3: Start Again
''Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è un nuovo inizio.''
-Antoine de Saint-Exupéry
Song to listen: Start Again (feat Logic)- OneRepublic
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I giorni che seguirono non furono clementi con Alyssa. Tutto ciò che avrebbe desiderato era una spiegazione, un valido motivo, la ragione per cui Leon aveva agito così. Lo stesso ragazzo che anni prima l'aveva difesa a spada tratta, che l'aveva salvata perfino da sé stessa, fatta ridere ed emozionare. Lui che era stato tutte le sue prime volte, e che occupava un posto troppo importante nel cuore. Più Alyssa cercava di capire cosa Leon avesse dovuto passare, più le sue risposte si facevano sempre più vaghe e confuse. Era stato costretto? Doveva per forza essere così.
La sfida più difficile fu quella di essere costretta a controllare le sue emozioni. La tristezza era deleteria se rischiava di far saltare l'elettricità a mezzo isolato, o di bruciare ogni elettrodomestico sfiorato dalle sue dita. Ciò che provava si tramutava in energia, scorreva nelle sue vene e fluttuava fuori dalle sue mani, illuminando e distruggendo ogni cosa.
Bello quanto letale.
Affascinante quanto incontrollabile.
Alyssa passò tre giorni nell'autocommiserazione, mangiando quintali di gelato insieme a Camille, la sua pazza amica di una vita.
«Io non voglio essere cinica, Yssa, ma a me Leon non è mai piaciuto.» disse risoluta, aggiustandosi i lunghi capelli corvini in una coda alta. Poi, con il comando vocale della casa chiese di cambiare canale, sperando di trovare qualcosa di meglio che i soliti drammi amorosi.
Camille era l'unica era rimasta fin dal giorno zero accanto ad Alyssa. Non l'aveva mai lasciata sola. E non l'avrebbe fatto di certo in quel momento.
Si erano conosciute alla scuola materna, messe per caso vicine in un piccolo banchetto rossiccio, ed erano rimaste per scelta attaccate tutta la vita. Camille era un po' più cinica di lei, forse un po' più ribelle e sconsiderata. Ma le diceva sempre la verità, qualunque essa fosse.
«Cami, si è unito a quei barbari senza una spiegazione, senza neanche dirmelo! Diamine, gli stessi che ci braccano da anni. Avrei preferito che mi avesse messo le corna. Avrebbe fatto meno male.»
Camille la guardò di sottecchi, sospirò sonoramente e posò i suoi cristallini occhi azzurri sulla figura affranta dell'amica. Posò una mano sulla gamba di Alyssa, con uno sguardo un po' più dolce del solito.
«Yssa, non meriti di stare così male per una persona che se ne frega. Sai cosa? Ti serve una distrazione, un nuovo inizio.» affermò convinta e risoluta, poi balzò in piedi e strappò il gelato dalle mani dell'amica. Alyssa la guardò torva e accigliata, con ancora il cucchiaio tra i denti.
«Sì, ma fammi almeno ricominciare con il gelato! Sei ingiusta!» disse Alyssa tra le risate, mentre la seguiva a ruota verso la cucina per rincorrere la sua ciotola di cioccolata gelida.
Grazie a lei, Alyssa ritrovava ogni volta il buonumore. E la paura di non saper gestire i suoi poteri svaniva come un ricordo lontano. Camille era la sua metà speculare, sempre pronta a commentare con una battutina sarcastica, e con il solo intento di risollevare il morale delle persone. Le doveva molto più di una vita.
«Domani ti aiuto a trovare un lavoretto, qualcosa per tenere occupata la mente.» disse Camille cautamente, guardando il viso scavato della sua amica magica. Avere qualcosa a cui pensare l'avrebbe fatta stare meglio, e l'avrebbe distratta dalla fonte principale dei suoi dolori. Camille sapeva che per i Magician non era facile trovare un impiego lì in città, ma fu abbastanza ottimista. Avrebbero trovato una soluzione.
Alyssa la guardò severa, incrociò le braccia al petto e si arrese all'idea di non poter vivere di gelato.
«Lo sai che, per quelli come me, trovare lavoro non è semplice. Quasi tutti i posti che ho visto e cercato hanno sul cartellone d'entrata ''Non offriamo lavoro ai Magician''. Buona fortuna a inventarti qualcosa.» rispose Alyssa corrucciata.
