Frammenti di sogni

Rimasero tutti e tre senza fiato a guardare la pista degli elicotteri cosparsa di frammenti di vetro. Gli squarci causati da quell'invasione, visti da vicino, erano molto peggiori di quanto potessero sembrare da valle. David si tolse definitivamente la maschera e inspirò cercando il coraggio di muoversi. Su quella pista i suoi occhi da militare vedevano esattamente dove si erano poggiati i mezzi e dove avevano piantato le funi per ancorarli a terra, di modo che non si spostassero per le forti raffiche di vento. La Humans aveva affidato l'assalto armato a professionisti e ammetterlo lo faceva solo sentire peggio. Gli sembrava quasi di scorgere le traccie del passaggio di quei ragazzi, esitanti, spaventati. C'era un silenzio lassù che lo uccideva: pensare com'era stata viva e pulsante quella scuola! Si trovò a ricordare la prima volta che vi aveva messo piede con Mr. Lorenz, agitato e orgoglioso.

- Abbiamo solo 20 ragazzi - gli aveva ricordato David.

- Non voglio che a nessun LWF tocchi il destino di mio figlio: riempiremo questa scuola, un ragazzo alla volta - aveva risposto deciso.

Suo figlio... aveva distrutto quel sogno. Pensare quante volte aveva cercato di convincere Michael che suo padre teneva tantissimo a lui, senza riuscirci. Ognuno ha il suo modo di dimostrare effetto: Mr. Lorenz e Michael proprio non riucivano a capirsi. Tanto era solitario, timido e severo uno, tanto l'altro era complicato, arrabbiato, spaventato... Allora Michael era solo un ragazzo. E ora? Non poteva perdonargli anche questo. David non era suo padre: era il direttore di una scuola. Lui era sempre stato lì per un unico scopo: proteggere quei ragazzi, organizzare il loro trasporto sicuro dall'America alla loro nuova casa, la Lotus Academy, il posto dove la loro diversità non era più un problema, dove non dovevano vergognarsi dei loro geni, dove potevano scegliere per il loro futuro. Ciò che vedeva su quella pista era proprio questo: frammenti di sogni spezzati all'indomani del voto per riconquistare la libertà. Suonava come una beffa e sapeva proprio d'amaro.

Aveva tentennato molto se sparpagliare per la scuola guardie armate, se mettere il filo spinato ai cancelli, se mettere torrette e mitragliatori sulla pista per elicotteri. Alla fine aveva lasciato solo gli allarmi. Non voleva che quei ragazzi pensassero di essere passati da una prigione ad un'altra. Per quanto sicura, quella non era una vita. Eppure quella parvenza di libertà a Michael non era mai bastata, ma a molti altri si... e vederli uscire da quella scuola e rifarsi una vita era stata una delle soddisfazioni più grandi della sua carriera.

Aveva rinunciato a malincuore al suo incarico, aveva tentennato troppo a procedere con la mutazione per paura che il quarto livello lo rendesse un pericolo per i suoi ragazzi e per la sua famiglia, ma così... non era forse stato uguale? Non aveva potuto proteggerli. Messo com'era avrebbe faticato anche solo a proteggere le sue stesse figlie o Ariel. Era inutile: un ferro vecchio da buttare e l'unica soluzione era sempre stata lì davanti a lui. Si chinò sul piazzale e raccolse una siringa ancora mezza piena di liquido. La gettò via agitato.

Era una guerra ingiusta, insensata. Lo era anche quella "lista". Dovevano continuare a chinare il capo e subire ed aspettare che il governo concedesse loro un briciolo di libertà o di diritti per pietà o perché avevano alimentato un po' la folla o la stampa? Era così stanco.  Aveva giurato che non sarebbe più tornato in America, ma rimanere lì con la Humans che aveva Michael nelle sue fila era terribilmente pericoloso. Si augurò che almeno non avesse rivelato la presenza del sito B. Infine si fece coraggio ed entrò nella struttura. 

