terzo giorno

Pov's stefano
Mi svegliai nel mio letto, mi strofinai gli occhi e sbadigliai, cercai di alzarmi dal letto, ma appena ero in piedi, le mie gambe cedettero, e cadei in avanti, cercai di alzarmi ma non ci riusci, mi aggrappai al letto e mi trascinai su di esso, ci riusci, con molta fatica, sentii la porta aprirsi, girai la testa automaticamente, e trovai davanti a me la figura di "papà" ancora non sapevo il suo nome ma lo volevo scoprire.

Papà: vieni con me

Io:non riesco a reggermi in piedi

Papà: non è un problema mio, al massimo mi segui strisciando come i vermi, quello che sei tu

Cercava di provocarmi, si capiva dal suo tono di voce provocatorio, cercai di stare calmo, respirai lentamente, per calmarmi, poi mi prese in braccio, e mi portò fuori dalla camera. Mentre ero in braccio a lui mi venne un'altro ricordo.

Ero in casa mia, seduto in un letto, probabilmente il mio, era in disordine, le coperte erano per terra, come il lenzuolo e i cuscini, ero li a piangere in continuazione, non riuscivo a smettere, a un certo punto, si apri la porta, piano piano, facendo vedere la testa della mia sorellina

Sab:perché piangi fratellone?

Io:vai via sabrina!

Le urlai in faccia, ma invece di intimorirla, entrò, era più grande dell'ultimo ricordo che avevo di lei, l'unico.
Avrà avuto 15 anni gli stessi capelli, stessi occhi, stessa pelle, era uguale in tutto e per tutto.
Si avvicinò a mi abbracciò, io ricambiai.

Sab:e per la marina?

Io:si

Continuavo a piangere sulla sua spalla, bagnandola, ma lei non se ne curava, mi stringeva semplicemente a me,e io la stringevo a me, come se avessi paura di perderla, poi mi sussurrò all'orecchio

Sab:tranquillo ora ci sono io

Io:non so cosa farei senza di te

Il ricordo finiva li, e mi ritrovai seduto sul lettino dell'altra volta, non so dov'era "papà" o di quanto tempo sia passato, ma decisi di alzarmi, e questa volta ci riusci. non c'era traccia di "papà" così decisi di girare per la stanza, non c'era un granché, ma notai che non era la stessa stanza, perché il colore del muro era rosso, un rosso molto simile a quello del sangue, e c'era una scrivania ad un angolo, andai verso di essa, era un legno molto chiaro, credo di betulla, c'era un cassetto, lo aprii lentamente, e li trovai un set di coltelli, molto puliti, come il resto, li tirai fuori, e vidi che infondo c'era una chiave, piccola, fatta d'oro. Mi diressi verso la porta, era una porta di ferro battuto, non ero fiducioso che si aprisse, tentai di aprirla, e ci riuscì, mi guardai a destra e vidi papà parlare con un'altra persona, simile a lui, aveva solo dei capelli biondi ma corti come quelli di "papà" statura uguali, erano uguali in tutto e per tutto, chiusi la porta, cercando di non provocare nessun rumore, ma purtroppo non fu cosí, fece un rumore forte, allora preso dal panico, rimisi a posto i coltelli, richiusi il cassetto e mi rimisi sul lettino, aspettando.
Dopo qualche secondo la porta si aprì, e "papà" entrò, dal suo sguardo sembrava furibondo, io cercai di stare calmo, e feci finti di stare ancora dormendo, chiudendo del tutto gli occhi, sentii i suoi passi venire verso la mia direzione, sono fregato, non si sentiva più nessun rumore, solo il mio respiro e il suo, cercai di far sembrare il più vero possibile la finta, che sembrò funzionare, visto che dopo qualche minuto si sentirono i passi di "papà" andare verso la direzione opposta alla mia, si sentii la porta aprirsi e richiudersi, sentii come se un peso si fosse tolto dalle spalle, rimasi sul lettino, con gli occhi chiusi, a pensare, stavo cercando di ricordarmi qualcos'altro, stavo scavando nella mia mente, ma non riuscivo a ricordarmi niente. Dopo un tempo indeterminato, ma lungo, smisi di provarci, e cercai di rilassarmi su quel lettino, anche se non c'è niente per cui dovrei rilassarmi, visto che nella stanza ci sono dei coltelli, ma volevo rilassarmi, respirai lentamente, fino a quando non mi riaddormentai.

Pov's sascha

Mi ero svegliato con la luce puntata in faccia, cercai di alzarmi in piedi, ma dopo qualche secondo mi ricordai che avevo la gamba ingessata e non riuscivo a camminare, mi guardai intorno, cercando stefano, ma non c'era, chissà dov'è.
Mi sento un po' in colpa, non gli ho raccontato a stefano il vero motivo per cui sono qua, e sono sicuro che se gli e lo dicessi, non mi rivolgerebbe più la parola, o che facesse qualcosa di peggio.
Mi stiracchiai, dovevo andare in bagno, cercai di reggermi in piedi, ma caddi subito.
Raggiungei il bagno strisciando, cercai di alzarmi per sedermi sul gabinetto, al primo tentativo non ci riuscì, ma dopo svariati tentativi, ci riuscì, nel mentre sentii la porta aprirsi, per un momento avevo sperato che fosse stefano, ma era quello stronzo di jhon.

Jhon: Burci dove sei?

Io:in bagno

Mi raggiunse in bagno e mi squadrò da testa a piedi e dopo un minutino buono iniziò a parlare

Jhon:come ci sei arrivato qui???