Camille sbuffò, e anche lei incrociò le braccia sul petto.
«Dovresti provare col teatro. La parte della melodrammatica ti riesce benissimo.» commentò Camille, con un sopracciglio alzato, e sperò di farle fare una risata. E dopo un silenzioso scambio di sguardi, Alyssa scoppiò davvero a ridere, facendo ripartire il film che avevano fermato.
«Sempre gentilissima.»
«Ovviamente, altrimenti perché mi adori?» disse ridendo, poi si posizionò comoda sul divano.
La loro amicizia era così, libera e spensierata. E le faceva dimenticare tutte le preoccupazioni. Alyssa rideva di rado, ma con Camille non fingeva mai. Avevano tanto in comune, ma erano anche molto diverse. Alyssa era quella più introversa, sempre un po' sulle sue, più guardinga. Camille invece era un raggio di sole. Trasudava positività, seppure ogni tanto la tristezza incombesse anche su di lei, e per tanti motivi. Ma insieme erano l'una la roccia dell'altra.
Camille e Alyssa contro il mondo. La sua umana preferita.
«D'accordo. Domani allora usciamo con lo skate, e vediamo cosa riusciamo a combinare.» disse Alyssa, provando a essere positiva come la sua amica.
Passarono così il resto della serata, finendo per addormentarsi esauste sul divano in camoscio rosso di Alyssa, mentre guardavano l'ennesimo episodio di quella serie che faceva impazzire entrambe.
Tysha, la zia di Alyssa, era fuori per lavoro e quindi non sarebbe tornata prima dell'inizio della prossima settimana. Questo permise ad Alyssa di avere una casa unicamente per sé, e l'idea non le dispiacque.
Quando le prime luci del mattino filtrarono dalla grande finestra del salone, Alyssa avvertì delle fitte alla schiena e al collo, dovute alla posizione scomoda in cui si era raggomitolata. Stiracchiò svogliatamente le mani per rimettersi in piedi, usò una piccola parte della sua magia elettrica per far muovere la tenda davanti al vetro e aprì il piano la finestra per far arieggiare l'ambiente.
Il suo morbido e peloso gatto bianco-arancione le strusciò tra i piedi, e miagolò affamato mentre allungava le zampe contro la sua gamba e conficcava le unghie nella pelle di Alyssa.
«Jordan! Infame di un gatto. Dammi un secondo!» disse, lamentando il dolore alla gamba. Il micio se ne andò rizzando la coda, e aspettò paziente sulla credenza della cucina con gli occhi verdi e felini puntati sulla sua padrona.
Un mugolio infastidito provenne dal divano, e Alyssa ridacchiò divertita nel vedere Camille che si appoggiava un cuscino sulla faccia, biascicando qualche cosa di incomprensibile e girando il corpo dalla parte opposta alla luce.
«Yssa! Ma potresti svegliare una persona con più delicatezza? Questo è il ringraziamento per aver passato tre giorni a subirmi le tue lamentele amorosi?» lamentò Camille, scalciando e borbottando con la voce ancora impastata di sonno.
Alyssa tentò di nascondere la risata, e si parò di fronte all'amica con le mani posate sopra i fianchi e i capelli castani scompigliati.
«Ma come, non eri tu quella che voleva partire di mattina alla conquista del lavoro dei sogni? O eri ubriaca di gelato?» rispose ironica, poi trascinò Camille per un braccio e la costrinse a rimettersi in piedi.
«Ho detto in mattinata... non avevo mica specificato quando, porca miseria. Sempre la solita mattiniera scorbutica.»
«E tu la solita dormigliona antipatica. Vedi, siamo un duo infallibile.» disse Alyssa ridacchiando, sentendosi finalmente un po' meglio dopo i tre giorni di autocommiserazione. Era stanca di mostrarsi debole e affranta. Leon se n'era andato, e aggrapparsi ai ricordi non l'avrebbe portato a nulla, se non ad altro inutile dolore.
Alyssa corse pimpante verso la porta bianca del bagno, la aprì veloce e si fiondò di corsa sotto la doccia. Oltre alla schiuma, cercò di far scivolare via anche la tristezza. E fu pronta a riscrivere la storia di una nuova Alyssa Mooley.
