Tiltrotor

11 Agosto 2054

- Allora com'è andata con Kathy ieri sera? - disse Roxy in attesa fremente. Era molto curiosa di sapere se il suo piano aveva avuto l'effetto desiderato, così aveva chiesto a Liv di passare nel suo ufficio dopo le lezioni.

- Così, così - ammise Liv. Non era troppo certa del risultato, aveva passato quasi tutta la sera della festa sola in camera.

- Le hai detto del forum? - chiese Roxy.

- No, non mi ha lasciato il tempo. Sembrava contenta che volessi parlarle, ma poi ha iniziato a parlare della sua indagine, del manuale, di energia e potenziale. Mi ha chiesto di parlare oggi nel pomeriggio, credo stia continuando la sua indagine con Simon - riportò Liv. Una parte di lei era molto gelosa di questo. Simon aveva disertato tedesco. A pranzo non si erano visti, ma erano passati a prendere un panino e li aveva visti fuggire, probabilmente diretti in biblioteca.

- Potenziale? Sei certa che abbia detto così Kathy? - disse Roxy massaggiandosi la testa e rimandando la nausea in gola. Non sentiva quel termine da molto tempo e dalla bocca di una persona la cui voce aveva cercato di cancellare dalla sua testa per anni. Liv confermò.

- Non so proprio che senso abbia - ammise Liv scuotendo la testa scorata.

- Sinceramente, ho imparato a non diffidare di Kathy: forse non arriverà a nulla, ma in realtà non importa, quando si perde nelle sue indagini è tranquilla e non fa casini e soprattutto tiene la testa lontana da Michael Lorenz, che è quello che vogliamo, quindi mi va bene così. Lasciamoli fare e tienimi aggiornata. Mi raccomando... anzi, dove sono ora? - aggiunse Roxy.

- In biblioteca, credo, come quasi tutti a quest'ora - sospirò Liv.

- Inventati una scusa e prova ad andare ad aiutarli: vedrai che se pensate al manuale andrà benissimo. Forse Kathy si è già dimenticata del forum- alzò le spalle Roxy. Liv annuì e fece per alzarsi. Non ne aveva molta voglia, ma non poteva contravvenire un ordine di Roxy.

Il rumore forte di un grosso elicottero in avvicinamento le fece voltare verso la finestra. Era accompagnato da altri due elicotteri più piccoli. Roxy si alzò massaggiandosi le tempie e cercando di ricordare se avessero qualche consegna prevista per la scuola quel giorno. Fece qualche passo verso la parete dove era appeso il calendario. Liv rimase come incantata a guardare uno degli elicotteri avvicinarsi terribilmente alla struttura: il portellone si aprì ancora in volo. Poi vide un ragazzo dai capelli rossi sporgersi, agganciarsi con un moschettone all'elicottero, chinare il viso, chiudere gli occhi, stringere le mani e poi tutto esplose. Liv urlò coprendosi il viso. Roxy corse verso di lei e la forzò a stare sotto la scrivania, una pioggia di proiettili cominciò a piovere sul piano sparati dal TiltRotor. I portelloni si aprirono vennero lanciate delle corde e diversi uomini cominciarono a scendere nel piano superiore al loro. Roxy scivolò sotto la scrivania. C'era una spia che luccicava nel buio: la schiacciò un paio di volte, ma il sensore si era rotto nell'esplosione. Non riusciva a capire se avesse funzionato o meno. Una profonda rabbia l'assalì.

Prese coraggio e si sporse dalla finestra fino a guardare Michael Lorenz sorridere soddisfatto. Prigioniero? Stentava a crederci! Quel ragazzo li aveva venduti alla Humans e sospettava che non avessero impiegato molto a convincerlo. Una sfera cominciò a formarsi nelle sue mani e partì verso l'elicottero, ma Michael stavolta fu più pronto e respinse la sua onda contrastandola. Liv da sotto la scrivania guardava quella scena senza parole, col cuore che batteva all'impazzata. Le sembrava di stare dentro al disegno che giaceva appallottolato in un angolo di camera sua, ma non era affatto divertente o stupefacente come si era immaginata. Non era la storia di un'eroina dei fumetti. Era come se all'improvviso si fosse resa conto di quanto reale fosse quel manuale e quanto grande fosse la potenza che poteva essere scatenata dai mutanti di quarto livello. L'elicottero si alzò sopra al loro livello.

