Ad interim

Roxy fissava preoccupata la lista di chiamate senza risposta sul suo telefono. Era da quasi tre ore che tentava senza successo di rintracciare David e il fatto che non rispondesse nemmeno a una mail, non la lasciava affatto tranquilla. Le aveva lasciato la gestione della scuola, ma qui non si trattava di quella. Tom, il responsabile del sistema di sicurezza automatizzato che proteggeva la scuola, le aveva inoltrato una mail da parte di un senatore democratico in merito alla petizione. Volevano avere alcune testimonianze dirette e la scuola doveva decidere chi mandare. Era rischioso. David e Tom erano stati quasi uccisi l'ultima volta che avevano messo piede su suolo americano. Avevano ancora alcuni contatti, soprattutto per i recuperi, ma avevano preferito richiamare tutti i ragazzi che erano stati reclusi in quell'inferno con Jacob Finnegan.

Liam e Garcia stavano meglio. Erano al sicuro in un appartamento giù in paese: ogni tanto faceva una scappata con Angela a trovarli. Erano un po' stanchi di non poter uscire, ma Liam era ancora impegnato con la fisioterapia e Garcia aveva ancora paura ... di Michael, l'unico di loro che fosse ancora disperso. Ovviamente nessuno di loro due poteva pensare di andare in America. Anche Tom era fuori discussione. Lei pensava che andare laggiù lei e Angela fosse la soluzione migliore. Ariel era pur sempre madre di due bimbe di quattro anni, non potevano rischiare di renderle orfane, già David non se la stava passando affatto bene. Aveva già collezionato un mezzo infarto e quattro cadute, solo nell'ultimo mese. L'ultima con una delle bimbe in braccio l'aveva spaventato molto. Roxy non era certa di quanto ancora potesse rimandare la sua mutazione al quarto livello prima di rischiare di rimanerci, ma nessuno era riuscito a convincerlo. Nemmeno Ariel.

Roxy pensava in cuor suo che avesse deciso di morire piuttosto che farsi mutare nuovamente. Non riusciva nemmeno a pensare come avrebbe potuto sopravvivere la scuola senza David. Lui era sempre stato la loro roccia, il loro comandante in capo. Il fatto che le avesse lasciato il testimone non presagiva nulla di buono. Per quanto si sentisse onorata era disposta a ricoprire quel ruolo a tempo, non per sempre. Non si sentiva in grado di sostituire totalmente David. Avere la responsabilità di quasi un centinaio di ragazzi: non era un peso facile da portare. Lui sembrava non accorgersene, si era sempre talmente interessato personalmente a ognuno di loro che non aveva bisogno di elenchi o di tabelle per sapere se qualcuno avesse un problema. Roxy aveva conosciuto molti di questi ragazzi solo negli ultimi mesi e nonostante avesse fatto dei colloqui individuali, non era affatto certa di potersi anche solo ricordare i nomi di tutti.

Guardò la fresca sera di luglio in cui stava precipitando la valle davanti a lei e si avvicinò alla finestra sospirando. I suoi capelli rossi sciolti svanivano nella stanza che lentamente sprofondava nel buio. Lo strapiombo che si apriva poco fuori dalla scuola non le aveva mai fatto effetto. Non soffriva di vertigini, anzi, le piaceva volare. Le piaceva molto lanciarsi col paracadute: era come se, lassù tra le nuvole, il mondo con le sue angosce scomparisse, seguito dai suoi terribili ricordi. La dottoressa Helene Wolfe l'aveva quasi uccisa, non era qualcosa a cui ci si abitua, a cui poteva passare sopra. La notte prima che Jacob provasse a scappare aveva avuto una crisi respiratoria davvero pesantissima, a un certo punto aveva smesso di combattere e si era semplicemente lasciata andare esausta. Jacob tendeva la mano lungo il tubo chiedendole insistentemente di prenderla, ma lei non l'aveva fatto. Lo sentiva singhiozzare attraverso quel tubo, la stava implorando di resistere, di non mollare. Lei sentiva tutto quello che lui provava, profondamente. Era stato il primo con cui avesse sperimentato un legame così profondo. Era come il fratello piccolo che non aveva mai avuto. L'idea di lasciarlo solo in quell'orrore l'aveva sempre spaventata a morte, ma quella sera davvero era stata vicina a mollare. Il giorno dopo Jacob Finnegan aveva tentato di scappare. Forse si era deciso infine per salvarla ed era morto così a sedici anni impigliato nel filo spinato, con un proiettile in testa. Roxy si asciugò gli occhi. Per quanto detestasse l'idea di rivedere quella donna, sentiva di dover fare giustizia per Jacob.

La suoneria dello smartphone la fece voltare verso il tavolo. Corse a prendere il telefono, guardò lo schermo. Sperava davvero fosse David, invece era Liam. Non che le sue chiamate non le facessero piacere, ma si erano sentiti la mattina stessa.

- Roxy sono rientrati poco fa - disse Liam al telefono senza molti convenevoli. Roxy sapeva bene di chi stesse parlando: David e Ariel.

- Cosa è successo questa volta? - sospirò Roxy.

