THE MAGIC OF CHRISTMAS
The Magic of Christmas
-One shot-
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Kalvin non credeva in tutti quei sorrisi primi di gentilezza e bontà, gli sembravano falsi, perché mettersi a sorridere, e fare opere buone, solo perché si avvicina il fatidico 25 dicembre?
Era davvero un giorno tanto importante?
Di certo non lo era per una persona atea ed insensibile come Kalvin.
Però, purtroppo per lui, i regali erano d'obbligo e nonostante non avesse molti amici, i parenti ci sarebbero rimasti troppo male se non avessero ricevuto un dono da parte sua.
Che cosa stupida e futile.
Kalvin non era molto sociale, anzi, amava stare da solo e odiava stare nei posti affollati, gli piaceva la calma e il silenzio, senza che ci fosse qualcuno a disturbarlo ed importunarlo.
Ma la sua famiglia era una di quella soffocanti ed apprensive, quindi era difficile avere la casa tutta per se, nonostante avesse fatto di tutto per isolarsi, almeno un po'.
In fondo aveva 23 anni, viveva da solo in un appartamento in periferia e in università evitava ogni essere umano che gli si avvicinasse.
Kalvin era esattamente una di quelle persone grige che non hanno un posto proprio, con una routine monotona e noiosa, che vivevano la loro vita con lentezza, succubi degli eventi e passivi davanti ad essi.
E proprio per questo, in quel momento Kalvin si trovava davanti all'università, per seguire l'ennesima lezione, ma come se non bastasse, nel pomeriggio avrebbe pure dovuto comprare il regalo alla madre.
Sapeva già cosa prenderle, ma anche andare in centro, tra la folla, per cercare degli stupidi fiori, gli costava un enorme sforzo.
Stava entrando lentamente nella struttura, alla ricerca dell'aula numero 87.
Anche l'edificio era stato addobbato a tema Natalizio, con festoni, stelle di Natale, decorazioni; aveva pure fatto un albero e un presepe all'ingresso!
Quanta fatica e quanto impegno per un solo giorno senza pensieri e per qualche regalo.
Kalvin il Natale non lo sopportava proprio.
"Oh no che casino!"
Il ragazzo stava ancora cercando la propria aula, ma nel percorso aveva scontrato un altra persona, senza accorgersene.
Kalvin non se ne sarebbe preoccupato, in circostanze normali, era stato l'altro a venirgli addosso, ma quest'ultimo era caduto a terra ed aveva rovesciato il vaso che aveva in mano, contenente una bellissima stella di Natale rossa come il sangue.
Il fiore era integro e anche il vaso, ma la terra era stata rovesciata ed il buon senso disse al povero Kalvin di aiutare quello sventurato ragazzo, in fondo era in anticipo, non avrebbe ricevuto richiami.
Così il venticinquenne si allontanò, in cerca di uno sgabuzzino.
"Hey! Ma che maleducato!" sbottò il ragazzo che si era affrettato a rimettere in piedi la pianta.
Kalvin lo ignorò cercando la porta che faceva al caso suo, quando la trovò, aprendola trovò subito una piccola scopa con la paletta.
Quando tornò dal ragazzo quello era ancora intento a raccogliere la terra, ormai aveva le mani sporche e stava sbuffando di continuo, esasperato.
"Faccio io" disse Kalvin scostando l'altro ragazzo e finendo il lavoro al posto suo.
Quello strano tipo dai capelli dal color smeraldo, decisamente poco probabili, rimase immobile davanti alla scena.
"Grazie... E scusa..." disse dispiaciuto il ragazzo che poco prima lo aveva insultato.
"Vatti a lavare le mani se non vuoi sporcare tutto, c'è un bagno alla fine del corridoio" disse brevemente l'altro, usando un tono che non accettava proteste
"Ma devo portare i fiori al presepe, se non lo faccio poi si lamentano!" rispose lo sconosciuto.
