I. Don't ask me anything
Salvare il mondo fa davvero schifo.
Chi vuole le decine di cambiamenti; chi vuole tutte quelle complicazioni; e chi vuole le chiamate a notte fonda in cui qualcuno sbraita agitato di accorrere e sventare questo o quell'altro attacco terroristico.
Chi vorrebbe mai vedere un'innocua busta attraversare la fessura della porta e dare inizio al macello? Ormai sono rare le lettere di Buon Compleanno o di Felice Anno Nuovo che ricevono; per la maggior parte, si tratta di Sicurezza Nazionale o simili.
Sono tutte conseguenze delle capacità magiche, ma lui non ricorda di aver mai firmato nulla che lo obbligasse a lavorare per i più svariati governi. Non ha dato consensi e non ha fatto promesse. Definirebbe piuttosto la cosa come prigionia e obbligo e Inferno.
Harry sta riflettendo su questo, quando richiama l'energia nelle mani e spinge il vaso a sollevarsi – un oggetto pregiato e costoso per il quale Liam lo ucciderebbe senza troppi ripensamenti, nel caso dovesse anche solo scheggiarsi. Irrigidisce la schiena, chiude la mente e focalizza il suo potere, come gli hanno detto di fare: immagina il colore, la consistenza e il movimento di quelle due scie informi che collegano le sue mani al soprammobile sospeso pericolosamente nella stanza. Ruota i piedi divaricati a una velocità controllata, per non scombussolare i tempi.
Harry soffia per scacciare un ciuffo ribelle di ricci dalla fronte e chiude la lingua tra i denti, flettendo la testa mentre una scarica di adrenalina lo percorre dal basso verso l'alto.
Questo lo manda sempre in estasi, come fosse ogni volta la prima.
La telecinesi è ormai metà della sua anima, parte del ragazzino che ancora sente di essere; lo scuote fin nelle viscere, connettendosi a ogni millesimo del suo corpo e rendendo il soprannaturale – una barriera così impossibile e impensabile – semplice come se fosse nato per infrangere le regole.
Sapere di poter distruggere tutte le convinzioni di cui gli umani si nutrono, è una consapevolezza che non ha eguali.
Ma la "semplicità" resta comunque una concezione molto fantastica di tutta la faccenda.
È ancora un novellino, Harry: non ha il controllo e l'esperienza necessari per sfruttare come dovrebbe la magia che gli scorre nelle vene. Che sia magia, poi, è ancora da vedere. Ha sempre pensato ad essa come a fasci colorati creati da un bastoncino di legno e può personalmente affermare che non è così. Per lui, ad eccezione di quell'unico aspetto già citato, è solo una rottura di scatole.
Forse perché è troppo stupido per raggiungere il livello degli altri.
Fondamentalmente, Harry detesta la telecinesi tanto quanto la venera. Per questo continua a sperare, ogni notte, che sparisca più in fretta di quanto sia apparsa... È molto lunatico e contraddittorio, ma sta solo cercando di essere onesto con se stesso.
Il vaso continua a fluttuare con estrema lentezza, riflettendo lungo la sua superficie lucida i colori della stanza. È da una buona manciata di minuti che si muove in circolo per la cucina e ha traballato solo una volta – una – e questa è più che una conquista. Quel pezzo di qualcosa, forse ceramica, è ancora integro e collegato a lui. Aver perso la concentrazione solo per una frazione di secondo priva di danni, non può che essere motivo di vanto; sono mesi che ci prova e, nel mentre, ha perso il conto di quanti soldi spesi in accessori da arredamento deve a Liam.
Stringe il labbro inferiore tra i denti, mentre fa passare l'oggetto sotto una mensola; curva appena il pollice e gli permette una traiettoria più agevole.
Manca meno di un metro per aggiungere quattro alla lista dei giri completati, quando Niall gli appare improvvisamente davanti e Harry cade all'indietro. Il vaso si schianta sul pavimento, spargendo frammenti ovunque, e l'irlandese scompare di nuovo, accompagnato da un «Cristo! Liam mi ammazzerà», che rimbomba nel vuoto da lui lasciato.
Harry alza la testa e si guarda intorno. «Lo farà eccome.» Si solleva sui gomiti e cerca un modo per individuare Niall. «Ma se non ti ammazzo prima io!»
Avrebbe potuto battere il suo record personale se quell'idiota non gli avesse mandato a 'fanculo i piani. Detestava già troppo lo scomparire e riapparire senza sosta di Niall... Ma ora è nella lista nera delle cose che secondo lui meritano di morire.
