You don't know anything
Ivy uscì da scuola con lo zaino calato su un'unica spalla, gli occhiali da sole sul ponte del naso e i corti capelli azzurri lasciati liberi di essere spostati dal vento che quel giorno tirava. Aveva le cuffiette nelle orecchie, la musica che si ripeteva in riproduzione casuale e gli occhi abbassati sui piedi che si muovevano piano lungo il marciapiede man mano che si allontanava dalla scuola alle sue spalle. Rachel era stata presa con la macchina dal fratello e l'aveva salutata alzando il pollice in segno di incoraggiamento. Quel giorno avrebbero avuto gli allenamenti nella palestra dall'altra parte della città, le compagne di squadra che aspettavano i loro comandi. Procedeva piano per andare a casa, prendendo la strada più lunga. Non aveva la benchè minima intenzione di arrivare contemporaneamente ai suoi genitori altrimenti l'avrebbero sommersa di domande e interrogatori infiniti, nonostante comunque lei non avrebbe fornito loro alcuna risposta: non erano mai stati presenti nella sua vita, non potevano incominciare ad interessarsi a lei solo dopo diciotto anni.
All'improvviso, persa nei suoi pensieri, si rese conto che la musica aveva smesso di riprodursi nei suoi auricolari, sostituita da una registrazione vocale a cui non aveva mai prestato particolare attenzione. Erano quasi le quattro del pomeriggio e nelle vie non c'era un'anima, ma ciononostante alzò al massimo il volume, sentendo la voce acuta di Louis arrivarle alle orecchie e perforarle il timpano.
"Ed eccoci qui con una nuova registrazione da parte di Tommo"
"-Ma zitto!" La sua stessa voce si accostò a quella alta del ragazzo e a quel punto ricordò quando fosse stata fatta quella registrazione, solo qualche giorno prima mentre lei studiava inglese nella sua stanza.
"Senti, devo pur passare il tempo mentre tu ti scoppi di studio per passare i compiti in classe che ti aspettano!"
"Cosa che dovresti fare anche tu, in fin dei conti." Un rumore sordo in lontananza, le penne smosse all'interno del borsellino.
"È come se tu studiassi per entrambi." Ivy si aggiustò lo zaino su entrambe le spalle e si ritrovò a spingersi gli auricolari meglio nelle orecchie. "Mi vuoi bene comunque" terminò Louis acquisendo un tono da bambino, beffardo.
"Non ci conterei poi molto" la sua voce era molto più flebile di quella squillante di Louis che lei aveva persino sentito una volta cantare, senza mai averglielo detto.
Negli auricolari si sentì uno schiocco, un bacio appena rubato sulla fronte mentre lei gli lasciava uno schiaffo leggero sulla guancia.
"Non avresti niente senza il tuo Tommo" disse lui sorridendo, e poi la riproduzione si fermò di colpo, ricordando fosse stata interrotta bruscamente dal dito di Louis che aveva sfiorato lo schermo dello smartphone di Ivy. La musica riprese a scorrere, mentre Ivy si stringeva le braccia al petto nonostante non facesse per niente freddo.
A furia di camminare senza una destinazione ben precisa - ad esclusione di casa sua, ovvio - si era ritrovata (guarda caso) nel quartiere di Louis che era quello più vicino alla sua scuola, o almeno così le era sempre sembrato. La sua via era appena sulla destra e Ivy si accostò piano al muro dell'angolo, spingendo lo sguardo bruno lungo la fine della via, dove il portone di casa Tomlinson era spalancato e sua sorella bionda - Charlotte - scendeva le scale per accostarsi alla macchina del fratello. Louis, che si richiudeva il cancello alle spalle con le chiavi della macchina strette nella sua mano, fece un gesto seccato della mano a Charlotte, spronandola, mentre lei aveva il telefono in mano e si faceva sicuramente un selfie appoggiata al fianco della macchina. Louis la spinse all'interno, andando poi ad occupare il posto del guidatore, così Ivy si scostò e si incamminò rapidamente per mettere quanta più distanza possibile, sebbene ormai sapesse che in quella situazione si era infiltrata fin troppo, iniziando ad averne seriamente paura.