Uscì dal bagno poco dopo, tamponò i capelli con l'asciugamano e andò in camera per recuperare il phon. Trovò Camille ancora comodamente seduta sullo sgabello della cucina, intenta a bere il suo bicchiere di latte, a mangiare i biscotti senza glutine e ad accarezzare distrattamente il gatto al suo fianco.
«Non avevo dubbi che ti avrei trovata ancora in contemplazione sulla tua tazza di latte. Phai brath.» Quel termine significava dormigliona lamentosa nella lingua dei Magician.
Ebbero un altro scambio di borbotti e lamentele, poi furono pronte per uscire con lo skate sotto ai piedi. Per Alyssa fu impossibile non guardarsi intorno e pensare ai momenti trascorsi con Leon. C'erano pezzi di loro due ovunque guardasse, ma pian piano il dolore si trasformò in forza, energia nuova. Sarebbe guarita e sarebbe andata avanti. Come facevano tutti.
Le due amiche arrivarono sfrecciando al centro pulsante di Fengaris, dove ogni cosa era vita e modernità pura. I negozi e i bar accesero le loro luci scintillanti con i neon eco-sostenibili, e sfoggiarono insegne una più sgargiante dell'altra. Si passava da quelli dedicati al cibo a quelli che vendevano cosmetici e vestiti, disposti in precise zone della città. Ogni quartiere aveva la sua funzione, il proprio tema di colori e di utilità. All'apparenza la città era perfettamente organizzata, ma negli interni era drammaticamente divisa.
Era facile concentrarsi su ciò che appariva bello, ma purtroppo c'era anche il lato più drammatico. Lo vedevi nei cartelloni di alcune bancarelle, che citavano ''Specificare la propria origine magica o umana prima di entrare.''
Alyssa faceva una smorfia scocciata ogni volta che li vedeva. E quando si sentiva più dispettosa del solito ed era sicura che nessuno la guardasse, si divertiva a farli cadere sul pavimento, per poi ridere poi soddisfatta. Ma quella mattina la città fu più trafficata del solito, e più di una volta incrociarono dei Fighters nervosi. Era alquanto inusuale, così Alyssa cercò di essere più cauta.
«Sentiamo, genietto. Dove potrebbe trovare un impiego una povera Magician come me?» borbottò all'amica al suo fianco, mentre sfilavano tra le file di persone.
Camille si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse andare bene. L'anno precedente, Camille aveva tentato di farla lavorare con lei in palestra per allenare i bambini nell'autodifesa, ma era stato un totale fallimento. Alyssa era sempre fin troppo nervosa, e le bastava una minima pressione per scatenare i suoi poteri. Dei diavoletti arrabbiati e dispettosi non facevano al caso suo. Ci voleva qualcosa di più tranquillo, non troppo stressante e che desse poco nell'occhio.
Gli sguardi di entrambe finirono sull'insegna di un locale. Non l'avevano mai visto prima d'ora. Doveva essere una novità. Era posizionato nella cosiddetta ''zona blu'', il quartiere pitturato e decorato con sfumature di quel colore, con file di bar e locali dediti alla ristorazione. Sopra la vetrata vi era incisa un'insegna luminescente azzurra e acquamarina: ''The Moon''.
Poteva essere l'occasione perfetta. Un nuovo locale per un nuovo inizio.
Sia Alyssa che Camille si guardarono complici e annuirono allo stesso tempo. Non aggiunsero altro. Sfrecciarono in fretta verso l'entrata, sperando che non ci fosse stata nessuna restrizione per Alyssa. E per loro fortuna fu così.
L'interno era nuovo, ordinato e profumato. I tavoli erano di un blu cristallino, mentre le poltrone comode e invitanti erano di una gradazione più scura tendente all'oltremare. Al centro era posizionato un grande bancone del medesimo colore, accompagnato da alti sgabelli e piccoli intagli luminescenti che ricordavano una notte stellata.
«Caspita, è davvero una figata!» disse entusiasta Camille, poi si avvicinò al centro del locale alla ricerca del proprietario.
