Blue's

Harry passò gran parte della notte a perlustrare il profilo di Rachel Dare, ammirandola in ogni foto che avesse pubblicato senza privacy e osservando la quantità infinita di ragazzi con cui spesso posava, stringendo le labbra tra loro. Aveva moltissime persone tra gli amici, eppure Harry non ne conosceva alcuna, avvalorando la tesi secondo la quale non erano della loro stessa scuola. Ma perché spesso si era ritrovato a vederla per i corridoi della palestra? Era molto strano, ma non se ne fregò poi più di tanto perché il sonno ebbe la meglio e si addormentò con il telefono sul petto.
La mattina dopo, il venerdì, trovò fin troppe difficoltà ad aprire gli occhi, con la stanchezza che gli pesava addosso e con la consapevolezza di tornare a casa anche molto tardi. Avrebbe dovuto spendere altre due ore nei bagni della scuola, e poi doveva allenarsi per due ore consecutive in vista del campionato che si sarebbe svolto entro il mese prossimo, prima della fine delle lezioni. E poi era venerdì, diamine, doveva uscire, per cui si alzò spinto più che altro a raggiungere quell'obiettivo.
Louis passò a prenderlo con cinque minuti di ritardo, con la musica alta che usciva dai finestrini abbassati. Quando Harry entrò e si chiuse la portiera alle spalle abbassò tutto il volume, sotto uno sguardo furioso dell'amico. «Buongiorno eh?» disse Louis sarcasticamente ingranando la marcia.
Harry tirò indietro il capo, posandolo sul poggia-testa, e chiuse gli occhi rispondendogli con solo un mugolio.
«Dormito male?» chiese Louis mentre erano ancora per strada.
Harry aprì gli occhi notando l'edificio scolastico che si avvicinava dalla fine della strada e sbadigliò rumorosamente. «Dormito poco, più che altro. Per colpa tua sono stato tutta la notte a vedere Rachel su Facebook.»
Louis sbuffò rumorosamente, sopprimendo una risata e parcheggiò. «E poi sarei io quello che si fa le seghe» pronunciò a voce fin troppo alta mentre accanto alla vettura passavano altri ragazzi. Harry gli diede un pugno abbastanza forte sul braccio, mentre Louis si tappava la bocca per non scoppiare a ridere facendosi sentire da tutti.
«Sei una testa di cazzo, ora se ti hanno sentito possono prendermi per segaialo quando io non faccio niente del genere» disse prendendo lo zaino dai suoi piedi e posandoselo sulla schiena, mentre lasciava la vettura e chiudeva pesantemente la portiera alle sue spalle.
«Non potrebbero mai dubitare di te, Harry» disse Louis alzando la voce affinchè lo sentisse essendosi ormai allontanato.
Ma Harry non se ne fregò nulla e, trascinando un piede dietro l'altro, si avviò verso la prima classe della giornata. Si accomodò presso uno degli ultimi banchi, accanto alla finestra, mentre il resto dei suoi compagni superava la porta e gli si metteva vicino e intorno.
«Ciao, Harry.»
Niall Horan gli si sedette accanto, guardandolo con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Quel ragazzo era sempre sorridente, anche quando era agitato o arrabbiato sfoggiava sempre uno dei suoi sorrisi contagiosi che ti facevano, a volte, incazzare di più. Harry lo salutò con un gesto del capo, poi riappoggiò la testa sulle braccia incrociate sul banco, mentre Niall tirava fuori i libri dalla sua tracolla.
«Hai saputo qualcosa della squadra avversaria?» chiese il biondo mentre usciva fuori anche il telefono e lo metteva in silenzioso.
Harry fece di no con la testa, poi prese a parlare con gli occhi chiusi. «Faranno la selezione, per cui ancora non si sa nulla.»
«E con il tuo lavoro pomeridiano come va?» disse smorzando una risata, mentre Harry sollevava la testa con un boccolo che gli cadeva davanti agli occhi semi aperti.
«Mi prendi in giro!?»
«Assolutamente no, perché dovrei? Semplice domanda.» Ma a cui Harry non potè rispondere perchè il professore di matematica aveva appena varcato la soglia e teneva sotto braccio il suo plico di compiti in classe corretti.
Come iniziare al meglio la giornata.

L'ultima lezione, quella di tecnica, Louis ed Harry la passarono insieme, mentre il riccio cercava di non pensare troppo al cellulare che gli vibrava nei pantaloni.
«Ma chi è?» chiese Louis vedendo l'amico non rispondere ai messaggi.
«Credo proprio sia Payne» affermò l'altro mentre con le mani premeva le due squadrette sul foglio steso sul banco, «è felice di essere tornato in squadra e il coach gli avrà detto di avvisarmi. Ah, a proposito, credo stia per chiamare anche te.»
