Polvere bianca
Liam si ridestò all'improvviso: era steso sulla pista. I piloti dei caccia probabilmente li avevano tirati fuori dall'abitacolo.
- Deve essere stata quella polvere, ma non ho idea di cosa sia, l'aereo ne era già coperto quando l'abbiamo affiancato - stava dicendo uno dei piloti a un agente in doppio petto. Liam tossì e si massaggiò la testa che gli batteva; quindi, un conato di vomito lo travolse. Gli uomini indietreggiarono. Tossì un paio di volte prima di riuscire a sedersi.
- No, nessuno dei nostri è stato male - confermò poi il pilota all'agente.
- Scommetto che nessuno di voi è LWF - aggiunse; quindi, ringraziò l'uomo e si avvicinò a Liam. Si abbassò e gli chiese come si sentiva.
Liam studiò il proprio riflesso negli occhiali da sole dell'uomo. Tossì un paio di volte e poi si accorse che il suo tatuaggio rosso brillava al sole del caldo afoso di Washington. Siero. Il panico lo colse.
- Roxy dove è? - chiese. L'uomo lo aiutò ad alzarsi.
- non respirava, l'hanno portata in infermeria, venga l'accompagno - si offrì l'uomo.
- È certo di stare bene? - chiese di nuovo l'agente. Gli girava la testa come una trottola, ma doveva vedere Roxy.
Era stesa sul lettino, aveva ancora l'uniforme dell'aviazione addosso. Era pallida come la morte, con l'ossigeno sulla bocca. A Liam crollarono le gambe. L' uomo lo aiutò a sedersi.
- Cosa era quella polvere? - chiese poi.
- Siero - riuscì a dire Liam tra un respiro e l'altro. Si sentiva chiudere la gola.
- Non era un liquido giallo? - obbietto l'uomo, questa volta Liam lo guardò stupito. Non sapeva come rispondergli in realtà. Non aveva mai capito come fosse possibile tramutare quel liquido in polvere.
- Sono l'agente Donovan, mi sono occupato della scomparsa di Mrs. Sullivan - si presentò. Liam strinse la sua mano.
- Alice sta bene, è al sicuro - rispose Liam con voce rotta e roca.
- Farò resettare il computer di bordo dell'aereo. Per il momento non le chiederò dove vi nascondete, però per proteggervi finché siete qui a Washington ho bisogno che mi dica la verità. Ho parlato un po' coi suoi genitori e con quelli della Signorina Williams. Abbiamo fatto portare alcuni oggetti della vostra vita precedente, dovrebbe confermarmi che sono suoi e le faremo l'esame del DNA prima di ammettere la sua testimonianza, dato che non ha documenti di identità con sé. Accetta di sottoporsi al prelievo? - chiese Donovan. Liam annuì squadrando la faccia stanca dell'uomo. Stimò che dovesse avere più o meno l'età di suo padre, i capelli a spazzola ormai bianchi e gli occhi verdi un po' glielo ricordavano. Non aveva scelta se non fidarsi di lui. L'uomo si alzò portando verso di lui una scatola, quindi gli lasciò un po' di privacy. Liam si asciugò gli occhi e lentamente aprì la scatola. Sorrise con gli occhi lucidi. Il suo casco riempiva quasi tutta la scatola sotto di esso c'era una medaglia. La guardò perplesso, poi alzò gli occhi verso l'agente.
- Mi hanno detto che l'hanno rapita fuori dal campo di allenamento, a una settimana dai play off. La sua squadra ha giocato con una fascia al braccio e hanno consegnato la medaglia ai suoi genitori. Senta, non sono qua per giudicare la Lotus Academy. Questa storia è andata troppo oltre. E vorrei quanto lei che finisse ... - disse l'agente deciso. Liam annuì, quanto capiva quell'uomo.
- Posso vedere i miei genitori? - chiese soltanto.
- Temo non saremmo in grado di garantirne la sicurezza nel loro trasferimento qui, abbiamo blindato quest'area dell'aeroporto, comunque sono già sotto protezione, hanno registrato un video messaggio. Lo trova in fondo alla scatola. La torre di controllo ha seguito la vostra rotta, sappiamo che non siete stati soli durante il viaggio. Se la Humans riesce a pagare dei caccia militari per attaccarvi, dio solo sa cosa possono inventarsi sulla terra ferma. Guidava lei quell'aereo? - chiese Donovan curioso.
- Roxy - ammise Liam. L'uomo la fissò colpito oltre il vetro. - e riesce a farlo coi suoi problemi polmonari? - aggiunse stupito.
- Oh, è una vera forza della natura ... - sorrise Liam.
- I medici hanno parlato col numero delle emergenze che ci avevate mandato. Faranno il possibile. - promise l'agente. Liam pregò che l'antisiero nell'impianto di Roxy avesse funzionato quanto aveva fatto il suo. Tuttavia, si sentiva sul punto di vomitare nuovamente. L'agente chiamò i medici che lo fecero sdraiare sul lettino accanto a Roxy. Sentiva gli occhi terribilmente pesanti. Lottò per tenerli aperti, ma senza successo.
