║𝐨𝐬𝐚𝐦𝐮 𝐝𝐚𝐳𝐚𝐢
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osamu dazai x female reader
❦recommended song: to let a good thing die - bruno major❦
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un uomo stanco, una società corrotta.
un suicida, un mondo falso.
avevo proprio a che fare con lui, osamu dazai, uno dei ragazzi più intelligenti che abbia mai conosciuto, in questo percorso chiamato vita.
membro dell'agenzia investigativa armata ed ex dirigente dell'organizzazione della malavita, la port mafia.
l'intelligenza è la sua principale fonte di esperienza come dirigente della mafia in passato e come detective da pochi anni a questa parte.
sapevo ormai quasi tutto di lui, non mi sfuggiva una virgola.
da poco avevo preso parte al business dell'agenzia e fu proprio quel ragazzo a portarmi a fare un ottimo lavoro.
riuscii a mantenere la mia posizione a lungo: divenni la favorita di kunikida e la migliore collega di ranpo. ammetto che dovevo a dazai lo sviluppo del mio intelletto: ciò mi portò a risolvere una serie di casi, delitti o rapine quali fossero.
tante furono le peripezie: uno dopo l'altro, abbiamo rischiato tutti la vita in delle missioni. non potevamo fare altro che mettere in gioco la nostra vita alla fine.
ho sempre pensato che avere una vita facile é impossibile; il massimo che si può ottenere é una vita eroica.
a dirla tutta, la pensavo come dazai: questa vita é una continua lotta per l'esistenza, con la certezza della sconfitta finale.
"pensi davvero che vivere abbia un valore?"
queste parole, una volta entrate nel mio cervello, non ne uscirono più.
e ogni sera, perdendomi in vuoti spazi, dette parole viaggiavano.
aveva ragione? cosa c'è di così importante in questo inganno continuo? perché qualsiasi cosa accada, dalla più grande alla più piccola, accade necessariamente?
c'era da dire che gli occhi di dazai splendevano solo al sentir nominare il suicidio.
furono tanti i suoi tentativi
e anche effimeri
ma la verità é che dazai ha ammesso di essersi unito alla mafia per essere esposto alla morte, alla violenza e alle persone che cedevano ai loro impulsi e desideri, aspettandosi che, in questo modo, sarebbe stato in grado di vedere in prima persona la natura interiore dell'umanità in speranza di trovare una ragione per vivere.
in quegli occhi spenti, sui quali concentrai la mia attenzione durante i primi giorni in agenzia, si celava un istinto suicida, una poca voglia di vivere, nascosta dietro un sorriso e una mezza simpatia, a volte perversa.
da sola non avrei capito per niente tutto ciò.
il motivo fu il nostro avvicinamento.
di fatti più che un collega fu per me, dalla notte dell'anno precedente.
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le sere si facevano sempre più fredde e nonostante ciò non ritornai a casa per sentire il tepore riabbracciarmi.
ero sola, l'agenzia non mi accontentava più di tanto.
meglio farsi cullare dal gelo di quella notte, che accrebbe la mia malinconia.
lo scorrere del fiume, i versi dei gufi, le risate dei bambini che ritornavano nelle loro case: effetti sonori come una carezza per le mie orecchie.
regnava un buio pesto, ma mi sedetti sul prato vicino al fiume.
mi recavo spesso lì, pensando a quanto fossi sola.
avvicinai le ginocchia al petto e vi appoggiai il mento con un broncio.
nell'altra sponda vi erano due persone vicine vicine: si stavano baciando.
non tolsi lo sguardo, continuai anzi a fissarli.
chinai il capo verso sinistra, malinconica, quando il bacio terminò.
la testa di lei sulla spalla di lui: un gesto romantico come tanti, ma, in quel momento, smisi di guardare.
e ripensai alle parole di dazai, che avevo conosciuto da poco.
"Pensi davvero che vivere abbia un valore?"
forse lo aveva detto in occasione di una missione prima di far fuori uno dei suoi avversari.
o forse voleva dare una lezione di vita?!
coprii il viso con le mie stesse mani, per poi portarle ai capelli e tirarli.
io proprio non lo so.
non volevo scoppiare a piangere, non volevo.
la malinconia salì quando alzai lo sguardo e mi accorsi che la coppia era andata via.
volsi allora lo sguardo verso il fiume.
niente di che, cercavo di rilassarmi.
non c'era però lo stesso fruscio di ogni giorno, o, almeno, non era normale.
era un fruscio violento, come se un pesce stesse abboccando oppure una persona stesse affogando.
alzai un sopracciglio incuriosita e mi avvicinai alla sponda del fiume.
c'era troppo buio,
davanti a me come il nulla cosmico.
spostai gli occhi da un punto all'altro ma niente.
"uffa!"
e qualcuno sbucò fuori.
rotolai all'indietro molto spaventata
sentii il cuore mancare di un battito.
mi ricomposi immediatamente per capire l'identità di quel mascalzone, rimasto a fissare la mia figuraccia e il mio grande spavento.
era dazai
e il mio cuore mancò di due battiti.