Infatti, dopo due minuti, il cellulare di Louis iniziò a vibrare sul banco, ma il ragazzo rifiutò la chiamata. «Allora lo sentirò dopo» disse mentre la professoressa lanciava loro un'occhiataccia.
Quando l'ultima campanella suonò, Harry sbadigliò per la centesima volta e, mentre la scuola si svuotava, entrambi si avviarono verso il bagno del terzo piano. Bud gli aspettava nel piccolo corridoio, con la scopa in una mano e il secchio nell'altra.
«Bentornati» disse solamente, allungando le braccia verso di loro, poi se ne andò, lasciandoli soli. Harry lanciò lo zaino a terra e infilò i guanti proprio mentre Louis tirava fuori il telefono dalla tasca e iniziava a saltellare come un cretino.
«Che hai?» disse Harry vedendo l'amico gioire come un coglione. Bagnò lo strofinaccio e lo buttò a terra, assicurandosi che almeno quel giorno non ci fossero vomito o feci sparsi.
Louis per poco non gli buttò il telefono sulla guancia pur di fargli vedere una chat aperta. «Chi è?» chiese il riccio allontanando la mano dell'amico.
«Ivy!»
Harry lo guardò con tanto di occhi, «Le hai davvero scritto?» domandò incredulo, dopodichè ridiede il telefono a Louis.
«Sì, non ce l'ho fatta a resistere, e lei mi ha appena risposto.»
«Che ha detto?» chiese Harry mentre prendeva la scopa e iniziava a passarla per il pavimento.
«Che "me ne devo andare a fanculo e devo sparire".»
Harry scoppiò a ridere e perse presa sulla scopa che risuonò sul pavimento azzurro del bagno, mentre la sua prima risata della giornata colorava quei corridoi fin troppo silenziosi.
Louis gli alzò il medio. «Sai dove te lo metto se non la smetti!?!»
«Scusa, scusa, scusa» cercò di dire Harry portando due mani davanti alla faccia, ma le risate non gli permettevano di spiaccicare un'altra parola. «Ora mi calmo» disse facendo profondi respiri mentre Louis riponeva il telefono nello zaino.
«Meglio per te, ora mi metto a lavare per affogare i miei dispiaceri» disse, mentre infilava finalmente i guanti in lattice.
Dopo aver finito, si avviarono direttamente al campetto sul retro della scuola, dove il resto della squadra si stava già riscaldando. Harry lasciò il suo zaino sugli spalti in metallo, togliendosi la giacca della tuta e rimanendo in cannottiera, mentre il sole iniziava il suo percorso discendente. Louis si mise accanto a Payne chidendogli scusa per non averlo richiamato. Liam gli disse semplicemente che avrebbe voluto avvisarlo di stare molto meglio e di essere stato riammesso in squadra, per questo il coach li avrebbe trattenuti circa una mezz'oretta dopo gli allenamenti per decidere le nuove postazioni.
Iniziarono la partita di dodgeball dopo circa dieci minuti, e ovviamente Louis ed Harry vennero messi in prima fila per la loro capacità di colpire con un unico lancio.
«Stasera venite alla festa?» chiese loro Michael che quel mese aveva optato per la tinta nera ai capelli. Harry si passò un braccio sulla fronte grondante sudore da ogni dove mentre Louis alla sua sinistra lanciava il pallone con una tale violenza da colpire l'avversario nelle parti intime. Jason si accasciò sul campetto, mentre Louis gli andava incontro per aiutarlo e scusarsi, sebbene il danno fosse già stato fatto.
«Se sono diventato sterile, Tomlinson, ti schiaccio le tue, di palle» disse l'altro con i denti digrignati, dopodichè Louis preferì allontanarsi mentre il coach iniziava a sbraitare.
«Credo di sì, a meno che io non crolli prima, sono esausto, cazzo» rispose Harry gonfiando le guance. «Dove si svolgerà?»
«Al Blue's ho sentito e ci sarà parecchia gente.»
«Dopo la settimana appena trascorsa, ho necessariamente bisogno di una sbronza» ammise Harry mentre Louis gli si metteva accanto e gli passava il braccio sulle spalle sudate.
«Ti pare che io ed Harry ci perdiamo una festa?» disse lui festoso, dopodichè il coach fischiò e chiamò i due capitani nel suo ufficio per discutere sulle nuove mosse da assumere.

Finalmente lasciarono l'edificio scolastico e tornarono nelle proprie case, si fecero subito una doccia e si vestirono quanto più casual possibile.