Evidentemente non era uno studente dell'università e si trovava lì solo perché qualche dirigente gli aveva chiesto di addobbare l'edificio.
"Ci penso io" rispose per l'ennesima volta Kalvin, quasi esasperato.
Non era mai stato molto gentile, ma quel casino era anche colpa sua, quindi doveva prendersi le sue responsabilità.
"G-Grazie" disse in fine il ragazzo alzandosi e andando nel posto indicato.
Kalvin guardò il ragazzo fino a che quest'ultimo non entrò nella porta dei bagno, poi prese il vaso e riprese a camminare per i corridoi.
Quel tipo biondo e molto scorbutico che lo aveva scontrato poco fa, gli era sembrato molto scortese e antipatico, ma poi si era rivelato gentile, anche se un po' freddo.
Il ragazzo si lavò velocemente le mani, per tornare a prendere il vaso, ma quando tornò nel posto in cui si erano scontrati, non trovò più niente, se non la paletta, non sapevo dove riportarla, quindi la lasciò nel primo ripostiglio che trovò, insieme a delle altre scope.
Aveva finito il suo lavoro, ora poteva tranquillamente tornare al negozio.
Ma prima di uscire, all'ingresso, di fianco al presepe, notò una bella stella di Natale, rossa come il sangue, rossa come il Natale e rossa come l'amore, che qualcuno aveva riposto lì per lui.
Kalvin era appena uscito dal ristorante in cui aveva pranzato e subito si era immesso in una di quelle grandi vie piene di gente.
Prima iniziava la ricerca del regalo e prima avrebbe avuto fine quella tortura. Non sapeva in quale negozio entrare, voleva solo una ghirlanda, niente di troppo esaltante, ma in ogni negozio ne avevano di mille tipi, inutile dire che alla fine della giornata gli sarebbe venuto un brutto mal di testa.
Poi erano tutte ghirlande finte, di quelle sintetiche che col tempo perdono il colore e i pezzi, sarebbe stato bello avere una vera ghirlanda, anche se sarebbe appassita, nel giorno di Natale sarebbe stata un perfetto regalo.
Kalvin entrò nell'ennesimo negozio, ormai era sera, non poteva restare per molto, e se non avesse trovato niente neanche in quel negozio allora avrebbe optato era un'altro regalo, magari dei dolci.
Appena entrato subito il biondo fu avvolto da un dolce profumo di fiori.
"Buona sera, come posso aiutarla?" aveva sentito dire da una persona che poco dopo sbucò da dietro una tenda che portava a una specie di laboratorio.
Kalvin si sarebbe aspettato di trovarsi chiunque davanti, ma non quel particolare ragazzo dai capelli color smeraldo che aveva visto per la prima volta in vita sua solo quella mattina.
"Ehm, buona sera..." disse Kalvin avvicinandosi al bancone.
Stranamente si sentiva a disagio, nonostante non ne avesse alcun motivo, anzi, lo aveva anche aiutato e non era successo niente di particolare; allora perché ora si sentiva quella leggera agitazione nel cuore?
"Ciao, grazie per oggi, mi hai davvero fatto un favore!" disse il ragazzo dall'altra parte del bancone.
Kalvin prese un bel respiro, cercando di placare qui tumulti che lo stavano scuotendo.
Forse dall'esterno non sembrava, ma anche l'altro ragazzo non era in situazioni migliori, non si aspettava più nessuno a quell'ora, tanto meno quel soggetto, e quasi subito la testa gli era iniziata a girare e lo stomaco si era capovolto ed ora sentiva uno strano calore inverosimile, erano a dicembre!
"Sì, devo fare un regalo, ci sono delle ghirlande?" chiese Kalvin guardandosi in giro e facendo di tutto per non guardare le iridi versi di quel ragazzo tanto enigmatico quanto particolare.
