XI. He could kill us all
Liam ha messo a loro disposizione due grandi e accoglienti camere da letto, dotate di tutti i comfort possibili – compreso un bagno privato in ciascusa di esse.
Louis e Zayn non sono abituati a dormire insieme, o a dividere in modo equivoco lo spazio, ma hanno passato e passano così tanto tempo fianco a fianco da non riuscire ad accettare di buon grado la distanza, anche se essa si riduce a pochi metri tra una stanza e l'altra. Per questo, l'oretta circa precedente al momento di coricarsi, la trascorrono facendosi compagnia a vicenda, in qualsiasi luogo o situazione si trovino – e sempre che sia a loro permesso di dormire; parlano, si confrontano sulle vicende della giornata appena trascorsa, o condividono semplicemente l'aria, apprezzando la reciproca vicinanza. Poi, Louis o Zayn che sia, torna nella sua camera, sul suo letto, o nell'angolo a lui concesso, ed entrambi cadono in un sonno profondo, fino al mattino del giorno dopo in cui aprono gli occhi e, per prima cosa, si abbracciano, augurandosi un buongiorno, ringraziando si essere vivi e di aversi a vicenda, perché l'esistenza sarebbe insostenibile, altrimenti.
È ciò che continuano a fare anche da che sono arrivati a casa di Liam, sin dal primo giorno: si incrociano nel corridoio tra le loro stanze e si scambiano una sincera stretta, che basta come buon augurio.
La sola cosa che non si permetterebbero mai di fare – perché i loro istinti sono pericolosi e perché, coglierli di sorpresa, può risultare letale –, sarebbe quella di piombare dall'altro prima del tempo, spalancando la porta e accendendo le luci.
Ma è proprio quello che Louis deve fare.
Sbattere l'uscio contro il muro e innondare la stanza di luce artificiale, non basta però a svegliare Zayn – un corpo invisibile sotto una gigantesca montagna di vestiti e coperte e grugniti – dal suo sonno profondo, perciò si lancia istintivamente sul letto e colpisce con entrambe le mani il morbido piumone.
La reazione del compagno è tempestiva.
Zayn scatta sul materasso, i capelli sbarati in aria e gli occhi sbarrati, e lancia un grido al quale segue l'accendersi di una bollente palla di fuoco. Louis se l'aspettava e reagisce toccando i palmi delle proprie mani tra di loro e poi allontanandoli, facendo scaturire da essi un velo sottilissimo di acqua che impedisce al muro di fiamme di bruciarlo vivo. I due elementi si scontrano, si inglobano a vicenda e poi si distruggono, lasciandosi dietro solo un pennacchio di fumo e un ammasso di coperte e indumenti bruciati e fradici.
«Santo cielo, Louis! Adesso mi tocca andare a spiegare a Liam il perché mi serviranno—» Una comica espressione di infinito orrore gli colora il viso, mentre recupera dal mucchio uno straccio rosso ridotto talmente male che l'appellativo può essere solo un complimento. «Era la mia maglietta preferita, cretino! Che accidenti hai nel cervello per—»
«Fa caldo e ancora non capisco come tu possa dormire con così tanti strati» lo liquida Louis. «E se ci tieni così tanto, andrò personalmente a comprarti una sostituta di quella vecchia stoffa.»
«Vecchia stoffa un accidenti, idiota. Io non—»
«Zayn, è importante.»
Deve essere ciò che vede sul volto di Louis, qualcosa che pensa di aver affrontato solo un paio di volte in vita sua, a spazzare via i suoi futili problemi e a convincerlo a tacere.
Zayn si stropiccia gli occhi e sbuffa, cercando di allontanare da sé gli ultimi residui di sonno. Si sporge verso il comodino e afferra la sveglia, sbarrando gli occhi nel vedere l'orario riportato in numeri rossi e lampeggianti. «Sono le sei del mattino, Lou! Mi sono addormentato nemmeno tre ore fa... Che cazzo!»
