5: Don't Understimate Her

''Maschi, ricordatevi: quando un giorno nella corsa della vita una donna vi busserà alle spalle, non è perché è rimasta indietro, è che vi ha doppiati.''

-Geppi Cucciari

Song to listen: Do I Wanna Know – Arctic Monkeys

Alyssa riguardò quel biglietto tutta la notte, rigirandolo tra le mani fino allo sfinimento. Imparò a memoria l'indirizzo e tutto ciò che c'era scritto, e studiò perfino la sua calligrafia. Inchiostro nero, elegante, senza neanche una sbavatura.

Alyssa fu divisa in due. Una parte di lei sarebbe corsa senza pensarci su, poiché era alla ricerca disperata di un modo per potersi difendere e per poter controllare i suoi poteri senza temerli. Ma c'era anche l'altra parte di lei con cui fare i conti. Quella sempre un po' spaventata e guardinga, che urlava di andarci piano, di non dare retta all'invito di un perfetto sconosciuto di cui a stento sapeva il nome. Kyran.

Alyssa si alzò dal letto alle prime luci dell'alba senza aver chiuso occhio. Lesse sul suo telefono che Roshelle le aveva piazzato il turno di pomeriggio. Non aveva scuse.

''Porta qualcuno di cui ti fidi ciecamente.''

Probabilmente era una tremenda follia, e stava per fare l'ennesima scelta sbagliata. Ma quella volta Alyssa se ne assunse tutti i rischi. Aveva smesso di farsi guidare dall'insicurezza, dalla paura, dal timore di incappare in qualche guaio. Alyssa si voleva accettare per ciò che era, piuttosto che continuare ad andare avanti fingendo che fosse tutto normale. Che lei fosse normale.

Alyssa s'infilò in fretta una maglia rosa e un jeans nero, poi prese il giubbotto di pelle, uscì di casa e corse in fretta verso casa di Camille.

Loro due non abitavano molto lontano. Per strada si fermò a un bar, e prese un cornetto con crema alle fragole e un buon caffè. Poi, si avviò di nuovo con lo skate. Una volta arrivata da Camille, Alyssa bussò un paio di volte, e batté il piede nervosa. Dopo un'altra manciata di secondi, Alyssa bussò con più insistenza, e ridacchiò sotto i baffi nel sentire i passi pesanti e nervosi della sua amica.

«Cami! Sono io! Dai, apri, ho un regalo di pace! Un cornetto e un caffè!» urlò Alyssa, e lei aprì l'attimo dopo.

Camille si strabuzzò gli occhi, e la guardò un po' torva. Poi afferrò nervosa il croissant e il caffè dalle mani dell'amica. I capelli erano scompigliati, e aveva ancora il pigiama addosso.

«Mio Dio, Yssa! Spero tu abbia un valido motivo per essere qui, o giuro che ti ammazzo.» borbottò, con la voce impastata di sonno. Camille trattenne uno sbadiglio, si sedé sul divano nero del suo salone e aprì la busta della brioche.

Alyssa si affrettò a parlare. «Ho due ottimi motivi per essere qui. Il primo però è molto gossip.»

«Per il momento hai la mia attenzione. Vai, parla.» mormorò Camille, mentre addentava il pezzo di dolce e annuiva con il capo per confermare la bontà.

Alyssa prese un respiro e si sedè di botto affianco a lei. «Ieri ho parlato con Leon... è entrato nel locale con i suoi nuovi compari.»

Camille per poco non si strozzò con il cornetto, e sbatté gli occhi un paio di volte. Poi posò il cibo sul tavolino di vetro che si trovava di fronte a loro, e incrociò le braccia al petto.

«Ti prego, dimmi che l'hai picchiato. Uno schiaffo, un calcio, qualsiasi cosa. Ti prego.» esclamò, in attesa del resto.

Alyssa sorrise scuotendo il capo, e nel frattempo le rubò un po' di caffè.

«Purtroppo no... ma non è la cosa più importante che mi è successa.» continuò a dire.

«Sto iniziando ad avere seriamente paura.»

A quel punto Alyssa le raccontò tutto, senza mancare neanche un dettaglio. I vetri della macchina, l'incontro con Kyran e, soprattutto, la sua proposta.

Dopo che Alyssa ebbe finito di parlare, Camille sorrise, annuì e finì di mangiare il cornetto.