Il negozio era ricoperto di piante e anche sulle pareti erano dipinti fiori e piante, ma in quel momento molto vasi erano vuoti, probabilmente il biondo non era stato l'unico a pensare ad un regalo floreale per Natale.
"Non ne ho più, purtroppo sei arrivato tardi" disse dispiaciuto il ragazzo.
Kalvin sospirò, avrebbe optato per dei dolci, anche se l'idea non gli piaceva affatto.
"Va bene, scusa il disturbo" disse il biondo girandosi per uscire, anche se a malincuore; forse non gli sarebbe dispiaciuto restare ancora un po' in quel negozio tanto particolare e con quel ragazzo altrettanto strano.
Ma quello non era un pensiero solo di Kalvin, ma anche il ragazzo con i capelli color smeraldo avrebbe preferito che l'altro rimanesse ancora un po', quindi agì senza pensarci due volte.
"Aspetta! Ti serve per domani?" chiese poco prima che Kalvin aprisse la porta del negozio per andarsene.
Nel sentire quelle parole il biondo tornò sui suoi passi e quando si ritrovò per la seconda volta davanti al bancone annuì in risposta alla domanda che gli era stata posta.
"Beh allora te la posso fare e tu puoi passare a prenderla domani mattina!" disse il ragazzo iniziando a giocare nervosamente con le dita.
"Non vorrei che finissi nei guai per colpa mia..." disse incerto Kalvin.
Il ragazzo dai capelli verdi scosse la testa e gli rispose con un bellissimo sorriso.
"Non ti preoccupare, l'attività è mia, faccio come voglio... Però in effetti sarebbe scomodo qua in negozio, dato che la ghirlanda posso farla solo a casa..." disse tra se e se il ragazzo, ragionando su una soluzione ragionevole.
"Se è un problema posso venirla a prendere dove vuoi"
Forse all'esterno Kalvin sarebbe potuto sembrare un ragazzo composto, freddo ed insensibile, e per la maggior parte delle volte era proprio così, ma non quella volta.
Il biondo si sentiva come sempre, il suo tono era fermo, ma c'era una piacevole sensazione di calore che lo riscaldava e qualcosa gli suggeriva che avrebbe continuato a sentire quel calore fino a che sarebbe restato in quel negozio.
"Allora va bene, è perfetto, aspetta un'attimo" disse il ragazzo aprendo un cassetto per estrarre un bigliettino su cui velocemente scrisse un indirizzo ed un numero di telefono.
"Facciamo qua alle 11:30?" chiese il ragazzo porgendo il bigliettino all'altro.
Kalvin scrutò il piccolo pezzo di carta con attenzione e dopo pochi secondi lo prese e lo ripose in tasca. C'era qualcosa che lo insospettiva: perché quel ragazzo gli aveva dato anche il suo numero di telefono quando si erano già dati appuntamento in un luogo preciso e con un orario stabilito.
"Ok, comunque scusami per il disturbo" disse il biondo.
Non si era mai scusato tanto in vita sua, ma la verità è che voleva continuare a parlare con quello sconosciuto di cui, a dire il vero non conosceva neanche il nome.
"Non ti preoccupare, non c'è mai nessuno a casa mia, non disturbi" disse il ragazzo dietro al bancone che non aveva abbandonato il sorriso neanche per un instante.
Il biondo alzò un sopracciglio, quello sembrava un ragazzo socievole, uno di quelli che ama la propria famiglia ed abiterebbe con essa fino alla fine dei suoi giorni, l'opposto di Kalvin.
"Quanti anni hai?" chiese istintivamente, senza accorgersi di aver fatto una domanda, forse, un po' personale.
L'altro ragazzo rimase sorpreso dalla domanda, ma di certo non ne fu intimorito e non si tirò in dietro.
"Ho 27 anni, perché?"
Kalvin si era sorpreso della risposta, tanto che gli ci volle qualche secondo in più per metabolizzare la cosa.