Harry prese le chiavi della macchina di sua madre e uscì di casa senza aver mangiato nulla, solo un piccolo pezzo di cracker, mentre Gemma gli passava accanto per raggiungere la macchina di una delle sue tante amiche.
Sua sorella era più grande di lui di circa tre anni, eppure Harry sembrava più grande per certi versi e per alcuni comportamenti che spesso Gemma assumeva.
«Non fare tardi» disse quella entrando nella macchina della sua amica - Jessica, gli pareva - mentre si prendeva una sigaretta.
«Piuttosto pensa a te» disse Harry fermandosi accanto alla macchina della madre mentre la sorella si allontanava rapida.
Entrò nella vettura e arrivò da Blue's pensando di essere in anticipo, mentre il locale era ormai gremito e c'era persino gente che si riversava sulla strada. Parcheggiò nell'area sul retro e controllò l'orologio. Erano le 21.38 eppure molti ragazzi erano già sbronzi. Prima di entrare provò a chiamare Louis, ma quest'ultimo non gli rispose, così Harry ripose il telefono in tasca ed entrò.
C'era gente dappertutto.
Sulle scale, sui divani, chi seduto per terra, chi invece ballava nel centro della pista.
Harry si avvicinò al bancone e ordinò un panino che non gli arrivò nemmeno tanto presto. Quando il cameriere glielo porse erano forse passati dieci minuti, eppure Harry aveva fame e iniziò a divorarlo. Aveva una voglia matta di bere per dimenticare la giornata di merda appena trascorsa, ma soprattutto per dimenticare il fatto che quella notte avesse dormito solo tre ore.
Si pulì la bocca con un tovagliolo e ordinò un boccale di birra, mentre vedeva Louis cercare di raggiungerlo sgomitando tra la folla.
«Adocchiato qualcuno?» chiese il nuovo arrivato mentre ordinava un cocktail forte.
Harry si portò il boccale alle labbra e iniziò per prima cosa a sorseggiare, mentre la musica si faceva sempre più alta e risuonava nei loro timpani come se fossero stati sul punto di implodere. Molte ragazze della loro scuola gli passavano accanto, ma puntualmente Harry le liquidava salutandole con la mano.
«Credi ci siano anche loro?» gli chiese Louis all'orecchio per farsi sentire.
Harry allontanò il boccale, sollevando le sopracciglia. «Non lo so» disse semplicemente, mentre l'amico tirava fuori il telefono ed entrava su Facebook. «Cosa credi di fare?» gli urlò per sovrastare la musica ora fin troppo elevata.
Louis lo guardò beffardo, incavando le guance. «Sono quel tipo di ragazze che sicuramente pubblicano selfie pre-party» rispose, digitando i nomi di entrambe le ragazze.
Non vi era alcun aggiornamento, nè tantomeno una foto che le ritraesse in quel locale, per cui Louis lo ripose rassegnato nella tasca posteriore dei suoi skinny jeans neri.
Harry si appoggiò con i gomiti sul bancone alle sue spalle, il boccale ancora in mano e gli occhi puntati su quella folla di ragazzi in piena crisi ormonale, bastava infatti vedere i molti che salivano su per le scale andandosi a chiudere nei bagni. Harry storse la bocca, mentre Louis accanto a lui finiva anche il secondo cocktail. Non era mai stato un tipo che riuscisse a reggere l'alcol, per questo ben presto si ritrovò a ridere come un coglione.
Harry sorrideva di rimando, mentre vedevano Niall raggiungerli. Quel ragazzo, ovviamente, stava ridendo con un altro amico, ed entrambi reggevano un bicchiere di birra. «Come va?»
«Oggi non sei venuto agli allenamenti» puntualizzò Harry dopo che gli fu abbastanza vicino.
«Ho preferito dormire, scusami» si difese il biondo, poi sparì nuovamente, ondeggiando i fianchi con una ragazza riccia dai capelli biondo scuro che lo accompagnava nei movimenti. Louis venne preso per mano da alcune ragazze che se lo portarono sulla pista da ballo, mentre nessuno si preoccupava di Harry.
Il riccio finì il suo boccale avvertendo un leggero capogiro, ma non gli bastò a distogliere l'attenzione da una chioma blu che avanzava nella calca. Avrebbe tanto voluto trovare Louis e avvertirlo che Ivy, stranamente, fosse lì, ma ormai l'amico era bello che andato e si stringeva al petto una ragazza dai capelli rosso acceso.
«Ehilà» disse una voce alle sue spalle, e sussultò un attimo, sgranando gli occhi e sbattendo le palpebre più e più volte. «Forse questa è la prima volta in cui non ci scontriamo, vero?»