Quando riprese conoscenza era notte fonda. C'era una sagoma scura appoggiata su di lui. Respirava nell' oscurità col viso coperto da una maschera. La strinse tra le braccia, chiuse gli occhi e si concentrò solo su di lei. Sentiva dolore, paura, passione, forza, rabbia: un'ondata di emozioni. Come tutti gli LWF rossi mutati Liam e Roxy sentivano tutto quello che le altre persone provavano, ma tra due esseri mutanti questo scambio diventava come una melodia: senza parole loro riuscivano a parlare con un linguaggio senza filtri e senza menzogna. L' importante per Liam in quel momento era sentirla, seguire ogni faticoso respiro di Roxy, percepire la sua fatica e la determinazione perché alla fine Roxy era ancora lì con lui ed era questo il vero miracolo.
Roxy si accorse che era sveglio, gli mise un dito sulle labbra e cercò di sorridergli dietro la mascherina. Le lacrime le oscurarono la vista. Si sentiva un vero straccio, ma ora che erano arrivate le dosi massive di antisiero dall'Europa la loro situazione sarebbe migliorata. Non abbastanza per andarsene in giro senza ossigeno il giorno seguente, non si faceva illusioni. Kathy aveva ragione: poteva usare questo ennesimo affronto della Humans contro la dottoressa Wolfe.
Il pensiero di quella polvere la tormentava in realtà. La dottoressa era riuscita a polverizzare il siero come Micheal o la sparizione di Micheal dalla Germania era spiegabile in qualche modo con l'intervento della Humans? Se avevano preso Micheal, Lorenz sarebbe stato furioso, ma come potevano trovarlo? Potevano nasconderlo ovunque in America. Doveva avere più di qualche ipotesi. Si appoggiò su Liam e lo strinse a sé: sentiva il suo cuore battere sotto la pelle, il battito accelerato. Aveva avuto paura, come lei. L'idea che avessero modificato un'arma per colpirli non la stupiva, ma in qualche modo pensare un missile progettato per sterminare gli LWF eventualmente sopravvissuti alla detonazione era una eventualità che l'atterriva. Quali altre armi avevano modificato a quello scopo?
Dovevano far cadere al più presto quella lista. Non poteva sbagliare nulla. Sospirò sperando di riuscire almeno a dire qualche parola il giorno seguente. Accarezzò il volto teso di Liam, quindi scese dal lettino tirandosi dietro la bombola di ossigeno e poi salì sull'altro lettino della stanza. Quindi tese la mano verso di lui e la strinse.
- Possiamo fidarci di questi uomini - disse Liam. Roxy annuì, sapeva che non avevano altra scelta ormai.
- Riposati, domani sarà una lunga giornata - le sussurrò Liam. La sua tosse era già molto diminuita. Roxy annuì. Prima di addormentarsi lanciò un'occhiata alla sua scatola ancora chiusa sul tavolo. Sospirò e pensò: "se la dottoressa vuole la guerra, l'avrà, senza esclusioni di colpi." Quindi si sforzò di chiudere gli occhi.
Il giorno seguente Roxy aprì gli occhi tutta intontita, ma sentì un mugugno provenire dalla sua gola. Era davvero un'ottima notizia. Sorrise cercando tracce di Liam nella stanza. Si mise lentamente a sedere. La testa aveva smesso di girare, ma si sentiva debolissima. Anche solo fare un passo le sembrava un'impresa impossibile e avrebbe dovuto andare in senato e parlare... Ma doveva farlo, per la ragazza che era stata, per quello che le avevano fatto, per essere libera, infine. Sganciò la bomboletta di ossigeno e la trascinò con sé fino al tavolo; quindi, si mise seduta a fissare la sua scatola. L'agente Donovan le aveva detto del suo significato, ma non se l'era sentita di alzarsi la sera precedente. I risultati degli esami del DNA ovviamente avevano confermato che quella scatola era sua: Roxanne Williams.
Aveva fatto quello screening per scrupolo di sua madre, che era preoccupata dei suoi frequenti svenimenti. Gli ultimi mesi che era stata coi suoi genitori era stata una lotta continua: lei non voleva sentirsi dire che doveva vivere con la sordina. Quell'esame era stato una doccia fredda all'epoca, le era sembrato che tutti i suoi sogni si disintegrassero all'istante. Aveva chiesto un parare anche a Mr. Lorenz e lui aveva confermato senza tentennamenti. La diagnosi di leucemia era sempre stata corretta; la dottoressa Wolfe non aveva mentito. E la mutazione era l'unico motivo per cui lei era in vita, probabilmente. Per cui non poteva basare su quello la sua difesa. Si fece coraggio e aprì la scatola. C'era la coccarda del giorno del diploma e il vestito e le scarpe che aveva usato allora. Questo era tipico di sua madre: si lamentava sempre che si vestiva come un maschiaccio, mentre ormai era una donna. Guardò gli anfibi e l'uniforme che portava e si ricordò le parole di Kathy. In fondo era un vestito elegante e non era cresciuta molto in altezza da allora. Si chiuse in un angolo della stanza e faticosamente si svestì ripiegando l'uniforme in un angolo. Rimase per un attimo incerta ad accarezzare quel vestito rosso pieno. Le faceva impressione che fosse ancora lì, intonso, dopo tanti anni. Il colore era stato un round di battaglia quasi degno di quello tra i caccia nei cieli del giorno precedente e Roxy aveva vinto: il rosso era sempre stato il suo colore, molto prima di poter essere un mutante LWF. Roxy sorrise al ricordo. C'era anche la foto del giorno del suo diploma. I capelli castani, gli occhi verdi: il siero l'aveva cambiata molto da allora. Infilò il vestito e si guardò nella vetrata dell'ambulatorio improvvisato. Si vide comunque diversa, più vecchia in un certo senso, più adulta. Quella ragazzina che voleva imparare lingue e girare il mondo non esisteva più, quella donna l'aveva uccisa e avrebbe pagato per questo.
