Epilogo
- Torna immediatamente qui Luke!- gridai correndo su per le scale. - Ridammi il mio telefono!-
- Mai!- esclamò lui dall'altra parte della casa. A volte sospettavo che quel ragazzo avesse inventato il teletrasporto con il solo scopo di darmi fastidio.
- Mi serve per una cosa importante!- protestai finendo quasi per inciampare nell'albero di Natale al centro del salone.
Ero tornata a casa per le vacanze invernali da una settimana, e Luke non aveva smesso per un solo secondo di irritarmi fino all'esasperazione.
- Bambini non litigate!- gridò mia madre dalla cucina. Era intenta nella preparazione di un pasto per poter sfamare un centinaio di parenti e ci aveva proibito di rovinare qualunque altro arredo nella casa. Ogni tanto riemergeva dalla cucina completamente ricoperta di farina per respirare aria sana, ma per lo più si limitava a dare indicazioni a mio padre su come montare cosa e dove.
Il mio vestito rosso mi stava uccidendo, e le calze mi prudevano anche in punti dove le calze non dovrebbero proprio prudere, ma stavo sopportando l'agonia per far contenta la mia famiglia. O meglio, i miei genitori. Luke poteva immergere la testa nel water per quel che mi riguardava.
- Mandare messaggi al tuo fidanzato non è una cosa importante!- rispose lui. - Nicholas se la vedrà con me oggi se non si tiene a ben dieci metri di distanza da te!-
Alzai gli occhi al cielo.
- Nicholas e Katherine vengono da un altro CONTINENTE, li sto aiutando a capire che autobus devono prendere! PAPA' DI' QUALCOSA TI PREGO!-
In genere non ricorrevo mai all'aiuto dei piani alti, ma questa era davvero un'emergenza.
- Luke lascia in pace tua sorella- disse mio padre in modo assente mentre trascinava una scatola piena di decorazioni natalizie.
- Ma ha cominciato lei!- protestò lui.
- Alice lascia in pace tuo fratello-
Mi diedi uno schiaffo in faccia.
"Gatto?" lo chiamai mentalmente.
Una piccola figura violacea sfiorò le mie gambe facendomi il solletico.
- Potresti sempre darmi da mangiare- rispose.
- E come aiuterebbe la mia causa?-
- Non lo farebbe- disse sorridendo. - Ma almeno uno di noi sarebbe felice-
Era arrivato il momento delle minacce.
- Se non mi ridai il telefono qualcosa di molto brutto accadrà alla tua stanza!- dissi.
Luke ancora non aveva compreso a pieno il tipo di potere che mi era stato conferito come scrittrice, e per quanto ne sapeva lui, avrei potuto fare qualunque cosa.
Prima che potesse riflettere su ciò che avevo appena detto, il campanello suonò ed io mi precipitai ad aprire.
Nicholas e Katherine erano arrivati in perfetta puntualità, nonostante la mia mancanza di indicazioni stradali. Non appena mi vide, il volto di Nicholas si aprì in un sorriso a trecentosessanta gradi facendomi arrossire fino alla punta dei piedi.
Mi lasciò un veloce bacio sulla guancia e poi mi lasciò salutare sua sorella mentre si presentava ufficialmente ai miei genitori.
Luke lo stava fissando in cagnesco da sopra le scale, ma non appena Katherine mise piede nella stanza, il suo sguardo abbandonò completamente il mio ragazzo.
Katherine era imbarazzata dall'attenzione e prese a dondolare da un piede all'altro. Dall'ultima volta che l'avevo vista era cresciuta ed assomigliava più ad una ragazza che ad una bambina. I capelli le cadevano morbidi sulle spalle ed indossava persino un filo di trucco. Nei suoi abiti non c'era nulla di succinto, e conservava l'eleganza del millenovecento con un tocco di modernità.
- Tranquilla non è sempre così strano- dissi ridendo.
Luke arrossì a tal punto da confondersi con la bambola di Babbo Natale alle sue spalle e scappò in camera sua.
Nicholas aveva appena finito di parlare con mio padre riguardo l'ultima vittoria della squadra di Hockey della mia città e tornò a rivolgere la sua attenzione su di me.
- Hey come ha passato la mia ragazza preferita la sua settimana di relax?- chiese prendendomi per mano.
- Il solito- risposi. - Feste pazzesche, flirtato con i ragazzi più carini, sport estremi ...-
- Uhm uhm- annuì sarcasticamente. - E invece cosa hai fatto sul serio?-
- La tua scarsa fiducia in me è veramente offensiva- risposi fingendomi ferita. - Ed ho ... scritto-
Lui alzò un sopracciglio perplesso.
- Non scritto ... scritto- mi affrettai ad aggiungere. - Ho solo cominciato a trascrivere tutto ciò che ci è accaduto fino ad ora ... sai come ha fatto John London con noi. Magari un giorno sarà utile ad i futuri scrittori-
Tutte le nostre avventure mi passarono davanti agli occhi nel giro di pochi secondi, dal momento in cui avevo tirato per la prima volta una salvietta intrisa di pipì di gatto a Nicholas a quando ci eravamo ritrovati catapultati in un altro secolo...
Sentii gli occhi diventare lucidi contro la mia volontà, ma non erano lacrime di dolore quelle che mi scendevano sul volto.
- Va tutto bene Alice?- mi chiese preoccupato.
Mi voltai verso di lui, Katherine e la mia famiglia con il sorriso sulle labbra.
- Nulla potrebbe andare meglio-
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