- Sono della Humans - disse solo Roxy franando a terra in ginocchio e riprendendo fiato. Quel bastardo di Micheal! Quello era un vero e proprio tradimento e bruciava oltre l'immaginabile. Poteva fare quello che voleva della sua vita, ma perché arrivare a tanto? A meno che... Squadrò Liv e dal terrore nei suoi occhi ebbe la conferma che stessero pensando la stessa cosa. Roxy inspirò a fondo, aprì un cassetto e prese una 38 con un paio di caricatori. Non aveva altro. Doveva farseli bastare. Non aveva nemmeno una pallottola per ognuno di quegli uomini ed era sola a difendere dalla Humans e da un mutante di livello quattro 70 ragazzi indifesi. Tirò la ragazza fuori dalla scrivania quasi strattonandola: Liv era pallida come un lenzuolo e tremava. Doveva pensare in fretta.

- Andrà da Kathy! Lo devi fermare! - disse Liv mentre lasciavano la stanza. Il vento entrava prepotente dalla valle fino al corridoio. Un paio di uomini erano già al loro livello. Sentirono gli spari in fondo al corridoio. Roxy forzò Liv a correre indicandole l'ascensore e sparò un paio di colpi per coprire la loro fuga. Quando arrivarono davanti all'ascensore, Roxy era già senza fiato. Non ci voleva! Non quel giorno! David le aveva affidato la scuola, non poteva fallire la sua prova più importante. Cosa avrebbe pensato di lei? Le porte si aprirono, spinse Liv all'interno e schiacciò il tasto zero, decisa.

- ma Kathy era in biblioteca! - protestò Liv.

- Kathy è un grosso problema, non sto dicendo che non lo sia, ma io ho anche altri 69 problemi, inclusa te, non lascerò che la Humans metta le mani su di voi, fosse l'ultima cosa che faccio. - disse Roxy decisa facendo grossi respiri per cercare di calmarsi. Liv la guardava con le lacrime agli occhi.

- Al piano zero posso lanciare l'allarme e c'è Tom che può darci una mano - chiarì poi.

Le porte dell'ascensore si aprirono. Fu come un lampo: due uomini erano alla console, si voltarono verso di loro e iniziarono a sparare. Roxy tirò Liv verso il basso. La siringa si infranse contro lo specchio dietro di loro. Liv guardò terrorizzata il frammento di vetro a terra coperto di liquido giallastro. Roxy sentì la rabbia montare. Le fece segno di stare bassa e quindi la trascinò fuori in quella selva di server che ticchettavano con le loro lucine blu. A Liv sembrava che il suo cuore rimbombasse nelle orecchie. Sentiva tutti i rumori attutiti. Svoltarono dietro una colonna, Roxy si sporgeva cercando di vedere gli uomini, ma il colore delle loro tute si confondeva coi server.

Liv sentì un rumore dietro di loro: le avevano accerchiate. Spinse Roxy contro il server, sentì le due siringhe penetrare: una su una scapola e l'altra nella schiena. Il fiato le si mozzò in gola. Guardava il terrore e la disperazione negli occhi di Roxy, ma per lei era come se il mondo si fosse rallentato e amplificato. Ogni respiro bruciava e le faceva male il petto. La terza siringa la raggiunse nel collo. Le sue gambe cedettero. Tentò di urlare, ma la voce le morì in gola. Roxy puntò la pistola, la sostenne a fatica cingendola dalla vita e poi sparò a entrambi gli uomini del commando. Quindi mollò l'arma e l'accompagnò a terra. Liv sentiva la sua voce come se venisse da un tunnel e le proprie lacrime procedere come formiche sul suo viso.

- Respira, non smettere di farlo, continua a respirare - disse Roxy trascinandola verso la console fino a metterla seduta. Le asciugò le lacrime da sotto gli occhi, la accarezzò il viso e le mise indietro i capelli.

- Devi andare! - la spinse Liv.

- Non ti lascio qui da sola in questo stato - disse Roxy scuotendo la testa.

- Hai 69 problemi, l'hai detto anche tu...- sussurrò Liv. Roxy inspirò a fondo, si asciugò le lacrime.

- Riesci a essere i miei occhi? Devi guardare i video e dirmi dove sono loro, così non ti verrà la tentazione di svenire e ci terremo in contatto via radio. Che dici? - chiese a Liv.

- Non lo so - aggiunse Liv spaventata.

- Liv andrà meglio, sempre meglio, te lo prometto, starai bene. Devi solo restare cosciente, ora, lo puoi fare per me? - chiese Roxy prendendole le braccia. Era una piccola grande bugia, ma demoralizzarla prospettandole un calvario, non l'avrebbe aiutata a superarlo. Liv annuì.