«Sono completamente d'accordo. Dovresti proprio accettare Yssa. È ingiusto come vi stanno trattando, e sai bene che io sono sempre stata un tipo a cui piace rispondere alla forza con la forza.» pronunciò.

Camille era cresciuta con quelle convinzioni. Prima di essere dichiarato morto durante una missione, era stato suo padre a impartirle quelle lezioni. Le aveva insegnato a difendersi, ad attaccare, a saper essere letale senza farsi notare. Tutto ciò che era, Camille lo doveva a lui. La forza che trovava ogni giorno, le cose che aveva imparato, e soprattutto la corazza che aveva costruito in modo che nessuno potesse ferirla. Avere il controllo, saper difendersi, reagire...la facevano stare bene.

Eppure, una parte di Camille era andata via con lui. Quella che credeva nell'amore e nella felicità. «Dovrei davvero fidarmi, Cami? Insomma, neanche lo conosco. Vieni con me, ti prego. Sei l'unica in questo momento di cui mi fido.»

Alyssa non mentì. Non avrebbe accettato un tale rischio se non fosse stata sicura di avere l'appoggio della sua migliore amica. Ne aveva bisogno, forse più di quanto fosse disposta ad ammettere.

Camille addolcì il suo sguardo, guardandola con più gentilezza, e sulle labbra spuntò un piccolo sorriso.

«E tu sei sicura che un'umana sarebbe la benvenuta in un covo di Magician?» chiese Camille, dubbiosa. Alyssa fece spallucce.

«Il biondino lo ha detto testualmente ''porta pure qualcuno di cui ti fidi ciecamente'', ed è quello che voglio fare. E poi, sappiamo entrambe che sbatteresti velocemente la loro schiena sul pavimento!» concluse Alyssa, ridendo e alzando un sopracciglio per aspettare la risposta dell'amica.

Camille sbuffò. «E va bene, va bene. Vado a vestirmi, ho capito. E spero per te che ci sia almeno qualcuno che valga la pena guardare!» scherzò, poi raggiunse la sua stanza e si vestì in fretta.

Erano un duo inseparabile, e non c'era altra persona al mondo con cui Alyssa avrebbe voluto scoprire questa nuova opportunità. Se avessero condannato Camille solo per il suo sangue, pensò, i Magician non sarebbero stati migliori della gente che li braccava da anni.

L'indirizzo era in una zona molto periferica di Fengaris. Le due dovettero passare per un viale molto stretto e tortuoso, con il terreno frastagliato e roccioso. La via era nascosta da alcuni salici intrisi di magia, che rendevano il paesaggio criptico e cupo. Era come se il biglietto le avesse indicato la via, e l'avesse condotta esattamente nel posto in cui voleva andare.

«Okay, inizio a credere davvero che stiamo andando a morire.» affermò Camille, trattenendo una risata.

Alyssa invece  fu completamente assorta dall'ambiente, quasi ne fosse ipnotizzata. Poco dopo, davanti ai suoi occhi, si levò un edificio imponente che si sviluppava su due piani, pitturato di bianco e nero; una grande edera verde cresceva lungo tutte le pareti, avvolgendo completamente la costruzione, e un piccolo cancello grigio si palesò in quel momento davanti ai suoi occhi.

Camille sgranò lo sguardo e osservò ogni minimo dettaglio di quella struttura. Ma l'attenzione di entrambe fu catturata da una figura che bloccò la loro strada.

Davanti a quelle barricate, gli occhi verdi di Kyran studiarono ancora quelli di Alyssa. La osservò e le regalò il suo solito sorriso calmo e compiaciuto, e un sopracciglio si alzò di poco.

«Iniziavo davvero a credere che non venissi. Hai addirittura portato un'umana. Temeraria.» disse, avvicinandosi di qualche passo.

Alyssa assottigliò lo sguardo, incrociò le braccia al petto e sostenne le sue occhiate. «Hai detto tu di portare qualcuno di cui mi fidavo, caljin.» replicò pacata.

Nella lingua dei Magician significava saputello, anche se poteva avere molte interpretazioni, e tutte negative.

Lui lanciò un'occhiata veloce verso Camille, e sospirò nel percepire le buone intenzioni di lei. Poi, ritornò a guardare la ragazza magica.

«Se garantisci per lei, allora non ci saranno problemi, sheirin.» sussurrò languido, con la stessa provocazione.

Quel termine voleva dire scintilla, e non c'era parola più adatta per lei.