Io: strisciando

Jhon: peggio dei vermi
Disse con acidità

Io:io non sono un verme, a differenza tua!

Le mie parole uscirono automaticamente, non avevo neanche pensato

Jhon: prova a ripeterlo

Io:tu sei un verme, ci tenuti rinchiusi qui per cosa, per delle cavolate, non si può essere liberi di amare chi si vuole

Jhon: ma tu non sei qui perché sei gay, non capisco dove vuoi arrivare, ma sinceramente non mi interessa, striscia di nuovo nel tuo letto, devo farti dei controlli alla gamba

Scesi dal gabinetto e piano piano, strisciando, arrivai al letto, e dopo qualche tentativo riuscì a salire nel letto, e rimasi seduto sul margine, fece qualche controllo, scrisse qualcosa in un pezzo di carta, e uscì.
Dopo neanche un minuto entrò di nuovo, e si mise nel letto davanti al mio, quello di stefano, ancora in disordine

Jhon: sdraiati a pancia in giù

Io:NO

Jhon: e meglio per te che lo fai, le conosci le conseguenze

Io:mi sono stufato, dovrà farlo con la forza!

Jhon: basta dirlo

Si sfilò la.cintura cbe gli reggevano i pantaloni e la usò a modi frusta, e me la scagliò nella schiena

Jhon: su sdraiati

Io:no

Avevo un male cane alla schiena, subito dopo ne tirò un' altro e un' altro ancora, e si buttò sopra di me, mi fece sdraiare a pancia in su, e si tolse i pantaloni

Jhon: ora paghi una penitenza

Si tolse anche le mutande, e si tolse anche la maglietta che aveva, mettendo in mostra il suo fisico

Jhon: ora apri la bocca

Io: mai

Jhon:vuoi che prendo di nuovo la cintura?

Aprì la bocca per non provare più quel dolore insopportabile.
Jhon prese una benda e mi bendó gli occhi e mi bloccò le braccia, dopo un minutino buono, sentii qualcosa entrarmi in bocca, capii subito che era la sua erezione, era arrivata a toccarmi la gola, ma lui continuava a farmela entrare, stavo per soffocare da quanto era lungo, e mi dava fastidio la gola, che si fermò per fortuna, poi iniziò a muoversi avanti e indietro, io ero bloccato e non potevo fare niente, la tortura durò per un bel po', non so quanto di preciso, quando finalmente smise

Jhon: ora devo andare, domani continuiamo.

Rimasi li nel letto ancora con la benda, poi me la tolsi, e dopo poco mi addormentai.

Mi svegliai dopo non so quanto tempo, per il rumore della porta che sbatteva, stefano era appena tornato.

Io:com'è andata?

Ste: bene, non mi ha fatto niente, te?

Io:magari non mi fosse successo niente

Ste:che ti è successo???

Io:jhon mi ha costretto a fargli un pompino

Ste: non dev'essere stato piacevole

Io:per niente!

Sentii il bisogno di andare in bagno, allora scesi dal letto, sdraiandomi per terra, e iniziai a strisciare verso il bagno, quando sentii due braccia, una nelle gambe e una nelle spalle sollevarmi.

Ste:Dove vuoi andare strisciando?

Io:in bagno

Ste:basta che chiedi, ti porto io

Io:non c'è n'era bisogno

Ste:lo faccio volentieri

Disse con un tono più dolce, e mi bació, un bacio dolce, senza la passione, iniziò a muovere le sue labbra sulle mie, e io feci lo stesso, ci staccammo per riprendere fiato, e stefano mi portò in bagno, e mi mise sul gabinetto.

Io:grazie

Ste:di niente, tra poco portano da mangiare

Io:chissà che schifezza porteranno

La mensa non era molto buona, fà quasi tutto schifo, tranne alcune cose, come il pane e la pasta

Ste: speriamo che sia buono

Io: tanto sarà una merda come al solito

Ste:vedremo

Appena finii di pisciare chiamai stefano che mi riportò nel mio letto, e dopo qualche minuto la porta si aprì, ed entro la signora che ci porta da mangiare.
Si chiama marina, occhi marroni capelli castani che arrivano un po' più giù del collo e porta degli occhiali. Jeans strappati nelle ginocchia, maglietta a maniche corte con un cuore all'altezza del seno, e una torre eiffel sotto al cuore.

Ma:ecco la vostra cena

Io:grazie, a domani

Uscì senza rispondere come al solito, oggi per cena c'era della pasta, unta di olio, con del parmigiano sopra. Di secondo c'era una bistecca. Poi c'era una pagnotta di pane integrale con un caco

Ste: oggi tutto sembra buono

Io: speriamo

Assaggiai la pasta, e a parte l'eccessivo olio era buona, la finii in pochi minuti, passai alla bistecca, ne tagliai un pezzo e la assaggiai, era buonissima, presi il pane, lo tagliai a metà, gli tolsi la mollica e ci misi parte della bistecca, iniziai a mangiare il panino, e dopo due minuti lo finì, mangiai la piccola parte di bistecca che restava.
Ero già sazio, non riuscivo più a mangiare niente

Io:ste vuoi il mio caco??

Ste:non ti piace?

Io:si mi piacciono i cachi, solo che sono pieno

Ste: ok, dammi

Gli lanciai il caco che lui prese al volo, io mi sdraiai nel letto, e dopo qualche secondo, sentii i miei occhi appesantirsi, e mi addormentai, come stefano












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