Capitolo 9
Sentii delle voci e mi svegliai, provai a mettermi seduta e cominciai a tossire, tentando di alleviare il bruciore alla gola. Mi martellavano le tempie e vedevo dei puntini luminosi tutto intorno. Soffocai un gemito di dolore e portai una mano alla nuca. Sentii qualcosa di caldo e appiccicoso: la mia mano era coperta di sangue. Feci per alzarmi, ma caddi in avanti. Le braccia forti di Lauren mi afferrarono.
"Ehi, vacci piano."
Mi prese un braccio e lo mise sulla sua spalla, cingendomi la vita per sostenermi. Il calore del suo corpo, così vicino, mi tolse il fiato; pensando che stessi ansimando per il dolore, lei mi sollevò tra le braccia.
Una scialuppa di salvataggio si accostò allo scalo di alloggio. "Ciao Lauren, hai bisogno di aiuto? Stavamo rientrando da una chiamata e abbiamo notato la confusione", gridò un membro dell'equipaggio.
"Qui è tutto risolto, grazie, Dave. Anzi, mi faresti un favore? Puoi controllare che il gruppo riporti le barche in rimessa, mentre mi occupo di lei?"
"Certo", rispose Dave.
Dinah mi passò accanto e abbozzò un sorriso tra le lacrime. "Sicura di stare bene? Mi dispiace, Mila. Sono stata una sbadata."
"Non preoccuparti, sto bene".
"Vai Dinah, torna dagli altri", disse Lauren.
Per un attimo calò il silenzio, poi mi ricordai che ero tra le braccia di Lauren. Sicuramente pesavo una tonnellata, ma mi sentivo debole e la testa mi pulsava. Mi appoggiai al suo torace. Il cuore le martellava nel petto. Mi sentivo così al sicuro tra le sue braccia... In quel momento ricominciarono ad apparirmi i puntini luminosi, e l'ultima cosa che vidi prima di perdere conoscenza fu il monaco dai capelli grigi, accanto al cancello del circolo nautico. I suoi occhi acquosi e privi di espressione incrociarono i miei, poi le sue labbra si incresparono in un accenno di sorriso.
Mi svegliai, la testa mi scoppiai. Socchiusi gli occhi e portai una mano alla nuca; qualcuno ci teneva premuta contro una borsa del ghiaccio. Sorpresa, mi misi a sedere.
"Papà!"
Il volto preoccupato di mio padre si distese in un sorriso. "Mila, mi hai fatto prendere un colpo! Come ti senti?
"A pezzi. Dove sono?"
"In ambulatorio. Ti volevo portare all'ospedale." Mi irrigidii. Non avevo messo piede in un ospedale dall'incidente in cui era morta mia madre ed ero intenzionata a non andarci ancora per un bel po'. Mio padre si accorse della mia reazione. "Mila è tutto a posto, non ti lascio andare. Sentiamo cosa dice il dottor Forrest, prima. Sta arrivando."
"Allora, Camila, come ti senti?" mi chiese il dottor Forrest, puntandomi una luce negli occhi.
"Direi bene. Mi fa male la testa."
"Per fortuna la ferita è superficiale, ma preferirei tenerti sotto osservazione per ventiquattr'ore." Guardò con aria severa prima me, poi mio padre.
Papà mi abbracciò. "La terrò d'occhio a casa."
Il dottore sorrise all'affermazione di mio padre, prescrisse i medicinali che dovevo prendere per il mal di testa ed uscì dalla mia stanza.
Mio padre mi aiutò a rialzarmi dal lettino e aprì la porta. "Forse è meglio avvisare Lauren che stai bene."
"Cosa? Lei è ancora qui?" domandai stupita entrando nella sala d'attesa Certo che era lì, seduta su una poltrona bassa con un sorriso che le illuminava il viso.
Dio che imbarazzo. Avrei voluto sprofondare. E cosa c'era da ridere, poi? Non era certo il momento di festeggiare.
Non riuscivo a parlare, con mio padre così vicino, ma quando i miei occhi si posarono su quelli di Lauren, lei li abbassò. Cosa c'era, in quello sguardo? Qualcosa di diverso. Si stava prendendo gioco di me? No, eppure c'era qualcosa; qualcosa di profondo. Avrei tanto voluto sapere di che si trattava. Erano occhi carichi di significato e di domande; e avrei dato qualsiasi cosa per conoscere le risposte.
"Andiamo, Mila. Penso che la tua carriera da velista sia finita prima ancora di cominciare. Ti porto a casa." Mio padre si girò verso Lauren. "Grazie ancora, Lauren, ti sono debitore. Mia figlia è la cosa più preziosa che ho." Pronunciò queste parole con commozione. Provai un forte misto di forte imbarazzo e di affetto per il mio povero papà.
"Si figuri, signor Cabello. Capisco perfettamente." Lauren attraversò la stanza e strinse la mano di mio padre.
Cercai affannosamente qualcosa da dirle, qualsiasi banalità. Ma le parole non uscirono. Restai a guardarla piena di vergogna, poi uscii dalla stanza.
Mi voltai un'ultima volta per guardare il suo viso meraviglioso. Aveva una mano tra i capelli e l'altra sulla nuca. I suoi occhi confusi seguirono i miei, poi la porta si chiuse silenziosa e ci separò.
N/A
Ma ciao BLOSSOM!!! Ecco qui il nuovo capitolo, aumentate sempre di più. Siete qualcosa di speciale, per non parlare delle notevoli richieste di aggiornamento e dei complimenti che mi fate.
Siete tutti fantastici!!
Ve se ama!
-Beezus
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top