Camille li guardò confusa, e rise sotto i baffi. «Se avete finito di chiamarvi con termini magici, entriamo. Io qui fuori mi sto gelando. Potete continuare dentro.»

Alyssa trasalì e distolse lo sguardo da lui e dai suoi occhi magnetici.

Il ragazzo dai capelli platino rise, ed esaminò curioso Camille. Con uno scatto veloce, lui aprì il cancello e fece segno di entrare.

«Il caratterino non le manca. Mi piacciono le tipe sicure.» ammise lui, continuando a ridacchiare.

Alyssa roteò gli occhi al cielo, poi scosse la testa e si concentrò sull'ambiente intorno a sé. Oltre la porta d'ingresso grigia ed elettrica, si aprì un vero e proprio mondo. Era un grande salone, e un largo divano in eco pelle scura era posto di fronte una televisione. Sul fondo della sala, c'era una piccola cucina con un bancone di marmo al centro, e ai lati erano stati costruiti due archi che collegavano ad altre sale. Sul lato destro, si trovava una grande scalinata nera che portava al piano di sopra. Tutto in ordine e tecnologicamente avanzato.

Alyssa si guardò intorno sconvolta. Kyran avvertì il suo stato d'animo e sorrise soddisfatto.

«Cosa c'è? Meravigliata?» chiese curioso.

«Passabile» rispose fredda Alyssa, non lasciando trapelare nessuna emozione. Ma continuò a lungo a scrutare l'ambiente attorno a sé.

Kyran ghignò. Si avvicinò al suo orecchio, e la testa fu a un centimetro dal suo collo.

«Ti rivelo un segreto. Non puoi mentirmi, avverto tutto.» sussurrò lento, godendosi la vista delle guance rosse di lei.

Camille non si trattenne più dal ridere, poi si appoggiò delicatamente con la schiena sul dorso del divano. Con la coda dell'occhio osservò lo spazio attorno a lei, cercando di capire se loro tre fossero soli.

«Quindi, fatemi capire, voi organizzate qui dentro tutte le vostre magie strane?» domandò l'umana, scettica.

Le ante della sala al loro lato si aprirono, e rivelarono la presenza di un altro ragazzo. Era abbastanza alto, e i ricci erano scuri e cadevano sul volto spigoloso e snello. Indossava una canotta bianca leggermente madida di sudore, e stringeva tra le mani la lastra di ferro con cui probabilmente si era allenato in precedenza. Ondeggiò la lastra tra le mani. I suoi occhi verdi incrociarono quelli di Alyssa, per poi spostarsi su quelli della sua amica, e la scrutò per una manciata di secondi.

«Ky, questa volta hai rimorchiato doppio?» provocò l'amico, quasi seccato.

Alyssa alzò un sopracciglio, e si ricordò di aver visto quel ragazzo nel pomeriggio insieme a Kyran.

«La simpatia qui è il pezzo forte, a quanto vedo.» sentenziò Alyssa, incrociando le braccia al petto.

Kyran si avvicinò all'amico, gli appoggiò un braccio su una spalla e cercò di scemare la tensione.

«Ma come? Non ti ricordi della simpatica Magician che ci ha servito il caffè?» replicò.

Ma il ragazzo riccio ignorò quella provocazione, perché una presenza in particolare lo infastidì e gli fece bruciare la pelle.

«Perché è venuta con un'umana?» disse, quasi ringhiando. Guardò severo Camille, e in quel momento anche lei incrociò il suo sguardo.

«Ma ti svegli così tutte le mattine? O è solo una giornata storta?» sbottò Camille, puntando i piedi sulla difensiva. Il riccio avanzò verso di lei.

«Di solito accade quando incrocio un'umana che, guarda caso, adesso mi sta proprio tra i piedi.»

«Abituati. Mi ha invitata lui.» disse Camille, indicando Kyran al fondo. «E la mia amica, senza di me, vi volta le spalle e arrivederci.»

Kyran avanzò in fretta verso di loro. Aveva percepito la rabbia crescente del suo migliore amico, così lo frenò con un braccio.

«Jul, rilassati. Eravamo d'accordo di trovare altri come noi. Non iniziare a scaldarti.» disse serio, mentre l'amico schioccava la lingua sotto il palato.