Dopo averlo aspettato per più di mezz'ora, Harry vide Louis arrivare con la macchina di fronte l'ingresso del campetto. Mentre l'amico parcheggiava lentamente lungo il bordo del marciapiede, Harry notò una figura avanzare, il borsone sulla spalla e i capelli leggermente mossi a coprirgli la fronte. Solito sorriso beffardo sul volto, Jason gli si accostò piano, mentre Harry continuava a guardare in avanti, fingendo che il suo compagno di squadra non fosse mai arrivato.
"Ciao Styles"
"Mars" disse Harry, continuando a tenere lo sguardo puntato in ogni luogo fuorchè negli occhi del ragazzo. Louis gli lanciò un'occhiataccia quando ancora era in macchina e spegneva il motore, poi Harry si girò finalmente verso Jason. "Perchè sei ancora qui e non entri dentro insieme agli altri?" Disse infastidito dalla sua presenza indesiderata.
"Non sei il coach che deve dirmi cosa fare. Sei solo un capitano, Harry, non ti montare la testa più di quanto già sia"
Il riccio serró la mascella e si voltò totalmente verso di lui, le braccia muscolose incrociate all'altezza dei pettorali.
"Mars, dimmi una volta per tutte quale cazzo è il tuo problema, perchè mi hai già rotto tre quarti di palle, e non ho la minima intenzione di aspettare l'ultimo quarto prima di esploderti contro" sbottò, il verde dei suoi occhi che inchiodava il ragazzo al marciapiede, ma Jason sembrò non fregarsene nulla perchè non fece altro che alzare la testa allo stesso livello di quella di Harry, il mento sollevato in un gesto di sfida.
"Che c'è, Styles? Qualcosa non va? Sei ancora più scontroso del solito. Riley continua a non dartela?"
Louis chiuse di scatto la portiera e accorse tra i due quando Harry si avventò sul collo di Jason, stringendogli il colletto della maglietta della squadra. Mars gli strinse i polsi e glieli fece staccare dalla presa, spingendolo indietro. Erano entrambi fortissimi, e avrebbero finito per intavolare una rissa seduta stante con gravi conseguenze, se Louis non si fosse messo in mezzo con le braccia spalancate, lanciando occhiate odiose ad entrambi.
"Giuro che prenderei entrambe le vostre teste e le sbatterei tra loro come due piatti di ottone"
"Tu non sai niente di Rachel, hai capito?" Disse Harry ignorando il commento di Louis. "Non devi azzardarti ad aprire bocca al riguardo, testa di cazzo"
Jason fece un passo in avanti, e Louis serrò la mascella nella sua direzione.
"Non sono io quello che è in astinenza e si comporta male e imprudentemente con gli altri"
"Ehi voi" Micheal e Liam accorsero al cancello, le sfere arancioni incastrate sotto le braccia muscolose e le fronti imperlate di sudore, il sole del pomeriggio che faceva strizzare gli occhi per superare la luminosità. "Ne avete ancora per molto?"
Harry puntò l'indice contro Jason, le narici dilatate. "Smettila di sparare cazzate, tu non sai niente di noi. E poi, chi ti dice che io sia in astinenza? Credo di aver scopato più io ultimamente che tu nell'ultimo anno"
Jason non lo guardó più, si aggiustò il borsone in spalla e si girò, raggiungendo Michael e Liam che li guardavano con un sopracciglio sollevato.
Louis aggrottò le sopracciglia e si girò verso di Harry, stringendo le labbra come a voler dire qualcosa, ma Harry gli lanciò un'occhiata divertita.
"Harry? Mi devi dire qualcosa?" Disse alla fine, e il riccio gli diede una pacca sulla spalla, scuotendo la testa.
"Andiamo ad allenarci, ho una voglia matta di far diventare Mars sterile"
Louis lo bloccò sbarrandogli la strada con il braccio disteso. "Tu cosa?"
"Scherzo, Tommo" disse lui prendedogli il braccio e spostandolo.