- Ottimo - Roxy inspirò e recuperò la pistola. Quindi aprì un cassetto e accese due ricetrasmittenti, ne passò una a Liv. Poi corse verso l'ascensore. Le porte erano ancora aperte, il liquido giallo sparso a terra. Roxy tentennò un attimo e poi entrò calpestando i vetri. Liv le aveva salvato la vita, si era immolata per lei, non doveva deluderla ora. Di Tom a quel piano non c'era traccia ed era molto strano: era l'unico altro mutante che potesse darle una mano nella scuola.

- Al piano uno ce ne sono due, stanno rastrellando le camere - udì nella trasmittente. Brava ragazza! Roxy si infilò nel corridoio guardandosi attorno.

- Numero di stanza? - chiese solo Roxy.

- 118 e 113 - rispose pronta Liv. Roxy si mise a correre, entrò nella stanza centotredici, calciando la porta. L'uomo della squadra di assalto la vide arrivare troppo tardi. Roxy gli diede un calcio nella pancia, lo tirò a sé per il giubbotto, gli puntò la pistola alla testa e premette il grilletto, senza alcuna pietà. Quindi calciò quell'uomo con rabbia. Fece un bel respiro e controllò se avesse armi addosso. Trovò solo una mitraglietta mezza scarica e il fucile che sperava siringhe, ma quello non le interessava molto: era abbastanza certa che nessun uomo della squadra fosse LWF. Infine, gli tolse il giubbotto e lo indossò. Non riusciva nemmeno a guardare quel logo a forma di tulipano, il solo pensiero di averlo addosso la atterriva, ma non era il momento per brutti ricordi, era il momento di agire e di dimostrare che era stata addestrata dal migliore e lei questo lo credeva fermamente. Lasciò la stanza e iniziò a correre, sentì degli spari in fondo al corridoio. Entrò nell'antro delle scale di sicurezza, ma lasciò la porta socchiusa infilando la mitraglietta nella fessura. Appena comparve l'uomo diede fine al caricatore. L'uomo sussultò e cadde a terra immobile. Roxy uscì dal suo nascondiglio. Prese la sua mitraglietta e quindi riprese a salire dalle scale verso il secondo piano.

- Al secondo quanta gente c'è? - chiese soltanto.

- Al secondo non vedo nessuno, al terzo ci sono moltissime guardie in sala mensa e vedo anche alcuni ragazzi con loro - aggiunse Liv.

- Come stanno? - chiese Roxy contando i proiettili a sua disposizione. Prima di affrontare il grande numero doveva prendere qualche altro caricatore.

- Spaventati, ma mi sembrano stare bene. - disse Liv. La voce venne interrotta da un gemito.

- Liv, respira, parlami, cosa ti senti? - disse Roxy fermandosi a metà tra un piano e l'altro. Stringeva il corrimano e si sentiva talmente impotente. Forse aveva sbagliato a lasciarla lì da sola.

- Il cuore mi esplode - disse Liv a denti stretti.

- Respira, guarda se c'è qualcosa di freddo nel frigo di Tom e mettilo in testa, fidati di me - aggiunse. Sentì diversi rumori in sottofondo, poi il respiro di Liv rallentò.

- Prenditi pure un attimo se ti serve, io vado al quarto piano - disse Roxy inspirando a fondo e prendendo gli scalini a due per due.

- Stanza... 410 e... 412- disse con fatica Liv.

- grazie - rispose solo Roxy. Si fermò davanti alla porta del quarto piano. Aveva detto 412? Quella stanza era veramente maledetta. Decise di partire dalla 410.

- Tu cerca, Tom, ti contatto io quando ho fatto - aggiunse prima di entrare nel corridoio. Il piano sembrava deserto. I finestroni erano tutti al loro posto. Diverse porte del piano erano state aperte senza mezzi termini, un vero rastrellamento in stile militare. La nausea le travolse per un attimo. Inspirò a fondo: per quanto terrificante fosse quello che stavano facendo quegli uomini, non doveva mollare. Era solo all'inizio e aveva davvero pochissimo tempo. Entrò nella stanza 410 spazzando l'intera area con la mitragliatrice. I vetri antiproiettile si creparono in diversi punti. L'uomo cadde sul letto con un tonfo sordo. Prese la sua mitragliatrice e si acquattò sulla porta. La 412 era molto vicina, di sicuro chiunque era lì l'aveva già sentita arrivare e l'avrebbe aspettata, questa volta l'evento sorpresa non le sarebbe bastato. Non avanzava nessuno nel corridoio. Purtroppo, non aveva tempo di stare al coperto e aspettare che lui si scoprisse. Era un'assurdità ed era contro ciò che David le aveva insegnato, ma stavano radunando i ragazzi, quindi aveva poco tempo. Controllò che la radio fosse spenta.