«Il problema è uno.» replicò il riccio, puntando Camille. «Lei non è una di noi. E degli umani non mi fido. Invece che imparare a difenderci dovrei stare pure attento alla carne debole?» lamentò scocciato. Camille fece uno scatto verso di lui, stanca e innervosita.

«Senti, bel faccino, carne debole un cazzo.» sbottò nervosa. Poi ghignò nel vedere la lastra di ferro tra le sue mani. «Perché non mi lanci una di quelle? E vediamo come questa carne debole ti mette a tappeto?»

Il ragazzo scoppiò in una risata sarcastica, e fece guizzare i suoi occhi verdi lungo la figura della donna. Poi assottigliò lo sguardo. Lui non era il tipo di ragazzo che si tirava indietro da una sfida, e non avrebbe di certo iniziato quel giorno.

«Attenta, dolcezza. Non ti lamentare se poi ti farai male.» ghignò lui, poi camminò a passo lento verso l'altra sala e le fece segno di seguirlo.

«Non te lo vorrei dire, ma io non la sottovaluterei.» intervenne Alyssa, mentre lo guardava con la coda dell'occhio.

Giunti nell'ambiente opposto alla sala principale, la prima cosa che balzò ai loro occhi fu un grande perimetro contornato da una linea di gomma e composto da piastrelle antiurto, mentre intorno al resto della sala si dispiegavano diversi attrezzi e armi da combattimento di ogni genere. Era un vero e proprio campo d'addestramento.

Kyran studiò divertito i due, poi vide l'amico balzare al centro del rettangolo e roteare teatralmente la lastra tra le mani.

Camille non si fece intimorire. Camminò sicura, davanti a lui, e strinse tra le mani la sua stessa arma.

«Mi sfugge il tuo nome, dolcezza.» cantilenò lui, mentre la scrutava con lo sguardo.

«Te lo dico dopo che ti avrò battuto, così non lo dimentichi.» replicò Camille, con il fuoco negli occhi.

Camille bilanciò il peso dell'arma, mentre il ragazzo non perse altro tempo: fece un affondo verso di lei e tentò di coglierla alla sprovvista. Ma i riflessi di Camille  furono tutt'altro che lenti, e comprese le sue intenzioni ancor prima che potesse muoversi. Camille bloccò con grazia il colpo, sotto lo sguardo stupito di Kyran.

Fu un continuo susseguirsi di attacchi e contrattacchi, veloci e letali. I due si immersero in una dimensione tutta loro, con la fiamma che divampò nei loro occhi. Avevano la guerra dentro, e nessuno dei due esitò nel mostrarla.

Il ragazzo riccio tentò di colpirla a un fianco, ma lei fu più veloce. Afferrò al volo la lastra, la girò e agguantò il braccio di lui. Poi, con un gesto veloce e inaspettato, la donna fece rotolare il ragazzo rovinosamente sul tappeto. Alyssa rise soddisfatta. Camille si chinò e gli fece un occhiolino.

«Mi chiamo Camille. Tienilo a mente. Mi sfugge il tuo nome, ma nemmeno mi interessa.» si presentò, per poi tornarsene vittoriosa dalla sua amica.

Il ragazzo si alzò in fretta dal pavimento, scuoté i ricci e sorpassò i tre con un passo nervoso. Sparì oltre le scale che collegavano al piano superiore.

«Ed ecco che avete conosciuto anche il simpatico Julyan.» disse Kyran, con il sorriso sulle labbra.

Ad Alyssa, però, sfuggì ancora il senso di tutto quello. Non capiva perché fosse dovuta arrivare fin lì, e soprattutto cosa lui avrebbe potuto fare per lei. Rimase a braccia conserte per un po', studiando ogni dettaglio della sala. Poi sentì il fiato del ragazzo sulle spalle e si voltò.

«Non capisco perché tu sia così tanto incerta, non vedo cosa ci sia di poco chiaro in tutto questo. Noi ci prepariamo per difenderci, ci alleniamo e miglioriamo i nostri poteri. Siamo stanchi di dover chinare il capo.» fece un momento di pausa, e i suoi occhi diventarono più cupi. «Non tutti abbiamo avuto una vita semplice. Molti di noi sono stati costretti a scappare per tutta la vita, e ne portiamo ancora le cicatrici.»

Alyssa non disse nulla. Rimase a guardarlo e sospirò leggermente. Sapeva bene quanto per quelli come loro non fosse semplice fuori dalle mura della città, e si riteneva fortunata a non averlo mai dovuto vivere al massimo. Per quasi tutta la vita era stata protetta da una campana di vetro.