Harry si asciuga la fronte sudata nella maglia e trascina i piedi fino al punto d'impatto. Mentre sente il calore corporeo dell'irlandese alla sua sinistra, sospende il palmo della mano e riunisce i cocci sparsi per il pavimento con un movimento secco; si ammucchiano in una piramide che attira verso l'alto curvando entrambe le mani con stacchi decisi. Stringe i denti, mentre conclude il difficile procedimento, e Niall appare in tutta la sua stupida natura e gli zampetta vicino, la testa china e le mani dietro la schiena.
«Non chiedermi niente. Questa volta te la vedi tu con lui.»
Niall si gratta il capo, pensieroso, per fissare poi il soffitto con aria innocente. «Tanto sei tu il disastro del gruppo. Sarà più facile per Liam dare la colpa a te» borbotta.
Harry irrigidisce la schiena.
Forse è solo una paranoica impressione, ma pare che sia ormai ufficiale la sua proclamazione a Povero Sfigato della casa. È il più lento a imparare, deve ammetterlo, ma lui bazzica nel giro da molto meno tempo degli altri e il suo è un potere mentale difficile, mentre Niall si limita ad accendersi e spegnersi come una lampadina e Liam a tirare pugni alle cose. Magari non in quest'ordine – forse il primo gioca troppo spesso con i campi di forza e il secondo potrebbe rompere in due l'Empire State Building – e non con così poca enfasi, ma resta il fatto che Harry è lo stupido svantaggiato, tra i tre... Anche se dovrebbe dire tra i due, poiché Liam non è sotto addestramento e lo tratta con più gentilezza di quanta Niall potrebbe mai sperare di possedere.
«Fatti un giro, Niall. E non tornare prima dei prossimi cinquant'anni.»
«Sono troppi. Facciamo cinque minuti?»
Harry sbarra gli occhi. «Che—No, no! Stammi alla larga, altrimenti io—»
«A dopo, Hazza!» Niall grida e, neanche un secondo dopo, è sparito, lasciando dietro di sé solo il silenzio e l'eco delle sue parole.
Harry si ritrova con i pugni serrati, ringhiando per la frustrazione.
Perché mai a reclutare lui è stata una persona con già una matricola a carico? È più che sicuro ci siano dei nomadi – gente impegnata nel proprio lavoro in solitario – sparsi per il globo, però a lui è stata privata questa scelta... Gli è stato preconfezionato un futuro da supereroe fornito di un compagno irlandese, principalmente perché qualcuno ha ritenuto che i loro poteri, combinati, avrebbero costituito un'arma piú che efficace. Liam lo tratta come un cucciolo da proteggere ed educare e, se anche Harry si sente lusingato da queste attenzioni, non accetta di buon grado una convivenza forzata, soprattutto perché il maggiore è sempre impegnato fuori casa e lui si ritrova a litigare con Niall a colpi di oggetti volanti e campi di forza tutti i giorni.
Il biondo ha qualcosa come un anno di allenamento in più, quindi grazie tante.
Perché mai l'hanno preso? Cosa gli impedisce di andarsene e cavarsela da solo senza il bisogno di un addestramento controllato? Che cos'ha di diverso?
Lui non puó essere il solo dotato del potere della telecinesi, come Niall non puó esserlo per quanto riguarda l'invisibilitá.
Crede di conoscere la maggior parte delle risposte alle domande che lo assillano, ma questo non cambia le cose.
Perché lui?
Bah.
Getta i cocci del vaso in un sacchetto che nasconde sotto il lavandino e pensa al modo più semplice per uscirne illeso. Tanta colla istantanea potrebbe funzionare – peccato che Liam se ne accorgerebbe, perché ha un talento naturale nel capire quando Harry e Niall hanno combinato qualcosa; dire la verità e affrontarne le conseguenze da adulto respon—No, ok: non può funzionare in partenza – Harry sarebbe più propenso a implorare pietà in ginocchio e a piangere tutte le sue lacrime, piuttosto che sfidare direttamente Liam; fuggire in Messico e far perdere le proprie tracce, magari – anche se è un po' estrema come soluzione.
È spacciato.
Può solo aspettare che l'altro scopra da solo l'accaduto.
Si trascina verso il divano e avvicina a sé il tavolino, curvando appena l'indice; ci appoggia sopra le gambe e cade tra i cuscini morbidi con un sospiro.
