Incroci genetici
- Hai visto? Non c'è scritto cosa succede dopo la mutazione di un oro completo. - disse Kathy trionfante indicando il tablet. Erano seduti per terra appoggiati al tronco cavo dove qualche giorno prima Simon aveva trovato il suo aeroplanino. Simon studiava il tablet: faceva molta fatica a concentrarsi, ma non se l'era sentita di dire di no a Kathy. Tom e David stavano lavorando al progetto per i bracciali che dovevano aiutarla a tenere sotto controllo quei fulmini: voleva fare la sua parte, ma quel mal di testa non gli dava tregua quel giorno. Alzò gli occhi dal dispositivo e li massaggiò fissandoli sull'edera davanti a lui.
- Un'onda che è un tornado? Non riesco davvero ad immaginarla. Sei certa di averla vista e che sia stato David? - disse quindi accigliato.
- Al cento per cento - assicurò Kathy. Non che Simon non le credesse, ma sapeva anche lui quanto, quando stai male, puoi vedere cose strane, tipo fantasmi di persone viventi che in realtà sono ad 80 KM da li. Allucinazioni, insomma.
- Sicuramente non ne parla e sono d'accordo con te, evidentemente nessuno è mai sopravvissuto ad una mutazione del genere; quindi, se io mirassi a finire questo manuale... e fossi una pazza omicida che si diverte a torturare i ragazzi...- cominciò a dire Simon. La sua precisazione fece sorridere Kathy.
- Cercherei un oro puro con tutte le mie forze, ma questo non spiega perché si è portata via i nostri blu e rossi, avrebbe preso solo gli oro - concluse sicuro.
- Nessuno dei nostri ori è completo - gli ricordò Kathy.
- Ma se li incrociasse? Hai detto che la dottoressa da te e Michael voleva il vostro patrimonio genetico. Pensa un figlio tuo e di Michael Lorenz... fatto in provetta, intendo - precisò cauto Simon.
- È orribile! Quel povero bambino sarebbe condannato ad essere un oro completo e nascerebbe già mutato, senza via di scampo - disse desolata Kathy. Quei discorsi anziché calmarla la stavano agitando.
- In ogni caso questo non spiega perché ha portato via i blu e i rossi - obbiettò Simon.
- Roxy teme voglia usare la polvere per alzare il loro potenziale - ammise Kathy.
- Ma lei è stata malissimo con quella polvere! - ricordò Simon. Pensare sua sorella sottoposta alla polvere gli procurò una fitta alla testa. Inspirò a fondo, ma poi il dolore scomparve.
- Il suo potenziale è già al limite, quindi appena sale sopra la soglia i suoi polmoni rischiano il collasso. Questo non vuol dire che la polvere sia una passeggiata, anche Liam era uno straccio, vomitava e chissà cos'altro - Kathy riportò quello che le aveva detto Lorenz e poi si lasciò andare a pensieri molto bui. I suoi sogni su Liv in trappola non erano affatto migliorati.
Simon perse l'ultimo pezzo della frase: la testa iniziò a girargli; una nuova fitta gli tolse il fiato. La foresta finì sotto sopra e tutto iniziò a tremare, ma quelle onde non erano fuori, erano dentro di lui. Fu come un flash: sua sorella in giardino cadeva dalla bici ed iniziava a tremare come una foglia. Attacco epilettico: questo fu ciò che registrò la sua mente e poi quella foresta, Kathy, il sito B, tutto svanì nel buio.
Kathy vide Simon appoggiarsi la tronco e cadere di lato, riversare gli occhi all'indietro ed iniziare a tremare. Aveva la bava alla bocca: urlò spaventata senza sapere cosa fare. Fece per stendere le mani su di lui, ma si riempirono di fulmini. Scattò in piedi e lo guardò impaurita. Doveva andarsene da lì in fretta e cercare aiuto. Lasciò il tablet a terra ed iniziò a correre verso la baita. Per fortuna Roxy ed Ariel erano sedute sotto al portico con le bambine intente a giocare sedute nel prato con le loro bambole. Roxy alzò lo sguardo verso di lei preoccupata: capì subito che qualcosa non andava, ma Kathy indicava il bosco terrorizzata. Ariel si alzò in piedi. Disse alle bambine di non muoversi e partì di corsa verso il boschetto. Roxy attese che Kathy la raggiunse per capire.