Appena lo aveva visto, aveva notato quanto quel ragazzo sembrasse giovane, li sembrava più giovane, gli dava massimo la sua età, aveva pensato che più o meno la sua età si aggirasse intorno ai 21 anni, non introno ai 27.
Eppure quel ragazzo non li dimostrava affatto, forse perché era più magro e aveva una corporatura sottile, forse perché era più basso di Kalvin, anche se di pochissimi centimetri.
Ma mai il biondo si sarebbe aspettato una risposta del genere.
"Ah... Non sembra" disse semplicemente puntando gli occhi in quelle iridi verdi, di un colore così simile a quello dei suoi capelli.
"Me lo dicono in molti, tu invece quanti anni hai?" chiese in risposta l'altro.
"Ho 23 anni. Comunque ora si sta facendo tardi, è meglio che io me ne vada, ci si vede" disse Kalvin guardando l'orologio e constatando che avrebbe dovuto correre per prendere il pullman.
Il biondo stava per uscire, quando per una seconda volta fu interrotto da quel ragazzo dai capelli verdi.
"Aspetta!" disse il fiorista con un tono di foce, forse troppo alto, per poi spostarsi ed oltrepassare il bancone, per avvicinarsi a Kalvin.
Sembrava che il biondo fosse destinato a rimanere per sempre in quel negozio, insieme a quel buon odore di fiori e quel bel ragazzo dai capelli color smeraldo.
"Non so il tuo nome" disse il maggiore cercando di giustificare le sue parole e le sue azioni.
"Mi chiamo Kalvin, tu invece?" ribatté il biondo sperando di scoprire finalmente il nome del misterioso ragazzo.
"Seth, piacere di conoscerti" disse Seth sorridendo ed arrossendo leggermente.
Kalvin, per la prima volta, rispose a quel sorriso con un'altro, tutto suo, che fece stirare le sue labbra, senza mostrare i denti.
Il biondo non sorrideva spesso, anzi, non sorrideva e basta, ma quella volta gli fu naturale rispondere in quel modo, che fosse cambiato in solo un giorno?
No, impossibile.
E se fosse quel ragazzo a renderlo diverso?
A quei pensieri Kalvin sentì quella sensazione di calore al petto aumentare.
Il biondo stava finalmente per uscire dalla porta, quando un dubbio gli tornò alla mente.
"Seth, perché mi hai dato il tuo numero di telefono?"
A quella domanda il ragazzo coi capelli color smeraldo avvampò e la sua pelle raggiunse quasi tutte le gradazioni del colore rosso.
Kalvin di certo non si aspettava quella reazione, ma in quel momento la trovò estremamente tenera e fece apparire Seth, ai suoi occhi, più bello di quanto già non fosse.
"Beh, diciamo che... Sembrava ti servisse un pretesto... Mi era sembrato che lo volessi e poi... Non mi piaceva l'idea che tu te ne andassi senza..."
Dopo aver sentito quelle motivazioni Kalvin si sentì andare a fuoco, ma si impose di mantenere la calma, non poteva lasciare la sua maschera così, dopo tutto quel tempo che ci aveva messo per costruirla.
Come aveva fatto quel ragazzo a sciogliergli il cuore in quel modo?!
"A domani" disse il biondo sperando di non essere arrossito.
Kalvin uscì al negozio quasi correndo.
Quelle sensazioni non erano normali, quel calore non era assolutamente normale, cosa gli stava succedendo?!
Era bastato davvero solo un sorriso di Seth per ridurlo in quello stato? Come era possibile?
Il giorno prima Kalvin aveva perso il pullman ed aveva dovuto aspettare un'ora prima che passasse il successivo e per tutto quel tempo, per tutto il tempo, per tutto il giorno, per tutta la notte, aveva ricordato il sorriso di Seth, ed ogni volta che chiudeva gli occhi, se si concentrava, allora gli sembrava davvero di vederlo.