Sono passati giá troppi giorni da quando Liam Payne ha lasciato casa loro per una missione. Non vuole ammettere che è in pensiero per lui, ma gli manca averlo accanto, perché lo obbliga costantemente ad allenarsi, a usare la testa e a tirare fuori il meglio delle sue capacità. Da solo Harry non funziona come dovrebbe; non è in grado di sfruttare quell'elettricità che gli scorre nelle vene al posto del sangue e solo la fermezza di Liam è in grado di aiutarlo.
Niall è inutile, perché ragiona come un piccolo essere umano, un'incontrollabile bambino incapace di stare fermo e a cui tutti vogliono bene, compreso Harry... In un modo un po' strano e inevitabile, a essere sinceri.
Il riccio si stiracchia e accende il notiziario. Tra le solite cose – furti, incidenti, star, politica – di vita quotidiana, a catturare la sua attenzione è una scarica di luce rossa che occupa improvvisamente la scena più o meno a metà della trasmissione. Si copre gli occhi con una mano, poi sbircia attraverso due dita non appena diminuisce d'intensità.
In mezzo a quelle che sembrano fiamme, riconosce quel tipo terrificante con cui spera di non dover mai avere a che fare. Non importa se si tratta di un mito, se è incredibilmente attraente e se è sicuro al cento percento delle sue ovviamente buone intenzioni: Zayn Malik lo terrorizza. E Niall ha un suo cartonato a grandezza naturale in camera.
Harry non è mai entrato in quella stanza senza accendere la luce, perciò non è mai scoppiato a piangere per aver intravisto un'ombra scura vicino alla porta.
No, mai.
Si mordicchia distrattamente un'unghia, mentre la voce femminile della giornalista elenca i nuovi miracoli compiuti da quel pallone gonfiato.
Dopo quasi cinque minuti della solita manfrina, Harry rischia di strozzarsi. Trattiene l'impulso che lo spinge a infilarsi una mano nelle mutande, perché lì, nello schermo piatto di Liam, c'è l'eroe dei suoi sogni, colui che si è trasformato nel giro di pochi anni in materiale erotico altamente dannoso per la salute – da una specie di venerazione adolescenziale, è passato per una cotta senza speranza, fino a un'attrazione sessuale che va contro qualsiasi suo principio.
Chiuso come sempre nel rettangolo della televisione, Louis Tomlinson gli sta sorridendo, con quel suo irritante e irresistibile sorriso. Ha due occhi azzurri, chiari come l'acqua che controlla e crea; labbra rosee e fini; capelli castani e scompigliati, con un ciuffo che gli copre sempre la fronte. E – Cristo santissimo – sta indossando solamente un paio di pantaloni di jeans.
Quale idiota va in tv mezzo nudo?!
Ok, è stato impegnato a fermare un catastrofico tsunami e la sua maglietta deve essersi sbrindellata nel frattempo, ma non è questo il punto. Il punto è ovviamente che Mr-Sesso-Che-Cammina lo sta corrompendo, gli sta entrando nella testa e, se Harry non si da in tempi brevi una regolata, potrebbe aver bisogno di una veloce seduta dallo psicologo.
«Stai di nuovo sbavando per Tomlinson?»
Salta in aria appena Niall gli compare di fianco. L'irlandese si passa con noncuranza una mano tra i capelli e guarda con occhio critico la tele. Harry nota in un secondo momento che stringe tra le mani una lattina di Coca Cola, solo quando se la porta alla bocca per berne un sorso.
«Non sto sbavando» si affretta a precisare.
Niall ride. «Come no! Mi aspettavo che ti facessi una sega da un momento all'altro.»
«Mi stavi spiando?»
«A che serve il potere di essere invisibili, se non lo si sfrutta?» chiede, indignato, come se la cosa fosse ovvia.
Harry pensa che ci sia qualche infrazione alla privacy di mezzo, ma non intende discuterne.
«Non devi farne un dramma, Haz.» Niall gli passa la bibita. «Quel Louis è figo. Potrebbe anche farmi mettere in discussione la mia eterosessualità.»
«Come se ce l'avessi.»
«Hei!»
Harry comincia a scalciare e a ridere quando Niall gli sale in grembo per fargli il solletico.
Il suo supereroe alla televisione è solo un ricordo e non può che esserne felice... Perché non è così semplice come il suo amico ha voluto precisare. Prima di tutto, Louis è una specie di leg—Anzi, peggio: è una Leggenda, come ormai tutti amano definire lui, Zayn e qualche altra entità fuori dal normale in circolazione da più tempo; è troppo per lui, sotto tutti i sensi che si possono attribuire a una persona che è troppo; gli incute un certo timore per motivi non ancora stabiliti. E per ultimo, ma non meno importante, non è gay. Harry non sa spiegarsi il perché di tanta sicurezza in quest'affermazione, ma ne è convinto – anche perché non può avere così tanta fortuna. Considerandolo quindi un particolare molto influente, non vuole illudersi; potrà continuare ad ammirarlo e a trovarlo irrimediabilmente attraente, fantasticando su di lui, magari, senza doversene fare una colpa.