Dopo qualche istante di silenzio, dalla porta sul retro uscì una donna adulta, molto alta e slanciata. La sua pelle era di una carnagione molto pallida, i capelli lisci raccolti in una coda distratta, e aveva un paio di occhi azzurri che spiccavano rispetto alla sua carnagione chiara. Guardò curiosa verso le due ragazze e appoggiò entrambi i palmi delle mani sui fianchi.
«Ma vedi un po'. Neanche qualche ora di apertura che già mi ritrovo due clienti. Come posso aiutarvi?» domandò cauta.
Alyssa distolse lo sguardo un po' imbarazzata. Non era il tipo di persona spavalda e intraprendente, lasciava sempre l'onore alla sua amica, ma quel giorno trovò comunque il coraggio di prendere parola. Non stava di certo facendo una rapina, pensò. Tentò di mostrarsi il più gentile e sicura possibile.
«In realtà ero alla ricerca di un nuovo impiego. Non vedo nessuno dietro al bancone, e ciò mi fa presumere che abbia bisogno di personale. Questo posto è fantastico, sono sicura che si ritroverà pieno di gente in men che non si dica.» disse abbastanza sicura di sé, sostenendo lo sguardo della donna. La proprietaria inclinò il capo, interessata. Appoggiò una mano sul bancone e squadrò Alyssa.
«Almeno sei diretta. Questo mi piace.» poi continuò dopo un attimo di riflessione. «Senti, a me non interessa se sei una Magician o no, e non lo voglio neanche sapere. Ho due semplici regole: sii puntuale e non crearmi casini. E allora potremo andare d'accordo. Fai una settimana di prova e vediamo di cosa sei capace. Vi serve altro?»
Alyssa fu un po' sconvolta dalla semplicità con cui la donna accettò la proposta. Non si aspettava un assenso in così poco tempo. O forse era lei che giudicava sempre tutto con troppa difficoltà, e magari era davvero capitata nel posto giusto al momento giusto.
Alyssa la guardò contenta, cercò di contenere il suo entusiasmo e sorrise compiaciuta.
«Sarò puntuale e non farò casini. Promesso. Torno domani a che ora?»
La donna colse il guizzo di entusiasmo nei suoi occhi.
«Vieni per le nove. Mi aiuti a sistemare prima dell'apertura. E comunque non mi hai detto il tuo nome, carina.» disse divertita.
''Diamine, era vero. Sono un disastro in queste cose'' pensò Alyssa.
«Hai ragione, sono Alyssa Mooley.» rispose sorridente, allungando la mano verso di lei e attenta a non farle prendere nessuna scossa.
«Roshelle Fileen, piacere di conoscerti.» disse, ricambiando con sicurezza la stretta.
Si salutarono veloce. Fuori da quelle mura Camille saltò sulle spalle di Alyssa, facendola quasi inciampare.
«Brava la mia Yssa! Adesso vaglielo a dire a quello sfigato. Fagli vedere quanto vali senza di lui. Brilli di luce propria.» affermò contenta, abbracciando l'amica.
Dopo giorni di interminabile tristezza, Alyssa vide un filo di luce.
Era proprio vero ciò che si diceva. Ogni fine aveva un nuovo inizio.
Il passato era eterno, indissolubile, e faceva parte di ciò che era diventata. La caratterizzava, e liberarsene non sarebbe stato facile.
Le due tornarono veloci a casa. Quel giorno, in città c'era stato troppo movimento, erano sembrati tutti impazziti e nervosi, e Alyssa aveva avvertito tutte le loro energie negative. Almeno per un paio d'ore, avrebbe voluto rilassarsi e provare sensazioni positive.
«Finalmente potrò venire a scroccare la colazione ogni volta che finirò gli allenamenti! Questa sì che è musica per le mie orecchie!» affermò contenta Camille. Poi, raggiunse il tavolo della cucina, afferrò Jordan al volo e lo riempì di carezze.
«Non ne avevo alcun dubbio, phai brath.» rispose Alyssa, con una smorfia.
«Tu e i tuoi termini magici del cavolo. Sei davvero insopportabile, majiin.» controbatté Camille. Era una delle poche parole magiche che conosceva. Significava Magician.