- È Simon... sta malissimo, credo abbia un attacco epilettico - disse Kathy senza fiato.
- Vai a cercare David, era giù con Tom credo - disse Roxy agitata seguendo Ariel verso il boschetto. Kathy si buttò giù dalle scale, sentiva le braccia in fiamme, entrò sbattendo la porta, sia Tom che David si voltarono verso di lei stupiti. Kathy si fermò un attimo a prendere fiato e riportò loro di Simon.
- OK, ci pensiamo noi, Kathy, vai in camera tua e fai lunghi respiri: Tom starà lì con te, fuori dalla porta. Pensiamo noi a Simon, grazie - disse David cercando di non perdere la calma, poi prese di corsa le scale facendo i gradini a due per due. Rintracciò Mrs. Lorenz in sala da pranzo e poi raggiunse Ariel per aiutarla a portare Simon all'interno della struttura. Quando giunse nel boschetto l'attacco epilettico era finito, Ariel era stesa sul ragazzo che però non aveva ripreso i sensi. Aveva una lunga strisciata di sangue sotto al naso. Roxy aveva gli occhi lucidi e stentava a mandare indietro le lacrime. David prese il ragazzo in braccio e cominciò a correre verso la baita.
- Simon, non mollarci adesso, forza- sussurrò non sapendo se lui lo sentisse. Sentiva il suo peso addosso, l'adrenalina che scorreva nel sangue. Entrò nella baita senza fiato. Ariel rimase all'esterno con le bambine che si erano spaventate alla vista del ragazzo e del fuggi-fuggi generale e ora piangevano.
Roxy rimase indietro in quel boschetto. La gamba le faceva male e il cuore le batteva a mille allora, il fiato rotto. Si sedette sul tronco, toccò la pancia e inspirò a fondo. Aveva paura, per Simon, per il figlio che portava in grembo, per Kathy, aveva paura per tutti loro, perché non vedeva una via d'uscita in fondo a quella situazione, aveva paura di dover stendere un altro lenzuolo bianco e non era sicura di farcela. Scoppiò a piangere. Poi lanciò un urlo e piantò una grossa palla rossa nel terreno. Una nube di erba e terriccio si alzò qualche metro davanti a lei. Si alzò lentamente, raccolse il tablet di Kathy da terra e si avviò verso la baita senza voltarsi a guardare il cratere di un metro e mezzo di diametro che aveva creato a terra. Arrivata alla baita prese lentamente le scale. Liam le stava venendo incontro preoccupato.
- Tutto a posto? Non ti vedevo arrivare! - disse soltanto.
Roxy alzò le stampelle senza aggiungere una sola parola. Lanciare quella palla le aveva fatto bene, era come se avesse tenuto troppo a lungo quella rabbia, quella tensione dentro di sé e ad un certo punto erano esplose. Inaspettatamente si sentiva meglio dopo averlo fatto, anche se le doleva ammetterlo. Ora al posto della rabbia era rimasto solo il groppone alla gola e le mani che tremavano leggermente.
- Tranquilla, hanno portato Simon in camera sua. Mrs. Lorenz sta sentendo suo marito. Hanno detto di aspettare giù in sala da pranzo e di dare un'occhiata ai ragazzi, stavo venendo a cercarti- aggiunse Liam.