- Wow - Liam rimase estasiato sulla porta. Roxy si voltò quasi vergognandosi.
- Lo stavo solo provando- si giustificò lei. La voce usciva flebile e un po' ovattata da dietro la mascherina.
- Dovresti tenerlo, stai benissimo, meglio che prendere roba prestata dall'FBI - disse indicando i suoi pantaloni neri e la camicia bianca. Roxy lo guardò e sorrise.
- Ora che ci penso, non ti sei mai messo la cravatta, nemmeno per un solo appuntamento - aggiunse Roxy avvicinandosi.
- Sai che sono uno sportivo - le rammentò Liam.
- In effetti il casco da un non so che di ... sexy... fa molto capitano della squadra di rugby del liceo - confessò Roxy avvicinandosi a lui.
- Ma io ero capitano della squadra di rugby del liceo - aggiunse lui fingendosi piccato.
- Lo so... - sorrise Roxy abbassandosi la mascherina e tirandolo verso di lei per la cravatta fino a stampargli un bacio sulle labbra.
- Mi aiuti con la zip? - fece poi voltandosi. Liam sorrise e si mise a cercare la piccola clip di metallo.
- La medaglia a chi l'hai rubata? - fece Roxy ridendosela sotto i baffi.
- Sei stata tu a dirmi di usare le nostre armi contro la Wolfe, poi mi spettava: ho mancato solo i play off - protestò Liam prendendola tra le braccia. Roxy si perse a guardare la loro immagine riflessa nella vetrata.
- Pensi mai chi saremmo oggi senza la Humans? - chiese a Liam.
- Io forse un disoccupato ubriacone: come LWF non mi avrebbero mai preso nella lega o nell'esercito per cui... Tu invece saresti un pezzo grosso, una grande donna in carriera, una di quelle che viaggia per il mondo e sfoggia i suoi titoli appesi in ufficio - confessò Liam con sincerità.
- Forse ...- rise Roxy. "O forse sarei morta..." pensò tra sé e sé contenta che Liam non se ne potesse accorgere.
- L'unico dubbio che ho è sul colore di quel vestito. Insomma, se fosse nero... - aggiunse Liam.
- Se intendi dire che un cecchino mi vedrebbe a miglia di distanza è vero, ma dimentichi che ho una folta chioma di capelli rossi, mi devo anche mettere la parrucca? - fece Roxy irritata.
- Sai che adoro i tuoi capelli - si salvò in corner Liam.
- E io adoro le sfide, voglio proprio vedere con quale faccia tosta sparano ad una ragazza col respiratore in diretta mondiale - disse Roxy a denti stretti.
- Mi ero già preparato un lungo discorso per convincerti a portare il respiratore in senato... Hai la febbre? - Liam le sentì la fronte perplesso. Ovviamente era una battuta. Dal canto suo Roxy gli stampò un destro sul bicipite. Liam accusò il colpo e alzò le mani. Roxy tossì tra una risata e l'altra, quindi prese un paio di respiri profondi. Era quello che amava di più di Liam: non si piangeva addosso e riusciva sempre a strapparle un sorriso.
- Mia signora ...- Liam le fece strada con un mezzo inchino. Roxy stava per seguirlo, quando tornò indietro, prese dalla scatola una piccola cloche piena di lustrini e inserì all'interno due chiavette USB che giacevano accanto alla scatola sul tavolo: un conteneva il filmato dei suoi genitori, l'altra i suoi referti medici.
- Molto fine... e poi dici del mio casco! - non potè che commentare Liam.
- Piantala avevo diciotto anni- rispose Roxy precedendolo nel corridoio. In fondo la porta era stata aperta. Si vedevano le sagome di diversi uomini armati. Quando uscirono alla luce di quel caldo mattino di inizio agosto, Donovan le fece un sorriso.
- È un piacere riaverla tra i vivi, signorina Williams- aggiunse l'uomo aprendole la portiera dell'auto.
- Credo che per la dottoressa Wolfe non lo sarà altrettanto- commentò dura Roxy montando sul mezzo blindato. Poi prese la mano di Liam e la strinse forte. L'auto sgommò lasciando l'hangar.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top