La lingua era stata creata dai primi esseri magici del decennio precedente, per poter comunicare segretamente tra di loro. Potevano conoscerla solo i possessori di magia. Insegnarlo agli umani era vietato. Ma Alyssa si fidava di Camille più di chiunque altro, e una volta era stato così anche con Leon.
Le due amiche festeggiarono e chiacchierarono fino a tarda sera, ordinando un'ottima pizza per cena e finendo di guardare il finale della serie che aspettavano da un anno. Alyssa decise che per quella sera sarebbe andata a letto presto, e per Camille arrivò il momento di tornare a casa, altrimenti sua madre avrebbe dato di matto. Non era più la stessa da quando suo padre era scomparso cinque anni prima.
«Buonanotte, Yssa. E stai tranquilla, domani andrà alla grande.»
«Grazie Cami, per tutto.»
L'alba del giorno dopo arrivò in fretta, e la trepidazione di Alyssa fu alle stelle. La donna balzò dal letto e osservò il gatto al suo fianco. Era ancora disteso sull'altra metà del materasso e miagolava per farsi accarezzare. Alyssa si fiondò sotto la doccia e canticchiò per scacciare l'ansia. Una volta finito, raggiunse l'armadio e scelse un comodo maglione azzurro, leggermente attillato, e un semplice jeans nero. Dovette frenare più volte il tremolio nelle mani. Sospirò forte.
''È un banalissimo lavoro, Alyssa. Calmati.'' ripeté a se stessa. E prima di uscire dalla porta di casa, si assicurò di aver dato da mangiare al suo Jordan.
Alyssa arrivò all'entrata del locale con una decina di minuti di anticipo. Trovò Roshelle già dietro alla cassa.
«Bentornata, Alyssa. Ho rassettato già io. Vieni, ti mostro cosa devi fare.»
Roshelle le fece vedere la vetrina della colazione e del pranzo, la piastra per i panini e la macchinetta automatica del caffè con tutte le funzionalità incorporate. Ma Alyssa era sempre stata una persona che apprendeva in fretta, quindi non le sembrò molto difficile.
La prima parte della mattinata passò senza troppi problemi. Molte persone entrarono e uscirono dal locale, e qualcuno di loro lasciò anche una piccola mancia. I ragazzi più sfacciati le scrissero i numero di telefono, e puntualmente Alyssa faceva finire quei biglietti nel cestino dei rifiuti.
Nelle prime ore del pomeriggio, un brivido percosse tutta la schiena di Alyssa. La ragazza avvertì alle sua spalle una pressante aura magica, e degli occhi la scrutarono con insistenza. Quasi con curiosità.
I Magician potevano riconoscersi tra di loro. E lei fu certa di averne uno alle spalle.
Alyssa sussultò e rischiò quasi di far cadere la tazzina del caffè. E quando si girò per capire l'origine di quel brivido, trovò due occhi verdi brillanti che la fissarono con una certa insistenza e ilarità. Era un ragazzo che non aveva mai visto prima, ma la fulminò all'istante. Una piccola scossa d'energia le attraversò tutto il braccio.
Le sembrò un ragazzo strano, ma affascinante: aveva una carnagione po' pallida, i tratti scavati, e i capelli d'un biondo platino che tendevano al bianco. Una bellezza quasi ultraterrena.
Era un Magician. Gli occhi non mentivano. Ma era anche un vero sconsiderato, pensò Alyssa. Mostrava la sua essenza così. Senza maschere o lenti a contatto. Senza paura. E per loro, fu una lunga gara di sguardi.
«So di essere molto affascinante, ma ti prego non guardarmi con così tanta intensità. Mi imbarazzi.» disse languido, scandendo ogni parola con un tono melodioso.
Alyssa lo guardò di traverso, schioccò la lingua sotto al palato e gli nascose la sua aura magica. Una con i suoi poteri poteva farlo. Non le andava che lui potesse capire cosa fosse, pur appartenendo alla stessa razza.
«Sei tu che stai davanti al mio bancone per fissarmi il culo.» lamentò nervosa.
L'amico al suo fianco rise sarcastico. Dava le spalle ad Alyssa, e aveva le braccia comodamente appoggiate sul bancone. I ricci corvini e spettinati gli finivano sul volto. Un Magician anche lui, pensò Alyssa. Ma più riservato.