Rachel si portò i capelli su un'unica spalla, sedendosi su uno sgabello lì accanto. Aveva un vestito nero che le fasciava il corpo formoso e un rossetto leggero color carne, mentre intorno agli occhi solo un filo di mascara a rendere quelle ciglia ancora più incantevoli. Harry sorrise appoggiando il boccale sul bancone dietro di lui, e si morse il labbro inferiore. «Anche al bar non ci siamo scontrati» le fece notare, accostandosi di più al suo corpo. Rachel sorrise sollevando impercettibilmente un sopracciglio. «Sei sola?» urlò al di sopra della musica, mentre la ragazza prendeva un bicchiere rosso in mano e sorseggiava il contenuto. Si leccò le labbra sottili.
«No, sono venuta con Ivy, ma fra un po' ce ne andiamo.»
«Sono appena le dieci» affermò Harry lanciando un'occhiata sul suo orologio.
Lei scosse le spalle, «Ho un impegno importante domani, e sia io sia Ivy non possiamo fare tardi.»
Harry annuì e appoggiò il suo sguardo sulla ragazza dai capelli blu che si scontrava accindentalmente con Louis e il ragazzo che apriva la bocca in un ovale perfetto, perdendosi ad ammirare il suo aspetto.
Harry scosse la testa, poi si girò verso la ragazza che gli stava accanto. «Ti va un drink?»
Lei lasciò il suo bicchiere sul bancone accavallando le gambe, «Non bevo» disse semplicemente. Il riccio annuì con il capo e le si accostò all'orecchio, sentendola trattenere il respiro per un attimo.
«Non vuoi ancora conoscere il mio nome?» le chiese lui, e il suo fiato caldo solleticò l'orecchio della ragazza che se lo strofinò con le dita.
«Fremi proprio per volermelo dire. Che c'è, sono forse la prima a cui non interessa?»
Harry si sollevò e si sedette su un altro sgabello. «O sei troppo orgogliosa per chiedermelo personalmente.»
Rachel sorrise con i suoi denti bianchi e perfetti, ed Harry notò un piccolo brillantino sul suo incisivo. «Può darsi, allora» disse lanciando un'occhiata ad Ivy che stava urlando qualcosa a Louis, mentre lui cercava di accarezzarle le braccia. «Ma il tuo amico è un morto di figa?» chiese Rachel ad Harry che intanto era scoppiato a ridere.
«Guarda, non so cosa gli stia succedendo, sinceramente. Sembra essere impazzito» disse lui tra un sorriso e un altro. Poi si girò e stese la mano davanti al volto stupito di Rachel. «Mi chiamo Harry» le disse infine, rassegnato.
Lei gliela strinse, «Il mio già lo conosci.» Poi la lasciò, scendendo dallo sgabello e vedendo Ivy avvicinarsi rabbiosamente.
«Ce ne dobbiamo andare ora» urlò ad un palmo dal naso di Rachel, «Quel Louis è ubriaco fradicio e ha cercato di restarmi appiccato. Abbiamo gli allenamenti domani, per cui andiamocene adesso» terminò prendendo Rachel per una mano e allontanandola prima che potesse dire altro. Harry guardò un'ultima volta gli occhi cervoni della ragazza, ancora più belli che in foto, per poi vederla sparire nella folla.
Quindi anche le cheerleader dovevano allenarsi nel weekend?
Vide Louis avvicinarsi mentre reggeva in mano l'ennesimo drink. «Non crederai mai cosa mi è successo» disse ridendo tra una parola e l'altra, con una chiazza rossa sulla guancia destra. Harry gliela sfiorò con un dito.
«Che hai fatto qui?» gli chiese ad alta voce, tappandosi un orecchio con l'altra mano.
Louis se la sfiorò a sua volta, ridendo a trentadue denti. «Ivy mi ha dato uno schiaffo.» E sparì di nuovo nella folla, mentre molte ragazze gli si strusciavano addosso.
Harry rimase ancora appoggiato al bancone, poi quando si rese conto di essere rimasto da solo per un bel po', saltò giù dallo sgabello e si addentrò nella mischia, scatenandosi con i suoi amici e soprattutto giocando con molte ragazze che gli ronzavano attorno. Stranamente la maggior parte di esse erano bionde, per cui non si fece molti problemi a baciarne qualcuna, spinto più dall'alcol in corpo che per un vero e proprio interesse.
Non era totalmente ubriaco nè sobrio, ma nonostante ciò non riuscì a ricordarsi di come fosse tornato a casa a notte inoltrata, ma di una cosa era certo. Aveva sognato degli occhi cervoni che lo facevano cadere nella loro trappola, non dandogli via di fuga. Sebbene stesse dormendo, Harry avrebbe tanto voluto schiaffeggiarsi per togliersi Rachel dalla mente, ma non ci riuscì.

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