Have a good work

«E quindi siete condannati a dieci ore di pulizia dei bagni della scuola?» Jason scoppiò a ridere, «Certo che siete proprio dei coglioni, saltare la lezione in questo modo per poi urlare nello stesso corridoio in cui si trova la classe» terminò piegandosi in due e reggendosi lo stomaco come se non ce la facesse a reggere il peso di tutte le risate.
Harry manteneva la scopa in mano mentre passava lo strofinaccio per terra nei bagni femminili, i guanti in lattice che gli stringevano le dita e la puzza del detersivo che gli arrivava alle narici. «Ti fa tanto ridere, questa cosa?»
«Esattamente» affermò l'altro, posando lo sguardo su Louis che intanto - dopo aver finito di lavare i lavandini - si stava occupando di ripulire i cestini della spazzatura. «Vi lascio al vostro nuovo lavoro, capitani» tubò allontanandosi rapidamente, infilando due mani nelle tasche della giacca.
«Ecco sì, vattene affanculo.» Erano le cinque del pomeriggio e avrebbero dovuto staccare entro mezz'ora, quando a Louis cadde il cestino di mano, facendo riversare il contenuto per terra. Un assorbente arrotolato malamente gli scivolò davanti mentre Harry lo guardava con le narici dilatate. Louis sollevò la testa, un ciuffo di capelli che gli cadeva davanti agli occhi azzurri e spalancati. «Io non lo prendo.»
«Non vedo, allora, come potresti finire» affermò Harry girandosi dall'altra parte e inzuppando lo strofinaccio nel secchio pieno di acqua e detersivo. Non aveva mai lavato per terra in vita sua e gli risultava fin troppo difficile, nonostante spesso gli fosse capitato di vedere sua madre lavare tutta casa e pensando fosse una cosa da poter fare in cinque minuti. Erano passati dieci minuti e lui stava ancora lavando le stesse mattonelle, senza spostarsi di un centimetro, mentre Louis toccava con la punta della scarpa l'assorbente che era lì lì per aprirsi...
Imprecò. «Come posso prendere questo schifo?»
Harry gettò a terra lo strofinaccio e ci appoggiò sopra la scopa in legno, iniziando a passarla per il resto del pavimento del bagno femminile. «Ti hanno dato i guanti per una ragione» affermò, ridendo sotto i baffi, felice che almeno quel compito fosse capitato al migliore amico.
Louis sbuffò e imprecò nuovamente. «Che puzza.»
«Sei in un cesso, non può esserci un buon odore, idiota!»
«Se magari tu lavassi meglio-»
«E se magari la smettessi di parlare e raccogliessi quell'assorbente di merda, ci sbrigheremmo prima, non trovi?» lo interruppe Harry, finendo di passare lo strofinaccio per terra, le scarpe che gli cigolavano e l'odore del detersivo che ormai gli aveva intaccato l'olfatto.
Guardò l'orologio, "solo un altro quarto d'ora'' pensò, mentre scorgeva con la coda dell'occhio Louis spingere con la punta del piede l'assorbente e raccoglierlo con un tovagliolo preso dal rotolo più vicino, non senza imprecazioni molto sentite.

Alle sei, per riprendersi dal loro nuovo lavoro pomeridiano, avevano deciso di chiudersi nel primo bar che avessero trovato. Un bel caffè avrebbe potuto alzare loro il morale, dopo essere stati rinchiusi 'in quel fottuto bagno per fin troppo tempo', come aveva detto Louis mentre abbandonavano l'edificio scolastico per ultimi.
«Al solo pensiero che domani dovremmo ripetere tutto daccapo..» iniziò Harry mentre appoggiava il cellulare sul tavolino presso cui avevano deciso di sedersi.