R1 era completamente sotto sopra. Gli armadietti buttati a terra, le giacche abbandonate, le porte divelte, i vetri saltati. L'aria frizzante che entrava prepotente fece rabbrividire Liam: sentiva le gocce di sudore imperlargli la fronte per la lunga salita. David li precedette all'ascensore, puntando deciso al piano dell'infermeria. Quando si aprirono le porte rimasero inebetiti. L'atrio era stato trasformato in una distesa di materassi e molti ragazzi giacevano su di essi, pallidi e spaventati. Era come trovarsi davanti ad una nuvola di mutanti bianchi.  Mrs. Lorenz lo vide e corse verso di lui, in lacrime. Prese quella donna tra le braccia. Stava facendo il possibile, ma era sul punto di crollare. Aveva lei stessa il braccio bandato e appeso al collo e diversi graffi addosso.

- Cosa ti è successo?- chiese David.

- Non brillavano per buone maniere quegli uomini e non mi hanno fatto prendere nulla dallo studio. Io volevo solo aiutare i ragazzi - alzò le spalle Mrs. Lorenz.

- Hai visto Michael?- osò dire infine David. La donna negò scuotendo la testa poi tossì e chiese scusa a David. Stava per crollare, lo vedeva. 

- Tranquilla, parleremo poi... dimmi come posso aiutarti - tagliò David. La donna tentò di calmarsi e poi fece mente locale. 

- Dovete controllare la temperatura di tutti e i battiti... Garcia, per favore puoi farlo tu?- disse indicando l'infermeria.

- Senz'altro vado a prendere tutto - disse dirigendosi verso l'infermeria.

- Liam, come sei messo a disinfettare?- chiese poi Mrs. Lorenz.

- Oh, in questi mesi sono diventato cintura marrone - sorrise. Aveva medicato quasi ogni giorno la profonda ferita che Michael aveva inflitto a Garcia trafiggendolo con un bambù da parte a parte. 

- Benissimo, prendi i guanti e comincia da là. - ordinò Mrs. Lorenz. Liam raggiunse Garcia in infermeria: il suo amico era come bloccato, fermo sulla soglia dell'ambulatorio, perso a guardare le gocce di antisiero che penetravano lentamente nel braccio di Angela. Sembrava fatta di porcellana, la sua pelle era talmente chiara che Liam si chiese se non fosse già morta.  Batté una mano sulla sua spalla e gli lasciò un attimo. Intravide Tom steso sul lettino dell'altro ambulatorio. Rimase incerto sulla soglia ad ascoltare i suoi lamenti, ma alla fine non entrò: non sapeva davvero cosa dirgli. Notò che aveva una gamba steccata ed era pieno di ustioni.

David seguì soltanto Mrs. Lorenz che gli mostrò i più gravi tra i ragazzi. Rimase un lungo istante a fissare Simon, ancora incosciente, pallido e tremante, con una flebo di antisero al braccio: era stato l'ultimo entrato a scuola. Mrs. Lorenz gli disse che la gemella risultava tra i ragazzi rapiti dalla Humans. Ricordava i loro nomi tra le ultime segnalazioni, ma non li aveva nemmeno mai conosciuti di persona. 

- Quelli che non ce l'hanno fatta dove sono?- chiese David.

- Li abbiamo portati giù negli spogliatoi della palestra, volevo che i ragazzi non li dovessero vedere. Roxy è rimasta lì: stava cercando lenzuola con cui coprirli - sospirò Mrs. Lorenz.

- La squadra sarà qui tra poco, comincia a prevedere i codici. I più gravi salgono sui primi elicotteri - disse David. Mrs. Lorenz annuì.

- se hai bisogno di chiamare tuo marito, in qualsiasi momento ti presto lo smartphone - propose David. Lei le fece un sorriso sincero, ma scosse la testa e tornò al lavoro. In fondo David la capiva: chiamarlo implicava dire ad alta voce quello che Michael aveva fatto. Ovviamente David l'aveva già informato, ma era diverso. Prima o poi avrebbero dovuto affrontare quel discorso che rimandavano ormai da troppo tempo.

Mandò un messaggio alla squadra di soccorso chiedendo di portare alla scuola anche Ariel e le bambine e iniziò a salire le scale di servizio diretto alla palestra. Trovò le porte degli spogliatoi aperte, entrò e rimase a fissare quei lenzuoli bianchi. Aveva dentro una rabbia che non riusciva più a trovare un varco. Cosa avrebbe detto ora ai loro genitori?  Lanciò un pugno contro lo stipite della porta e poi si piegò a terra senza riuscire a trattenere le lacrime, col cuore che gli batteva troppo veloce e il respiro che gli mancava. Passarono pochi minuti prima che sentisse un tocco leggero sulla spalla, si girò di scattò. Si trovò davanti gli occhi infossati di Roxy: era pallida come non la vedeva da molti anni. Le accarezzò la faccia nascosta dietro la mascherina.