- Va bene, non c'è problema- disse Roxy sospirando profondamente e girandosi per ridiscendere i pochi gradini che aveva fatto. La situazione in sala da pranzo era caotica come sempre. I ragazzi stavano giocando a carte a gruppetti, urlavano, alcuni disegnavano, altri facevano vecchi giochi di società. Sembravano non essersi accorti di nulla e per il momento preferiva di gran lunga che continuasse ad essere così. Si sedette sul divanetto antistante le finestre. Liam le prese la mano. Cominciò a venirle un fortissimo prurito alle braccia e alle gambe, quasi insopportabile.
-C'è qualcosa che non va con Kathy, credo, puoi stare qui tu? -chiese all'improvviso Roxy respirando a fondo per cercare di calmare il prurito. Liam annuì e le fece segno di andare. Lei prese il tablet, si alzò faticosamente dal divano e si diresse verso il piano terra. Più scendeva e più quel prurito aumentava. Non impiegò molto a capire che l'atmosfera lì sotto era molto tesa. Tom faceva avanti e indietro per la stanza zoppicante, senza fermarsi e si guardava attorno perso.
- Che succede? - chiese perplessa Roxy. Capiva fosse in tensione per Simon, ma le sembrava davvero ad un passo da una crisi di nervi.
- Oh, Roxy, per fortuna, mi devi aiutare, io ti giuro ho provato di tutto, non so cosa fare per calmarla. - disse agitato.
- Dov'è? - chiese soltanto Roxy. Tom indicò la sua camera. Procedettero entrambi lentamente per il corridoio.
-Ho provato a parlarle dal vetro ma lei si è voltata dall'altra parte. - disse scorato Tom. Roxy si fermò davanti alla porta, inebetita. I fulmini erano ovunque: il bruciore divenne fortissimo. Le rocce riflettevano i fulmini che rimbalzavano da una parete all'altra. Kathy era ferma, immobile, seduta sul materassino, ormai bruciacchiato, con le gambe strette al corpo in posizione fetale. Roxy batté sulla porta, ma lei nemmeno si voltò.
- Kathy, ti prego, non fare così! Lo so che tieni tanto a Simon, ma così ti farai molto male, Simon non vorrebbe questo, ti prego! - insistette Roxy battendo alla porta.
- Dio, il dolore è insopportabile- fece poi rivolgendosi a Tom. Franò a terra dandogli in mano il tablet.
-Roxy, oddio, che facciamo? Che facciamo? - era in panico totale. Roxy cercava solo di respirare.
- Mi dispiace è troppo... devo allontanarmi- disse Roxy senza fiato. Tornarono nella sala, lì il prurito era più sopportabile. Roxy si sedette al tavolo da lavoro di Tom e fece dei grandi respiri. Ora capiva il suo tormento: nemmeno lei voleva lasciare là dentro Kathy da sola, ma non sapeva come calmarla. Si sentiva inutile, di nuovo. Una parte di lei avrebbe voluto lanciare un'altra palla, ma capiva razionalmente che non era una grande idea, specie lì dentro. L'ambiente era troppo piccolo e pieno di attrezzi pericolosi: avrebbe finito per ferire Tom e sé stessa. Guardò gli attrezzi sul tavolo: colla a caldo, saldatrice, legno, sparachiodi... Sorrise prese il pezzo di legno e cominciò a sfogarsi con quello. Tom la guardava allucinato: era fermo ora, al centro della stanza, guardava un po' Roxy e un po' Kathy. Si sentiva soffocare lì dentro sentando le urla di Kathy ovattate provenire dalla sua stanza. Prese la porta senza voltarsi.
Roxy, nel frattempo, aveva quasi finito il caricatore di chiodi e cominciava a sentirsi meglio. Respirò a fondo e si alzò per tornare da Kathy. Fu allora che vide Angela sulla porta della stanza di Kathy. Non l'aveva nemmeno vista entrare.
- Ha paura di perdere anche Simon, ha paura che Michael gli porterà via tutta la sua vita- disse Angela come se fosse in trance. Roxy non le leggeva la mente, ma in questo caso, immaginava che fosse quello il problema specifico.