«Sorvolerò sulla tua raffinatezza, perché non ho tempo da perdere» taglia corto il castano, stringendosi nelle spalle con sufficienza, come se tutto ciò fosse solo un inutile preliminare al succo della questione. Cosa che in effetti è. «Ti lascerò dormire più tardi. Adesso puoi farmi il piacere di ascoltare ciò che ho da dirti?»
«Ma non puoi dirmelo tra un paio di orette?» piagnucola Zayn, il quale non ricorda l'ultima volta in cui sia riuscito a riposare senza essere svegliato, attaccato o spaventato nel sonno – da esseri reali, o da incubi che fossero.
Louis scuote la testa. «No.» Scende dal materasso umido e mezzo bruciacchiato del suo amico e agita le mani, come nel tentativo di far sparire un fastidioso formicolio. «Si tratta di Harry. E di me. Ma soprattutto di Harry» comincia.
«Che cos'hai fatto?» il moro chiede, balzando in ginocchio sul proprio letto e rivolgendogli uno sguardo preoccupato.
«Perché dai per scontato che io abbia fatto qualcosa?»
«Perché tu, negli ultimi anni, hai sofferto di una profonda crisi di abbandono e sappiamo entrambi come hai deciso di contrastarla» ribatte Zayn, imitando la voce di Louis in un modo che normalmente farebbe infuriare il ragazzo. «Non dirmi che ti sei servito di Harry, ti prego.»
Non cova la sincera speranza che Louis gli dica di no perché si è creato un chissà quale profondo legame tra di lui e il protagonista della storia. No, sta pregando perché, solo poche ore prima, si è confrontato con il ragazzino e lo ha avvertito – lo ha supplicato – di stare alla larga dalla Leggenda suo braccio destro, almeno sotto quei termini. Zayn è stato bandito dalle questioni di cuore, di adolescenti innamorati e di litigi in nome della passione, da fin troppo tempo, ma sa che non andrebbero verso nessuna buona posizione se Louis dovesse aver seriamente creato un casino simile tra Harry e lui... Specie perché conosce l'effetto che riesce ad avere sulle persone e sa come queste si sentono subito dopo essere state rifiutate, o aver avuto un piccolo assaggio di qualcosa che non otterrano mai davvero.
Soprattutto, Harry è un bambino.
E il suo amico un coglione, evidentemente.
Louis lo fissa. «Non mi sono servito di lui. Era consenziente e non abbiamo fatto nulla e—Non è di questo che volevo parlarti! Diciamo solo che sospetto quello che sto per dirti perché ho trascorso le ultime ore con la matricola, ok? È tutto ciò che ti occorre sapere.»
«Oh, no. No. Tu ora mi dici che cosa gli hai fatto e poi mi parlerai della questione seria.»
«Perché ti importa?»
«Perché quello è innamorato di te!» Zayn urla, non davvero preoccupato che gli altri possano sentirlo. La porta è chiusa, ma ciò non cancella la possibilità. Eppure, non gli interessa. «Noi siamo delle Leggende, esseri superiori che dovrebbero risolvere i problemi, invece che crearli. Non abbiamo risposto alla richiesta di soccorso di Liam per insidiare uno dei suoi cuccioli.»
Louis sbarra i suoi occhi azzurri. «Insidiare?! Non ti sembra esagerato parlare di insidiare?»
«Dimmi che cosa gli hai fatto» lo ignora Zayn. «Ora.»
Louis si vede costretto a vuotare il sacco, a raccontargli per filo e per segno ogni secondo dal momento in cui Harry l'ha raggiunto sul portico all'istante in cui lui ha deciso di uscire dalla sua camera, abbandonandolo in un dolore di cui non è nemmeno consapevole. O forse che finge di non conoscere. Deve mettere nero su bianco tutto, senza tralasciare nulla, nemmeno le strane emozioni che ha provato e che l'hanno portato sul limite di un baratro buio, qualcosa che non avvertiva da decenni e che hanno fatto sì che il suo cuore sprofondasse. Non ha voluto rimuginarci troppo sopra, ne metterne Harry al corrente, ma ha sentito tanto, più di quanto avrebbe voluto, e non sono state solo le parole del riccio a farlo andare via, ma anche i suoi stessi sentimenti, che ancora si rifiuta di voler affrontare perché non lo ritiene opportuno.