"ma che ci fai tu qui?" chiese lui scuotendo la testa per mandare via l'acqua da quei capelli fradici, ma particolarmente attraenti.
"dovrei chiederti io cosa ci fai buttato in un fiume a quest'ora"
"allora hai appena assistito a uno dei miei tanti tentativi di togliermi la vita" rispose lui, con un sorriso abbastanza fiero.
avevo proprio eliminato il fatto che tentasse di suicidarsi, ma a quell'ora della notte non ci pensai minimamente.
e comunque per l'ennesima volta aveva fallito.
"eh sì, ritenterò comunque" uscì dall'acqua bagnato fradicio.
mi allontanai leggermente da lui per evitare che qualche goccia d'acqua andasse sui miei preziosi vestiti.
"é solo un po' d'acqua dai!"
e girai le pupille nella direzione opposta alla sua figura.
non lo guardai, ma mi accorsi che si tolse la giacca completamente bagnata, per lasciarla asciugare sul prato.
"che ne pensi?" disse.
"cosa?"
"di questo"
"ovvero? quello che hai appena fatto?"
"no!"
"e cosa allora?" e lo guardai, rivolgendomi con un tono abbastanza sgarbato.
"di tutto."
tutto
mai parola più indefinita dazai, sei un grande.
pensai.
sbuffai, perché pensavo di non comprendere la sua filosofia e gli detti le spalle.
forse era questo il mio problema: non capivo le persone.
come una bambina scoppiai a piangere.
dazai aspettava che spiccicassi qualche parola, ma come risposta ottenne dei miseri singhiozzi.
mi sentivo costantemente osservata da lui e allora buttai fuori quello che pensavo.
"alla fine hai ragione tu"
dazai emise un ghigno
"forse desiderare l'immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore"
decisi di voltarmi e farmi coraggio, guardandolo dritto negli occhi.
perché oltre ad ammirarlo volevo dirgli quello che pensavo in faccia.
il ragazzo annuiva, per farmi capire che era completamente d'accordo e mi fece segno di continuare.
e dopo un singhiozzo dissi: "alla fine la nostra esistenza si svolge di regola così: l'uomo raggirato dalla speranza, finisce a passo di danza tra le braccia della morte"
"si..." sussurrò.
"e poi qualsiasi uomo può decidersi per il suicidio" ed egli spalancò gli occhi "quando la grandezza dei dolori e della sventura che avanza inevitabile supera il terrore della morte."
non lo avevo mai visto così serio
forse avevo detto troppo
lentamente si avvicina a me.
arrossii sul momento, e indietreggiai spontaneamente.
ma non feci in tempo ad andare ancora più indietro perché le gelide mani di dazai afferrarono il mio viso.
le sue labbra premettero sulle mie, inaspettatamente.
non mi dispiaceva per niente, del resto ammiravo dazai.
vuol dire che anche lui ammirava me?
si staccò dopo quattro secondi.
"Y/N, da quando sei così attraente?"
non risposi, arrossii semplicemente.
"cosa succede? ora non parli più?"
il mio battito cardiaco era alle stelle: l'imbarazzo salì e decisi di voltarmi verso destra, guardando il prato.
il ragazzo si alzò.
"peccato, mi piacevano tanto le tue parole."
riprese la giacca, ancora tremendamente sudicia, e fece cenno di andarsene.
non gli detti alcun segnale e lo lasciai camminare.
guardai la sua figura allontanarsi
ma che sto facendo?
corsi verso di lui senza pensarci più e gli afferrai il polso con violenza, ma non lo degnai di alcuno sguardo.
avevo il fiatone.
"vuoi stupirmi ancora con le tue belle parole, cara?"
non era quello che volevo fare
e si, stavolta, era il mio turno.
presi il suo viso, ancora un po' freddo e umido, e lo avvicinai al mio per poterlo baciare e sentire di nuovo il sapore di quelle delicate labbra.
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le sere si facevano sempre più fredde e nonostante ciò non ritornai in agenzia per la notte della vigilia di natale.
non avevo voglia di stare in mezzo alla grande confusione, tra le urla di atsushi e l'eterna disperazione.
mi misi, piuttosto, a cercare dazai che non si era fatto vedere per un'intera giornata.
era così strano da non voler più tentare il suicidio: forse trovò un po' di pace?
passeggiai, comunque, per un bel po', fino a quando calò l'oscurità.
mi ero promessa di tornare e, almeno, trascorrere il natale con il mio ragazzo.
cominciarono a salire i nervi, non avevo proprio idea dove si poteva essere cacciato.
non mandai giù nulla, non volevo cenare senza dazai.
l'orologio della torre segnava le 22 spaccate.
ma perché mi aveva lasciata sola?
decisi di continuare a passeggiare, completamente da sola, raggiungendo la spiaggia.
era vuota: la sabbia era pulita, il mare era abbastanza calmo e lì vicino non camminava anima viva.
erano tutti a casa, per festeggiare allegramente e aspettare lo scoccare della mezzanotte per il natale e, soprattutto per scartare i vari regali.
volsi lo sguardo verso il mare e chiusi gli occhi.
inspirai quel bellissimo profumo che il mio olfatto non toccava dalla scorsa estate.
sorrisi, nonostante tutto.
qualcosa disturbò bruscamente la mia quiete.
erano delle urla
urla di disperazione?
aprii gli occhi e sbattei le palpebre più volte
da dove proveniva quel trambusto?
mi avvicinai verso la spiaggia, noncurante della fastidiosa sabbia.
le urla sembravano avvicinarsi a me.
alle urla si aggiunsero violenti rumori: sembrava che qualcuno stesse lanciando bottiglie di vetro.