- Ti fa male vero? Senti che le brucia? - disse Angela.
- Quando mi avvicino è insostenibile, se mi allontano sto meglio, ma mi sembra di essere un'egoista- confessò Roxy. Avrebbe preso volentieri a pugni la parete.
-Non ti preoccupare, aspettami di là, so cosa fare- le rispose Angela.
- Cosa intendi? - fece per dire Roxy. Non fece in tempo a finire la frase che Angela aprì la porta ed entrò nella camera. Roxy rimase allibita, senza parole. Avrebbe voluto fermarla, stava per gridarle di uscire poi Angela si riempì di luce bianca. Roxy si dovette coprire gli occhi per quanto era accecante. Indietreggiò verso la sala di Tom e si mise di nuovo a sedere. Le tramavano le mani. Angela aveva giurato di non avere un'onda: cos'era cambiato? I bianchi non avevano onde. O forse quel manuale era davvero incompleto come Kathy diceva?
Angela tremava in quella stanza piccola, ma voleva farlo, voleva provare ad usare la sua onda. La prima volta era capitato con le gemelle mentre giocavano in giardino. Una si era sbucciata un ginocchio; ad asciugarle le lacrime dal viso, le si era spezzato il cuore. Sentiva la bimba singhiozzare tra le sue braccia e improvvisamente le sue mani avevano cominciato ad emanare luce. Aveva fatto come per lasciare la bambina, spaventata all'idea di farle più male, ma poi la bambina le aveva sorriso e le aveva dato un bacio.
- Passato, come dice mamma- aveva detto pochi secondi dopo. Angela si era seduta perplessa e si era accorta di avere i jeans sporchi di sangue all'altezza del ginocchio. Era come se quella ferita fosse passata a lei. Le aveva bruciato molto per quasi un'ora e poi era svanita nel nulla, come se non ci fosse mai stata. Quelle ustioni non erano un ginocchio sbucciato. Quello che non aveva detto a Roxy era che lei aveva sentito le grida di Kathy fin dal piano superiore. Gridava nella sua testa oltre che con la gola ed erano davvero agghiaccianti. Anche David doveva averle sentite perché l'aveva presa da parte in corridoio e le aveva detto: - te la senti o vado io? -. Avevano tentennato se usare le loro due onde insieme con Simon, ma David aveva paura che chiunque avesse provato a salvarlo sarebbe morto. Avevano concordato di aspettare prima che Lorenz provasse a salvarlo con la medicina tradizionale, ma Kathy era viva, era lì che urlava in quell'esatto momento e non c'era una medicina che fermasse quei fulmini.
"Kathy sono qui, non sei da sola, va tutto bene, il bruciore ora passerà, ti aiuterò io" sussurrò. Kathy si voltò verso di lei. Sentivano una i pensieri dell'altra: era come se il resto dell'albergo fosse svanito in quella luce, ma non solo quello, anche la sua paura e anche il dolore. Kathy smise di urlare, la guardava incantata. Angela si fece coraggio inspirò a fondo e poi le toccò una mano. I fulmini si spensero.
Kathy si guardò stupita le mani e poi alzò gli occhi colmi di lacrime. Angela le sorrise, ma si sentiva la testa girare: il bruciore che sentiva lei ora sulla pelle era orribile. Non voleva crollare davanti a Kathy.
- Vai a stenderti nella vasca di ghiaccio, andrà tutto bene- sussurrò Angela. Si appoggiò alla parete e aspettò che uscisse, quindi franò a terra e si guardò le braccia completamente bruciate. Si asciugò una lacrima dagli occhi. Uscì dalla stanza e ritornò sui suoi passi inspirando profondamente. Incrociò lo sguardo di Roxy.
- Ci penso io, vai ...- le disse solo Roxy. Angela la ringraziò con un sorriso e prese lentamente le scale cercando di cancellare il dolore dalla sua mente.
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