Quando finisce di parlare, Zayn lo sta fissando con la bocca leggermente aperta. Poi lascia cadere il proprio volto nei palmi delle mani e comincia a muovere la testa orizzontalmente. «Dannazione, no... No, no, no. Lo sapevo che sarebbe successo.»
«Non è questo che devi sapere, Zayn. Lui ha—»
«Sei un cretino!» lo interrompe quello, sbraitando. «Non capisci che gli hai probabilmente spezzato il cuore? Che ti sei approfittato del suo interesse per il tuo maledetto bisogno di contatto e che gli hai poi sbattuto la porta in faccia, quando hai ritenuto che era il momento opportuno per levare le tende?» Il volto di Zayn ha assunto un colorito simile a quello dei pomodori. «Non ho niente in contrario quando combini queste stronzate con gli esseri umani, per quanto mi faccia schifo. Ma non posso stare dalla tua parte se decidi di farlo con un ragazzino telecinetico sotto addestramento, la cui sanità mentale è già abbondantemente a puttane senza bisogno di un tuo contributo.»
«Ascoltami, cazzo!» Louis scatta verso il letto e lo afferra per le spalle. «Mi potrai sgridare quanto riterrai necessario tra dieci minuti. Ora stammi a sentire, ti chiedo solo questo.»
E Louis non è una brutta persona, davvero. Una minuscola parte di lui sa di aver sbagliato, in modo abbastanza grave, ma nella sua vita ci sono delle cose che hanno la priorità su altre e, al momento, il cuore infranto di Harry non è tra queste. Non può nemmeno dire di conoscerlo e non può fingere di provare un sincero interesse nei suoi confronti da potergli dare la precedenza... Non quando ci sono cose più importanti in ballo. E sa di star ignorando dei particolari che ha appena messo davanti agli occhi di Zayn, ma ci sarà tempo per quelli e per tutto il resto.
«E allora parla. Dimmelo così poi potrò darti fuoco alle palle.»
Zayn e Louis si fissano in cagnesco per un paio di secondi. Le loro iridi stanno brillando, quelle del primo di una luce arancione, mentre quelle del secondo del suo stesso azzurro, ora di una carica cromatica luminosa.
Ma sanno controllarsi, come sanno trattenere simili manifestazioni dei loro poteri.
Louis parla, con un tono di voce cupo e basso.
Apre bocca sul vero motivo di tutto questo trambusto e Zayn comprende, infine, incolpandosi di aver fatto sì che sprecassero così tanto tempo.
«Credo che Harry rischi di diventare cattivo. Possiede tutte le caratteristiche richieste... La telecinesi opera attraverso di lui. Non è lui a operare utilizzando lei» Louis sibila, quasi che pronunciare queste parole gli stesse provocando un grande dolore. «Ho paura che sia questione di tempo prima che prenda il sopravvento e che lo trasformi in un'arma assolutamente letale. Ha detto delle cose, fatto delle cose, che non mi piacciono per niente.»
Louis rivede nella sua testa i mobili sollevarsi, nell'inconsapevolezza di Harry; avverte ancora sulla pelle quel calore, implacabile; lo sente parlare di quello che ha dovuto subire in dodici mesi di reclusione... E non esistono motivi validi per cui uno di loro debba essere trattenuto e analizzato per così tanto tempo.
«Harry ha un enorme potere, dentro di sè, e non possiamo permettere che una cosa simile accada. Sai che cosa succede quando vengono trasformati e non ci resterebbe altro da fare che ucciderlo.»
Zayn è sconvolto e gli sta prendendo fuoco la testa. Sente il caldo direttamente dietro agli occhi e sa benissimo che è dovuto all'agitazione, ma c'è qualcos'altro, qualcosa di diverso e di allarmante. «Non possiamo uccidere Harry» sussurra, più a se stesso che a Louis. «È poco più che un bambino.»
«Lui potrebbe uccidere noi, Zayn.»
Potrà farlo.
«Sai benissimo che, se ho ragione, ne sarà in grado.»
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