«Io non prenderò nè starò così vicino ad un assorbente mai più in vita mia!» terminò l'altro mentre il cameriere portava loro i caffè. Harry prese la tazza e lo annusò prima di berlo - amaro - a piccoli sorsi per la temperatura elevata che gli scottava la lingua, mentre Louis si gettava dentro due bustine di zucchero. Il loro tavolino si trovava nella sala sul retro della caffetteria, per cui quando aprivano la porta d'ingresso sentivano solo i campanelli suonare. Era un locale molto frequentato dai componenti della loro scuola, solo che essendo le sei non incontrarono nessun volto familiare, a parte due ragazze che presero un cornetto ciascuna e si avviarono verso il tavolo più distante dal loro. Louis rimase con la tazza attaccata alle labbra mentre si perdeva a mirare i capelli blu che brillavano sotto la luce del lampadario della stanza ed Harry che giocava con la lingua nella sua bocca, gli occhi puntati sul quel tavolino appena occupato.
Le due ragazze ridevano tra loro, i leggings che fasciavano le loro gambe magre e dai muscoli sviluppati, e le magliette che stringevano i loro petti non così tanto prosperosi. Avvolsero i loro cornetti alla nutella all'interno di due tovaglioli e li avvicinarono alle labbra carnose dipinte di rosso. Louis aveva ancora la tazza sulle labbra senza che bevesse una singola goccia di caffè, mentre Harry prendeva il telefono e faceva finta di messaggiare, lanciando di tanto in tanto dell'occhiate, ma le ragazze non diedero l'impressione di averli visti quando in realtà era più che vero. A quel punto, mentre la ragazza dai capelli blu parlava animatamente con l'amica reggendo in mano il cornetto mangiato per metà, Louis appoggiò la tazzina sul tavolo e si alzò, rimanendo in piedi di fronte ad Harry e lanciando occhiate alla sua destra, dove c'era l'altro tavolo.
Non attese la risposta del riccio che preferì rimanere al suo tavolo, e si avviò verso quello delle ragazze, che lo guardarono con un sopracciglio sollevato e perfettamente disegnato.
«Ci rivediamo» proruppe Louis prendendo una sedia dal tavolo accanto e mettendosi vicino alla ragazza dai capelli blu, ma questa alzò una mano di fronte alla sua faccia.
«Scusami, chi ti ha invitato?» disse seria, guardando di sfuggita l'amica che continuava a mangiare imperterrita. Harry avrebbe voluto scoppiare a ridere, ma si portò il telefono all'orecchio facendo finta di trovare divertente qualcosa detta dall'altra parte della linea, mentre con gli occhi percorreva la figura della ragazza bruna. Era sempre stato un tipo che apprezzava maggiormente le bionde perchè disponibili in quasi tutto, sempre disposte a dargliela vinta senza combattere più di tanto, mentre quella ragazza mora dall'altra parte della stanza lo intrigava e non poco. Non l'aveva mai vista, a parte quelle volte sfuggenti come l'aria a scuola, e moriva dalla voglia di sapere chi fosse, ma non aveva la benchè minima voglia di prendersi un due di picche così su due piedi come invece stava accadendo con Louis.
«Sono conosciuto per le mie entrate improvvise. Non attendo inviti perchè tutti, prima o poi, vogliono avere a che fare con me» disse il ragazzo, appoggiando la testa sulla mano. La ragazza dai capelli blu continuava a guardarlo con le labbra inclinate leggermente verso l'alto.
«Io invece sono conosciuta per liquidare tutti sul nascere.»
«Ma non ti ho mai sentito nominare» puntualizzò Louis accarezzandosi la barba con la mano libera, prima di stendergliela davanti. «Mi chiamo Louis.»
La ragazza bruna girò lo sguardo e si scontrò con quello verde di Harry che la stava squadrando da capo a piedi come un maniaco, e non potè che sorridere befferda e girarsi dall'altra parte, accavallando le gambe.
Il riccio si morse l'interno della guancia e pose fine a quella sceneggiata, lasciando il telefono in tasca e avviandosi al tavolo, mentre Louis bramava il nome della sua preda.
Rimase in piedi e appoggiò le braccia sulla superficie levigata del tavolino leggermente sporco di zucchero a velo. «Provochi?» bisbigliò alla ragazza bruna, mentre quella dai capelli blu lo guardava e alzava gli occhi al cielo.