"c'è qualcuno?" urlai io.
le urla si calmarono
ma dopo una decina di secondi si ripresentarono e anche più forti e arrabbiate.
sembravano avvicinarsi a me.
urla familiari? si.
andai sempre più avanti per accorgermi che la sagoma che intravedevo da lontano era quella di dazai.
dazai stava dando di matto?
innumerevoli pezzi di vetro erano sparsi sulla sabbia e sul pavimento del parcheggio vicino la spiaggia.
era lui.
dazai continuò ad urlare anche davanti a me, a volte si girava, a volte afferrava bottiglie e le tirava a lunghe distanze.
ero così spaventata: sembrava impazzito.
"fermati!" gli dissi.
ma continuò ad urlare fino a tossire.
il ragazzo stava perdendo la voce.
"dazai!"
e il ragazzo cadde sulle sue ginocchia, versando tante lacrime
lacrime che non avevo mai visto.
"dazai ma sei impazzito?!"
aveva un respiro affannato e non mi rispose nemmeno.
"mi spieghi cosa è successo?" gli dissi in tono più calmo e sedendomi accanto a lui per rassicurarlo, accarezzandogli la spalla.
"sono stanco"
"di cosa?"
"di tutto, Y/N, di tutto" disse scuotendo il capo "cerco spesso di scherzare in agenzia, ma spesso vengo fermato, vengo giudicato a non finire e nessuno valorizza mai ciò che sono veramente"
silenzio
"sono stanco"
e si coprì il viso con le mani.
non potevo vederlo in questo stato.
"c'era motivo di creare questo macello?"
"hai ragione, ecco dov'è il problema: creo sempre un macello, confusioni a non finire" e batté un pugno sordo sulla sabbia "in fondo questo é dazai e la sua vita non ha senso"
"stai dicendo tutto questo come se non ci fosse qualcuno che ti ama" gli dissi infastidita
"cosa sarei io, uh?"
"qual é il bello, se non risolvere questi casini insieme?" gli dissi mentre continuava a piagnucolare come un bambino.
fece segno di no con la testa.
"no?
e dov'è allora il problema?"
ancora silenzio
"spiegamelo, dazai!"
mi prese per mano e finalmente mi degnò di una risposta: "volevo trascorrere a tutti i costi un sereno natale con te, lontano da tutti, lontano dal male e dalla confusione quotidiana dell'agenzia"
lo guardai interessata.
"avevo preparato tutto alla perfezione, volevo quasi fare una scappatella con te per ritornare la mattina del 26
i regali erano tutti pronti e giuro erano così perfetti.
ma evidentemente questo mondo corrotto vuole farmi sentire male.
avevo preparato tutto alla nostra destinazione, così stamattina decisi di tornare in agenzia
ma non feci in tempo
qualcuno mandò a fuoco tutto ciò che avevo preparato, letteralmente."
"a fuoco?"
"proprio a fuoco, un incendio doloso colpì la tenda che avevo preparato
era tutto così organizzato ed è stato rovinato.
per una volta che ero romantico.
sono scappato via come un codardo, ma decisi di capire chi aveva causato quel pantano.
tuttora non ho capito chi sia quel farabutto che ha rovinato quella che doveva essere la nostra notte di natale"
"questo" aggiunse dopo un paio di secondi per concludere.
"sei seriamente disperato per questo? c'era motivo di arrivare a tanto?"
"come mi sarei dovuto sentire?!"
"mi importa semplicemente trascorrere queste giornate con te e basta, ricorda che la tua presenza è già un grande regalo."
sorrisi per poi accarezzargli la gamba.
"avevi ragione tu, Y/N"
"cosa?"
"la grandezza dei dolori e della sventura avanzano inevitabilmente e superano poi il terrore della morte"
spalancai gli occhi alla pronuncia di quella frase.
devo dire che detto da lui era ancora più magico, ma non mi aspettavo ricordasse ancora le mie precise parole quando mi dette il primo bacio.
dazai sembrava essersi calmato un po', dopo una serie di dolci carezze.
"però penso ad una cosa..." aggiunse mentre giocherellava con i miei capelli.
"che cosa?"
quello sguardo seducente trapassò i miei occhi e, nel mentre dazai riuscì a farmi posizionare supina sulla sabbia.
lui, a me sovrastante, posò le mani ai due lati del mio capo e disse: "porca miseria, ti amo così tanto."
"non è da te dire queste cose così positive, dazai."
"hai ragione, Y/N"
carezzò la mia guancia.
"quasi quasi mi fai venire voglia di vivere"
e si accasciò stanco su di me.
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THE END
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