Vedeva ancora Liv davanti a lei, senza fiato, con quelle maledette siringhe conficcate nella schiena. Mise via la mitragliatrice nel giubbotto, sentiva la rabbia crescere dentro di sé. Non la fermò. Le pareti del corridoio si tinsero di rosso. Spalancò la porta con un calcio e liberò la sua onda. La deflagrazione stupì lei stessa in quell'ambiente così piccolo per la palla che aveva prodotto. Lo spostamento d'aria le sollevò i capelli, i vetri saltarono, il letto venne scaraventato contro il muro. Con le orecchie ancora rimbombanti si guardò intorno confusa: non c'era traccia dell'uomo. Sentì un peso incastrarsi sul suo giubbotto antiproiettile sulla schiena, all'altezza della scapola. Proveniva dal bagno; si voltò e vide la porta divelta dall'esplosione. Aprì le mani e lasciò fluire tutta la sua ira verso quel piccolo essere umano tremante che la guardava da dietro lo stipite. La palla gli esplose addosso e l'uomo venne spinto contro il muro lasciando una strisciata di sangue e cadendo esanime a terra. Le mattonelle attorno a lui esplosero, così come la vasca e la sauna. Roxy rimase lì ferma a calmare il suo cuore. Il vento le scompigliava i capelli. Si slacciò il giubbotto. Analizzò il proiettile incastrato nel giubbotto. Non era una siringa. Allora non poteva fermarla. Gettò il giubbotto a terra e lasciò la stanza dietro di lei. Le piume dei cuscini fluttuavano ancora nell'aria che ora penetrava ampiamente dalle vetrate. Arrivata alle scale riaccese la radio.

Liv quattro piani sotto di lei vide Roxy uscire da quella camera: aveva visto l'esplosione dalla telecamera esterna in fondo al piano. Attese di vederla tornare sulle scale e che la contattasse. Avrebbe davvero voluto chiederle cosa avesse fatto in quella camera e come aveva fatto, ma non ebbe il coraggio.

- Ho trovato Tom, non sarai contenta- aggiunse poi Liv mascherando una fitta.

- Dov'è? - tagliò lei.

- Sta seguendo Michael, che sta inseguendo Kathy, sono quasi arrivati alla palestra, ho paura che Kathy sia in trappola ormai - riassunse Liv. Roxy chiuse gli occhi. Quella situazione era una bomba atomica pronta ad esplodere e lei non aveva tempo: doveva scegliere, scegliere chi sacrificare, ma era così terribilmente difficile.

- L'allarme è partito? - chiese solo la conferma via radio.

- Si, la squadra ha detto che stanno partendo- confermò Liv rileggendo il loro messaggio dopo aver preso un profondo respiro.

- Roxy, se fermi Michael, abbiamo ancora una possibilità- intervenne poi Liv. Roxy inspirò profondamente. David l'avrebbe fatto? No, ma lui non era in grado di affrontare Michael, lei sì. Non poteva comunque sganciare una palla in mezzo alla sala mensa piena di ostaggi. E per tirare fuori da quel buco gli ostaggi sani e salvi serviva una squadra, non poteva farlo lei da sola. Doveva scegliere chi poteva salvare e per chi doveva solo sperare che la squadra arrivasse in tempo, ma dalla Germania, ci avrebbero messo almeno un'ora in aereo. Era tantissimo.

In ogni caso quella sala era una trappola per topi: David sarebbe entrato dai condotti dell'aria e sarebbe morto per salvare i suoi ragazzi. Lei però non aveva un fucile di precisione e non conosceva quei condotti come David: non aveva visto nascere quella scuola. Affrettò il passo su per le scale, diretta verso la palestra. In fondo, se avesse tolto di mezzo Michael, sarebbe potuta sempre andare sul tetto e ridurre quegli elicotteri in un ammasso di rottami in pochi secondi. E senza quelli, nessuno sarebbe fuggito da lì.

"Può funzionare, ce la posso ancora fare" si disse spalancando la porta di servizio.





Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top