Il ragazzo che le aveva rivolto la parola continuò a tenere lo sguardo fisso su di lei, e con un'espressione incuriosita si passò la lingua sulle labbra.
«Non sono così perverso. Aspettavo solo che preparassi il mio caffè.» rispose l'uomo, cauto e tranquillo.
«Se non parli, purtroppo non ho il potere di leggere la mente.» borbottò Alyssa, pentendosi l'attimo dopo.
Lui ghignò e puntò l'indice verso la macchinetta.
«Un caffè macchiato, per favore. Sarei davvero curioso di conoscere i tuoi poteri.» disse mellifluo, scambiandosi uno sguardo d'intesa con l'amico al suo fianco, che invece restò in silenzio.
«Arriva subito. Anche per i deficienti e saccenti come te.»
Alyssa gli voltò nervosamente le spalle, prese un profondo respiro e controllò l'impulso di energia che rischiava di mostrare con le dita.
''È solo il cretino di turno, Alyssa. Lascialo perdere.'' pensò.
La ragazza preparò in fretta quanto richiesto, e per tutto il tempo sentì i suoi occhi verdi bruciarle la pelle. Quando il caffè fu pronto, Alyssa si voltò di nuovo e gli mostrò un'espressione severa e poco controllata.
«Ecco a te. Tu non vuoi niente?» domandò Alyssa all'amico.
«Niente di materiale.» disse schivo e antipatico. Almeno era più educato dell'altro, pensò lei.
L'uomo insolente sorseggiò il suo caffè, senza far trapelare nessuna languida intenzione. Poi tornò a posare lo sguardo su di lei.
«Questo caffè è magico, oserei dire.» disse con un ghigno.
«Sparisci.» ringhiò Alyssa, stupendosi del tono di voce usato.
Lui sollevò le mani in segno di arresa. Poi, si alzò lento dallo sgabello e assottigliò lo sguardo verso di lei.
«Stavo solo facendo un apprezzamento. Al caffè, ovviamente. Non ti vantare.»
Le voltò velocemente le spalle, e Alyssa si sentì più nervosa del solito. Quando lui non la vide, Alyssa fece brillare i suoi occhi e lo guardò incollerita. Il ragazzo pagò quanto consumato, raggiunse la soglia della porta e la salutò con un: «Shai te candra.»
Se Alyssa non fosse stata cresciuta con quel detto, non avrebbe completato la frase del ragazzo. Ma fu più forte di lei.
«Lumen de tis.»
Era il loro motto. Lo usavano per riconoscersi, per dichiarare di fidarsi l'uno dell'altro, e per dimostrare che le loro intenzioni non erano maligne.
"Guarda la luna. Splende sempre per te."
Era quella la traduzione.
Alyssa ne uscì così spossata dall'incontro da non rendersi conto dell'arrivo di Camille. L'amica aveva uno sguardo preoccupato e un colorito pallido che contrastava con la sua pelle olivastra.
«Yssa, ma mi hai sentito?» disse, alzando il timbro di voce.
Alyssa strabuzzò gli occhi. Tornò a fissare Camille, ma ignorò la sua domanda.
«Ma li hai visti anche tu?» domandò Camille, ancora sconvolta. Poi assottigliò lo sguardo, sorridendo languida.
«Ovviamente. Mica hai le allucinazioni. Erano due tipi molto sexy. Molto magici. Uno più dell'altro.» ammise ancora Camille, ridacchiando.
«Camille Archal! Sei assurda!» esclamó Alyssa, ma cedette e rise anche lei.
«Che c'è? Lo sai che ho un debole per i ricci. Ma non sono venuta qui per dirti questo, stupida.» aggiunse l'amica, tornando seria. Si avvicinò di più ad Alyssa, poi si assicurò che nessuno potesse sentirla.
«Per le strade c'è il delirio. È stato ritrovato il corpo di un Magician senza vita. E ieri, quello di un umano. Avevano strani simboli marchiati addosso. Le fazioni stanno per collidere, Yssa. Si stanno puntando il dito a vicenda.»
E in quell'istante, non ci fu più nulla di frivolo e divertente.
Alyssa lo comprese. Era l'inizio di una trappola mortale.
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