Capitolo 11

DECISI di mollare le lezioni di vela. Odiavo arrendermi, ma l'acqua non faceva per me, punto e basta. Meglio accettare il mio destino; oppure il destino mi sarebbe venuto a cercare...di nuovo. Così il venerdì seguente, quando il resto del gruppo si avviò verso il porticciolo, io mi cambiai per la temuta lezione di educazione fisica. Bel modo di finire la settimana. Bleah. Dopo l'avvincente ora passata a correre per tutto il campo di hockey, raccolsi le mie cose e mi avviai verso casa. Quando arrivai ero rossa come un peperone e tutta sudata: merito dei giri di corsa e della faticosa salita, con lo zaino in spalla che pesava ogni minimo di più. Entrai scaraventandolo all'ingresso.

Cercai di scrollarmi di dosso il malumore. Sapevo di essere di essere infastidita soltanto perchè in quel momento i miei amici erano sotto l'ala protettiva della strepitosa signorina Jauregui e io no. Stavo per prendere un bottiglietta d'acqua quando ricevetti un sms.

Ricordati la cena stasera alle 7. Passo a prenderti alle 6.30. Papà.

Oh, cavolo. Me ne ero completamente dimenticata. Mio padre mi voleva presentare alle persone più importanti della città. Sapevo solo i loro nomi per i vari pettegolezzi di strada e soprattutto i nomi dei loro figli, dato che venivano della mia scuola.

Corsi di sopra nel mio angolo di paradiso, la mia stanza e mi catapultai nel letto. Poggiai la testa sul candido cuscino bianco e mi addormentai. Dopo un'oretta di sonno, mi alzai e feci una doccia calda. Avevo appena afferrato un asciugamano quando sentii un rumore alla finestra, come di qualcosa che graffiava e picchiettava sul vetro. Mi avvicinai in punta di piedi e scostai le tende. Non fui sorpresa di trovare il mio amico pennuto appollaiato sul davanzale. Questa volta ricambiai il suo sguardo. Il corvo piegò la testa di lato fissandomi con i suoi occhietti scintillanti. Gli feci una boccaccia e mi infilai sotto la doccia. 

Alle sei e tre quarti sentii la chiave girare nella toppa della porta d'ingresso. 

"Camila, sei pronta?" disse papà passando davanti alla mia camera. "Mi cambio la camicia e andiamo. Va bene?"

"Si, papà, eccomi." Presi la borsa e scesi ad aspettarlo al piano di sotto. 

Arrivò dopo pochi minuti, tutto profumato e raggiante.

"Oh, a pare è un'occasione speciale, stasera", punzecchiai.

"Non direi", ribatte, studiando attentamente il suo riflesso nello specchio.

"Certo, come no." Lo guardi sospettosa. 

Ci doveva essere qualcosa di estremamente invitante in quel ristorante, ma avevo la sensazione che non si trattasse del tortino di granchio. Uscendo di casa diedi un'occhiata alle mie spalle. Il corvo mi osservava appollaiato sul punto più alto del tetto. Che stesse guardando proprio me? No, era una follia; gli uccelli non seguono le persone. Scacciai il pensiero dalla mia mente.

Il ristorante era delizioso, caratteristico e strapieno. Il cibo era eccezionale. Peccato che fossimo circondati da gente noiosa. Mi guardai attorno e poco dopo chiesi a mio padre che avrei fatto un giro vicino al molo. Avevo bisogno di uscire dal quel posto chiuso ed affollato.

Uscita dal ristorante respirai a pieni polmoni l'aria fresca della sera. Mandai fuori l'aria lentamente, guardando le stelle, e mi avviai costeggiando l'acqua. Digitai il codice per accedere al pontile e aprii il cancello. Trovai un angolo appartato e mi sedetti tra due grandi yacht. Lasciai penzolare i piedi a pelo d'acqua, non faceva così paura al buio.

Ero così assorta nei mie pensieri da non accorgermi quasi che qualcuno sul pontile stava camminando nella mia direzione. La superficie piatta e immobile dell'acqua scintillò, attraversata da un fremito, poi si increspò, come se sotto ci fosse qualcosa ad animarla. Guardai senza fiato l'acqua che prendeva vita, seguendo la persona che percorreva il pontile di legno per poi scomparire dietro ad una barca. 

"Lauren", sussurrai. Proprio in quel momento un paio di stivali si mossero in coperta, sopra di me.

"Chi c'è?" Accese una torcia e la puntò verso la mia direzione.

Volevo nascondermi, ma mi feci coraggio e mi avvicinai al fascio di luce. Le feci cenno con la mano. "Ciao, Lauren."

Lei si guardò intorno inquieta. "Da quant'è che sei lì?"

"Non ti preoccupare, non dirò nulla."

"A cosa ti riferisci?"

"All'acqua. L'ho vista, ma non spiffererò nulla."

"Non so di cosa tu stia parlando. Seriamente, Camila, non dovresti andartene in giro sola per il molo. Qui è molto pericoloso. Forse è meglio se vai a casa."

"Ma...l'acqua...brillava." Mi fermai e per un istante dubitai di me stessa.

"Camila, non ti seguo. A quanto pare hai dato ascolto a tutte quelle stupide storie sulla mia famiglia. Fallo per te..torna a casa." E con un sospiro fece per andarsene.

Cosa le faceva credere di essere così superiore? "Ehi! non è giusto", gridai. Nella fretta di alzarmi, inciampai pericolosamente vicino al bordo della passerella. Lei saltò giù dalla barca e mi tenne stretta.

"Dicevi?" 

"Oh, niente." Ero furiosa con me stessa, perchè desideravo con tutte le mie forze che mi tenesse ancora tra le sue braccia.

"Aspetta", disse toccandosi i capelli. "Mi dispiace."

"Mh, è il minimo."

Rise e spense la torcia. Passò qualche istante prima che i miei occhi si abituassero di nuovo al buio. "Davvero" disse piano. 

"Non fa niente", riuscii a dire, e mi girai per andarmene.

Ma lei fu più veloce; mi afferrò la mano facendomi voltare verso di lei. Alzai la testa con aria di sfida, guardandola negli occhi. Sostenne il mio sguardo per un istanti; poi la sua espressione si addolcì. Mentre si avvicinava, sentii la mia irritazione svanire. Era come se fossi attratte l'una verso l'altra da una forza misteriosa. Il suo viso a pochi centimetri dal mio e sentivo il suo respiro caldo sulle labbra; mi solleticava la punta del naso. Volevo circondare quel collo con le mie braccia, ma mi sentivo paralizzata da quegli occhi. Le mie labbra si dischiusero, ansiose di assaggiare il suo sapore. 

Il suo sguardo si spostò, posandosi sul molo. Fece un passo indietro e l'incantesimo si spezzò. "Devo andare", disse toccandosi i capelli e svanì nell'ombra del porticciolo. 


N/A

Miei BLOSSOM, siete sempre in tanti a leggere la mia storia. Vi ringrazio con tutto il cuore, ma so per certo che molti di voi mi uccideranno per il finale del capitolo...... COMUNQUE, se volete potete sempre contattarmi su Instagram e ultima cosa..

VE SE AMA SEMPRE!!!!

-Beezus

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