Non capiva neanche lui cosa ci fosse di così tanto magnetico in quel ragazzo, da attrarlo così tanto.
Però ora, alle 11:29 precise Kalvin era davanti a quella casa, indeciso se suonare o no il campanello.
Non che avesse paura di farlo, semplicemente non sapeva come avrebbe reagito nel rivedere quel ragazzo così particolare che lo aveva stregato.
Alla fine si decise e alle 11:34 suonò il campanello, in fondo doveva solo prendere una ghirlanda.
"Entra!" si sentì dire da dentro casa e così abbassò la maniglia, entrando e trovandosi nell'ingresso di quella che sembrava una foresta amazzonica in piena regola.
Lì c'erano ancora più piante che in negozio, erano quasi tutte piante e fiori che normalmente sarebbero morte in inverno, ma a quanto pare il padrone di casa aveva trovato un modo per fargli superare l'inverno.
Seth arrivò quasi subito salutando Kalvin con un sorriso ed invitandolo a seguirlo.
Arrivarono in una stanza che, se possibile, era ancora più piena di piante, ma questa volta la maggior parte erano delle piante sempreverdi o comunque in grado di resistere meglio all'inverno.
La ghirlanda era sul tavolo e Seth si chinò su di essa per sistemare gli ultimi dettagli e proprio in quel momento Kalvin notò dei piccoli particolari che prima non aveva potuto notare e che il giorno prima non c'erano.
Per esempio il giorno prima i capelli di Seth erano acconciati bene ed erano in ordine, invece quel giorno erano tirati indietro da un elastico che gli stringeva i capelli in una corta coda dalla quale uscivano delle piccole ciocche verdi; poi quello sguardo attento e preciso che dedicava al suo lavoro; ma anche quelle occhiaie che ieri non c'erano e neanche quei cerotti sulle dita di Seth.
"Sei persino restato sveglio per fare una ghirlanda?" chiese Kalvin incredulo quando a lavoro concluso il ragazzo fagli occhi color smeraldo gli aveva consegnato la sua opera con il sorriso sulle labbra.
"Mi ha fatto piacere, ma ora credo che tu debba andare, di sicuro avrai da fare, è il 25 dicembre, è Natale!" disse allegramente Seth, accompagnando Kalvin verso la porta.
Erano quasi arrivati, quando passando per il corridoio, il biondo si fermò per allacciarsi una scarpa e l'altro si era fermato al suo fianco ad aspettarlo.
Ad un certo punto Kalvin alzò lo sguardo e notò una piccola piantina verde con dei frutti piccoli e bianchi sopra le loro teste, appesa al soffitto.
"E quello?" chiese curioso il biondo.
Il ragazzo dai capelli color smeraldo alzò lo sguardo ed appena individuò la pianta sorrise ed arrossì lievemente.
"È vischio, è simbolo di fortuna, protezione e amore. C'è una leggenda anglosassone che narra di questa pianta. La leggenda dice che le bacche di questa pianta sono le lacrime di dolore di una dea per aver perso il figlio e che a sua volta questa pianta abbia ridato la vita a quest'ultimo. Dalla felicità la dea ringraziò chiunque passasse sotto quel vischio, con un bacio. E da quel momento si pensa che se due persone si baciano, quando sono sotto un vischio, porti fortuna ed amore" disse Seth senza mai staccare gli occhi dalla pianta.
Kalvin si era alzato ed non aveva mai smesso di guardare l'altro per un solo secondo, senza seguire abbastanza bene la storia, ma ascoltando pur sempre quelle parole melodiche.
"Quindi dovrei baciarti?" chiese Kalvin sorprendendo l'altro, che inevitabilmente arrossì come non mai.
"Beh, in teoria sì, ma è solo una leggenda, non credo certo in cose del genere"
Seth stava iniziando a cercare le scuse più improbabili e confuse che il biondo avesse mai sentito, così, stanco della situazione, decise di prendere in mano la situazione.
