Prologue
''La vita ha quattro sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto e vinci sempre.''
-Oriana Fallaci
☾ ☽
La Luna illuminò quella notte di fine estate. Il vento circondò il suo volto stanco e affranto, leso dalle ferite di una battaglia incerta.
Ma non poteva arrendersi, né fermarsi. Non in una serata come quella.
Non all'alba della fine.
L'aria pesante intorno a lei le ricordò un odore di morte e distruzione.
Palazzi e edifici erano ormai rasi al suolo, ridotti in cumuli di cenere e macerie grigiastre. I meno fortunati erano stati prosciugati dal risucchio prorompente di un vortice bianco e fluorescente. L'epicentro della distruzione.
Non era rimasto nulla della città che ricordava. Era stata distrutta e divisa dall'interno.
Il millennio che si ritrovò ad affrontare le sembrò un'immensa e incasinata bugia.
Tutto ciò per cui aveva combattuto, i sogni che aveva coltivato, le speranze per il futuro.
Tutto dissipato.
La nebbia confuse gli amici con i nemici, e la polvere alzata dal terreno le fece bruciare gli occhi. I granelli volarono con violenza in tutto l'ambiente, mentre ogni muscolo di lei gridò pietà.
Dieci simboli brillavano nel cielo infinito. Ognuno di loro celava un significato ben preciso. Un potere nascosto, un pericolo imminente.
Ma lei non avrebbe ceduto. Non senza provarci fino allo stremo.
Tra quelle rovine, i suoi occhi puntarono in un'unica direzione. Fu alla ricerca di una sola persona in mezzo a quella coltre di pazzi.
Il panico le mozzò il fiato, e le emozioni ancora una volta giocarono sporco. Avevano il controllo, la tenevano sempre in pugno.
Si erano persi nella battaglia, quando erano stati costretti a separarsi. Era stato il momento in cui ogni certezza era crollata.
L'elettricità le attraversò il corpo, la percepì nelle ossa e le scorse nelle vene. Era sua, ne era l'indiscussa padrona, Ma non abbastanza da riuscire a controllarla o trattenerla.
Voleva far sfogare il potere e lasciarlo scorrere sul suolo come se fosse stato una diramazione della sua essenza. Ogni cellula del suo corpo ne sentì il bisogno.
Troppe bugie, troppo dolore, troppa sofferenza.
Urlò.
Gridò forte, e temette che le corde vocali potessero esplodere da un momento all'altro. Piccole e iridescenti diramazioni della sua energia strisciarono veloci sul terreno, scuotendo la terra nelle profondità, e generando una luce anomala e inaudita.
I lampioni sopravvissuti al disastro si caricarono d'elettricità e scoppiarono, riversando le schegge di vetro sul suolo.
Riconobbe la persona che si ritrovò di fronte.
«Tu...» lei portò il suo indice contro il petto di lui, con una rabbia e un rancore che le crebbe dentro per ogni attimo che continuò a fissarlo. «Avevi giurato di proteggermi, di amarmi, ma mi hai fatto più male di chiunque altro. Sei qui di fronte a me, eppure vedo solo l'ennesimo nemico da abbattere.»
Era delusa, arrabbiata, ferita.
E lui non poté che guardarla affranto. Un uomo distrutto nel corpo e nella mente, che brandiva una spada che non sentiva sua, e lottava contro la donna che amava. L'unica.
Non gli era stata data scelta. Era stato costretto a farsi odiare, a spacciarsi per nemico pur di salvarle la vita.
Lui provò ad allungare una mano per sfiorarla ancora. Sentì il bisogno di intrecciare le dita in quelle di lei, e si sarebbe accontentato anche di un flebile secondo, di un fugace istante.
Ma lei si allontanò disgustata e delusa, rivolgendogli uno sguardo d'odio.
Ogni cosa che avevano condiviso era ormai un ricordo lontano e intangibile.
Ma restar ferma non avrebbe migliorato la situazione. E non poteva né permettersi di essere debole, né di fidarsi ancora di lui. Doveva ritrovare quegli occhi brillanti che continuava a cercare da minuti.
Poi ci fu un'altra esplosione, un boato così feroce da far crollare gli ultimi muri intatti.
La fine fu più vicina, e ciascuno di loro avrebbe dovuto agire alla svelta e prendere posizione il più veloce possibile. E la paura di non rivederlo continuò a torturarla.
Gridò il suo nome nel mezzo della battaglia, continuando a difendersi anche dagli attacchi che non riusciva a scorgere. Batté colpo su colpo, e non si tirò indietro neanche stremata.
All'improvviso due mani salde l'afferrarono e la fecero voltare nella direzione opposta.
Riconobbe i suoi occhi, il suo volto sporco di polvere e cenere, bello anche in quella devastazione. Insieme erano più forti, erano imbattibili. Due essenze opposte, ma che diventavano l'uno la fonte d'energia dell'altro. Una connessione così profonda da sembrare mistica, intoccabile.
All'improvviso, lei mise a fuoco ogni cosa che la circondava.
Quelli che da sempre erano stati i suoi compagni di vita si alzarono in piedi e brandirono le armi con gli ultimi bricioli di forza rimasti.
Nessuno di loro si era mai arreso davanti al proprio nemico.
L'energia era il loro elemento, ciò che al mondo li rendeva unici, magici.
Volevano tutti preservare la forza necessaria a rompere le regole di un sistema fin troppo marcio e corrotto, e nessuno di loro sarebbe rimasto lì senza proferir parola.
Avrebbero urlato e combattuto.
Per ciò che era giusto. E per tutto quello che gli era stato tolto.
«Per anni siamo stati minacciati, denigrati, umiliati, accusati ingiustamente. Ma adesso è arrivato il momento in cui diciamo basta. Noi non ci nasconderemo più, non scapperemo più. Siamo qui, davanti a voi, e vi sfidiamo a viso aperto.»
Eppure, è ancora troppo presto per raccontarvi il seguito. Perché ogni storia ha un'origine, e la loro cominciò tempo addietro. Quando la luna scoppiò, e i suoi pezzi diedero vita a una nuova generazione: I Magician.
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