Louis gli lanciò un'occhiata cristallina, scuotendo poi la testa e sorridendo beffardo, mentre entravano nel campetto e vedevano Montpellier sbraitare contro qualcuno che aveva sbagliato un lancio. Mancavano sei giorni al campionato, e il coach era più energico e severo del solito.
"Tanto lo so, che non stai scherzando" ammise Louis alla fine.
Come procedono gli allenamenti, cheerleader? H
Il solito, ora sono tornata a casa. Mi ha preso Gideon xx
"Se tutto va bene, da domani potremmo rivederci senza che il fratello rompa le palle" Harry, una volta finiti gli allenamenti, aveva recuperato subito il telefonino per sentire Rachel, la quale non gli aveva neanche inviato un messaggio, come se volesse rimanergli quanto più distante possibile. Harry credeva che le ragazze fossero la parte della coppia più ossessionata, ma evidentemente era in errore. Era passato ormai un mese, e Rachel continuava a stupirlo con delle semplici e piccole cose.
Louis si tirò sulla spalla il borsone e si spostò il ciuffo di capelli da sopra gli occhi. "Io ora devo andare a recuperare quel mostro di mia sorella che mi sfrutta come autista personale"
"Se Gemma mi avesse trattato così, sarei andato a farmi cambiare la residenza" disse Harry riponendo il telefono in tasca. Jason gli tagliò la strada e quando i loro sguardi si incontrarono si alzarono amorevolmente il medio l'uno all'altro. Louis scosse la testa.
"Io non ti avrei ospitato"
Il riccio spalancò gli occhi, mentre si avvicinava alla macchina di Anne parcheggiata nell'altra via. "Per quale assurdo motivo?"
"Non vorrei poi avere la Styles numero 2 tra i piedi, venendo a romperti le palle costantemente" gli rispose Louis sorridendogli fintamente, prima di fermarsi di fronte alla portiera del guidatore della sua auto. "Ci vediamo domani?"
Harry annuì ed entrò distrattamente nella sua auto, controllando il telefono per verificare l'arrivo di un messaggio. Nessuno.
Scosse le spalle. Se Rachel non voleva parlargli, allora lui non avrebbe dovuto in alcun modo forzare la mano. Gli sembrava che se si fosse spinto troppo avanti con quella ragazza che lo aveva fatto letteralmente impazzire, alla fine si sarebbe trovato a non avere più nulla tra le sue mani, come se fosse solo una voluta di fumo destinata a scomparire molto velocemente. Strinse le labbra e mise in moto, tornando a casa dopo una lunga giornata.
Charlotte Tomlinson, lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta, occhi fortemente truccati ed immancabile telefono in mano, aspettava che suo fratello l'andasse a recuperare dal ciglio della strada. Alle sue spalle le porte del supermercato si aprivano continuamente, gente che entrava, gente che usciva, in un via vai continuo che le passava sempre davanti. Charlotte sbatteva il piede impaziente, controllando l'orario sullo schermo del suo telefono, quando una chioma turchina le passò davanti agli occhi. "Ehilà" urlò per attirare la sua attenzione.
Ivy si girò di scatto, la cannottiera fuxia che era un pugno in un occhio e i pantaloncini in jeans che le fasciavano le cosce dai muscoli tonificati. "Ciao?" disse sorridendo appena con un angolo delle labbra.
Charlotte le si accostò, appoggiandole una mano sulla spalla. Erano della stessa altezza. "Che ci fai da queste parti?" chiese, poi buttò uno sguardo sulla busta della spesa che la ragazza reggeva.
Ivy abbassò lo sguardo a sua volta. "Volevo comprare qualcosa per Roza, la domestica, in quanto l'altro giorno è stato il suo compleanno e me ne sono totalmente dimenticata" disse, poi riportò gli occhi sulla sorella di Louis. "E tu cosa ci fai qui?"
Charlotte scrisse un rapido messaggio sul suo Iphone, poi guardò Ivy con i suoi grandi occhi blu, simili a quelli del fratello. "Aspetto che Louis mi venga a prendere, è sempre in ritardo, incredibile"
Ivy si coprì la bocca per soffocare una risata. "Hai pienamente ragione" Non sapeva come comportarsi con Charlotte Tomlinson. Okay, parlare ci stava, ma poi? Insomma, non era il massimo ad intavolare conversazioni con persone che conosceva appena, eppure lei gli ricordava molto il fratello - sotto i chili di trucco che le occultavano il volto -, chissà se fossero stati anche uguali caratterialmente.