Kalvin portò velocemente una mano dietro la testa di Seth, tra i capelli, che risultarono decisamente più morbidi del previsto, ed in fine si avvicinò al volto dell'altro.
Inaspettatamente le loro labbra si incontrarono a metà strada e il ragazzo coi capelli verdi ricambiò completamente il bacio, e lo rese anche più intimo iniziando a muovere le proprie labbra sopra quelle di Kalvin, il quale spostò le mani e le portò a stringere la vita di quell'esile ragazzo che si era ritrovato tra le braccia.
Si staccarono per colpa della mancanza d'ossigeno, entrambi dispiaciuti che quel momento fosse finito proprio in quel modo.
"Certo che se baci così solo perché lo dice una leggenda, dovrei imparare a portarmi del vischio dietro le prossime volte" disse Kalvin continuando a proseguire nel corridoio al fianco di Seth il quale si era messo a ridere.
"Le prossime volte" si ripeté in mente il maggiore.
No, non era un sogno, anche se era ugualmente bello.
Quella era la realtà.
Ed anche quel bacio era realtà.
Erano arrivati alla porta ed ormai era arrivato il momento di salutarsi.
Kalvin non voleva davvero andarsene, avrebbe preferito passare più tempo in quella casa, chiedendo il significato di ogni pianta, pur di vedere gli occhi di Seth accendersi.
Ma purtroppo, come tutti gli anni, quel giorno lo avrebbe dovuto passare con la sua famiglia.
"Passa ogni tanto in negozio... Se ti va..." disse titubante il fioraio arrossendo.
"E tu vieni più spesso ad addobbare l'università" rispose Kalvin accarezzando il volto dell'altro e scostando qualche ciocca ribelle.
"Chiamami"
Quella di Seth non era una affermazione, ne una domanda, era un preghiera, non voleva che tutto finisse.
Era tutto successo velocemente, si conoscevano solo da un giorno e neanche sapevano i loro cognomi, eppure era tutto così bello, così perfetto che non importava a nessuno dei due.
"Lo farò" disse il biondo lasciando che un sorriso li increspasse le labbra.
Seth si fece coraggio e si avvicinò lentamente al corpo dell'altro, portando le braccia ad abbracciare il petto di Kalvin il quale entro poco ricambiò la stretta.
"Non ho pagato la ghirlanda, la prossima volta ti offro il pranzo" disse il biondo sospirando ed allontanandosi abbastanza per guardare in volto l'altro.
"Puoi sempre pagarmi in natura!" disse Seth facendogli l'occhiolino e lasciando che un leggero rossore gli colorasse il volto.
Kalvin fu colto alla sprovvista da quella affermazione, quel ragazzo era una continua sorpresa.
Il ragazzo dai capelli color smeraldo però aveva ancor a un'ultima sorpresa ed infatti alzò il braccio, e facendo così vedere all'altro che tra le dita stringeva un rametto di vischio che in quel momento si trovava sopra le loro teste.
"E quello quando lo hai preso?" chiese Kalvin ridendo e poggiando la fronte su quella di Seth.
"Ho i miei segreti" rispose l'altro sorridendo.
"Sarà, ma di questo non c'è bisogno" disse il biondo prendendo dalla mano dell'altro il rametto e poggiandolo su una mensola, per poi tuffarsi sulle labbra di Seth.
Questo bacio fu più lento, quasi più bisognoso.
Avrebbero dovuto dirsi tante cose, e mettere in chiaro alcuni punti, ma quello non era il momento ed erano abbastanza sicuri che quelle parole non sarebbero mai servite, non quando potevano baciarsi e dirsi tutto in quel modo.
Kalvin però dovette uscire da quella casa, ma ne uscì con il sorriso sulle labbra e con la promessa di vedersi il giorno dopo.
E forse in quel momento, nel suo piccolo, anche Kalvin iniziò ad apprezzare il Natale.
-scritto da Cookie-666
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