- Non hai una gran cera - disse David. Roxy annuì.

- Vai, sono pronta, me la merito tutta... fino all'ultima sillaba - disse Roxy decisa infine abbassando la mascherina e trattenendo le lacrime.  

- Non oggi, ragazzina...- scosse la testa David e l'abbracciò tirandola a sé. Roxy scoppiò a piangere senza più trattenersi. Una parte di lei in fondo sembrava quasi non crederci: era finita! Ora poteva crollare, poteva lasciare andare quel fiume in piena che si sentiva dentro, abbassare finalmente la diga e lasciare uscire tutta l'angoscia e il dolore. Voleva tornare ad essere solo un LWF tra tanti, responsabile solo di stessa. Era stata al comando e aveva subito la peggiore delle sconfitte. Voleva solo ritirasi a piangere e sparire dal mondo intero.

- Portami da Kathy - aggiunse infine David rialzandosi faticosamente.

- Anche tu non hai una gran cera - disse Roxy ricomponendosi. David sospirò e la seguì verso la palestra che era ridotta ad un cumulo di macerie. Roxy si spostava a fatica tra i lastroni e le travi con la sedia a rotelle.

- Sappiamo entrambi che se avessi avuto la metà del suo coraggio, oggi non saremmo qui. Andare in un posto disabitato e piantarmi una siringa in gola era la sola cosa che dovevo fare e molti mesi fa. Per le persone che ami lo fai, invece io mi sono nascosto come un codardo - disse David stringendo i pugni e guardando Kathy immersa nella nuvola di elettricità viola.

- David, non dire così, Kathy era disperata- osò dire Roxy.

- Ho solo da imparare da lei. Dalla sua disperazione, dal suo coraggio, dalla sua cocciutaggine. Rimarrò qui e non mi sposterò di qui finché non avrò fatto quello che dovevo fare. Se la scuola è vuota, non ammazzerò nessuno. Aspetterò che Kathy si svegli e poi la porterò al sito B - disse infine deciso.

- David, Michael le ha reciso la colonna vertebrale se anche per caso sopravvive, come pensi possa fare a camminare? - protestò Roxy guardandolo allibita.

- La strascinerò fino al sito B, non importa. Seppellirò i cadaveri dei ragazzi su in quota. Nel boschetto dietro la pista e aspetterò di vedere cosa le succederà... - rispose sospirando.

- David, non capisci? E' pericoloso! La Wolfe sa che non la possiamo trasportare e se mandasse qualcuno a prenderla? Una squadra della Humans o peggio Michael? - fece spaventata Roxy.

- Allora sarà il caso che io impari ad usare la mia onda prima che arrivino- disse deciso David.

- Potresti rimanere qui tutto il tempo e perdere la tua vita per nulla- sospirò Roxy.

- E' quello che avrei già dovuto fare. Questa scuola non è una democrazia ed io sono ancora il suo più alto ufficiale in comando, quindi non ammetterò altre repliche, Roxy- disse risoluto David.   Roxy lo guardò torva. Una grossa ondata di nausea la travolse. Fece appena in tempo a togliersi la mascherina e mettersi il sacchetto davanti alla faccia. Si vergognava come una ladra. Ora non poteva più nascondere nulla a David.

- E tu prenderai il primo elicottero che arriverà. In ogni caso qui ci sono io, di te non abbiamo più bisogno, è un ordine! Ariel prenderà il comando al sito B finché non torno. Quando arriva Ariel, mandala giù in palestra. E' tutto. - tuonò David.  Roxy si asciugò gli occhi e si rimise la mascherina, annuì e lasciò la palestra. Mentre spingeva la sedia a rotelle sentiva le lacrime rigarle la faccia. Infondo cosa si aspettava? Aveva fallito. David non si sarebbe più fidato di lei. Meritava ogni punizione, ogni retrocessione. Lanciò un ultima occhiata a Kathy. Una parte di lei voleva credere a David, ma non poté che pensare che quella era l'ultima volta che la vedeva in vita sua. Non voleva illudersi, sentiva che si sarebbe spazzata e ormai le manca meno di un soffio per ripiombare in un baratro che conosceva davvero fin troppo bene.    



Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top