"Sai, mi piaci molto" disse Charlotte all'improvviso, prendendola in contropiede. La gente continuava a sfuriare intorno a loro, e Ivy sollevò le spalle.
"Mi fa piacere" ammise abbozzando un sorriso.
"E sono anche molto contenta che tu sia entrata nella vita di mio fratello" terminò la sorella di Louis, sorridendole e deponendo finalmente il telefono nella tasca del pantalone. Ivy strinse la presa sulla busta di plastica.
"Davvero? Perché?" chiese ingoiando a vuoto, visibilmente a disagio, sebbene fosse un tipo che non lo avrebbe mai messo in vista.
Charlotte sollevò le spalle incurante, guardandosi le unghie. "Non parla molto di te a casa, purtroppo, ma è cambiato, puoi starne certa" Fece una pausa, poi sorrise ad Ivy. "La mia famiglia era disperata, pensava che Louis non avrebbe mai messo la testa a posto o che sarebbe migliorato negli atteggiamenti. Ovviamente nessuno si aspettava granchè da parte sua perché uno, è Louis" Ivy scoppiò a ridere, mordendosi poi il labbro inferiore. "E due, sono i tipici comportamenti dei diciottenni moderni. Per cui, ci ha molto stupito quanto sia cambiato da quando sei arrivata"
Un attimo di silenzio, in cui Ivy sentì il cuore battere forte.
"Certo, di te non so praticamente nulla se non che sei una figa pazzesca e mio fratello ha un ottimo gusto, ma sono felice che tu sia entrata a far parte del suo piccolo mondo. E' molto più sereno, sorride più spesso e ha sempre voglia di fare qualcosa di bello" le appoggiò una mano sulla spalla, e ad Ivy iniziarono ad accorciarsi i respiri. "Per cui, grazie per averci permesso di conoscere questo nuovo Louis, che io preferisco, nonostante rimanga sempre il solito rompi palle. Sono felice che tu sia la sua ragazza. Ah, non dirgli che ti ho parlato di lui in questo modo, preferisco che mi stacchino la lingua"
Una macchina parcheggiò lungo il marciapiede e Louis scese dalla vettura, portandosi dietro un forte odore di deodorante. Stupito, si avvicinò ad Ivy e le diede un rapido bacio sulle labbra, mentre Charlotte si girava dall'altra parte. "Che ci fai tu qui? Oggi non ti sei fatta sentire proprio, Azzurrina"
Ivy sorrise e gli accarezzò una guancia ricoperta da un filo di barba, "Scusami Tommo, ma sono stata impegnata. Rimedierò" rispose lasciandogli un bacio sulla punta del naso sottile.
Charlotte toccò il braccio del fratello. "Allora? Ce ne andiamo?" disse, poi sorrise e tirò fuori il telefono. "Posso farmi un selfie con voi?"
Louis urlò pestando un piede per terra e iniziò a trascinarla per le spalle verso la macchina, mentre Ivy scoppiava a ridere. "Louis, non eri tu a cui piacevano le foto?"
"Dai, dai" disse Charlotte ritornando sui suoi passi. "Uno scatto solo"
Ivy attirò al suo fianco Louis, perdendosi ad ammirare il suo profilo. Si misero in posa, con un Louis che sarebbe stato più felice se l'avessero portato al patibolo, poi guardarono tutti l'obiettivo sorridendo, con Ivy che si stringeva di più al corpo del ragazzo. Una volta scattato il selfie, si salutarono rapidamente, ritornando in macchina. "Buona notte, Azzurrina" disse Louis, prima di mettere in moto e sentendo Charlotte continuare a dire di volersi fare quella tinta ai capelli, poi si allontanò lungo la via, e Ivy si decise finalmente a tornare casa.
Elle, è dura.
Va tutto bene.
N/A
Siccome questo è l'ultimo aggiornamento prima del 25, ne approfitto per augurarvi un felice Natale❤
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