«Ma stiamo facendo una riunione qui?» esordì esasperata mentre lasciava il cornetto nel piattino e si strofinava le mani tra loro, ignorando Louis che aveva riappoggiato la mano sul tavolo. «Andiamo, Rachel» disse.
Harry scattò sull'attenti e la guardò sorridendo. «Rachel eh?» disse con un ghigno.
La ragazza in questione finì il cornetto in un boccone sporcandosi la bocca di zucchero a velo. Prese un tovagliolo e si pulì. «Può darsi» affermò solamente.
«E non vuoi sapere il mio?»
Si alzò in piedi e recuperò la borsa che aveva lasciato a terra. «Te l'avrei chiesto, credo, se avessi voluto conoscerlo.»
Louis si alzò dalla sedia e appoggiò una mano sulla spalla della ragazza dai capelli blu, «Dai Azzurrina, dimmi come ti chiami, non ti sto chiedendo di venire a letto con me, cazzo!» sbottò, togliendo subito la mano notando lo sguardo tagliente della ragazza che arrotolava il cornetto nel tovagliolo e se lo metteva nella borsa per finirlo di mangiare dopo, una volta uscita da quel bar.
«E' quello a cui aspiri» rispose, allontanandosi, mentre Harry rimaneva di fronte a Rachel.
Non le lasciava il passaggio libero. «Potresti per favore lasciarmi andare?» chiese sarcastica, incrociando le braccia sul petto. Harry ne approfittò per guardarla bene in viso. Aveva gli zigomi alti e scolpiti, le labbra sottili e un naso fine, le ciglia lunghe che ogni qualvolta sbattessero sembravano volerlo incantare.
«Ci rivedremo mai?» chiese interessato mentre la lasciava passare. Quando lo sorpassò, Rachel lasciò che Harry sentisse il suo profumo di zucchero a velo.
«Chissà» rispose lei semplicemente, mentre ad ogni passo la borsa le urtava il fianco.
Louis grugnì rabbioso e superò i clienti per raggiungere la ragazza dai capelli blu. Le toccò un gomito per farla girare, essendo ben cosciente di essere invadente. Però era strano che ancora non l'avesse preso a calci in culo, sarebbe stata una novità. «Ti prego, dimmi solo il tuo nome. Conosci il mio, rimaniamo su un piano equo» affermò assumendo una faccia che sperava risultasse dolce. «Non ti chiedo nè chiederò dell'altro.»
La ragazza vide Rachel che le si avvicinava mentre Harry, poco dietro di lei, continuava ad osservarla. Girò i suoi occhi marroni su Louis che attendeva pazientemente. «Che importanza ha conoscerlo?»
«E' solo un cazzo di nome, perchè fai tutte queste storie?!» sbottò allora il ragazzo che aveva superato il suo livello di sopportazione. Era reduce da una giornata passata a stare chiuso in un cesso femminile, non si meritava un piccolo premio dopo tutto quello che aveva passato?
Lei scoppiò a ridere, «Sei carino quando ti incazzi» disse mentre Rachel usciva fuori seguita da Harry, ma non le dava affatto fastidio. Il riccio sembrava essere in un incantesimo, come se non riuscisse a starle lontano più di mezzo metro, e lei ne era assolutamente lunsigata.
La ragazza dai capelli blu chiuse gli occhi con il sorriso a decorarle quel volto altrimenti imbronciato. «Sono Ivy, ma ora addio» e attraversò la strada senza vedere se passassero macchine, seguita a ruota da Rachel dalla cui borsa usciva la cordicina di un...fischietto?
Harry e Louis rimasero sul marciapiede, immobili mentre le due ragazze sparivano nella via, portandosi dietro quell'aura di mistero e attrazione che aveva permeato l'ambiente circostante.
«Beh» disse Louis sgranchendo le gambe, «primo passo fatto, no?»
Harry sorrise, pensando agli occhi cervoni di Rachel e alla sue labbra sottili da cui non riusciva a scostarsi. «Se è già così arduo all'inizio, non oso immaginare cosa accadrà più avanti, Louis» ammise profondamente colpito, fantasticando sulle probabilità che entrambi avrebbero avuto di rincontrarle.

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