Se poi si spingerà un pochino oltre con le mani... Beh, nessuno è tenuto a saperlo.
Senza fiato per il troppo ridere, Harry si toglie un ciuffo di capelli ricci dagli occhi e si rende conto, con orrore, di aver mandato Niall a sbattere contro il muro dall'altra parte della sala. Il biondo è ancora spalmato contro la parete, quando il minore sbarra gli occhi e si precipita verso di lui. Non ha una bella cera – i capelli sparati in tutte le direzioni, gli occhi azzurri tremolanti e una smorfia di dolore dipinta sul volto. Harry si rende conto di star ancora esercitando la propria forza su di lui e agita le mani per fermare tutto. Niall rotola a terra con un lamento e inizia a tossire.
È la prima volta che il riccio causa un incidente del genere, rischiando di nuocere gravemente a un essere umano, quindi si aspetta sarà anche l'ultimo quando un qualcosa si abbatte su di lui e lo spedisce contro la pianta nell'angolo alle sue spalle.
«Sei impazzito!» urla Niall. «Volevi sopprimermi così da poter avere la casa tutta per te?!»
Harry si toglie la terra dai ricci e sposta con un piede un pezzo di terracotta. Altro indizio da nascondere a Liam. «Io? Mi hai appena gettato contro la pianta! Avrei potuto rompermi l'osso del collo, Niall!»
«E tu mi hai sparato contro il muro, Harry!»
«N-Non—» Si guarda le mani. «Non l'ho fatto apposta.»
«Sì, certo.»
«Niall, io non sono nemmeno capace di spostare gli oggetti a comando. Figurarsi le persone!»
L'irlandese aggrotta le sopracciglia. «In casi normali non ti crederei, ma conoscendo le tue scarse abilità lo farò.»
«Hei! Scarse abilità un'accidenti: ti ho appena spiaccicato contro il muro!»
«Allora l'hai fatto apposta!»
«No.» Harry si massaggia il retro del collo. «Voglio dire—A quanto pare non sono così incapace come pensate.»
«Usare la telecinesi senza motivo non fa di te niente. Resti sempre uno stupido che non sa controllare i propri poteri.» Un secondo dopo averlo detto, Niall sprofonda in un gigantesco senso di colpa e si tappa la bocca con le mani.
Harry abbassa gli occhi sul pavimento sporco. «Grazie, davvero.»
«Harry, scusami... Io—»
«Stai zitto, per favore.»
Il più piccolo si sfrega una mano sulla faccia e si solleva, con una smorfia di dolore. Il retro della sua maglietta si è strappato nell'impatto ed è sporco di terra dalla testa ai piedi, ma ignora la cosa. Torna ad appallottolarsi tra i cuscini del divano, fingendo che non sia successo niente, di non aver fatto niente e soprattutto che Niall non gli abbia detto niente. Riprende a guardare il notiziario mettendoci tutto l'interesse possibile; il servizio dedicato agli eroi è finito e, al suo posto, c'è adesso un'interessantissima guida sulla cura degli animali domestici. Harry tenta di prestare attenzione a ció che un uomo – affiancato da un pastore tedesco – sta dicendo, poi anche quello lo annoia e spegne lo schermo.
Non si volta a controllare se Niall sia ancora in piedi a fissarlo, perché sarebbe come dimostrare interesse ed è l'ultima cosa che ha intenzione di fare.
Innumerevoli volte gli hanno ricordato quanto faccia schifo, ma si trattava soprattutto di commenti ironici senza vere cattive intenzioni. Ora, invece, si sente ferito, ferito come poche volte gli è capitato in vita sua, come se gli avessero gettato contro un masso enorme.
Non si preoccupa mai di quello che dice Niall, solo che, sentirsi urlare contro con tanta serietà di essere inutili, non è proprio questa gran bella cosa.
Semplicemente, fa schifo.
Uno degli ultimi mattoni rimasti a sostegno del suo debole muro, è appena crollato, minacciando una già precaria stabilità.
Il suo nuovo equilibrio mentale, quello nato meno di due anni prima, conseguentemente alla scoperta dei poteri, si trova sul filo del rasoio.
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