Non poteva capire il suo dolore, ma comprendeva invece la sua rabbia, e la voglia che aveva di riscattarsi dalle ingiustizie.

«E comunque non ti avevo ancora detto il mio nome, sono Alyssa.» mormorò, cambiando discorso. Poi camminò oltre le sue spalle e lo lasciò indietro. Guardò distratta l'orario sul suo orologio, e si rese conto di essere quasi in ritardo per il suo turno di lavoro. Sgranò gli occhi, trascinò Camille per un braccio e rivolse un ultimo sguardo a Kyran.

«Adesso devo proprio andare.»

Lui la osservò in silenzio, poi curvò le labbra.

«Suppongo che ci vediamo domani, sheirin

Lei tentò di nascondere un sorriso, poi si avviò verso l'uscita. Alle sue spalle, Alyssa si lasciò un ragazzo che le aveva donato un qualcosa in cui credere davvero.

Quella sera, il turno di Alyssa finì un po' più tardi del previsto. Quando uscì fuori dal The Moon era già notte fonda. Le vie di Fengaris erano silenziose e cupe.

Lei accelerò più in fretta con il suo skate, cercando di arrivare il prima possibile a casa. Era stanca e sopraffatta da tutte le emozioni della giornata.

Ma Alyssa cantò vittoria un po' troppo in fretta, perché i guai non tardarono a raggiungerla. Da uno dei tanti viali bui della città, sbucò un gruppetto di cadetti, sbronzi e barcollanti. Il battito di Alyssa accelerò quando si rese conto di non poterli evitare, e i loro sguardi insistenti le scrutarono la pelle.

«Ma guarda. Una bella ragazza tutta sola, e soprattutto molto indifesa.» cantilenò uno dei tanti, avvicinandosi minaccioso a lei. Alyssa commise l'errore di far notare il luccichio nei suoi occhi.

Era fregata.

L'altro dei cadetti emise un ringhio, scattò veloce verso la ragazza e le afferrò violento un braccio. Lei tentò di dimenarsi, perché sapeva bene di non poter usare i suoi poteri davanti a loro. E neanche lei sapeva come gestirli del tutto.

«Una Magician. Ancora meglio.»

Il panico le mozzò il fiato, e le palpitazioni del cuore risuonarono nelle sue orecchie. Sentì l'energia scorrerle nelle vene e minacciare di venir fuori in modo catastrofico. Voleva averne il controllo.

Poi, Alyssa sentì una voce dietro di lei.

«Vi ho sempre ritenuto dei codardi, ma non pensavo che ve la sareste presa con una donna sola e indifesa.»

Fu incredibile come il suono di quelle parole la fece tremare e arrabbiare allo stesso tempo. Alyssa notò il repentino cambio di atteggiamento dei ragazzi: mollarono in fretta la presa, come se fossero stati colti da un dolore improvviso alle tempie.

Alyssa si allontanò da loro, e non si stupì quando trovò Kyran alle sue spalle.

Lei non era una dama da salvare, né una principessa da soccorrere, ma sapeva che era stata proprio l'apparizione di Kyran a farli allontanare. Non potevano affrontare due Magician.

«Ti denuncerò per stalking, prima o poi. Che ci hai guadagnato ad aiutarmi?»

«Non ci guadagno nulla. Sei parte di una famiglia. Ci proteggiamo a vicenda.» disse lui, con calma. Il ragazzo fece splendere i suoi occhi, e Alyssa vacillò per un attimo. Le sue parole l'avevano destabilizzata. Alyssa non aveva mai avuto nessuno da poter considerare come una famiglia. Ci aveva provato con Leon, ma il destino era stato beffardo nei loro riguardi.

«Quindi adesso sarei un membro della tua famiglia? Qualcuno che vale la pena proteggere?»

Gli occhi verdi di Kyran scintillarono ancora. Alyssa lo scrutò attentamente, e comprese che non c'era falsità in ciò che affermava lui.

«Assolutamente sì.»

«In ogni caso, non c'era bisogno. Avevo tutto sotto controllo» dichiarò fiera.

Lui rise e si avvicinò di scatto. Fu a un palmo dal suo viso.

«Davvero? E allora perché le palpitazioni del tuo cuore sono rallentate quando mi hai visto? Ricordatelo, Lys. I tuoi gesti valgono più di mille parole.»

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