- È svenuto mentre tagliava il prato. È andata bene. Due grossi tagli e qualche escoriazione sul viso. Niente di rotto - riportò Liam. Stando di fianco a David in paese probabilmente avevano avuto modo di parlarci. Bene era sempre un eufemismo con David. Una persona normale con delle ferite del genere sarebbe stata a terra. Chiaramente essendo stato mutato impiegava meno a guarire, ma non era solo quello. Giurava di non sentire dolore. Roxy non ne era del tutto certa, ma Mr. Lorenz stesso era possibilista e sembrava fosse proprio quello uno tra i problemi maggiori. Aveva perso sensibilità: lo toccavi e non sentiva quasi nulla. Nel manuale di George Feltman non c'era indicato nessuno di questi effetti, ma Feltman si era basato sempre sulla teoria, non sulla pratica. Almeno così avevano sempre pensato tutti.

- Come gli è venuto in mente di tagliare il prato? - chiese soltanto Roxy.

- Infatti, gliel'abbiamo detto, bastava che ci suonasse al campanello: siamo qua tutto il giorno a non fare proprio nulla - sbottò Liam. Roxy sorrise e si immaginò il suo volto. Non poté che sorridere infine. C'era qualcosa in quel ragazzo, nei suoi occhi sinceri e profondi, che la tranquillizzava. Anche solo sentire la sua voce le faceva dimenticare tutti i suoi tormenti.

- Ma è successo qualcosa a scuola? - chiese Liam visto che Roxy non diceva nulla.

- No, no, qui a scuola tutto a posto, ma un senatore democratico ci ha contatto per la petizione. Vogliono almeno un paio di testimonianze dirette...di persona, in senato, In America. Senza non prenderanno seriamente in considerazione la nostra petizione. Sembra che gli avvocati della Wolfe sostengano che il filmato è un fotomontaggio - sospirò Roxy.

- Potrebbe essere una trappola - rispose preoccupato Liam. Si spostò da un lato del viso i capelli scuri e si perse a guardare Garcia in giardino che stava giocando con le bambine. Le avevano tenute loro mentre Ariel aveva portato David al pronto soccorso.

- È molto probabile che lo sia, ma se non rispondiamo perdiamo tutto il vantaggio che abbiamo con la petizione - gli ricordò Roxy.

- E volevi sentire cosa ne pensava David, ora è chiaro. Tu cosa pensavi di fare? - chiese Liam.

- Penso che sarebbe meglio andassimo io e Angela - rispose Roxy. Liam deglutì a stento. Eppure, dentro di lui sapeva di non poterla fermare. Roxy era fatta così, era una combattente, toglierla dal fronte non era possibile. D'altronde se il senato avesse sentito la sua testimonianza, alla Wolfe sarebbero rimaste le briciole. Ad Angela non aveva mai fatto esperimenti orribili, ma Roxy era quasi morta. La sentì inalare dalla pompetta.

- Angela non è addestrata. Ti accompagnerò io - aggiunse Liam senza pensarci troppo.

- Liam, no, stai ancora finendo la fisioterapia e sai che potrebbe essere pericoloso - gli ricordò Roxy preoccupata. Per quanto una parte di lei inconfessabilmente si sarebbe sentita più sicura a partire con lui per l'America, sapeva di non poterglielo chiedere. Era davvero troppo rischioso e lui ancora non si era rimesso del tutto dal duello con Michael.

- Appunto, sarà pericoloso e Angela non è addestrata. Parlerò io con David. Se le cose vanno come devono devo solo camminare e sedermi e parlare, non fare una maratona. Io ho il mio potere, tu hai il tuo. Il potere di Angela non può proteggerla. Non importerà molto se saremo disarmati - le ricordò Liam.

- Il tuo potere può farti spedire un uomo contro una parete forse, ma non ferma le pallottole - aggiunse severa Roxy.

- Per quello ci sono i giubbotti - suggerì Liam.

- E va bene, ma il comandante in capo sono io e laggiù devi fare quello che ti dico - si fece convincere Roxy. Lei non lo vide, ma Liam stava esultando a valle con ancora la cornetta in mano.

- Agli ordini - mimò Liam sull'attenti.

- Lo sai che sei terribilmente sexy quando prendi le redini del comando - aggiunse Liam sorridendo alla cornetta. Roxy scoppiò a ridere.

- Non faremo quel tipo di conversazione ora - disse poi lei risoluta.

- Il sesso telefonico è un evergreen - sbottò lui.

- Liam! Ci sono questioni più impellenti - insistette Roxy.

- Sta tranquilla, vado di là, finisco di sistemare la falciatrice, la nascondo nel nostro garage e poi parlerò con David - promise Liam.

- Ti amo - aggiunse Roxy nella cornetta.

- Ti amo anche io, ci sentiamo domani! - la salutò. Roxy ripose il telefono in tasca e si avviò per il corridoio deserto della scuola. Si sentiva un gran baccano provenire dalla palestra tre piano sotto di lei. Si ricordò solo in quel momento del torneo di basket. Tom di sicuro era già in campo, poteva parlargli tra una partita e l'altra. Si avviò di buon passo.









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