quel modo sfogavo i sentimenti che avevo verso la mia vita e me stesso prendendomela con coloro che starebbero guidando il mondo verso l'autodistruzione. Il cervello le inventa tutte pur di non farci soffrire.
Difatti se avessi rivolto quei sentimenti così profondi e aggressivi su di me avrei potuto perdere la ragione e fare quella che in gergo si chiama "una cazzata".
Avevo paura di un mostro che era rinchiuso in me stesso, sapevo che avrei dovuto scontrarmi con lui e conoscerlo, e volevo farlo, ma la paura rallentava tutto quanto.

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